Ulderico Munzi, "Corriere della Sera" 18/12/2003 pagina 35., 18 dicembre 2003
Verrà deposto nella crypte royale della basilica di Saint-Denis a Parigi, il cuore pietrificato di un bambino oramai riconosciuto come Luigi XVII, Delfino di Francia
Verrà deposto nella crypte royale della basilica di Saint-Denis a Parigi, il cuore pietrificato di un bambino oramai riconosciuto come Luigi XVII, Delfino di Francia. Il ragazzino aveva 8 anni quando, nel gennaio 1793, il padre salì al patibolo: separato dalla mamma Maria Antonietta, portato nella prigione del Tempio, fu sottoposto a torture fisiche e morali. I carcerieri gli gridavano che sua madre era «una cagna austriaca» e suo padre «un porco senza couilles»; qualcuno gli disse poi che il sangue di Maria Antonietta, decapitata, «aveva inondato il selciato di Place de la Concorde». Sorvegliato dal calzolaio Simon e da sua moglie, il Delfino s’ammalò poi di scrofolosi, cui s’aggiunse una forma di tubercolosi: morì l’8 giugno 1795, a 10 anni. Il medico Pelletan, che fece l’autopsia, rubò il cuore e lo rinchiuse in un’urna di vetro riempita d’alcol che conservò nella sua biblioteca. Da allora, se ne persero le tracce: qualcuno diceva addirittura che il Delfino non era morto, ma che era stato liberato dai monarchici (ci furono infatti una ventina d’eredi presunti, Karl Wilhelm Naundorff fu il più famoso). Quando il cuore fu ritrovato, un esame del Dna dei capelli di Maria Antonietta stabilì che era «asburgico», quindi era Delfino. Il ministero della Cultura ha stabilito che i 150 euro delle spese di traslazione siano addebitate all’Istituto della Maison Bourbon.