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 2005  aprile 28 Giovedì calendario

Hejmo Konrad

• Stanislaw Kostrza (Polonia) 6 aprile 1936. Padre domenicano. Capo del Centro dei pellegrini polacchi in Vaticano. Si dice che spiasse Giovanni Paolo II per conto dell’Unione Sovietica. «[...] non corrisponde né al profilo rigoroso e severo dell’Ordine domenicano né all’immagine riservata e, si presume, affidabile di uno 007 [...] è conosciuto come un tipo estroverso e loquace, loquacissimo, incapace di dire no ai media [...] per Wojtyla aveva la devozione sincera e incondizionata della Polonia profonda, la sua terra: è nato il 6 aprile 1936 in un piccolo paese del Sud, Kostrza, non molto distante da Limanowa e dai Beskidy, le stesse montagne sulle quali Wojtyla andava a fare escursioni o a sciare da ragazzo. Diventato sacerdote nel ’61, ha studiato Filosofia e Teologia nel seminario generale dei Domenicani di Cracovia, quindi ha proseguito gli studi a Varsavia, Lublino e all’Angelicum di Roma. I primi articoli sui giornali risalgono agli anni Settanta, nel ’79 lavorava all’episcopato polacco quando venne chiamato a Roma nell’ufficio stampa della delegazione. Quindi, nell’84, il passaggio all’incarico che l’avrebbe reso celebre tra i connazionali: diventa capo del ”Corda Cordi”, il centro che organizza i pellegrinaggi dalla Polonia. I contatti con lo staff di Wojtyla, a cominciare dal segretario Stanislao, dipendevano da questo: a padre Hejmo spettava il compito di avvertire dei gruppi in arrivo e distribuire la loro presenza alle udienze del Papa. Un lavoro difficile: migliaia di persone gli chiedevano di potersi avvicinare al Pontefice per baciargli l’anello e lui, raccontano, ”diceva sempre di sì perché è una persona buona ma alla fine, chiaro, non poteva accontentare tutti”. E intanto parlava con i giornalisti, le radio, le televisioni. [...]» (Gian Guido Vecchi, ”Corriere della Sera” 28/4/2005). «[...] le prove contro padre Hejmo sarebbero [...] inconfutabili. Negli archivi ci sarebbero anche le ricevute dei pagamenti che l’intelligence gli passava, le onorificenze concesse. Il domenicano non era un agente registrato formalmente, ma un collaboratore riservato, un cosiddetto ”contatto operativo”. Inviato a Roma l’anno successivo all’elezione di Wojtyla, su indicazione dello stesso cardinal Wyszynski, era stato destinato alla radio vaticana. Era finito invece prima all’ufficio stampa dell’episcopato polacco e quindi, dal 1980, alla guida del Centro pellegrini ”Corda Cordi”. Si è occupato dei 30 centri d’accoglienza, dei viaggi e delle visite al Papa. In 25 anni il suo rapporto con Wojtyla e con monsignor Stanislao, era divenuto sempre più stretto. Alto, capelli folti e brizzolati, il lungo saio bianco, compare in migliaia di foto e filmati delle udienze generali. Secondo il dossier avrebbe avuto il compito di riferire dell’attività quotidiana del pontefice, di raccogliere le confidenze delle persone a lui vicine, di mandare gli elenchi dei polacchi che incontravano Wojtyla. Il materiale più scottante riguarderebbe però l’attentato di Alì Agca. [...] Padre Hejmo è stato presente durante i ricoveri al ”Gemelli”, dal 1993 [...]» (Marco Politi, ”la Repubblica” 28/4/2005). «[...] All’accusa di aver preso denaro dai servizi, Hejmo ha replicato: ”Qualche volta i preti, che mi avevano presentato quel cattolico di Colonia, mi hanno dato qualcosa. Io ero contento perché ero un povero studente”. Tuttavia ammette: ”Mi posso rimproverare di essere stato ingenuo. Sono stato manovrato”. Alto, ben piantato, viso aperto da montanaro, capelli bianchi e saio candido da domenicano, padre Konrad Hejmo è stato per oltre due decenni un personaggio della ”Roma