Varie, 16 marzo 2005
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BRESSO Mercedes Sanremo (Imperia) 12 luglio 1944. Politico. Pd (ds) Ex governatore del Piemonte (2005-2010) • «[…] economista attenta al sociale, per dieci anni presidente della Provincia di Torino e da giugno 2004 europarlamentare ds
BRESSO Mercedes Sanremo (Imperia) 12 luglio 1944. Politico. Pd (ds) Ex governatore del Piemonte (2005-2010) • «[…] economista attenta al sociale, per dieci anni presidente della Provincia di Torino e da giugno 2004 europarlamentare ds. […] stile abituale di ”carro armato”, come lei stessa si definisce. Uno stile dettato dal carattere forte e aggressivo, che a giudizio di molti la rende poco incline al dialogo e al compromesso. […] tra i militanti girano tre soprannomi (’zarina”, ”maestrina”, ”moglie di Mao”) […]» (Giovanni Fasanella e Tino Oldani, ”Panorama” 17/3/2005) • «[...] professoressa di Economia che non ha mai perso una battaglia elettorale [...] europarlamentare, docente al Politecnico, sposata con il docente svizzero Claude Raffestin (con cui parla solo in francese), Bresso è nota per avere nervi d’acciaio. [...] Thatcher subalpina [...]» (Emanuela Minucci, ”La Stampa” 5/4/2005) • «’Non chiamatemi governatore”, aveva detto [...] nel giorno della sua vittoria contro l’azzurro Enzo Ghigo, nel 2005, in una serata di festeggiamenti pacati in cima alla collina di Superga, mentre affettava salame per i giornalisti convenuti e riceveva al telefono i complimenti attesi di Piero Fassino (colui che l’aveva messa in corsa, assieme al sindaco di Torino, Sergio Chiamparino) e quelli meno attesi del collega di partito Pietro Marcenaro (colui che Fassino e Chiamparino avevano fermato in corsa, per far spazio all’allora eurodeputata Bresso). ”Non chiamatemi governatore, ma presidente”, aggiungeva Mercedes quella sera, lasciando intendere di preferire un appellativo più sfumato. E chissà [...] come le è suonato quel soprannome per nulla sfumato, ”dottoressa morte”, coniato dagli avversari del Pdl in regione dopo la sua presa di posizione per nulla sfumata, anzi chiarissima, sul caso Englaro: ”Se qualcuno ce lo chiedesse, non ci sarebbero problemi ad accogliere Eluana Englaro in una struttura pubblica… ritengo che questa tragica storia sia diventata ormai una questione non più sopportabile in un paese civile. Sono stati calpestati i diritti di un padre”. E chissà se mentre il cardinal Poletto diceva ”è eutanasia” – e alcuni colleghi cattolici nel Pd si dissociavano (apertamente e non) e Sergio Chiamparino si associava – Mercedes Bresso ripensava allo strano destino del suo nome, nome di Madonna – della Mercede, a cui era dedicata la parrocchia della natia Sanremo dove sua madre andava a pregare in tempi di guerra, nelle estati roventi ”di bombe e di cannoni”, come ha scritto Mercedes sul suo sito. Nome di Madonna su donna atea, ex radicale, che, come disse un giorno il presidente della regione Piemonte, se proprio avesse dovuto convertirsi avrebbe preferito farsi valdese che cattolica. Fatto sta che Mercedes Bresso, molto prima di quel suo ”se ce lo chiedono” riferito a Eluana Englaro, aveva già mostrato un certo slancio risolutore (costi quel che costi questa cosa si fa) e un insopprimibile impulso d’affermazione nel dire: faccio io – e anzi non le era mai dispiaciuto d’esser chiamata ”zarina” per via del suo piglio decisionista. Zarina sul federalismo fiscale: prima con Formigoni e Bossi in nome del Nord che crea lavoro, tanto che Bossi l’aveva addirittura baciata di riconoscenza, poi né con Bossi né con il resto del Pd [...] Zarina perché ”una donna per affermarsi deve essere autorevole, e se questo viene scambiato per autoritarismo pazienza”, così diceva Mercedes Bresso nel presentare le sue nuove iniziative telematiche: un sito tutto rosso, il blog della regione, l’account su Facebook. ”Ho già imparato la lezione di Obama”, diceva in tempi in cui Obama era ancora lontano dal giuramento presidenziale, descrivendosi sul Web come amante della scrittura e giallista dilettante – e il libro l’ha scritto davvero, Mercedes [...] ambientato tra tartufi e funghi, una storia misteriosa con due misteriosi investigatori, una poliziotta e un professore di Storia del paesaggio. E agli amici del Web è apparso