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 2005  agosto 21 Domenica calendario

La Camera del lavoro di Brescia è chiusa per ferie, ma per Roberto Rubicondi, che cura l’archivio informatico della Fiom, il lavoro in questi giorni non manca

La Camera del lavoro di Brescia è chiusa per ferie, ma per Roberto Rubicondi, che cura l’archivio informatico della Fiom, il lavoro in questi giorni non manca. Da un paio d’anni ritaglia, scarica, cerca, ordina tutto ciò che riguarda un suo illustre concittadino: Emilio Gnutti, detto Chicco. La cadenza bresciana di Gnutti ricorre spesso e volentieri nelle intercettazioni telefoniche lette dagli italiani sotto l’ombrellone. Hopa, l’holding finanziaria del raider bresciano, è il punto d’intersezione tra la scalata ad Antonveneta e quella alla Bnl, è il salottino dove siedono fianco a fianco il presidente di Unipol, Giovanni Consorte, e un rappresentante della Fininvest. E Gnutti, pur non partecipando in proprio alla scalata al Corriere, briga e spinge perchè la cordata guidata, apparentemente, dall’immobiliarista Ricucci abbia successo. Per Rubicondi, tanto «materiale» da aggiungere a un dossier che già contava 2 mila pagine. Del Chicco intercettato noi ingenuotti abbiamo colto due chicche. Quella del collezionista d’auto d’epoca, abbonato fisso alla Mille Miglia, che interrompe la conversazione dicendo «Adesso scendo in garage per rifarmi gli occhi con la mia nuova Ferrari da 7 milioni e mezzo (di euro, naturalmente, ndr)». E quella dove racconta d’aver parlato con «il presidente» (Berlusconi, ndr) perché appoggi la scalata a Rcs «altrimenti la sinistra si prende tutto». L’esperto Rubicondi declassa la prima a pennellata di colore: buona per un Balzac del terzio millennio, non aggiunge nulla alla risaputa passione di Gnutti per le auto d’epoca (in garage dovrebbe averne una trentina). Pure la seconda suona ridondante: il cav, si sa, vede il Corsera come il fumo negli occhi e non deve essere convinto ad appoggiare una scalata di cui sarebbe l’ispiratore occulto. A catturare l’attenzione di Rubicondi è stato, invece, uno scambio di battute tra Gnutti e Ricucci su Tronchetti Provera. Hai letto l’intervista a Tronchetti?, chiede l’immobiliarista, la solita solfa sul salotto buono... Tranquillo, risponde il finanziere, l’anno prossimo sistemeremo anche lui. Il riferimento è alla partita Telecom. Hopa ha in portafoglio il 16% di Olimpia che a sua volta controlla Telecom. Nel 2006, quando scadrà il patto di sindacato, Gnutti potrà tirare il collo a Tronchetti, incassando 200 milioni di euro di buonuscita e una paccata di soldi di plusvalenze. L’archivista della Fiom non piange per la sorte di Tronchetti - «uno che aveva un’industria e l’ha buttata in finanza», combinandone più di Bertoldo in Francia. Si preoccupa, piuttosto, per quel che Gnutti e i «bresciani» faranno con quel mare di liquidi. «Hopa, che è una cosa molto attiva ma relativamente piccola, diventerà grossa». Quella ricchezza non sarà «redistribuita» a Brescia, servirà a Gnutti e soci per «svaligiarla» più di quanto abbiano già fatto. Svaligiare, precisa Rubicondi, «non è una metafora». Il fenomeno Gnutti, visto da Brescia, si riduce a questo: un signore nato 58 anni fa a Lumezzane, con il fiuto del compro-guadagno-rivendo e una certa propensione all’insider trading, ha succhiato risorse dall’industria locale e le ha messe nel circuito della speculazione finanziario dove il denaro serve a produrre altro denaro. Risultato: Gnutti e la sua ristretta cerchia di amici, tra cui spiccano parecchi tondinari ormai a mezzo servizio, si sono arricchiti. La città si è impoverita; il suo tessuto produttivo, già sfilacciato, si sta lacerando. Un piccolo esempio? I Lonati che hanno appena messo in