Le dimissioni del Primo ministro Hussein Ala hanno provocato una situazione gravissima in Persia. In molti ambienti occidentali della capitale persiana si nutre il timore che il Paese sia ad una svolta della sua politica filooccidentale e che la salita al potere del nuovo Primo ministro nominato dallo Scià, Manucheher Eghbal, possa rappresentare un ritorno a certe posizioni di forza che hanno caratterizzato il periodo della permanenza al potere di Mossadeq. L’attuale crisi della situazione persiana si connette direttamente all’ondata di sfiducia che ha colpito il Governo del filo-occidentale Hussein Ala in seguito alla uccisione dei tre americani, i coniugi Carroll ed un loro amico, da parte di banditi appartenenti alle tribù selvagge della zona sud-orientale. In seguito al rinvenimento del cadavere orrendamente mutilato della signora Carroll, avvenuto domenica scorsa in una solitaria e desolata vallata del Belucistan, il capo dell’amministrazione americana degli aiuti all’ Iran ha deciso di sospendere la distribuzione di tali aiuti e tutte le operazioni in corso nella concessione di assistenza alla popolazione iraniana. Pertanto il Governo di Ala si è trovato di fronte alla responsabilità di aver provocato al Paese gravissimi danni. Insieme ad Ala si sono dimessi anche tutti i ministri. L’inseguimento del bandito Dad Shali sulle montagne lungo il confine con il Pakistan continua con grande spiegamento di mezzi; tre uomini, che si presume facessero parte del gruppo che ha ucciso i tre americani, sono stati abbattuti dai reparti di polizia. Ieri sera il Cancelliere Adenauer, che si trova in Persia da alcuni giorni, si è congedato dallo Scià e dall’imperatrice Soraya e questa mattina è ripartito per la Germania.
ROMA — L’industriale Carlo Teichner, di 30 anni, contitolare con il padre di una nota azienda di abbigliamento, la «Modital» di via Appia Nuova, è stato sequestrato ieri sera nei pressi del portone della propria abitazione in via Veio 37. Carlo Teichner stava rincasando in compagnia dello zio e aveva appena parcheggiato nel garage condominiale la propria Mini Morris e stava risalendo con il congiunto la rampa di accesso della rimessa. Ad un trattato è stato assalito da tre individui armati che hanno tentato di immobilizzarlo. L’uomo si è difeso disperatamente e i banditi lo hanno violentemente colpito alla testa col calcio delle pistole provocandogli alcune ferite. Stordito e ridotto all’impotenza, il giovane industriale è stato trascinato verso una Fiat 128 e gettato sui sedili posteriori.Lo zio, ripresosi dal primo momento di panico, ha esploso contro l’auto in fuga alcuni colpi di pistola che peraltro non hanno sortito alcun effetto. La macchina dei rapitori con la loro vittima a bordo si è allontanata in direzione di via Magna Grecia facendo perdere le proprie tracce. Il drammatico sequestro si è verificato proprio davanti all’ingresso di una sala corse i cui clienti richiamati dalle urla del sequestrato sono accorsi in un disperato tentativo di aiuto risultato peraltro vano (dal Corriere della Sera del 13 gennaio)
MILANO — Dopo undici ore di camera di consiglio i giudici della seconda corte d’assise milanese hanno emesso la sentenza per il sequestro e l’assassinio dell’ingegnere Carlo Saronio. Il massimo della pena, trent’anni, è toccato a Giustino De Vuono, latitante, indiziato anche della strage di via Fani; a ventisette anni è stato condannato Carlo Fioroni, a venticinque Carlo Casirati e Gennaro Piardi. Per tutti e quattro il PM aveva chiesto l’ergastolo. Prima che i giudici si ritirassero per decidere, Fioroni aveva fatto una dichiarazione di autoaccusa e di contrizione. «Riaffermo la mia colpa ... ai compagni che non si sono decisi ad abbandonare la via del terrore e della morte dico: tornate indietro».
