• In Torino i principi reali accompagnati dal ministro Cassinis, dal senatore Plezza e dal loro governatore recatosi ad assistere a veglia-torneo data da giovani dell’aristocrazia e dell’esercito provetti negli esercizi equestri (Comandini)
Esquire pubblica una copertina in cui Cassius Clay (Muhammad Alì) è rappresentato come San Sebastiano.
Inizia il professionismo nel tennis.
La più grande prestazione di Merckx in montagna fu sulle Tre Cime di Lavaredo nel 1968.
Il militare Alfonso Corona del Rosal, capo del dipartimento del Distretto Federale del Messico, guida le Olimpiadi del 1968.
Alvaro Marchini compra la Roma.
Nel 1968 l’Avvocato Agnelli, «pazzo» di Cruijff, lo fa opzionare per 250 milioni di lire, ma le frontiere del nostro calcio sono chiuse e non se ne fa nulla.
«Per i giochi del 1968 i contribuenti di Grenoble hanno continuato a pagare un’apposita tassa fino al 1992»
Arthur Ashe è il primo tennista di colore a vincere gli Us Open (Giusi Ferrè, Io Donna, 17/6/2006)
Sotto una pioggia torrenziale James Stewart vince al Nürburgring infliggendo distacchi abissali a tutti, Hill e Rindt arrivano a 4 minuti, Ickx a quasi 6, Brabham e Rodriguez oltre a 7 minuti e gli altri sul filo del doppiaggio o addirittura proprio doppiati.
Finali del canottaggio ai Giochi Olimpici di Città del Messico. L’italia è in acqua assieme ad Olanda, Danimarco, Stati Uniti e le due Germanie. Gli azzurri non brillano in questa specialità dal 1920. Sono i trevigiani Renzo Sambo e Primo Baran a guidare l’equipaggio italiano. Il timoniere si chiama Bruno Cipolla, è di Cuneo, e ha 15 anni. I tre hanno rischiato anche di non andarci, in Messico: l’anno scorso si erano rifiutati di allenarsi collegialmente lontano da Treviso, tanto da subire minacce di squalifica, ma per fortuna la medaglia d’oro ai Campionati europei di Vichy aveva spento qualsiasi polemica. Il prologo della finale ha quasi dell’incredibile: siccome Cipolla pesa meno di 50 chili, dovrebbe gareggiare con un’antipatica zavorra allacciata alla schiena. Non vuole, e allora si mette a bere acqua, fino a raggiungere il peso minimo. Si parte, finalmente. I tedeschi dell’Est transitano per primi ai 500 metri, seguiti dai nostri portacolori e dagli olandesi, che ai mille passano al comando con un discreto vantaggio sulla concorrenza. Baran-Sambo-Cipolla sempre secondi, pronti all’attacco: ultimi 500 metri, Baran aumenta il ritmo, Sambo accelera all’unisono. All’arrivo, una barca intera divide i primi dai secondi. Ma è l’Inno di Mameli a suonare sul podio (http://www.oasport.it/2016/01/storia-delle-olimpiadi-baran-sambo-cipolla-a-citta-del-messico-1968-il-risveglio-dorato-del-due-con-italiano/rio-2016/)
MILANO — Stroncato da un attacco cardiaco nella sua abitazione milanese, all’età di 61 anni, si è spento Leandro Remondini, popolare figura del mondo del calcio. Nato a Verona il 17 novembre 1917, Remondini s’era affermato nei quadri della società scaligera quale terzino di grande temperamento in grado di ricoprire anche il ruolo di attaccante. A vent’anni fu ingaggiato dal Milan, ove rimase un anno per poi passare al Modena (1938-43), al Varese (1944), al Casale (1945-46), ancora al Modena (1946-47) e infine alla Lazio (1947). Nel 1950 aveva partecipato alla spedizione azzurra ai campionati del mondo in Brasile ove giocò la sua unica partita in Nazionale contro l’Uruguay. Intrapresa nel 1952 la carriera di allenatore, aveva diretto la nazionale turca, la Sambenedettese, il Livorno, il Catanzaro, il Palermo, il Taranto e il Perugia. Nei quadri tecnici della società umbra era rimasto anche dopo l’arrivo di Ilario Castagner, dal quale aveva ricevuto l’incarico di «osservatore» nel Nord d’Italia. È grazie alle sue segnalazioni che il Perugia si è assicurato le prestazioni di Bagni e Dal Fiume, attuali titolari nella formazione umbra. Lascia la moglie e il figlio Enrico che, da «mascotte» portafortuna, scendeva in campo col padre nel Modena del dopoguerra

Leandro Remondini in una foto del 1947, quando giocava nella Lazio
In Coppa del Mondo, prima vittoria di Maria Rosa “Ninna” Quario nello slalom speciale di Mellau in Austria, davanti all’austriaca Annemarie Moser-Pröll e alla francese Perrine Pelen.

