Nel 1967 Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi furono condannati a un anno di reclusione per avere denunciato un presunto colpo di Stato. Fu così che il segretario del Partito socialista italiano Giacomo Mancini candidò Scalfari e Jannuzzi alle elezioni del 1968 in modo che potessero godere dell’immunità parlamentare. Scalfari fu eletto a Milano e lì si scontrò subito con Bettino Craxi
Il 25 luglio 1979 – all’indomani del tentativo fallito di formare un governo guidato da Craxi – Nash (vedi 24 luglio) interroga l’allora socialista Fabrizio Cicchitto, responsabile economico del Psi e membro della direzione. Cicchitto spiega che il suo partito sta tentando di mettere la parola fine a un’era politica in cui i governi democristiani erano considerati l’unica possibile alternativa ai comunisti. «I socialisti cercano ora di spezzare questo schema. È una linea politica che causa difficoltà sia alla Dc sia al Pci. La Dc è divisa in due fazioni: una è favorevole a una qualche forma di cooperazione con i comunisti, l’altra punta invece ai socialisti. Ma con la scomparsa di Moro dalla scena politica, è difficile capire chi riuscirà a tenere unita la Dc dinanzi a tali fratture».
Bettino Craxi pubblica sull’Avanti! un articolo-manifesto con cui si lancia la proposta di una grande riforma istituzionale che ammoderni il sistema politico del Paese.
Scoppia in Italia lo scandalo petroli. In piena crisi del petrolio si scopre che all’Eni si sono pagate tangenti del 7% a mediatori per ottenere forniture privilegiate di petrolio. Secondo le rivelazioni di Panorama i soldi servivano per finanziare alcuni politici. L’Arabia Saudita, accusata di aver favorito l’intrallazzo, rompe il contratto e sospende le forniture - un terzo del fabbisogno italiano - aggravando la situazione del rifornimento energetico già in crisi, e di alti costi che l’Opec non tarda ad applicare sugli altri due terzi (l’aumento arriverà il 17 dicembre). Cossiga sospende il presidente dell’Eni, Giorgio Mazzanti, che appartiene alla corrente del vicesegretario del Psi, Claudio Signorile. Le rivelazioni di Panorama sarebbero frutto di un’iniziativa dello stesso Craxi, tenuto all’oscuro della tangente. Gianni De Michelis abbandona, per questo, la corrente lombardiana e confluisce in quella di Craxi, che controlla così la maggioranza del partito.
Manovre all’interno del Psi per far cadere Craxi. Nenni nel suo diario accusa i capi del Psi incontrati in quei giorni – da Riccardo Lombardi a Giacomo Mancini a Gaetano Arfè a Mario Zagari – di essere «interessati prevalentemente alle beghe del partito più che allo stato drammatico del Paese».
Riunito il Comitato centrale del partito, Craxi ha parlato. Sull’Afghanistan, durissima condanna dell’invasione. Sulla crisi economica: non c’è da stare allegri, ma neanche da essere catastrofisti (la posizione nega il nemico alle porte e quindi la necessità di un governo di unità nazionale col Pci). Terrorismo: è in crisi e c’è almeno un paese dell’est europeo che lo sostiene; non è che tutti quelli che hanno fatto il 68 possono essere imputati di banda armata (niente caccia alle streghe); caso Eni-Petromin: se la versione ufficiale risultasse falsa, si tratterebbe di un complotto (applaude solo metà platea, il presidente dell’Eni, Mazzanti, è legato a Signorile). Sul governo: non vuole aprire una crisi al buio; la Dc faccia una proposta credibile sul coinvolgimento del Pci. La sinistra (Achille, Signorile, Lombardi, De Martino, Mancini) annuncia che voterà contro. Vuole una grande iniziativa per un governo di unità nazionale e una gestione collegiale del partito.
Al Comitato centrale del Psi si cerca un’intesa tra Craxi e i suoi oppositori. Le ipotesi sono tre: • 1 - Si riunisce la commissione politica che deve redigere il documento finale. Ogni corrente è rappresentata. Si raggiunge un accordo su un testo che accentua la richiesta tassativa alla DC (secondo la sinistra poco esplicitata nella relazione del segretario) di un governo d’emergenza con i comunisti. Si avvia una gestione più collegiale del partito. Craxi resta al suo posto sia pure in una situazione di instabilità. • 2 - La commissione politica non raggiunge l’accordo. Si votano ordini del giorno distinti. Vince Craxi e se, come sembra probabile, con una maggioranza minima, resta al suo posto per gestire un congresso a breve scadenza. • 3 - Prevale il «cartello» degli oppositori. Craxi si dimette. Viene eletto dal comitato centrale un nuovo segretario (i nomi che circolano: Ololittl, Signorile, Zagarl, Arte) e il congresso si tiene ad ottobre. (Antonio Padellaro sul Corriere della Sera)
ROMA — Signorile è quasi riuscito a convincere Craxi sul documento politico: chiedere alla DC, senza mezzi termini o scappatole dialettiche, il governo di emergenza con i comunisti come unica soluzione ai problemi del paese. Da parte sua il segretario avrebbe ottenuto di spostare nel tempo la crisi del governo Cossiga: non alla chiusura del congresso democristiano, ma a primavera, subito dopo le amministrative. I guai sono cominciati però al momento degli organigrammi. Da una parte il segretario disposto a una gestione più allargata, ma restio a sostituire uomini di sua stretta fiducia nei settori più delicati del partito. Sull’altro fronte, una coalizione di gruppi diversi (Signorile, De Martino, Mancini, Achilli) impegnati a risolvere una complicata operazione: non solo ottenere più posti nella plancia di comando, ma poi dividerseli senza scontentare nessuno. È difficile che un contrasto sulle poltrone possa mandare all’aria un accordo considerato dagli stessi contendenti «vitale» per il futuro del partito socialista. La possibile via d’uscita sarebbe quella di rinviare a un altro comitato centrale il problema degli equilibri Interni.
Compromesso raggiunto tra Craxi e i suoi oppositori di sinistra: si considererà conclusa dopo il congresso della Dc di febbraio l’esperienza del primo governo Cossiga, nel suo congresso dovrà essere la stessa Dc a chiedere un governo di emergenza con il Pci. Sulla gestione collegiale: Craxi sarà affiancato dai capi-corrente. Formica dovrebbe lasciare l’amministrazione del partito e Intini quella dell’Avanti!. La discussione è durata tutta la notte. Secondo i suoi avversari, Craxi a questo punto è «ingabbiato, ammanettato, legato, accerchiato, vincolato, impedito, controllato» (Scardocchia)
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