Il giudice Carmelo Spagnuolo, avendo difeso nel 1976 con un affidavit Michele Sindona e avendo, nello stesso documento, accusato la magistratura italiana di non obiettività, è radiato dalla magistratura italiana.
Il numero di prossima uscita del periodico OP, diretto da Mino Pecorelli, è già stampato in tipografia con una copertina che reca una fotografia dell’onorevole Giulio Andreotti, presidente del Consiglio, e il titolo "Gli assegni del Presidente" che richiama lo scandalo Italcasse. Ma a un tratto la copertina è soppressa per ordine dello stesso Pecorelli. In cambio l’onorevole Franco Evangelisti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, farà giungere al direttore un finanziamento di trenta milioni ricevuti da Gaetano Caltagirone, il quale ha provveduto a sua volta a elargirne direttamente altri quindici (https://sites.google.com) sti
La Corte costituzionale, a cui competono i processi in cui sono posti in stato d’accusa i ministri, assolve per le tangenti relative all’acquisto di aerei dall’americana Lockheed il democristiano Luigi Gui e condanna invece Mario Tanassi a due anni e quattro mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e decadenza dall’ufficio parlamentare.
Dal diario del governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi. «23 marzo 1979. Alle 8,15 vado da Giulio Andreotti (allora presidente del Consiglio, ndr) e gli faccio rapporto sui problemi che mi angustiano (Baffi e il vice direttore generale di Bankitalia Mario Sarcinelli fatti ingiustamente bersaglio di pressioni politico-giornalistiche e di un’inchiesta della magistratura che si rivelerà infondata, ndr). Gli manifesto l’intenzione di ritirarmi non oltre il 19 agosto, gli faccio i nomi dei possibili successori, primo fra tutti Ciampi. Prende nota diligentemente e non si oppone…»
Michele Sindona, indagato anche dalle autorità americane, è scomparso da New York, ufficialmente perché sequestrato da un inesistente Comitato Proletario Eversivo per una Vita Migliore. In realtà, servendosi di un passaporto falso, ha raggiunto Vienna insieme con Anthony Caruso, un piccolo funzionario della Barclays Bank, e Joseph Macaluso, un costruttore italoamericano. Dopo una sosta ad Atene è arrivato a Brindisi e da lì in automobile a Caltanissetta, venendo raggiunto in momenti diversi da Giacomo Vitale e da altri massoni, tra cui il suo medico di fiducia Joseph Miceli Crimi (l’uomo che tiene i contatti con Gelli, è infatti affiliato alla loggia P2 ed è stato consulente della questura palermitana), che lo accompagneranno nel resto del viaggio. Oggi è arrivato a Palermo accompagnato da una variegata brigata di mafiosi e massoni delle cosche Bontate-Spatola-Inzerillo-Di Maggio-Gambino.e successivamente ha incontrato John Gambino, giunto da New York per seguire personalmente la vicenda. Sindona è ospite nella villa di Rosario Spatola a Torretta, in provincia di Palermo.
Miceli Crimi, massone della Loggia Camea, dopo essersi incontrato a Roma con Walter Navarra, si reca ad Arezzo per un colloquio col capo della P2 Licio Gelli. Miceli Crimi è stato inviato da Michele Sindona e chiede a Gelli di procurare una ingente somma di denaro dal presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi a favore di Sindona stesso (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
L’ex ambasciatore Edgardo Sogno si iscrive alla P2. Dirà in seguito: "Accettai l’invito di Gelli di aderire al suo gruppo perché mi venne descritto come un’organizzazione che aveva per finalità principale tenere il partito comunista italiano lontano dal potere".
