ANKARA - Nelle discussioni fra i «tre grandi» per l’assetto mondiale, il Vicino Oriente non sembra aver avuto una gran parte. Eppure diversi problemi si agitano in questo settore. L’unione degli Stati arabi, costituitasi in marzo, comprende Egitto, Iran, Transgiordania, Arabia Saudita, Siria, Libano e Yemen, Paesi che nell’insieme raggruppano 80 milioni di aspiranti alla completa indipendenza. I recenti incidenti in Siria, contro la dominazione francese, possono costituire ia scintilla per un più vasto movimento xenofobo. Sintomatica a questo proposito la notizia qui giunta dal Cairo questa sera, secondo la quale il Primo ministro egiziano Nekrashy pascià ha chiesto al Senato l’autorizzazione di negoziare col Governo britannico la revisione del trattato di alleanza del 1936. La questione della Palestina non è meno delicata e urgente delle altre, giacché gli ebrei fanno forti pressioni specialmente in America perché sia riaperta illimitatamente l’immigrazione ebraica in quel Paese.
Nella giornata di oggi è stato concluso a Gedda un patto tripartito fra Egitto, Yemen e Arabia Saudita. L’accordo firmato da re Saud, dal Presidente Nasser e da re Ahmed dello Yemen è analogo agli accordi bilaterali già conclusi tra l’Egitto e la Siria, l’Egitto e l’Arabia Saudita e la Siria e l’Arabia Saudita. Esso comporta, alcune clausole militari e una forma di unificazione della politica estera. I colloqui di Gedda sono stati brevi. Infatti essi hanno occupato solamente la mattinata di oggi. Il nuovo atto diplomatico, in quella che ormai viene definita « la sfera d’influenza egiziana », viene giudicato come il sintomo concreto del nervosismo causato nei Paesi arabi anti-Bagdad dalla visita dei due leaders sovietici in Inghilterra; e, in ogni caso, come una specie di monito, così a Mosca, come al blocco occidentale, che il movimento arabo facente capo al Cairo rimane autonomo, nel senso che non intende attendere gli sviluppi di una situazione mondiale extra-araba per determinare la sua azione. In altre parole, Abdel Nasser ha inteso dimostrare con un fatto concreto che la politica araba non teme l’isolamento da parte sovietica, ma che, anzi, minacciata di isolamento, affretta i tempi anziché aggiornarli. È forse per queste ragioni che una particolare solennità è stata conferita all’incontro dei leaders arabi a Gedda, quasi a volere controbilanciare, nell’opinione pubblica dei Paesi del Vicino Oriente, i clamorosi incontri in corso a Londra. (da un articolo di Virgilio Lilli)
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