ORBETELLO (Grosseto) — I mobili dell’ufficio del sindaco di Porto Santo Stefano, Susanna Agnelli, sono stati ieri pignorati per ordine del pretore di Orbetello il quale ha accolto la richiesta di due ditte, la «Siak» e la «SNFT», che vantano un credito di 10 milioni di lire per aver fornito al Comune diretto dalla Agnelli ottanta parchimetri. In esecuzione all’ordinanza, l’ufficiale giudiziario ha pignorato, oltre ai mobili dell’ufficio del sindaco, anche quelli del suo segretario, nonché gli ottanta parchimetri ancora giacenti in Comune.***NUORO — Molto nervosismo, incontri a tutti i livelli e in tutte le sedi, proteste di singoli cittadini e di organizzazioni di categoria, un duro intervento del vescovo contro le debolezze dello Stato; e nessun fatto nuovo sostanziale nelle indagini, nonostante l’abnegazione davvero ammirevole degli agenti e dei carabinieri, impegnati in massacranti turni alla ricerca di Pietrino Rulu Cicalò, il commerciante di Nuoro rapito mercoledì, ottavo ostaggio prigioniero dei banditi sardi. La sensazione è che ci sia uno smarrimento generale di fronte all’incredibile facilità con la quale i banditi operano. Un documento del consiglio comunale afferma che «non è eccessivo sollecitare a Nuoro la presenza del ministro dell’Interno, affinchè prenda conoscenza diretta della gravità della situazione». Il ministro ha inviato — con ampi poteri — in Sardegna il vice capo della polizia Ugo Macera, che è anche comandante della Criminalpol, il quale si è subito messo al lavoro per coordinare le indagini. ***MILANO — Sessanta italiani su cento sono favorevoli alla riapertura delle -case chiuse»: è il risultato di un sondaggio ; d’opinione commissionato dall’ «Europeo» à un istituto’ demoscopico di Torino, dopo le polemiche scoppiate in Francia sulla proposta di un deputato gollista. In Italia i consensi tendono a crescere con l’età e a ridursi invece con l’incremento del livello socioculturale. In’maggioranza ì <
Carlo Teichner, rapito la sera del 12 gennaio scorso, è stato rilasciato nella tarda serata di ieri, poco dopo le 23.30 a sei chilometri da Velletri, sulla via Appia, in località Ulica. Il riscatto (si parla di 600 milioni) sarebbe stato pagato quattro giorni fa. Carlo Teichner, che è stato trovato in buone condizioni di salute anche se notevolmente dimagrito, ha detto di essere rimasto bendato e di non essere in grado di riconoscere il luogo in cui lo hanno tenuto prigioniero. Quanto alla sua liberazione, Teichner ha raccontato che ieri sera i banditi lo hanno fatto salire su una macchina di grossa cilindrata, silenziosissima, forse una Mercedes o una Citroen, e hanno girato per circa due ore prima di lasciarlo libero. Ha poi raggiunto un casolare da dove ha potuto telefonare ai carabinieri di Velletri (dal Corriere della Sera del 20 marzo)
I cantanti Fabrizio De André e Dori Ghezzi vengono rapiti dall’anonima sequestri sarda e tenuti prigionieri nelle pendici del Monte Lerno presso Pattada.
Alice Carobbio, condannata a 12 anni nel processo per il rapimento e l’assassinio dell’ingegner Carlo Saronio, ha ottenuto la libertà provvisoria ed è uscita dal carcere di Venezia dove era detenuta. In attesa del processo d’appello, dovrà risiedere a Treviglio e presentarsi ai carabinieri di questa località ogni sabato .. L’ordinanza, che è stata emessa dalla seconda corte d’assise, su istanza degli avvocati Armando Salaroli e Giuseppe Toppetti, è già stata impugnata dal sostituto procuratore Corrado Carnevali. Si prevede quindi una lunga battaglia giudiziaria. Alice Carobbio era stata condannata in primo grado per concorso in omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Le erano state però riconosciute le attenuanti generiche e altre attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Gli avvocati difensori, nella loro istanza, hanno fatto rilevare che Alice Carobbio è madre di una bambina di tre anni nata in Venezuela e avuta da Carlo Casirati, uno dei principali imputati del caso Saronio. La bambina finora è stata affidata a una zia. Inoltre, per appoggiare la tesi della libertà provvisoria, è stato fatto notare che il ruolo di Alice Carobbio nella vicenda Saronio è stato marginale.