Maria Rosa Quario (al centro)
• La sciatrice azzurra Maria Rosa “Ninna” Quario, diciassette anni, vince a Meliau (piccolo centro dell’estremo ovest bavarese, in Germania ai confini con la Svizzera) lo slalom speciale valido per la Coppa del Mondo di sci, battendo di 46/100 la fuoriclasse austriaca Anne Marie Moser Proell. atori
• Già secondo il 5 febbraio a Jasna (Cecoslovacchia), battuto dallo statunitense Phil Mahre ma davanti allo svedese Ingemar Stenmark (vincitore delle ultime tre edizioni della Coppa del Mondo di sci), lo sciatore azzurro Leonardo David, diciotto anni (è nato il 27 settembre 1960) vince lo slalom speciale di Oslo (Norvegia) davanti a Stenmark (7/100) e Mahre (16/100). A fine gara esulta: «... Ma guarda sono così felice, che non so nemmeno come dire, perché... aah. Ma pensa tu, io che ho vinto in Coppa. Adesso il ghiaccio è rotto, è rotto, ve lo dico io». Il tecnico Sepp Messner commenta: «Sono finiti i tempi duri. Con questa squadra, tempo un anno saremo nuovamente i più forti del mondo». [g. v., Sta. 8/2/1979] atori

Leonardo David
Ecco la seconda puntata dell’intervista di Gianni Brera e Gianni Minà a Nereo Rocco, anno 1974 (alla vigilia dei mondiali di Germania).
A San Siro, in un incontro amichevole, l’Italia di Enzo Bearzot ha battuto l’Olanda 3 a 0. Gol di Bettega, Paolo Rossi (rigore) e Tardelli, tutti realizzati nel secondo tempo. Ha debuttato con la maglia azzurra Fulvio Collovati.
MILANO — La notizia era evidentemente troppo grossa per lasciarla a Milano, e cosi Mike Bongiorno e la ricostituita «banda» di Lascia o Raddoppia? si sono trasferiti in nottata a Roma dove a mezzogiorno, nel corso di una conferenza stampa, daranno l’atteso annuncio. È cosi che la valletta del super quiz — riproposto per i 25 anni della tv in Italia — sarà Patricia Buffon, vale a dire la figlia di Edy Campagnoli, prima valletta in assoluto della storia del telequiz italiani. Patricia Buffon ha dlclotto anni ed è nata dal matrimonio fra Edy Campagnoli e il calciatore Lorenzo Buffon, celebrato il 26 giugno del 1958. Patricia Buffon è una ragazza slanciata, dai capelli lunghi castani e dagli occhi scuri che attualmente frequenta l’ultimo anno dell’« Oxford Instltute». Ma vale la pena di ascoltare da Edy Campagnoli, che visse nel Teatro della Fiera di Milano (oggi chiamato «F1») gli anni ruggenti di Lascia o raddoppia? com’è nata quest’insolita scrittura da parte di Mike Bongiorno.«Tre anni fa — racconta la Campagnoli che oggi si occupa delle pubbliche relazioni della ditta "Jean Cloudel" di abbigliamento femminile, della quale è titolare insieme al fratello — Patricia prese parte ad un provino presso una stazione televisiva privata di Milano che avrebbe iniziato di lì a poco l’attività. Io crédo che fu in quell’occasione che Mike pensò ad un possibile "revival" di Lascia o raddoppia? Allora non se he fece nulla perché Patricia ritenne che l’impegno televisivo fosse incompatibile con la sua attività scolastica alla quale era ed è molto attaccata. Qualche mese fa Mike si è rifatto vivo. E’ stato molto fortunato che i 25 anni della tv coincidessero con i 18 anni di mia figlia»Non si conoscono ancora le reazioni dell’ex calciatore Lorenzo Buffon, cinquant’anni, friulano, già portiere dell’Inter e del Milan e 15 volte in campo con la nazionale. Buffon, che divorziò dalla Campagnoli il 6 aprile 1974 (la separazione era avvenuta sei anni prima) vive con un’altra donna in una cascina di Sant’Angelo Lodigiano messagli a disposizione da un dirigente della locale squadra calcistica (che milita in serie «C»). Buffon allena i portieri (MLF sul Corriere della Sera)
