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 2002  marzo 18 Lunedì calendario

ZOEGGELER

ZOEGGELER Armin Merano (Bolzano) 4 gennaio 1974. Campionissimo dello slittino. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Salt Lake City (2002) e Torino (2006), argento a Nagano (1998), bronzo ad Albertville (1992) e Vancouver (2010) • «Io, nello slittino, ci sono nato e cresciuto dentro» (’Corriere della Sera”, 13/2/2002). «Il suo piccolo mondo antico è racchiuso in 34 ettari di prati e di boschi, dove si sentono solo i dolci rumori della natura. Quassù, dove la strada che sale da Foiana quasi finisce, c’è il maso di famiglia, l’oasi di pace in cui è cresciuto e dove anche adesso, quando non è a vincere o ad allenarsi in giro per il mondo, Armin Zoeggeler adora trascorrere le giornate, circondato dagli animali, dal fieno da raccogliere, dalla legna da tagliare e da modellare, con la piacevole compagnia di qualche affezionato ospite che, specie in estate, viene a godersi un paio di giorni di relax, tra passeggiate e mangiate contadine. Foiana è 3 chilometri sotto, immersa tra i frutteti. E, da certi angoli, il colpo d’occhio sulla piana di Merano è di sublime bellezza. La piccola frazione di Lana è un agglomerato di casucce, cascine, alberghetti, stalle. Per il resto non c’è molto: la chiesa, le scuole elementari, un discount che vende di tutto, una banca, un piccolo campo da calcio, un castello del XII secolo, un museo della cultura contadina. E piante di mele, a migliaia. Il maso di casa Zoeggeler è nascosto nella montagna. E il re dello slittino […] solo quassù, agli 850 metri del suo buen retiro , si sente veramente a proprio agio. ”In un giorno passeranno sì e no dieci automobili […] e un po’ di baccano lo fanno di tanto in tanto solo le motoseghe dei boscaioli. Oppure qualche animale che ama attirare l’attenzione […] i miei genitori tenevano una quindicina di mucche che fornivano latte alla centrale di Merano. Avevamo anche un po’ di maiali e di conigli. […]”. Lo slittino, del resto, fa parte della sua vita dall’età di 7 anni. A quei tempi era soprattutto un gioco, ma anche una necessità. ”Gli inverni non erano come quelli di adesso e la strada che dal maso scende a Foiana si ghiacciava per uno due mesi all’anno. Io andavo a scuola a piedi, perché quassù, sino al numero 5 della Jochwej, il bus non arrivava. E non arriva nemmeno oggi. Così prendevo la slitta e mi fiondavo giù, attraverso il bosco, per questi 3 chilometri, che poi al ritorno risalivo a piedi. Curve secche, curve più larghe, il lungo rettilineo prima di arrivare al paese: era uno spasso ed è stata la mia palestra, come di molti altri ragazzi altoatesini di quell’epoca. Adesso è molto più difficile, perché non nevica più come prima e perché le strade, dopo una nevicata, le puliscono subito. […]”. Al pomeriggio il futuro campione olimpico perfezionava la tecnica con Severin Unterholzner, l’allenatore della società di Foiana. ”Poco oltre casa mia c’è una pista naturale, dove d’’inverno andavo quasi tutti i giorni a provare. No, non giocavo molto con i miei coetanei. Il maso più vicino era a un chilometro dal nostro. E poi, di bambini della mia età ce n’erano solo una decina in tutto il paese, per giocare insieme dovevo rifarmi i tre chilometri sino a Foiana... Così aiutavo i miei nella stalla o a far legna. Oppure andavo nel bosco. Ma d’inverno c’era soprattutto lo slittino, mi prendeva troppo. No, lo sci non mi piaceva, non sono nemmeno capace di fare una discesa”. ”Il momento più atteso era la domenica, quando c’erano le gare, in giro per l’Alto Adige, dalle quali uscivano i migliori che avevano l’onore di partecipare all’appuntamento più importante della stagione. Era una sorta di campionato mondiale giovanile. Io lo vinsi all’età di 11 anni […]” . Il salto dalla pista naturale a quella artificiale lo fece nell’88, a 14 anni. ”Il mio allenatore insisteva, era certo che avevo tutte le qualità per sfondare e siccome alle Olimpiadi c’è solo lo slittino su pista artificiale, mi disse che quella era la via da provare. Mi ricordo che andai a vedere una discesa a Valdaora e mi prese un po’ di paura, non ero molto convinto. Poi scesi per la prima volta a Igls, la pista dei Giochi olimpici di Innsbruck, e vinsi subito ogni timore. Poche settimane più tardi partecipai al primo raduno con la nazionale, a Grado: non mi sembrava vero, era la prima volta che vedevo il mare” […]» (Paolo Marabini, ”La Gazzetta dello Sport” 6/3/2005).