Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  marzo 13 Sabato calendario

Allarme per la riduzione, a partire dagli anni Settanta, degli uccelli canori migratori. La tendenza è in atto anche in Italia, paese preferito da usignoli, allodole, averle e fringuelli nella migrazione primaverile dal Nordafrica

Allarme per la riduzione, a partire dagli anni Settanta, degli uccelli canori migratori. La tendenza è in atto anche in Italia, paese preferito da usignoli, allodole, averle e fringuelli nella migrazione primaverile dal Nordafrica. A nessuno, poi, è sfuggita la diminuzione nel nostro paese delle rondini, una volta la specie migratoria più diffusa. Le cause dell’inquietante fenomeno sono due: l’alterazione dell’habitat e i mutamenti climatici. Negli ultimi decenni, infatti, vi è stata una riduzione delle aree verdi per la costruzione di nuovi insediamenti e di reti viarie, ma anche a causa di incendi boschivi e piogge acide. Per di più, nei Paesi tropicali, la distruzione di circa 20 milioni di ettari di foreste ogni anno, per uso agricolo o per ricavare legna da ardere, ha ridotto il cibo nelle aree ove svernano gli uccelli migratori. Inoltre l’aumento dei casi di siccità nella fascia tropicale ha determinato una riduzione di cibo e acqua per gli uccelli. Una delle aree più colpite è l’Africa equatoriale nordoccidentale, dalla quale le rondini migrano verso il Mediterraneo. In aumento anche gli eventi estremi (alluvioni, inondazioni, nubifragi, tornado, temporali violenti) che danneggiano l’habitat degli uccelli.