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 2002  marzo 21 Giovedì calendario

A giudicare dall’andamento in Borsa dei titoli delle squadre di calcio, non è vero che i calciatori guadagnano troppo

A giudicare dall’andamento in Borsa dei titoli delle squadre di calcio, non è vero che i calciatori guadagnano troppo. Giuseppe Turani: "Un paio di gol non fatti valgono, nella isterica Borsa italiana, una sessantina di miliardi di vecchie lire. Una semplice vittoria nel campionato nazionale, invece, vale grosso modo la metà: una trentina di miliardi". Il 16 marzo la Roma vinse 3-1 contro l’Atalanta in un anticipo del campionato: "Niente di molto emozionante, per la verità. Ma il giorno dopo piazza Affari ha salutato questa vittoria con un aumento dell’8,33 per cento del prezzo della Roma in Borsa, una trentina di miliardi di vecchie lire". Il martedì successivo i giallorossi persero a Liverpool 2-0 e furono eliminati dalla Champions League: "Allora gli astuti speculatori della Borsa italiana hanno tirato fuori le unghie e hanno picchiato sodo: giù il titolo del 14,60 per cento (una vera enormità, roba da recessione economica)". Conclusione: "Si dice che i giocatori sono pagati troppo. Mica vero. Visto che ogni sconfitta sposta in giù il titolo di 60 miliardi e ogni vittoria in su di 30 miliardi". Note salienti del calcio italiano del Duemila secondo Gianni Mura: "Rinuncia o impiego limitato per gli uomini di maggior caratura tecnica, alta vocazione a distruggere il gioco altrui (da una quarantina d’anni), bassa vocazione a costruire il proprio, lanci lunghi e imprecisi a saltare il centrocampo, attaccanti spesso isolati e spalle alla porta, muscolarizzazione spinta".