Gianluca Gossi in collaborazione con Paola Rocco Macchina del Tempo Anno 3 n. 2/3 febbraio/marzo 2002, pag.121-124, 21 marzo 2002
Nel Seicento, a Parigi, nacquero le prime caffetterie ambulanti. Celebre quella di un gobbo (detto ”il Candiota”) che girava per la città portando appeso al braccio un paniere colmo di tazzine
Nel Seicento, a Parigi, nacquero le prime caffetterie ambulanti. Celebre quella di un gobbo (detto ”il Candiota”) che girava per la città portando appeso al braccio un paniere colmo di tazzine. Con una mano reggeva un fornello con una caffettiera sopra, con l’altra un recipiente pieno d’acqua fornito di rubinetto. A Vienna, nel 1683, l’ufficiale polacco Kolschitzky, dopo aver salvato la città dall’assedio dei turchi guidati da Kara Mustafà, si impadronì di trecento sacchi di caffè abbandonati dagli assedianti con i quali aprì la caffetteria ”Zur blauen Flasche” (’Alla bottiglia azzurra”) al civico 6 della Domgasse. Nel 1763, a Venezia, qualcuno ebbe l’idea di contare il numero di caffetterie: erano 218. Un record raggiunto e in certi casi addirittura superato da altre città europee, come Parigi, Londra, Francoforte e Stoccolma. Ma con una differenza: mentre in Medio Oriente il caffè continuava a essere degustato con il metodo della ”decozione”, in Europa si diffuse un altro sistema, quello dell’infusione: il bricco, in ottone o in rame, con dentro la polvere di caffè, veniva riempito di acqua bollente, lasciato riposare per qualche minuto e il suo contenuto in seguito colato dentro le tazzine.