Marina Leonardini, La Stampa 06/06/1999, 6 giugno 1999
Ogni venerdì sera nel locale Bondage Bar di Tokyo è in programma uno spettacolo di semen nawa, l’arte della corda: Osada, settant’anni, lega la sua partner, Kazumi, la issa sul soffitto e la fa roteare in mille posizioni su un sottofondo di musica francese anni ’50
Ogni venerdì sera nel locale Bondage Bar di Tokyo è in programma uno spettacolo di semen nawa, l’arte della corda: Osada, settant’anni, lega la sua partner, Kazumi, la issa sul soffitto e la fa roteare in mille posizioni su un sottofondo di musica francese anni ’50. Dalle corde di canapa si è di recente passati a quelle di nylon, meno dolorose e più sicure. In passato strumento di repressione delle devianze criminali, nel XX secolo il semen nawa è diventato gioco e piacere erotico. Osada: «L’arte del semen nawa, del provocare allo stesso tempo piacere e dolore, è quanto mai rimasta viva nei secoli [...]. Le corde rendono il corpo più bello, ne fanno una sorta d’opera d’arte che produce emozioni forti; non è un lavoro, non è una devianza ma è una sublimazione estetica [...]. Una volta, però, quando lavoravo nell’ombra, il mio pubblico era più sano, più appassionato alla bellezza del gesto che all’implicazione sessuale. Mi sembra che ora, chi mi segue sia più frustrato che appagato, non c’è più il rito». Mikiko, ventitré anni, da cinque apprendista della corda: «Osada era il migliore fino a qualche anno fa, adesso il suo show è troppo lungo, tende ad annoiare il pubblico che vuole più che altro imparare a legare o a essere legato. Ed è questo quello che faccio da anni, cerco di coniugare l’aspetto estetico con quello erotico».