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 2002  marzo 12 Martedì calendario

Frum David

• Toronto (Canada) 30 giugno 1960. «Uno degli speechwriter che scrivevano i discorsi del presidente Bush, quello che aveva “inventato” l’espressione “Asse del Male” per indicare i Paesi del mondo che pongono una minaccia alla pace (Corea del Nord, Iraq e Iran). Non è un ghost writer qualunque. Giornalista canadese di 41 anni, brillante, già membro del “pensatoio” del Manhattan Institute. Una carriera che ha fatto retromarcia quando ha annunciato di essersi dimesso. In un’intervista al “Washington Times” ha dichiarato di avere rassegnato l’incarico con il preavviso di un mese il 24 gennaio scorso, cinque giorni prima che Bush denunciasse “l’asse del male” al Congresso. “Torno al giornalismo”. Ma come ha osservato il columnist Robert Novak alla tv Cnn, se anche fosse vero e Frum non fosse stato licenziato, la Casa Bianca avrebbe potuto trattenerlo senza sforzo. Non è chiaro perché nessuno abbia fermato Frum. Il portavoce Ari Fleischer smentisce che il giornalista se ne sia andato per prevenire il licenziamento: sostiene che il presidente “è orgoglioso” del controverso slogan e conserva la massima fiducia nel suo speechwriter . Ma fonti del Congresso riferiscono che sull’“asse del male”, espressione evitata con cura da Bush nel viaggio in Asia, la Casa Bianca era divisa, e una parte reclamava la testa dello sfortunato Frum. Secondo Novak, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’indiscrezione della moglie del giornalista, la scrittrice Danielle Crittinden, canadese anche lei, figlia del proprietario del “Toronto Star”. Danielle si è vantata con gli amici della invenzione del marito, qualcuno ne ha parlato su Internet e, nelle parole di Novak, “Bush si è infuriato”. Gli autori dei discorsi del presidente, ha spiegato il columnist , devono restare anonimi, e Bush, un uomo che non perdona, odia che si facciano pubblicità e odia le fughe di notizie. Nell’intervista al “Washington Times”, Frum ha accusato Novak di avere “fabbricato uno scandalo inesistente”. Ha affermato che scrivere per Bush “è stata la più bella esperienza e il massimo onore della mia vita” e lo ha definito “uno dei più grandi presidenti della storia americana”» (Ennio Caretto, “Corriere della Sera” 27/2/2002).