chiaro che nel giallo c’era qualcosa di autobiografico: il presidente era la poliziotta e suo marito geografo il professore. Perché di paesaggi se ne intende davvero, il marito residente in Svizzera, Claude Raffestin, l’uomo con cui Mercedes parla solo francese anche se ora lui sa l’italiano, forse per omaggio al ramo nizzardo della famiglia, forse perché così fan tutte le persone che si sentono ”europee” prima di tutto – e d’altronde c’era già l’esempio di Lilli Gruber, ex eurodeputata con marito francofono. ”Europea prima che piemontese”, come ama dire, montanara nata al mare per un gioco del caso e della guerra, Mercedes incontrò Claude a un convegno sulle ”Alpi e l’Europa”, dopo la fine del primo matrimonio con un giornalista del Corriere della Sera, Cesare Medail, e fu amore iper montanaro e iper europeista. ”Mi è tanto dispiaciuto lasciare Bruxelles”, confessò Bresso alla stampa quando, dopo appena un anno dall’elezione al Parlamento europeo, è stata chiamata a correre alla regione Piemonte. Epperò poi ha detto: faccio io. Faccio io la Tav, e chisseneimporta se gli ambientalisti si ribellano. Le arrivarono sacchi della spazzatura davanti a casa e persino tre proiettili. Le arrivarono le accuse di tradimento, ché Bresso è un’ambientalista d’antan, professoressa universitaria di economia ambientale e militante di Legambiente in tempi in cui Legambiente ancora si chiamava, senza crasi, Lega per l’Ambiente. [...]» (Marianna Rizzini, ”Il Foglio” 22/1/2009) • «[...] ”Non ho mai avuto la tessera del Pci. Da ragazza ero nella federazione giovanile repubblicana, poi mi sono iscritta al partito radicale sull’onda della battaglia per divorzio e aborto. Nel partito sono entrata dopo la svolta di Occhetto”. Presidente della Provincia di Torino, europarlamentare, nel 2005 Mercedes Bresso strappa alla destra il Piemonte. [...]» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 20/1/2007) • «[...] Non ho figli perché non ne ho voluti. Sensi di colpa? Pas du tout. Nella mia vita c’è stato molto altro [...]» (Alessandra Mangiarotti, ”Corriere della Sera” 16/4/2008) • «Anno: 1962. Cantante: Claudio Villa. Titolo: ”Furibondo twist”. Autrici: Mercedes e Paola Bresso. La presidente della Regione Piemonte ha rivelato [...] ai microfoni di Radio Dj un passato musicale davvero insospettabile. ”Ero una giovane studentessa – racconta Bresso – e militavo nel fan club del Reuccio, che conosceva già me e mia sorella come ammiratrici e ci aveva invitate al Festival di Sanremo, la nostra città d’origine. Un pomeriggio, a Torino, eravamo appena andate a curiosare negli studi della Cetra, in una piazza del centro dove si vendevano anche i dischi quando ci accorgemmo che il nostro idolo era lì per una registrazione. Villa ci riconobbe, ci salutò e ci raccontò il suo dramma del momento: ”Devo finire subito il lavoro per un nuovo disco perché tra poche ore parto, ma manca un testo che dovevano mandarmi… Voi due sareste capaci di scriverlo?’”. Detto e fatto, le due ragazze di Sanremo trapiantate a Torino si precipitano a casa con la musica e i numeri necessari a collocare gli accenti tonici nei posti giusti, e si mettono all’opera. Nasce così ”Furibondo twist”, storia di una donna protofemminista e di un partner remissivo e accomodante, che è disposto a obbedire in tutto e per tutto alla sua innamorata a condizione che lei gli conceda una notte di danze scatenate, furibonde, appunto. Mercedes e Paola (di due anni più giovane, oggi docente di storia all’università) tornano di corsa alla Cetra e propongono i loro sforzi al famoso cantante, che li approva sui due piedi e registra la canzone, riportando correttamente i loro nomi come autrici. ” stata un’avventura senza seguito, ma alquanto emozionante [...]. I favolosi anni Sessanta non sembravano così scintillanti a due ragazze come noi, con una madre severa che non voleva lasciarci uscire e non ci consentiva di mettere i pantaloni, in una Torino che allora appariva nera e tetra… Solo d’estate, a Sanremo con la nonna, c’era un po’ più di libertà». I ricordi continuano: ”Quella di allora era una società codina, conservatrice… Solo col ’68, con certi libri e certe battaglie per i diritti civili le cose sono cambiate”. [...]» (Vera Schiavazzi, ”Corriere della Sera” 9/5/2008).