Corriere della Sera, 3 giugno 2015
La lobby maschile degli chef: tra i grandi c’è solo una donna, la brasiliana Helena Rizzo. Purtroppo le spiegazioni sono legate ai soliti stereotipi usati per ufficiali e medici: «Quello del ristorante è un lavoro duro... Impossibile conciliare famiglia e lavoro...»
Perché le donne chef sono poche? Questo interrogativo si ripresenta ogni volta che ci si trova di fronte a una classifica del settore. Nella «50 Best» colpisce che ci sia un’unica donna, la brasiliana Helena Rizzo. Purtroppo le spiegazioni sono legate ai soliti stereotipi usati per ufficiali e medici: «Quello del ristorante è un lavoro duro... Impossibile conciliare famiglia e lavoro...». In realtà le donne chef sono tante: una forza tranquilla. Dopo aver superato un’iniziale ritrosia di stampo femminista, intere generazioni di ragazze hanno ricominciato a iscriversi all’alberghiero con un solo obiettivo: diventare (grandi) chef. Sono brave, si impegnano, hanno grinta. E spesso finiscono in brigate di pregio (Massimo Bottura ne ha in squadra due straordinarie). E allora perché non sono (numerose) nelle liste che contano? Semplice: perché quelle liste sono guidate da lobby, quasi sempre maschili, che si autopromuovono tra loro. Però magari, alla prossima copertina di Time dedicata agli Dei (maschi) del food, anche la forza tranquilla (finalmente) si arrabbierà.