• La commissione bilancio della Camera indaga sulle due tangenti ENI da 100 e 150 miliardi pagate a società finanziare estere e ha concluso la seduta questa mattina alle 3.23. Il capo del governo Cossiga e il ministro dell’Industria Bisaglia saranno chiamati a deporre. [Un. 1/12/1979]
ROMA — «In riferimento al nostro incorro dei giorni scorsi a Londra e alle affermazioni pubblicate sui giornali italiani e riprese da vari organi d’informazione in tutto il mondo ... le comunichiamo che in accordo alle istruzioni ricevute dalle autorità responsabili, le forniture di petrolio in base al contratto Petromin-Agip sono sospese con effetto da oggi e fino a nuova comunicazione». Con questo telex di poche righe in inglese, Indirizzato al presidente dell’ENI Giorgio Mazzanti, la Petromin, ente petrolifero di Stato dell’Arabia Saudita, è intervenuta ieri ufficialmente nella vicenda delle tangenti ENI annunciando una decisione che rischia di avere pesanti conseguenze per il nostro paese. Saltano cosi, a meno di un ripensamento del governo di Riad (presso il quale il presidente del consiglio Cossiga si sta muovendo a livello diplomatico), dieci milioni di tonnellate di greggio che sarebbero dovute arrivare in Italia nel giro di due anni: 5 milioni l’anno prossimo e 5 milioni nel 1981. Dopo la decisione dell’Arabia Saudita il nostro «buco» per il 1980 passa automaticamente a 28 milioni di tonnellate, quasi un terzo del fabbisogno.
Scoppia in Italia lo scandalo petroli. In piena crisi del petrolio si scopre che all’Eni si sono pagate tangenti del 7% a mediatori per ottenere forniture privilegiate di petrolio. Secondo le rivelazioni di Panorama i soldi servivano per finanziare alcuni politici. L’Arabia Saudita, accusata di aver favorito l’intrallazzo, rompe il contratto e sospende le forniture - un terzo del fabbisogno italiano - aggravando la situazione del rifornimento energetico già in crisi, e di alti costi che l’Opec non tarda ad applicare sugli altri due terzi (l’aumento arriverà il 17 dicembre). Cossiga sospende il presidente dell’Eni, Giorgio Mazzanti, che appartiene alla corrente del vicesegretario del Psi, Claudio Signorile. Le rivelazioni di Panorama sarebbero frutto di un’iniziativa dello stesso Craxi, tenuto all’oscuro della tangente. Gianni De Michelis abbandona, per questo, la corrente lombardiana e confluisce in quella di Craxi, che controlla così la maggioranza del partito.
• Alla disperata ricerca di denaro per coprire i buchi, Calvi finisce sempre più nelle maglie di mafia e malavita, avvitandosi in rischiose operazione di riciclaggio di denaro sporco.• Per cercare di restituire qualcosa della massa di denaro che gli è scivolata dalle mani, Calvi chiede aiuto alla Democrazia cristiana. Il presidente del partito, Flaminio Piccoli, gli consiglia di rivolgersi a un giovane assistente del generale del Sismi Giuseppe Santovito, «tale Francesco Pazienza, elegante uomo di mondo. Questi agisce in società con tale Flavio Carboni, mediatore di affari sardo. Il lavoro da fare è particolarmente delicato: si tratta di tranquillizzare lo Ior di Paul Marcinkus, recuperare documenti che attestino la sua proprietà di conti correnti, tenere buono Licio Gelli, rassicurare la mafia siciliana e la camorra napoletana…». [Deaglio 2009]• Carboni è un «costruttore con affari in Sardegna, a caccia di finanziamenti per la sua Sofint dopo che è venuta meno l’intesa con il gruppo Berlusconi. Carboni attribuisce molti dei suoi guai agli usurai della banda della Magliana. Affari loschi si intrecciano attorno al Banco. E un brutto affare è anche quello denunciato fin dal 1980 dalla rivista inglese The Middle East, secondo cui il Banco Ambrosiano Middle East di Beirut è al centro di un traffico di armi organizzato dalla Dreikot financial company di Hans Kunz, rappresentante di Calvi in Svizzera». [Sole 15/1/2006]
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