• Al Teatro Ariston di San Remo, Rocky Mattioli è costretto al ritiro al nono round causa una frattura al braccio destro (ulna) e cede all’inglese Maurice Hope il titolo mondiale dei medi jr. (Wbc) conquistato il 6 agosto del 1977 (terza difesa). Il campione subisce l’infortunio già al primo round, appoggiandosi al tappeto dopo un gancio sinistro alla mascella, per otto riprese martella l’avversario col solo sinistro, poi si deve arrendere al dolore. [Gianni Pignata, Sta.Se. 5/3/1979]
• Il belga Roger De Vlaeminck vince la sua seconda Milano-Sanremo consecutiva, terzo successo nella classica d’apertura (il primo nel ’73) che gli vale il quarto posto nella graduatoria di tutti i tempi (alla pari di Fausto Coppi; meglio solo Gino Bartali, 4 successi; Costante Girardengo, 6; Eddy Merckx, 7). Due sole soddisfazioni negli ultimi 25 anni (Michele Dancelli nel ’70, Felice Gimondi nel ’74), alla partenza le speranze italiane sono ancora riposte negli ormai acerrimi rivali Francesco Moser (vicecampione del mondo, nel ’78 ha vinto Parigi-Roubaix e Giro di Lombardia) e Giuseppe Saronni e sul velocista Pierino Gavazzi, campione d’Italia in carica. In vetta al Turchino passa per primo Walter Polini, membro di un drappello di 11 uomini, il gruppo transita con un ritardo di quasi 9 minuti che a Varigotti (78 km all’arrivo) è sceso a 3’29”. Gruppo che si ricompatta prima del Berta, a Santo Stefano al Mare (17 chilometri all’arrivo) parte un quartetto con l’olandese Jan Raas (primo a Sanremo nel ’77, ha vinto le ultime due edizioni dell’Amstel Gold Race), i belgi Daniel Willems, Jean-Luc Vandenbroucke e Marc Renier, con quest’ultimo che si stacca sulle prime rampe del Poggio. A un chilometro dalla vetta il terzetto di testa è raggiunto da 12 uomini tra i quali De Vlaeminck, Moser, Saronni, gli olandesi Gerrie Knetemann (campione del mondo in carica) e Joop Zoetemelk (vincitore della recente Parigi-Nizza), il francese Bernard Hinault (primo nell’ultimo Tour de France) e il belga Michel Pollentier (primo al Giro d’Italia del ’77). Finita la discesa, Saronni tenta l’allungo, ma Raas e Moser chiudono il buco. All’ultimo chilometro parte in contropiede Mario Beccia, la cui azione svanisce però in vista del traguardo: ai 300 metri Moser lancia la volata (finirà quarto), De Vlaeminck (che non gli è più compagno di squadra) lo salta facile, Saronni si fa sorprendere e ancora una volta deve accontentarsi del secondo posto, terzo arriva il norvegese Knut Knudsen. [Delfino-De Marco-Pietrucci 2009]
IMPERIA — Gigi Radice è in gravissime condizioni all’ospedale di Imperia. Il tecnico del Torino è rimasto vittima di un impressionante incidente stradale in cui hanno perso la vita l’ex calciatore del Milan Paolo Barison ed Enrico Elia, un avvocato torinese di 56 anni. Gigi Radice e il suo inseparabile amico Barison erano reduci da una breve vacanza. Forse per dimenticare le amarezze del campionato e della sconfitta subita sabato scorso contro il Milan, Radice, in compagnia della moglie Nerina, di Barison e di Odoardo Traversa, fratello del vice-presidente del Torino, si erano recati a Mortola Superiore, al confine italo-francese, a casa di Ferretti, allenatore in seconda della squadra granata.Lunedi la comitiva si era spostata a Ospedaletti, nella casa del Traversa. Nella mattinata di ieri il tragico rientro. Radice e Barison salivano sulla