Fabrizio De Andrè, sequestrato con la moglie Dori Ghezzi lo scorso 27 agosto, è stato liberato stanotte alle due. Sua moglie era stata rilasciata già ieri. Il padre del cantante, Giuseppe, ha pagato un riscatto di 550 milioni di lire. De Andrè: «Ho i magazzini della memoria pieni e non so ancora cosa riuscirò a tirare fuori. Penso comunque, che qualche cosa su questa esperienza dovrei scriverla, anche perché devo cominciare a risarcire mio padre». Fabrizio De André ha superato, apparentemente senza grossi traumi, il rapimento. «Ma i veri sequestrati sono proprio loro perché noi adesso ne siamo venuti fuori, mentre credo che loro, i rapitori intendo, non potranno farlo mai». Anche Dori Ghezzi è in buone condizioni di salute: «Adesso, andiamo a trascorrere le feste in famiglia, dividendoci tra Genova (dove abitano i genitori di De André e il figlio del cantautore, Cristiano) e Milano (dove vivono i familiari della cantante e la figlia Luisa). Dopo torneremo nella fattoria dell’Agnata». Fabrizio De André: «Del resto ora stiamo tranquilli, possiamo lasciare le porte addirittura spalancate, tanto non c’è più nulla da prendere. Siamo stati spremuti come limoni. Per tutta la durata della prigionia ci hanno tenuti all’addiaccio, riparati alla meglio da un tendone di plastica che con l’andare del tempo si è bucato in diverse parti e abbiamo cosi trascorso molte notti con i piedi nell’acqua. Ci consentivano a volte di restare a lungo, anche tre o quattro ore, senza bende e slegati. Non si è però mai instaurato un rapporto di vera e propria amicizia»
ROMA — Tre uomini armati e mascherati hanno rapito ieri sera Barbara Piattelli, 27 anni, erede dell’omonima casa di moda, proprietaria di numerosi negozi di abbigliamento e articoli sportivi. Erano trascorse da qualche minuto le 20. Dopo aver passato il pomeriggio facendo compere con la madre Vittoria, Barbara Piattelli stava tornando a casa alla guida della sua auto, una Mini Minor. Arrivata sotto casa, in viale Tiziano 19, al quartiere Flaminio, verso Ponte Milvio, la ragazza ha imboccato l’ingresso del garage condominiale sotterraneo in via del Sansovino 1. I tre banditi, il volto coperto da passamontagna, pistole in pugno, attendevano sotto la rampa. Le due donne hanno parcheggiato l’auto, sono scese. È stato un attimo: sono state subito circondate. I banditi hanno ordinato a Vittoria Piattelli di stendersi con la faccia a terra. La donna ha cercato di resistere ma è stata presto immobilizzata. Barbara ha tentato di fuggire. I rapitori l’hanno bloccata, le hanno premuto un tampone imbevuto di cloroformio sul viso, l’hanno caricata sulla loro auto. Scattato l’allarme (posti di blocco all’uscita della città, pattugliamento sulle vie consolari) la squadra mobile è subito accorsa sul luogo del rapimento, il dottor De Sena, dirigente dell’antisequestri ha interrogato la madre della rapita, unica testimone. Vittoria Piattelli era prostrata dalla tensione e dall’angoscia. Ha raccontato le fasi del sequestro piangendo. Anni fa era stata testimone di un agghiacciante fatto di sangue. Alcuni banditi avevano assassinato sotto i suoi occhi la cugina, Vittoria Fornari, durante una rapina in un ristorante.
