Si è svolta oggi al Cairo, nel palazzo del Governo, la cerimonia della firma dell’atto che dà vita al nuovo «Stato arabo unificato » costituito dall’unione della Siria e dell’Egitto. Appena hanno fatto il loro ingresso nel grande salone del palazzo, dove già si trovavano 150 personalità, il Presidente egiziano Nasser e il suo collega siriano Kuwatly hanno preso posto in due grandi poltrone di fronte ad un tavolo dalla superficie lucida come uno specchio. Subito un alto funzionario del Ministero degli Esteri egiziano si è fatto avanti con una cartella contenente la storica pergamena, che costituisce l’atto di fondazione della nuova Repubblica araba, e che i due Presidenti hanno firmato: erano esattamente le 15.53 (ora] italiana). Subito dopo la cerimonia della firma, il Presidente Nasser e il Presidente Kuwatly, seguiti dai ministri, si sono affacciati al balcone per salutare la folla ammassata nella piazza e che ha tributato ai due statisti una ovazione interminabile. Fra le molte frasi gridate dalla folla all’indirizzo dei due Presidenti, una ricorreva con notevole frequenza: « Viva Nasser, il distruttore dell’imperialismo! ». In base al documento firmato oggi il nuovo Stato disporrà di un solo Governo, di un solo Parlamento e costituzionalmente potrà essere definito come una Repubblica presidenziale. Esso però, prima di divenire una realtà operante, dovrà essere approvato dai Parlamenti dei due Paesi il 5 febbraio prossimo (e sull’approvazione non ci possono essere dubbi) e sanzionato entro trenta giorni da un raferendum che verrà tenuto in Siria ed in Egitto e nel corso del quale i due popoli dovranno, non solo dire se sono consenzienti all’unione dei loro due Paesi, ma saranno anche chiamati ad eleggere il Primo Presidente della nuova Repubblica. E anche a questo riguardo non vi sono dubbi: il Primo Presidente sarà Nasser.
Non vi è dubbio che l’Unione siro - egiziana presenta molti lati oscuri e non pochi interrogativi. La fretta con cui i capi l’hanno realizzata fa pensare che essi non saranno in grado di dare una soluzione pratica a tutti i problemi concreti che si porranno inevitabilmente tra breve tempo. Come fare ad equiparare due Stati dove il tenore di vita è tanto diverso? L’operaio siriano è pagato tre volte in confronto a quello egiziano. Si ridurrà il salario del primo o si aumenterà quello del secondo? Si lascerà che l’industria egiziana faccia liberamente concorrenza a quella siriana avente costi di produzione minori? Passiamo ad altro campo: quello del futuro esercito comune. Anche qui il soldato siriano è pagato tre volte più dell’altro. Allora come è possibile unificare l’esercito? Se i soldati siriani si vedranno diminuite le paghe non ci potrebbe essere niente di più decisivo per rendere impopolare la federazione. Se, invece, si preferirà moltiplicare per tre la paga del soldato egiziano, che cosa succederà dell’economia di un Paese che già offre tanti segni di dissesto? Come si vede i promotori del nuovo Stato dovranno nei prossimi mesi procedere su un cammino irto di ostacoli. Forse a questi ostacoli che potrebbero diventare insormontabili vi è un’unica soluzione: che il movimento di opinione pubblica panaraba diventi irresistibile e l’Unione si estenda ad altri Paesi più ricchi. Questo spiega gli sforzi per trovare nuovi associati che nei prossimi mesi Cairo e Damasco espleteranno. Il destino della Repubblica araba unita è di trovare quanto più presto possibile nuovi soci oppure di incagliarsi davanti a grossi scogli che potrebbero mettere in contrasto i due Paesi recentemente uniti. Questo vale soprattutto per la Siria: restando sola con l’Egitto potrebbe fare essa le spese dell’Unione perché è incontestato che il potere risiede al Cairo, nelle mani del dittatore Nasser (da un articolo di Dino Frescobaldi).
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