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 2004  novembre 07 Domenica calendario

Gli emigranti partivano di preferenza da Genova

La miseria. Gli emigranti fuggivano dall’Italia del colera, della miseria e dal Paese fotografato dalla Inchiesta sulle condizioni della classe agricola di Stefano Jacini del 1882. «Nelle valli delle Alpi e degli Appennini - si legge - nelle pianure, specialmente dell’Italia Meridionale, e perfino in alcune province fra le meglio coltivate dell’Alta Italia, sorgono tuguri, ove in un’unica camera affumicata e priva di aria e di luce vivono insieme uomini, capre, maiali e pollame. E tali catapecchie si contano a centinaia di migliaia». «In Sicilia - continua la relazione - in una medesima stanza o stamberga convivono persone d’ambo i sessi e di diverse età, sdraiati sulla paglia, in compagnia del maiale, o di altre bestie, in mezzo al sudiciume e al lezzo». E ancora a proposito delle terre della provincia di Parma: «Le stalle e i magazzini fanno corpo colla casa colonica. La nettezza urbana è del tutto negletta. Le case hanno poca luce e non avrebbero aria se non la ricevessero dalle pareti mal connesse e cadenti. Non è punto curata la nettezza dei villaggi, massime, di quelli posti sulle montagne, dove si lascia fermentare nelle pubbliche vie ogni specie d’immmondizie». Vivevano in questi posti gli italiani che hanno gonfiato le liste dei transatlantici per decenni. Partivano dai porti di Marsiglia, Le Havre, Liverpool, Amburgo, Brema. In Italia è il porto di Genova a gestire per quasi un secolo la mole più consistente del traffico di emigranti. Dal 1876 al 1901, sei su dieci scelgono la città ligure per attraversare l’Oceano. Negli anni successivi le si affiancheranno, con sempre maggiore peso, Napoli, Palermo e Messina. Arrivavano in prossimità del punto di imbarco con un biglietto di terza classe che avevano pagato anche 150 lire, circa 2 milioni e mezzo di lire. Avevano dovuto lavorare nei campi 100 giorni per raggranellare quella cifra, cui dovevano aggiungere anche le 8 lire del «Passaporto rosso», che li inquadrava nella categoria della manovalanza per lavori umili. Per i morti di fame di terza classe che nel 1916 ebbero la sventura di imbarcarsi sul Titanic della White Star Line il biglietto era costato 32 dollari, l’equivalente di 1200 euro di adesso. Un biglietto di prima classe costava sul transatlantico inglese 3100 dollari, pari a 110.000 euro. Oltre alla White Star Line, le compagnie di navigazione che andavano per la maggiore erano le inglesi Prince Line, Dominion Line, Cunard Line, Anchor Line, le tedesche Hamburg America Line e Lloyd Bremen. La sola compagnia italiana era la Navigazione Generale Italia, nata nel 1881 dalla fusione dei due gruppi armatoriali Florio e Rubattino.