Barbara Piattelli è la quarantunesima vittima di un sequestro a Roma dal 1969 ad oggi. Gli anni peggiori furono il 1975 (10 rapimenti), il 1976 (9) e il 1977 (11). Poi, dopo l’affermarsi della «linea dura» promossa dalla magistrura (sequestro dei beni per le famiglie degli ostaggi), il fenomeno sembrava essersi ridimensionato: quattro rapimenti nel 1978 altrettantitl nel 1979. Oggi i sequestrati che non sono tornati a casa sono tre: Nazareno Fedeli e Massimiliano Grazioli (entrambi probabilmente sono stati uccisi) e l’ultimo della catena: Ettore Bianchi, industriale edile di Monterotondo, rapito la sera del 12 dicembre scorso. Le donne e le bambine sequestrate, con Barbara Piattelli, salgono a dieci. Il caso più clamoroso è forse quello di Giovanna Amati, la figlia del re dei cinematografi che si innamorò durante la prigionia del suo rapitore, il marsigliese Daniel Nieto. Liberata, lo volle rivedere ma all’appuntamento, in via Veneto, si presentarono anche i carabinieri.Ecco l’elenco delle sequestrate e il riscatto pagato: Angela Ziaco (24 novembre-12 dicembre 1973: 250 milioni); Marina D’Alessio (12 febbralo-13 marzo 1976: 550 milioni); Annamaria Montani (13 magglo-26 giùgno 1976: 300 milioni); Michael Zarek (10 settembre 1976: liberata subito dalla PS); Lucilla Conversi (18 marzo-18 giugno 1977: liberata dalla PS); Patrizia Spallone (22-24 aprile 1977: liberata dalla PS); Ambretta Mondolfo (27 giugno-20 settembre 1977: 200 milioni); Giovanna Amati (12 febbraio-27 aprile 1978: 800 milioni); Michela Marconi (2 marzo-11 aprile 1978: liberata dai carabinieri
ROMA — L’industriale Carlo Teichner, di 30 anni, contitolare con il padre di una nota azienda di abbigliamento, la «Modital» di via Appia Nuova, è stato sequestrato ieri sera nei pressi del portone della propria abitazione in via Veio 37. Carlo Teichner stava rincasando in compagnia dello zio, aveva appena parcheggiato nel garage condominiale la propria Mini Morris e stava risalendo con il congiunto la rampa di accesso della rimessa. Ad un tratto è stato assalito da tre individui armati che hanno tentato di immobilizzarlo. L’uomo si è difeso disperatamente e i banditi lo hanno violentemente colpito alla testa col calcio delle pistole provocandogli alcune ferite. Stordito e ridotto all’impotenza, il giovane industriale è stato trascinato verso una Fiat 128 e gettato sui sedili posteriori. Lo zio, ripresosi dal primo momento di panico, ha esploso contro l’auto in fuga alcuni colpi di pistola che peraltro non hanno sortito alcun effetto. La macchina dei rapitori con la loro vittima a bordo si è allontanata in direzione di via Magna Grecia facendo perdere le proprie tracce. Il drammatico sequestro si è verificato proprio davanti all’ingresso di una sala corse i cui clienti, richiamati dalle urla del sequestrato, sono accorsi in un disperato tentativo di aiuto risultato peraltro vano.
