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 2004  agosto 28 Sabato calendario

LIU XIANG Shangai (Cina) 13 luglio 1983. Medaglia d’oro dei 110 ostacoli alle Olimpiadi di Atene (2004)

LIU XIANG Shangai (Cina) 13 luglio 1983. Medaglia d’oro dei 110 ostacoli alle Olimpiadi di Atene (2004). Campione del mondo 2007, argento nel 2005 e 2011, bronzo nel 2003 • «Xiang significa volare. [...] Uno preciso, che passa le barriere appena di un centimetro, che sfiora solo un ostacolo. Veloce, agile, senza sbavature. Non un americano potente, tipo bulldog. Un filiforme, ma con un gran senso del ritmo. Non è un caso che la sua prima passione è stata il salto in alto. 18 ore di allenamento alla settimana. Bronzo ai mondiali 2003. Uno che alla sua prima corsa contro Allen Johnson, il campione, gli aveva chiesto: “Scusa, mi faresti un autografo?”» (Emanuela Audisio, “la Repubblica” 28/8/2004) • «Il proiettile giallo, “yellow bullet” come lo hanno soprannominato gli americani, contende a Yao Ming la palma dello sportivo più amato in Cina. E del più ricco. Forse lo ha già superato. Liu Xiang ha scelto di restare in patria e ha rifiutato per ora ogni ipotesi di espatrio. Particolare che i cinesi orgogliosi e nazionalisti hanno assai apprezzato. Al punto da perdonare e addirittura ignorare l’ultima bizzarra decisione assunta dal loro idolo o da chi gli gestisce il portafoglio. Quella di prestare il suo volto alla campagna promozionale di una marca di sigarette. La quale marca cinese — fregandosi le mani per la gioia di avere un testimonial di tal genere — ha giustificato: è un volto fresco e pulito, esattamente ciò di cui avevamo bisogno. A parte queste stravaganze (come si concilia il fumo con l’atletismo nessuno l’ha spiegato) Liu Xiang, l’oro di Atene nei 110 ostacoli, il primo oro della storia olimpica cinese nell’atletica (uomini), non è cambiato. Il successo e i soldi non gli hanno mandato in fumo il cervello. Liu Xiang è rimasto quello che era. Semplice, modesto, allegro. Sebbene la sua vita si sia radicalmente trasformata. E non solo da un punto di vista sportivo. Se quella specie di grattacielo di carne, ossa e muscoli che è Yao Ming, cestista di 229 cm di altezza per 140 chili di peso, incamera un ingaggio di alcuni milioni di dollari garantiti dagli Houston Rockets, Liu Xiang, il ragazzino che salta i 110 ostacoli come una gazzella, si è costruito un tesoro grazie alle grandi aziende del suo Paese e alla multinazionali dell’abbigliamento (Nike) e dei soft drink (Coca Cola). Che, assegni in mano, lo hanno rincorso e ancora lo rincorrono per assicurarsene l’immagine. E se ne intuisce la ragione. Lo amano gli adolescenti. I maschi perché è simpatico; le femmine perché lo trovano carino. Da loro riceve ogni giorno decine di lettere d’amore. Lo amano i bambini perché ha una bella faccia rassicurante. E lo amano le famiglie perché è il figlio che molti papà e mamme desidererebbero. Insomma è l’icona della semplicità. E del successo conquistato sudando in silenzio con il suo allenatore, Sun Haiping. Un mastino, questo Sun, che ha scritto due obiettivi nel futuro del suo pupillo. Infrangere il muro di 12’’91, il record mondiale stabilito nel 1993 dall’inglese Colin Jackson ed eguagliato da Liu ai Giochi [...]. E riprendere l’oro olimpico davanti al pubblico di casa nel 2008. La Cina e il suo popolo hanno investito su Liu Xiang soldi, sogni ed emozioni. Ogni cosa, ogni particolare, ogni sforzo sono programmati per costruire l’impresa al grande appuntamento del 2008. [...] Così il suo fisico e la sua testa seguono una programmazione quadriennale. Da Atene 2004 a Pechino 2008. È qui che le pile dovranno essere cariche. Tutto ciò che sta in mezzo è una tappa di avvicinamento. Questa è la scelta che lo sport cinese ha compiuto per i suoi atleti di punta. E Liu Xiang è in cima alla lista dei pensieri e dei desideri. [...] Liu Xiang è arrivato ai 110 ostacoli un po’ per caso. Figlio di un camionista e di una addetta alle pulizie, era bravo a correre ma gli piaceva di più saltare in alto. E cominciò da lì. Fino a che nella sua scuola lo convinsero a cambiare disciplina. Fu una fortuna. Il giovanotto prese l’abitudine di vincere. E non la finì più. Fuori dalla Cina lo conoscevano in pochi, così alle Olimpiadi di Atene tanti rimasero a bocca aperta osservandolo nella finale chiusa con quel record mondiale eguagliato. Lui con la bandiera della Repubblica Popolare avvolta sulle spalle tornò a casa accolto da eroe. Improvvisamente una fila di pretendenti (sponsor) bussò alla sua porta. E la fiaba del povero Liu prese una piega diversa. Protagonista in pista[...] E protagonista fuori. Se oggi Pechino dovesse scegliere a chi consegnare la bandiera della cerimonia di apertura olimpica del 2008, non ci sono dubbi, la metterebbe nella mani proprio di Liu Xiang. Se non altro per una questione semantica. Il suo nome, Xiang, significa: apri le ali e vola. Ciò che la Cina sogna di fare» (Fabio Cavalera, “Corriere della Sera” 5/8/2005).