24 giugno 2002
De Conca Giorgio di anni 55. Sposato con Bianca, casalinga, un figlio di 18 anni e un altro di 10, faceva il farmacista in viale Monza a Milano, nel locale a sette vetrine ereditato dal padre, famoso ai suoi tempi come ”il dottor Mario”
De Conca Giorgio di anni 55. Sposato con Bianca, casalinga, un figlio di 18 anni e un altro di 10, faceva il farmacista in viale Monza a Milano, nel locale a sette vetrine ereditato dal padre, famoso ai suoi tempi come ”il dottor Mario”. Giovedì sera aveva abbassato quasi tutte le saracinesche del negozio e si apprestava a salire al piano di sopra, dove viveva con la famiglia. Si presentò invece da lui un Correnti Antonino, di anni 19, ex magazziniere nella farmacia, licenziato un mese fa, amante di quella che il padre panettiere definiva ”quella porcheria di droga di merda”. Chiese al farmacista di firmare una lettera di referenze per il nuovo lavoro che aveva trovato. Forse domandò anche dei soldi. Comunque il De Conca si rifiutò. Cominciarono a litigare. Alla fine si avvicinarono a un estintore e al coltellino svizzero utilizzato per staccare le etichette dalle scatole dei farmaci. Afferrarono entrambi gli oggetti e continuarono a darsele. Il Correnti ebbe un dito quasi mozzato e diverse ferite. Il De Conca si prese in testa la bombola e ci restò secco. L’altro allora sparì lasciando in cassa le banconote e in strada una scia di sangue. Fu il figlio maggiore del farmacista, De Conca Mario, di anni 18, moro, labbra carnose, a trovare il cadavere: alle 21 si affacciò nel locale per capire come mai il padre non era ancora andato a prenderlo per la pizza che gli aveva promesso. Al civico 177 di viale Monza, di fronte al noto locale Zelig, nel quartiere operaio di Gorla, noto per i bombardamenti alleati del’ 44, che uccisero 200 bambini tra cui la sorella del De Conca.