CAGLIARI — La più grossa operazione degli ultimi dieci anni contro il banditismo sardo. Trentanove mandati di cattura: 16 eseguiti con una operazione notturna di carabinieri e polizia nei paesi «caldi» della provincia di Nuoro; 14 notificati in carcere a persone già implicate in rapimenti. Nove sono rimasti sul tavolo del magistrato, con accanto l’annotazione «irreperibili». Destinatari i più noti latitanti: Piero Piras e Pasquale Stocchino, ricercati dal 1972 per la strage di Lanusei (quattro morti in un rapimento fallito), Salvatore Cassita, lo studente-bandito, Gonario Carta, Salvatore Pais, Gonario Biscu, Salvatore Coinu e Flavio Zedda. L’elenco dei reati è lunghissimo. E va dai sequestri di persona dei due fratelli torinesi Giorgio e Marina Casana, portati via mentre facevano il bagno da un commando venuto dal mare, ai rapimenti del commerciante sassarese Pupo Trotta, otto mesi di prigionia, e del piccolo Luca Locci, figlio del concessionario della Fiat di Macomer. Altra contestazione: sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere per il caso dell’ingegnere della Ferrari Giancarlo Bussi, rapito nell’ottobre 1978 e mai più ritornato. Ci sono anche due tentati sequestri, quello dello studente Paolo Giovanni Ligia e j quello — totalmente avvolto nel mistero — di un polacco, Ubert Cassel, che ha una villa a Porto Raphael, non lontana da quella di Daphne e Annebel Schild, che i banditi tengono prigioniere ormai da cinque mesi. L’operazione anti-banditismo covava da qualche settimana. Il capo della polizia Coronas, giunto in Sardegna, ne ha seguito gli sviluppi, esattamente da quando gli inquirenti hanno messo le mani sui rapitori di Giorgio e Marina Casana. Otto fra i componenti della banda hanno parlato e hanno sottoscritto una piena confessione. Qualcuno probabilmente è andato più in là e ha fatto — ma la procura della repubblica di Cagliari smentisce — riferimenti su altri sequestri e sulla organizzazione delle altre bande che operano in Sardegna. Fra i sedici arrestati nel blitz ci sono molte persone insospettabili, commercianti, commercialisti e anche una donna.
CAGLIARI — I membri dell’«Anonima sequestri» non dimenticheranno facilmente Salvatore Fais, un ragazzotto di Santulussurgiu (Oristano) loro complice. «È lui che ci ha perduti» ha detto uno degli arrestati. Fais, soprannominato «Speedy Gonzales» si era innamorato di Marina Casana; era incaricato della custodia della ragazza torinese e del fratello Giorgio. Non staccava per un attimo gli occhi dalla prigioniera. Aveva perso la testa fino a regalarle una catenina d’oro, imprudenza imperdonabile: da quella catenina gli inquirenti sono risaliti al commerciante che l’aveva venduta, all’acquirente e infine a «Speedy Gonzales» e alla banda. Fais ha appena fatto in tempo a scappare, guadagnando le campagne poco prima che la polizia bussasse all’uscita di casa. Ora è latitante, insieme a Salvatore coinu, cassiere della banda e custode dei 500 milioni pagati dal Casana per riavere i ragazzi.
Barbara Piattelli, 28 anni, erede della famosa casa di mode, sequestrata lo scorso 10 gennaio, è stata liberata dai suoi rapitori che l’avevano tenuta prigioniera in Calabria. La famiglia avrebbe pagato un riscatto di 700 milioni. Ecco le ultime fasi del sequestro, nel racconto di Gian Antonio Stella (che puoi leggere per intero qui):«Verso settembre, i rapitori sentono che forse la prigione non è più sicura. Prendono l’ostaggio e lo trasferiscono in un alloggio di fortuna, forse un capanno da caccia. Prima della liberazione passa ancora un’eternità, quattro mesi. Ma finalmente, ecco la notte tanto attesa. La ragazza viene fatta vestire con un pesante giubbotto, le mettono in mano un sacchetto di plastica con i vestiti che aveva la sera del sequestro, la trascinano per i boschi, in una marcia di tre notti. Mercoledì sera Barbara, bendata, è caricata su un’auto. Un’ora di viaggio, poi la macchina si ferma, vicino a Lametia Terme: «Queste sono 50 mila lire, questo è un gettone. Prima di muoverti aspetta mezz’ora». I banditi se ne vanno.Lu ragazza vaga sotto la pioggia, terrorizzata, Infreddolita. Ecco, lontano, la statale 280, detta «dei due mari». Passa una macchina. Sono quattro ragazzi che tornano da una pizzeria, sono allegri. Inquadrano con i fari l’ombra che barcolla, si fermano. Barbara e stravolta, ha paura: «Non fatemi del male, vi prego. Sono Barbara Piattelli, mi hanno appena liberata». La caricano sull’auto, la portano dai carabinieri. Ha gli occhi fissi, i capelli sporchi, i vestiti inzuppati. In caserma, finalmente può scoppiare a piangere».
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