Fiat «130» coupé, color argento, che l’allenatore granata aveva avuto in regalo dal presidente Pianelli dopo la conquista dello scudetto nel 1976; la signora Nerina decideva, invece, di recarsi in treno a Chiavari dove l’attendevano i figli Ruggero e Cristina. L’altra figlia dei coniugi Radice, Elisabetta, la maggiore, si trova in Sicilia in vacanza. L’incidente, gravissimo, è accaduto sull’Autostrada dei Fiori, poco prima del casello di Andora, alle 10.30. Un autotreno Fiat Iveco, condotto dal ventisettenne Gino Longo di Lonate Pozzolo (Varese), diretto da Gallarate a Sanremo, che trasportava vetture Opel, ha sbandato, ha sfondato il guard-rail ed è piombato nella corsia opposta. Rovesciatosi, l’autotreno ha proseguito la sua folle corsa travolgendo prima un’Alfetta, poi una «128», la «130» di Radice e ancora un’Alfetta e una «128».L’auto del tecnico granata prendeva immediatamente fuoco: Radice si salvava perché veniva scaraventato fuori dall’abitacolo, mentre per il povero Barison, rimasto imprigionato fra un groviglio di lamiere, non c’era più nulla da fare. «Pioveva — ha raccontato il Longo, rimasto incolume dopo l’incidente —, andavo a circa novanta all’ora. Forse ho commesso l’errore di frenare. E’ stato terribile». Il corpo carbonizzato e irriconoscibile di Barison è stato trasportato all’obitorio di Andora, per il riconoscimento (Sergio Rotondo sul Corriere della Sera del 18 aprile)

Tutti lo ricorderanno come «l’ala del doppio passo». Un giorno, qualche anno fa, cercò di spiegare questo trucco ormai famoso. Disse: «Era una finta in velocità che mi riusciva istintiva e che quasi sempre lasciava di stucco l’avversario. Ma mi dispiaceva ridicoIizzare i terzini e allora la usavo soltanto contro quelli carogna». L’ala del doppio passo, Amedeo Biavati, è morto. Aveva 64 anni e da tempo era ricoverato per una grave malattia in una clinica di Bologna, la città dove era nato e che nel dopoguerra, cominciata la carriera poco fortunata di allenatore, aveva dovuto spesso abbandonare a malincuore, tornandovi però ogni volta che poteva (dal Corriere della Sera del 24 aprile)Leggi qui la biografia.

Amedeo Biavati
• Dopo Juve (1958) e Inter (1966), il Milan è la terza squadra italiana a conquistare la “stella” del decimo scudetto: decisivo il pareggio 0 a 0 in casa col Bologna, che a una giornata dalla fine garantisce ai rossoneri un incolmabile vantaggio di tre punti sull’imbattuto Perugia (la vittoria ne vale due). In panchina Niels Liedholm, si tratta dell’ultimo scudetto per Gianni Rivera (3), in rossonero dal 1960, del primo per Franco Baresi (è nato nel 1960).
• Pareggiando 2-2 in casa del Bologna (doppietta di Salvatore Bagni), il Perugia è la prima squadra della storia a chiudere imbattuta il campionato di serie A (11 vittorie e 19 pareggi): tre punti meno del Milan, gli umbri devono però accontentarsi del secondo posto in classifica. In gol nell’1-1 casalingo coi neocampioni d’Italia, il laziale Bruno Giordano conquista con 19 reti il titolo di capocannoniere del campionato (Paolo Rossi, a secco nella sconfitta 2-0 subita dal Lanerossi Vicenza a Bergamo con l’Atalanta, è secondo con 15 reti).
Lazio-Milan 1 a 1 (Bigon all’8’ e Giordano al 32’) è l’ultima partita di Gianni Rivera. «Allora non sapevo che sarebbe stata la mia ultima partita. Fosse rimasto Liedholm, avrei continuato a giocare. Invece arrivò Giacomini, era stato un mio compagno, ho avuto l’impressione di creargli dei problemi. Ho pensato più al Milan che a me stesso».
