Domenico Quirico, La Stampa, 01/06/1992; Fiamma Nirestein, Epoca, 17/06/1992., 1 giugno 1992
«Il nuovo nemico del mondo ha la faccia squadrata e il sorriso tirato di un cinquantenne serbo» (Domenico Quirico, nel 1992)
«Il nuovo nemico del mondo ha la faccia squadrata e il sorriso tirato di un cinquantenne serbo» (Domenico Quirico, nel 1992). A quel tempo Slobodan Milosevic aveva l’obiettivo di fare della ex-Jugoslavia un territorio unificato dalla dominazione serba espellendo o eliminando fisicamente gli avversari di altre etnie. Il suo nome - Slobodan - vuol dire libertà. I suoi soprannomi: ”Sloba-Saddam” e ”Sloba-Gheddafi”, lo ”Stalin dei Balcani”, ”il macellaio”, e, in questi giorni, il ”Tirannosauro d’Europa” (definizione del settimanale serbo ”Vrjeme”), l’’Al Capone che il mondo considera Gandhi”, ”il porco di Dedjnie” (definizioni del suo principale oppositore, Vuk Draskovic). In nome della Grande Serbia Milosevic ha fatto 12.000 morti, riconvertendo il suo potere di burocrate comunista in quello di leader nazionalista. Uno dei primi atti della guerra nella ex Jugoslavia è stato il rifiuto opposto da Milosevic, nel 1989, alle richieste di autonomia della minoranza albanese del Kosovo. Nel 1991 ha cercato di opporsi militarmente alla proclamazione di indipendenza di Slovenia e Croazia.