Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  marzo 18 Lunedì calendario

TEDESCHI Gianrico

TEDESCHI Gianrico Milano 20 aprile 1920. Popolare attore di teatro, ha attraversato ogni genere drammatico lavorando anche con Visconti e Strehler. Per il grande pubblico è diventato famoso come il nonno di un famoso spot del formaggio fuso “Philadelphia”. Durante la seconda guerra mondiale fu rinchiuso in un campo di concentramento tedesco per ufficiali. «Due lunghi anni. Avevo 23 anni. Ero stato deportato in uno dei campi di internamento fatti per tutti quegli ufficiali italiani catturati tra la Grecia, la Jugoslavia e l’Albania. Sono stato prima a Sandbostel, vicino Brema, poi m’hanno trasferito a Wietzendorf, nei pressi di Amburgo, e infine a Beniaminowo, non lontano da Varsavia. Non c’erano i forni crematori ma accadevano cose tremende, atti di inaudita ferocia. Nel campo c’erano anche il filosofo Enzo Paci, lo scrittore Giovanni Guareschi, il critico teatrale Roberto Rebora e l’umorista Beppe Novello. Paci faceva lezioni di filosofia. Io e Guareschi organizzavamo spettacoli. Una volta lessi l’Enrico IV di Pirandello. Decisi di interpretarlo: la follia in un posto di follia» (Anais Ginori, “la Repubblica” 8/2/2002). «[...] un grande attore senza i vezzi del mattatore [...] “Sono diventato attore grazie, suona strano dirlo, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’8 settembre 1943 venni internato dai tedeschi in un campo di concentramento a Beniaminovo, in Polonia. [...] In quel campo c’erano personaggi come Giovanni Guareschi, il futuro politico Alessandro Natta, professori universitari, artisti, musicisti. E il critico teatrale Roberto Rebora che, vedendomi recitare nel teatrino del campo, mi disse: ‘Tu devi fare l’attore’. E così feci [...] Guareschi ci leggeva tutti i giorni le pagine del suo Diario clandestino. [...] Negli spettacoli che ho fatto c’è molto di me, e questo lo devo anche a grandi maestri come Strehler e Visconti. [...]”» (Angela Calvini, “Avvenire” 22/11/2005).