• L’ingegner Dino Viola, 64 anni, è il nuovo presidente della Roma. Viola è entrato nei quadri dirigenziali dell’Associazione Sportiva nei primi anni Settanta, sotto la presidenza Anzalone.
• All’Hampden Park a Glasgow, in Scozia, ha esordito in nazionale un ragazzino fenomenale di diciotto anni che ha segnato il suo primo gol con la maglia della sua nazionale, l’Argentina. Si chiama Diego Armando Maradona.
Bruno Giordano, centravanti della Lazio, capocannoniere del campionato appena concluso, si sposa con Sabrina Minardi.
• Sul neutro di Napoli, la Juve batte 2 a 1 il Palermo (che gioca in B) e vince la sua sesta Coppa Italia: siciliani in vataggio al primo minuto con un gol di Chimenti, il pareggio bianconero, segnato da Brio, arriva all’83, il gol decisivo di Causio a tre minuti dalla fine dei supplementari.
• Al Royal Palace di Montecarlo, il 26enne Vito Antuofermo, ex macellaio di Brooklyn (nato a Palo del Colle, in provincia di Bari, (ha però conservato la cittadinanza italiana) batte ai punti l’argentino Hugo Pastor Corro e conquista il titolo mondiale dei medi (Wba Wbc). Il verdetto non è unanime: l’arbitro Ernesto Magana e il giudice Roland Dakin danno la vittoria all’italiano (146-145, 143-142), il giudice Wally Thon dà la vittoria all’argentino (146-145).
• Serge Parsani vince la ventesima tappa del Tour de France: partenza da St. Priest, a Digione è preceduto dal campione del mondo Gerrie Knetemann, che viene poi retrocesso al secondo posto per scorrettezze. Il francese Bernard Hinault, già vincitore dell’edizione 1978, conserva la maglia gialla (Giovanni Battaglin è settimo a 31’19”).
A Rapallo, in età di 69 anni, muore Giuseppe Meazza, uno dei più grandi calciatori italiani. Campione del mondo nel 1934 e 1938, tre scudetti con l’Inter (1930, 1938, 1940), tre titoli di capocannoniere (1930, 1936, 1938).
A Valkenburg aan de Geul nei Paesi Bassi il mondiale di ciclismo finisce con una grave scorrettezza nei confronti del corridore italiano Giovanni Battaglin. A giocarsi la vittoria furono in quattro, il tedesco Dietrich Thurau, il francese Jean René Bernaudeau, l’olandese Jan Raas e l’italiano Giovanni Battaglin. Durante la volata Raas, che già aveva usufruito di spinte da parte del pubblico lungo la salita e scie delle moto lungo il percorso, si spostò da un lato all’altro della carreggiata, urtando e facendo cadere Battaglin, Thurau (che per primo aveva tagliato la strada a Battaglin) e Bernaudeau si fermarono e l’olandese arrivò solo sul traguardo.
Sulla scia delle grandi imprese realizzate dal padre Enzo, Rossana Maiorca stabilisce nelle acque di Fontane Bianche, a Siracusa, il record mondiale di discesa sott’acqua a 40 metri in assetto costante, 5 metri più giù di quanto aveva fatto l’anno scorso la sorella Patrizia.
