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 2001  luglio 19 Giovedì calendario

L’ammiraglio Wilheelm von Tegetthoff, comandante della flotta austro-ungarica nella battaglia di Lissa, non si separava mai dalla sua sciabola, «arma fidata, difesa estrema»: fabbricata a Solingen (Germania) da Weiers & C

L’ammiraglio Wilheelm von Tegetthoff, comandante della flotta austro-ungarica nella battaglia di Lissa, non si separava mai dalla sua sciabola, «arma fidata, difesa estrema»: fabbricata a Solingen (Germania) da Weiers & C., aveva punta acuminata, un’aquila e un’ancora incise, scanalature laterali per favorire la penetrazione, sulla coccia (lamina protettiva tra la lama e il manico) una testa di delfino e l’aquila bicipite (nell’artiglio destro una spada, nel sinistro un globo), decorazioni floreali sotto la corona imperiale, e ancora due sirene a sorreggere un’ancora. Quando Tegetthoff morì, la spada fu custodita nel Museo Navale di Trieste (numero di catalogo 3). Il giorno successivo alla fine della prima guerra mondiale se ne impossessò uno scienziato italiano, Mariano Tonegutti. Era stato mandato dallo stato maggiore italiano in Dalmazia, a recuperare l’oro e il platino che l’Austria aveva nascosto in un laboratorio chimico per sottrarli ai risarcimenti di guerra. Giunto a Trieste a bordo di un vascello, salì sullo yacht imperiale "Aurora" abbandonato al porto (bottino: tazzina da caffè e piattino del servizio con effigi di ancora e corona), poi si diresse al Museo navale. La sciabola era in una teca nella prima sala. L’assistente di Tonegutti ruppe il cristallo della teca e gli consegnò l’arma, non sapendo che farsene. A Pola, Tonegutti recuperò l’oro e il platino (per questo Vittorio Emanuele III lo ringraziò con l’Ordine militare di Savoia).