cascina un centinaio di milioni di euro con il giochino di Antonveneta sono gli stessi che fanno cassa integrazione a tutto spiano nelle loro fabbriche bresciane e che vogliono chiudere la Maec a Scandicci. Il passaggio dalla «materia solida» dell’era Lucchini al «virtuale» dell’era Gnutti insidia il protagonismo del pur agguerrito sindacato bresciano. Manca la terra sotto i piedi, dice Rubicondi, non ci sono più i «luoghi fisici» dove agire il conflitto. Gnutti a Brescia spunta dappertutto ma è «inafferrabile». Transita nelle sue mani gran parte delle aree industriali dismesse (compresa quella dell’Alfa di Arese). E’ sua, attraverso la Snia, la Caffaro, tutt’ora attiva, che galleggia su tanto pcb e una spruzzata di diossina. La bonifica dovrebbe spettare a Gnutti che però ha molti e buoni rapporti con la giunta comunale di centro sinistra. Ha finanziato, con versamenti alla luce del sole, la campagna elettorale dei Ds. Ha una quota in Asm, l’azienda dei servizi municipali di Brescia che ha appena assorbito quella di Bergamo e progetta di fare shopping «elettrici». Per converso, Asm ha una quota in Earchimede consulting, una delle tante società contrallate da Hopa. Quelli che a sinistra hanno storto il naso sugli intrecci tra Gnutti e l’amministrazione comunale dal 12 luglio in qua possono dire «noi l’avevamo detto...». E’ il giorno dell’ormai famosa «cena elettorale» a pagamento pro Berlusconi. Tenutasi a Valeggio sul Mincio, dove c’è la Wemer, altra azienda della costellazione Hopa, presenti decine d’imprenditori del Nord. Tra cui ovviamente Gnutti e il fido Lonati. Poi, dalle intercettazioni, è venuta fuori la frase di Chicco sul Corriere della sera e la sinistra che si «prende tutto». Insomma, con chi sta `sto Gnutti? «Sta con se stesso e con chiunque serva per fare gli affari suoi», risponde Rubicondi che non ricorda che il «re mida padano» abbia mai rilasciato in pubblico una «dichiarazione politica». «E’ un trasversale per eccellenza»; Ds e Berlusconi, Unipol e razza mattona, Monte dei Paschi di Siena e Popolare di Lodi tutto fa brodo. E a tutti, probabilmente, «dà qualcosa».Quando in coppia con Colaninno (con cui in seguito ha rotto i ponti) Gnutti scalò Telecom Massimo D’Alema omaggiò i due con l’appellativo di «capitani coraggiosi». E’ la prova, secondo Rubicondi, che «non è da oggi che la sinistra ha smesso di far funzionare la testa». Il fallimento degli «uomini vecchi» del capitalismo nostrano non è una buona ragione per rilasciare patenti di buona condatta a «uomini nuovi» tanto spregiudicati quanto indifferenti alla «base produttiva e industriale» del paese. «E’ un micidiale abbaglio politico, senza bisogno di scomodare la questione morale». Per sostanziare il suo giudizio il sindacalista della Fiom torna al caso Brescia. «Qui ormai ci sono solo due tipi di imprenditori. Quelli che hanno dato i loro soldi a Gnutti, li hanno persi e non hanno più un becco di un quattrino da mettere nelle loro aziende. E quelli che glieli hanno dati, hanno guadagnato una barca di soldi, ci hanno preso gusto e li tengono nella finanza per guadagnarne sempre di più». In città Gnutti si vede poco. Può capitare d’incontrarlo nei trecento metri che vanno dalla sede di Hopa in corso Zanardelli al ristorante «La sosta». Una volta all’anno l’università invita Gnutti a tenere una lezione. Su cosa? «Su come si fanno i soldi», scherza ma non troppo Rubicondi, «e c’è sempre il pienone di giovani». Poi c’è il rito della Mille Miglia, con Chicco al volante e la moglie a fianco come «copilota». Figlia di un sindacalista bresciano operaio alla acciaierie Atb, leggiamo su un settimanale. «Questa non la sapevo, eppure era la mia fabbrica», dice Rubicondi che ci saluta con un «verificherò». Manuela Cartosio