• Primo a Le Mans nel Gp di Francia di motociclismo (l’ultimo della stagione), Eugenio Lazzarini (Kreidler) vince il titolo mondiale della classe 50, impresa mai riuscita a un italiano. Tagliato il traguardo, commenta: «L’unica grossa paura l’ho passata in Finlandia (29 luglio, ndr) con quella caduta paurosa con la 125 cc. Quest’anno la mia macchinetta non andava tanto bene, ma io ero il campione in carica e non volevo sfigurare. Così ho proprio rischiato la pelle. Comunque è andata bene e non voglio più pensare ai guai passati. L’anno prossimo vorrei però correre per tutti e due i titoli visto che anche la 50 cc. continua». Nella 125 Gp al francese Guy Bertin (Motobécane), terzo titolo allo spagnolo Ángel Nieto (che arriva a 9 con i 6 della 50); nella 250 Gp e titolo al sudafricano Kork Ballington (Kawasaki); ultimo Gp al francese Patrick Fernandez (Yamaha), Ballington vince il titolo anche nella 350, ripetendo la doppietta già realizzata nel 1978; nella 500, Gp al britannico Barry Sheene (Suzuki), lo statunitense Kenny Roberts (Yamaha) bissa il titolo del ’78, Virginio Ferrari (Suzuki) chiude la classifica generale al 2° posto. [g. vigl., Sta. 3/9/1979]
• Jody Scheckter, pilota sudafricano della Ferrari, vince a Monza il Gran Premio d’Italia e conquista con due prove d’anticipo il titolo mondiale di Formula 1. A completare il trionfo della Ferrari il secondo posto del canadese Gilles Villeneuve e la certezza matematica della vittoria anche del titolo costruttori.
• Al Foro Italico di Roma, Italia e Gran Bretagna chiudono sull’1-1 la prima giornata della sfida valida per i quarti di finale di Coppa Davis: Adriano Panatta perde in tre set (6-0, 6-4, 6-4) contro Christopher Mottram, Corrado Barazzutti batte in tre set (6-1, 6-4, 6-4) John Lloyd. In conferenza stampa Panatta subisce la rampogna semi-scherzosa del direttore tecnico Mario Belardinelli: «Ma che fai? Credi di poter perdere contro una mezza tacca così? Tu sei fuori di testa, perché i colpi ce l’hai, devi svegliarti, svegliarti! Capito?». L’allenatore federale Victor Crotta spiega: «La preparazione che Adriano ha impostato per velocizzare certi colpi ha sicuramente un influsso negativo a breve scadenza. Le energie si bruciano in in fretta come il gas di un accendino con la fiamma al massimo. Di qui ad un mese forse sarà diverso, ma noi stiamo giocando in questi giorni». Giorgio Viglino, Sta. 15/9/1979]
• Al Foro Italico di Roma, l’Italia chiude sul 2-1 la seconda giornata della sfida con la Gran Bretagna valida per i quarti di finale della Coppa Davis: Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli battono in tre set (7-5, 10-8, 6-1) Mark Cox e David Lloyd. Gbr ko, Italia in semifinale di Coppa Davis 1979-09-16
• Al Foro Italico di Roma, l’Italia batte 4-1 la Gran Bretagna e si qualifica per le semifinali di Coppa Davis: il punto decisivo è conquistato da Adriano Panatta, che batte in tre set (6-3, 6-2, 6-3) John Lloyd, poi Corrado Barazzutti vince in due set (8-6, 7-5) l’ormai inutile match con Christopher Mottram. Panatta, irritato col capitano Bitti Bergamo per l’esclusione dal doppio di ieri, si sfoga: «No, contro Lloyd non ho giocato per la squadra, ho giocato per me stesso. Io quasi sempre gioco male in questo periodo dell’anno. Poi c’è stato anche il cambiamento del mio gioco, la trasformazione in tennista all’americana, (due botte e il tentativo di chiudere), a influire. Adesso dovrei risalire, migliorare nel torneo di Palermo e poi salire ancora fino a ottobre. Speriamo proprio, altrimenti qui non so nemmeno più se gioco i singolari». Prossimo avversario la Cecoslovacchia, dal 5 al 7 ottobre sempre al Foro Italico. Giorgio Viglino, Sta. 17/9/1979]
«Abitavo a Roma, avevo un concerto a Venezia, sono andato a Torino per il derby, felice per la vittoria col gol di Tardelli (21 ottobre 1979: Torino-Juve 1-2) ho preso il treno e sono arrivato a Venezia mezz’ora prima del concerto» (Salvatore Accardo)
Vincenzo Paparelli, 33 anni, padre di famiglia, tifoso della Lazio, sta mangiando un panino sugli spalti della curva Nord dell’Olimpico. Aspetta, con la moglie a fianco, che cominci la partita, il derby Roma-Lazio. Manca ancora un’ora. Ma un razzo nautico lo colpisce al volto e lo uccide all’istante. Lo ha lanciato dalla curva Sud un tifoso romanista che si chiama Giovanni Fiorillo e ha 18 anni.
