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 2003  dicembre 17 Mercoledì calendario

ARENA Gildo (Ermenegildo) Napoli 23 febbraio 1921, Napoli 8 febbraio 2005. Giocatore di pallanuoto • «I grandi cicli della pallanuoto italiana - tre titoli olimpici, due mondiali, tre europei - si usa definirli e tramandarli usando il nome del protagonista più illustre e di maggior richiamo

ARENA Gildo (Ermenegildo) Napoli 23 febbraio 1921, Napoli 8 febbraio 2005. Giocatore di pallanuoto • «I grandi cicli della pallanuoto italiana - tre titoli olimpici, due mondiali, tre europei - si usa definirli e tramandarli usando il nome del protagonista più illustre e di maggior richiamo. Abbiamo così l’era di Arena, quella di Pizzo, quella di De Magistris, quella di Campagna-Fiorillo, con riferimento ai Giochi di Londra 1948, a quelli di Roma 1960, ai Mondiali di Berlino 1978, al grande slam Olimpiade-Mondiali-Europei dal 1992 al 1995. Il primo di questi personaggi, genio in acqua come nuotatore e come pallanotista, sregolatezza all’asciutto come altri del suo tempo e del suo ambiente, è Gildo Arena. [...] Si dice fosse già un fuoriclasse a 17 anni. Le sue qualità non potevano rimanere nascoste perché alla Rari Nantes faceva scuola il più geniale tecnico che l’Italia pallanuotistica abbia mai avuto, lo zingaro ungherese Bani Zolyomi. Attorno a loro si formò una squadra che vinse gli Europei 1947 e poi l’Olimpiade 1948. E in quella formazione di impuniti chi brillò più di tutti fu proprio Gildo, che ai tre titoli italiani nel nuoto (due volte i 100 ed una i 200) aggiunse la consacrazione di stella assoluto nella pallanuoto, inesorabile marcatore con Lallo Ghira. Oltre che alla Rari giocò per la Lazio, emigrò in Australia, tornò a casa sempre irrequieto, affascinato dal gioco e dalle scommesse, per un paio d’anni allenatore alla Rari, poi visse modestamente ai margini, aiutato dagli amici» (Aronne Anghileri, ”La Gazzetta dello Sport” 17/12/2003). «[...] l’uomo che inventò la pallanuoto, aspetta che qualcuno si ricordi di lui. Magari l’anno prossimo, quando l’eroe del Settebello oro ai Giochi di Londra ’48 [...] una storia mai del tutto chiarita di scommesse legate all’Ippodromo di Agnano. Era la metà degli Anni 60, dopo i record nel nuoto e gli sfracelli nella pallanuoto, dopo il trionfo di Londra e il bronzo di Helsinki ’52, quando la ”beduina”, la prodezza acquatica che era il suo marchio di fabbrica (’Una rovesciata che eseguivo a braccio racchiuso, spalle alla porta: un tiro fortissimo e preciso” raccontava Arena nel ’99 alla ”Gazzetta dello Sport”, quando ancora la malattia non l’aveva aggredito), non serviva più né a vincere né a mangiare. Era emigrato in Australia, napoletano tuttofare, tecnico della nazionale di pallanuoto aussie, camionista, barista, ristoratore. Nel ’64 era tornato a Napoli per allenare la sua Rari Nantes, 180 mila lire al mese per mettersi in proprio e comprare un picchetto ad Agnano. Un’avventura passata in fretta dall’entusiasmo iniziale a una lunga serie di fregature. [...] ”Quando partii per Budapest mio padre mi diede 200 lire”, ”Oggi è cambiato tutto, oggi sono più veloci”) [...] Aveva 7 anni, terzo di quattro figli, quando la madre morì e lui venne spedito in collegio all’Aquila, ”dove l’unica acqua che c’era era quella che pioveva dal cielo”. A 13 anni O’ fenomeno fu scoperto da Bandy Zolyomy, l’allenatore ungherese della Rari Nantes: ”Era magro come un chiodo, mezzo ragazzo e mezzo delfino: stava a galla come un sughero”. La leggenda dello scugnizzo galleggiante era cominciata. Potrebbe narrare per ore di Londra ’48, dello schema rivoluzionario che studiò per vincere lo scudetto del ’51 con la Canottieri, ribattezzato ”arenema”: una squadra di ottimi nuotatori e pessimi pallanotisti. ”Avevano tutti nomi di cane: Mao, Bibi, Fofò, Bubi, Fritz...” spiegava. Li mandava tutti all’arrembaggio, all’epoca in cui la pallanuoto era sangue e Arena. [...]» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 13/12/2004).