Roberto Gervaso, "Il Messaggero" 29/4/2005, pagina 14., 29 aprile 2005
Il giorno in cui Roberto Gervaso perse «l’innocenza», nella primavera del 1955, quando aveva 18 anni
Il giorno in cui Roberto Gervaso perse «l’innocenza», nella primavera del 1955, quando aveva 18 anni. La fidanzatina di allora era una Elsa «romagnola calienta e, ciò che più conta, impaziente di squarciare il delizioso velo sapientemente steso da Venere e Cupido». Il problema principale fu trovare un letto: «Bisognava arrangiarsi e io mi arrangiai. Con il coraggio a quattro mani e, in due, l’annata completa del "Corriere della Sera", approntai una sommaria alcova». Lei si distese e sollevò la gonnellina («offrendo al mio sguardo l’estatica visione delle sue stupende gambe»), lui «più impaziente di un profanatore di casseforti» si adagiò sopra di lei. In quella posizione ebbe modo di sbirciare la pagina aperta del "Corsera", dove campeggiava l’editoriale del direttore Mario Missiroli a titolo «Presto e bene»: «Quel che accadde. Forse irretito de quel "presto" feci in pochi minuti quello che avrei potuto fare "bene" in almeno mezz’ora». Lì per lì non seppe come soddisfare la richiesta della ragazza di non fermarsi: «Ero così agitato e mortificato che non osavo ritentare l’impresa. Sempre più immobile, non trovai niente di meglio che rileggere l’editoriale di Missiroli, senza capirci niente». Stava per rinunciare del tutto quando «per uno di quei miracoli ormonali a diciotto anni non così rari, il "gonfalon selvaggio", come liricamente lo chiamava il D’Annunzio, ricominciò a garrire».