• Berlusconi offre ad Adriano Galliani un miliardo di lire per il 50% della sua Elettronica Industriale, che fabbricava apparati per ricevere le tv estere. Galliani s’è messo in testa di diffondere con quel sistema le tv locali in Italia, ma non è riuscito a far società né con Rusconi né con Rizzoli né con Mondadori. «Lui voleva tre reti, come la Rai. Da quel giorno il mio incarico fu quello di diffondere il segnale tv: prima con Canale5, poi con Italia1 e Rete4». Durante la cena, Galliani spiega a Berlusconi che lui però ha bisogno di seguire il Monza, sia quando gioca in casa che quando gioca in trasferta.
• Al Caesars Palace di Las Vegas, Vito Antuofermo pareggia con il favoritissimo statunitense Marvin Hagler e conserva il titolo mondiale dei medi (Wba Wbc) conquistato il 30 giugno (prima difesa). Il giudice Darby Shirley assegna la vittoria all’italiano (144-142), Duane Ford dà la vittoria allo statunitense (145-141), Hal Miller sancisce il pari (143-143). Negli spogliatoi Antuofermo commenta: «Fino all’ottavo round Hagler era indubbiamente in vantaggio, ma nella seconda metà del match ho forzato il ritmo ed ho risalito ampiamente la corrente. Mi accontento del pareggio, tanto più che ho affrontato l’incontro infastidito da una noiosa bronchite. Tanto è vero che una settimana fa ho rischiato addirittura di chiedere in rinvio». Lo statunitense polemizza: «Sono stato derubato. Riconosco che il combattimento è stato equilibrato, ma i colpi stampati sul viso di Antuofermo dimostrano che gli ho dato un’autentica lezione di boxe. La vittoria era mia». Nella stessa riunione, Sugar Ray Leonard, astro nascente del pugilato americano, conquista la corona mondiale dei pesi welters (versione Wbc) battendo Wilferedo Benitez per ko tecnico a sei secondi dal termine della quindicesima ed ultima ripresa. [s. r., Sta 2/12/1979]
ROMA — Il procuratore capo della Repubblica, Giovanni De Matteo, ha deciso ieri sera di condurre personalmente l’inchiesta sul presunto scandalo delle scommesse clandestine in cui sarebbero coinvolti alcuni calciatori di serie A (sette, se non di più). La Federcalcio aveva aperto una sua inchiesta la settimana scorsa. Risulta che i calciatori coinvolti avessero scommesso un totale di cento milioni contro le proprie squadre, comportamento incomprensibile. C’è anche l’ipotesi che la somma della puntata sia stata fornita agli scommettitori proprio dal loro avversari. In altri termini: la squadra X avrebbe offerto cento milioni a un gruppo di giocatori della squadra Y per garantirsi la vittoria e questi avrebbero a loro volta girato la somma a un bookmaker, puntando sulla propria sconfitta (attraverso un incaricato di fiducia non calciatore), favorendola poi sul campo e quindi vincendo la scommessa e intascando duecentocinquanta milioni. Le rivelazioni proverrebbero da un bookmaker che dice: «Se i giocatori, sulle partite che disputano, scommettono a favore dell’avversario e poi le perdono a bella posta, il nostro banco salta, per noi è finita!». Di qui la decisione di far dare una punizione solenne a quei calciatori — perché valga da esempio per tutti — spifferando i particolari ad alcuni giornalisti. Il bookmaker «bruciato» pare sia molto noto negli ambienti milanesi, dai quali sarebbe stato di recente allontanato, trasferendosi a Roma. I giornalisti testimoni della vicenda sono Mimmo De Grandis e Gianni Melidoni, caporedattori rispettivamente di Paese Sera e II Messaggero. I sospetti di un illecito sembra che investano anche un’altra partita, non di campionato ma di Coppa Italia, fra due squadre di serie A: la stessa squadra X coinvolta nel primo caso e una squadra Z. L’attività sotterranea della fitta ragnatela dei bookmaker va avanti da anni, smuove centinaia di milioni alla settimana, si allarga a macchia d’olio, fino a rappresentare un serio pericolo per la stessa schedina del Totocalcio. (Marco Nese-Nino Petrone sul Corriere della Sera del 22 gennaio).
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