polacca” cresciuta intorno a Karol Wojtyla. Gestiva un centro di pellegrini polacchi in via Pfeiffer, a pochi metri dal palazzo apostolico, e per migliaia di persone ha rappresentato nel lungo arco del pontificato wojtyliano la persona giusta per arrivare a Giovanni Paolo II o perlomeno all’entourage più intimo del pontefice. Hejmo, conosciutissimo da pellegrini, prelati e giornalisti, ad ogni udienza di papa Wojtyla era un’apparizione onnipresente. [...] durante i ricoveri del pontefice al Gemelli, ha continuato a portare gruppi di pellegrini a mons. Dziwisz. In una di queste occasioni aveva anche consegnato a Dziwisz una pubblicazione in suo onore. [...] Nella capitale il domenicano era venuto subito dopo l’elezione di Giovanni Paolo II e dal 1984 si era messo a dirigere il centro di pellegrinaggio polacco ”Corda Cordi”. Non c’erano incontri di massa tra il pontefice e i suoi connazionali cui non fosse presente. Già nel secondo viaggio di Giovanni Paolo II in Polonia nel 1983 (durante la legge marziale) Hejmo era una figura familiare nel seguito papale. [...]» (Marco Politi, ”la Repubblica” 28/4/2005). «[...] Su Hejmo, nome in codice ”Hejnal”, ci sarebbe un dossier di quasi 800 pagine che copre tutta la sua attività di spionaggio condotta mentre il papa sosteneva la battaglia di Solidarnosc. Lo testimonierebbero carte e registrazioni di conversazioni con agenti comunisti. [...]» (Virginia Piccolillo, ”Corriere della Sera” 28/4/2005). «[...] nell’entourage papale di padre Konrad Hejmo si fidavano sì, ma solo fino ad un certo punto. Infatti la sua presenza era costante, nell’universo che gravitava intorno al Pontefice, ma in realtà marginale; non aveva incarichi in Curia, non aveva fatto ”carriera” né a Roma né in Polonia. Jonathan Kwitny, uno storiografo di Wojtyla, parla di padre Hejmo come del ”direttore della rete segreta informativa del Papa” in patria, dopo il golpe di Jaruzelski del 1981. Ma in un certo periodo padre Hejmo sembrava un ”simpatizzante” del Primate di Polonia, Glemp, che sembrava avere una linea diversa da quella del Papa, sul come affrontare il regime comunista. Tanto che il Papa fece attendere tre giorni il cardinale prima di dargli udienza; e Glemp, tramite padre Hejmo, si lamentò del fatto che ”il Papa non capiva, e si faceva influenzare dall’esterno”. Se realmente padre Hejmo avesse avuto un rapporto con i servizi, questa posizione morbida sarebbe rientrata in questo quadro. Dopo la caduta del muro, nel 1989, il domenicano, la cui alta figura, con i lunghi capelli argento era ben nota in piazza San Pietro e dintorni, e nutriva da sempre un rapporto aperto e informale con i giornalisti, era fra quelli che avrebbero voluto una ”linea dura” con gli esponenti del passato regime. Quando Mazowiecki venne a trovare Giovanni Paolo II a Roma, e gli spiegò come si sarebbe comportato nel ”dopo Muro”, un atteggiamento contrario all’epurazione, padre Hejmo commentò: ”Mazowiecki fece il più grave errore dai tempi della Seconda Guerra mondiale - lasciò i comunisti ai loro impieghi”. Per padre Hejmo l’elezione di Wojtyla al soglio di Pietro aveva rappresentato una svolta fondamentale. Nel 1978 lavorava a ”Inroads”, un settimanale rivolto alla gioventù cattolica polacca, che aveva bisogno del suo appoggio per evitare le censure governative. Pochi mesi più tardi il suo lavoro era cambiato: era stato assegnato all’organizzazione del primo viaggio del Papa in patria. Un anno più tardi, era a Roma, alla guida di un servizio segreto informativo, per il Papa; e qualche anno più tardi, tornò in Polonia per cercare di aiutare Solidarnosc. Nel frattempo si era trasferito a Roma, per imparare l’italiano. [...]» (Marco Tosatti, ”La Stampa” 28/4/2005).