Luca Babini, "Vanity Fair" 18/12/2003, pagina 72., 18 dicembre 2003
Natasha Stefanenko lasciò il suo paesino natale negli Urali («bello, romantico, con boschi stupendi») a vent’anni, quando si iscrisse all’università a Mosca: «Il primo giorno non ho mangiato perché non sapevo come fare, a chi chiedere
Natasha Stefanenko lasciò il suo paesino natale negli Urali («bello, romantico, con boschi stupendi») a vent’anni, quando si iscrisse all’università a Mosca: «Il primo giorno non ho mangiato perché non sapevo come fare, a chi chiedere. Ogni due mesi tornava a casa, a trovare i miei: trentasei ore in un treno puzzolente, schifoso. Da allora io i treni li odio».