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 2002  marzo 11 Lunedì calendario

CAN

CAN Faustino Jerbas Rio de Janeiro (Brasile) 21 settembre 1939. Ex calciatore • «Se non è stato il primo calciatore di colore a sbarcare tra noi, è stato certamente uno dei primi. L’anno era il 1962, la provenienza Rio de Janeiro, la destinazione Napoli, il ruolo attaccante: ”Mi volle Achille Lauro, il mitico comandante, che all’epoca era affascinato dal mio connazionale Pelè” ricorda lui, preceduto quindici anni prima dal nero uruguaiano La Paz, che però sotto il Vesuvio aveva lasciato labili tracce del proprio passaggio. Prezzo d’aqcuisto 64 milioni. Dieci stagioni nel Napoli, intervallate da tre a Bari, compagni di squadra che si chiamavano Altafini, Sivori e Juliano, bottini personali di 12 gol a campionato, un paio di secondi posti alle spalle del Milan (1968) e della Juventus (1975). [...] A Napoli ha messo radici. Ha sposato Adele, una bella ragazza napoletana che gli ha dato due figli, nel 2001 ha ottenuto finalmente la cittadinanza italiana. ”Ai miei tempi non ho mai avuto problemi per il colore della mia pelle, anche perché allora erano pochi i calciatori neri che giocavano in Italia. C’era Germano al Milan, un anno più tardi arrivarono Nenè alla Juve e Amarildo al Milan. Nemmeno quando andavo a giocare a Verona o a Udine, a Bergamo o a Brescia, che adesso mi pare siano diventate le roccheforti del razzismo, mi è capitato di essere insultato o sbeffeggiato dai tifosi. C’era soltanto qualche innocuo sfottò da parte dei giocatori avversari. Loro mi chiamavano nero e io replicavo chiamandoli bianchi. Tutto qui. Lo scambio di battute si concludeva puntualmente con qualche risata”. Abbandonata l’attività di calciatore, ha fatto l’allenatore. Anzi, lo farebbe ancora se trovasse una panchina: ”La voglia di lavorare è rimasta intatta. Ho guidato diverse squadre di serie C o D, dal Sorrento all’Afragolese e al Campania, conquistando più di una promozione”. Tutte credenziali che non gli sono però servite a evitare l’attuale disoccupazione: ”Può darsi che adesso sia il colore della mia pelle a penalizzarmi. Quello che non succedeva quando giocavo, si verifica adesso che sono passato alla panchina”» (Mario Gherarducci, ”Corriere della Sera” 1/2/2001).