• Berlino conta mezzo milione di abitanti (Mario Fortunato).
• Dalla Gazzetta Ufficiale del Regno: «Ecco in quali termini lo Staatsanzeiger annunzia la morte del re Federico Guglielmo IV e l’esaltazione del re Guglielmo: “Pel corso di 3 anni, S.M. il re ha resistito con una rara forza agli effetti di una malattia organica del cervello, complicata con accessi poco intensi, ma replicati d’apoplessia. Sintomi d’irritazione cerebrale si presentarono ad intervalli più o men lunghi, indicanti i progressi continui della malattia e seguiti ciascuna volta da una permanente perturbazione delle funzioni della sensibilità, del movimento e della memoria. Il 24 dello scorso mese, alle 8 di sera, dopo che S.M. aveva già da più settimane mostrato una indifferenza inquietante per le persone che lo assistevano e provato una prostrazione e debolezza, maggiori del solito, ebbe un accesso di vomito violento che si ripetè la notte e il giorno seguente per ben tre volte; poi S.M. cadde in uno stato letargico da cui non doveva più risvegliarsi. La sera del 31 sopravvennero sintomi della paralisi de’ polmoni, e precedettero l’agonia, che durò sino alla mattina del 1° gennaio, 12 ore e 40 minuti, senza dolore e senza cognizione (…). Il Paese vede sorgere con isperanza e fiducia il regno di S.M. il re Guglielmo I che Dio ha chiamato eccetera”».
• Lunga lettera del conte di Cavour al generale La Marmora con istruzioni per la missione che gli viene affidata di andare a portare gli auguri del Re al nuovo re di Prussia (Comandini)
• Il gen. Alfonso La Marmora parte da Torino per Basilea diretto a Berlino, incaricato dal governo del Re di complimentare il nuovo sovrano di Prussia, Guglielmo I, salito al trono il 2 gennaio, in seguito alla morte del fratello suo re Federico Guglielmo IV malato da anni e pel quale Guglielmo era Reggente dal 9 ottobre 1858. «Il governo del Re – dice l’officiosa Opinione odierna – affidando all’illustre generale, già ministro e presidente del Consiglio, l’incarico di complimentare il novello sovrano di Prussia, ha voluto attestare al governo di Berlino quanto gli sta a cuore di serbare le buone ed amichevoli relazioni con uno Stato al quale ci legano la conformità delle istituzioni rappresentative e molti interessi politici e commerciali.» Il gen. La Marmora è accompagnato dal co. di Robilant (figlio di una Hohenzollern) colonn. di artiglieria ed ufficiale di ordinanza del re, dal ten. colonnello Bariola di stato maggiore, e dall’aiutante di campo conte Valperga di Masino ufficiale nelle Guide. Il corrispondente da Torino della Perseveranza di Milano aggiunge: «Egli (La Marmora) è portatore di una lettera autografa del Re, che io non posso leggere, ma che l’Austria potrebbe per presago istinto indovinare. Questa mano potente, che dai paesi del mezzogiorno si distende al di là dei suoi Stati a stringere un’altra mano amica, accenna a nuove catastrofi per la casa d’Asburgo. L’egemonia piemontese al pari della prussiana, è funesta all’esistenza austriaca.» (Comandini)
• Il gen. La Marmora transita per Francoforte, fermandosi a pranzo dal ministro sardo presso la Dieta (Comandini)
• Il gen. La Marmora arriva a Berlino, ed è subito presentato dal ministro sardo De Launay al barone de Schleinitz ministro degli esteri di Prussia (Comandini)
• A Berlino il generale La Marmora è ricevuto molto amabilmente dal Re e dalla Regina (Comandini)
• A Berlino il gen. La Marmora è ricevuto in udienza politica dal ministro degli esteri barone di Schleinitz. Accenna con lui alle questioni di Venezia, di Roma e della proclamazione del regno d’Italia, ed il ministro mostra le più benevole disposizioni (Comandini)
• A Berlino il Re riceve il generale co. Cutrofiano inviatogli da Gaeta dal re Francesco II (Comandini)
• In Torino il Re riceve in udienza solenne il conte Brassier de Saint Simon, ministro di Prussia, che presentagli le nuove credenziali con lo quali il nuovo re Guglielmo I confermalo suo inviato a Torino (Comandini)
Alla Camera prussiana sulla risposta al discorso della Corona, sono presentati due emendamenti che concernono l’Italia; quello Berg, per il riconoscimento incondizionato di un’Italia unita che sia assicurata contro la Francia e non minacci la Germania; ed uno Wincke, così formulato: «Non stimiamo conforme nè all’interesse della Prussia, nè a quello della Germania l’opporsi alla progressiva consolidazione dell’Italia.» Berg, conservatore, non vuole che si approvino le correnti contrarie alle tradizioni del diritto pubblico. Difende il potere temporale del papa; non crede che un’Italia unita possa essere una guarentigia per la Germania contro l’ambizione della Francia; capisce che gl’italiani desiderino la Venezia, ma li consiglia ad avere pazienza ed a confidare nelle trattative diplomatiche. Mathis combatte i principii espressi nell’emendamento Wincke; Duncker lo approva e difende, convenendo che gli uomini di Stato italiani volgano gli occhi altrove che in Francia. Il ministro degli esteri Schleinitz fa l’elogio dell’Italia e del suo passato, non ha avversione per essa, ma non crede debba approvarsi l’emendamento Wincke, che potrebbe creare imbarazzo dottrinale per l’avvenire. Wincke difende a lungo il suo emendamento, non crede che l’Italia voglia diventare una potenza conquistatrice; e da Villafranca in poi non ha ragione di essere contenta della Francia. È favorevole all’abolizione del potere temporale del papa; approva che la Venezia sia unita all’Italia, ma rileva che «Trieste mantenne il legame commerciale fra la Germania e l’Italia da più di 500 anni, nè la Repubblica Veneta impedivalo, e l’Italia una non lo romperà. Del resto l’Italia senza la Venezia è costretta a stare dipendente dalla Francia.» Il ministro Schleinitz e il deputato Reichensperger parlano contro l’emendamento Wincke, che, messo ai voti è accettato dalla Camera con 159 si e 142 no.
• Il gen. La Marmora parte da Berlino (Comandini)
• Il Re passa la maggior parte della giornata a caccia nel reale parco di Monza; ma la sera ritorna a Milano ed interviene con la duchessa di Genova allo spettacolo alla Scala, dove alle 10 riceve la visita del gen. La Marmora che consegnagli piego contenente, vuolsi, lettera autografa del re di Prussia; poi arrivagli l’annunzio della resa di Gaeta, che conosciuta dal pubblico, dà luogo a grande dimostrazione (Comandini)
• Arriva a Milano in speciale missione il generale prussiano von Bonin latore di un autografo del suo re al re Vittorio Emanuele (Comandini)
• Il generale prussiano von Bonin arriva da Torino a Genova, diretto in Toscana (Comandini)
• In Milano la Perseveranza pubblica lettera da Berlino, 21, del deputato alla Camera prussiana G. Wincke, il quale, informato che a Milano ed altrove in Italia fu aperta sottoscrizione per offrirgli medaglia d’oro per gratitudine per l’emendamento da lui proposto e dalla Camera prussiana il 6 febbraio votato concernente la politica di simpatia prussiana per l’Italia, declina l’onore, perchè egli ha agito e parlato come deputato prussiano, nell’interesse delia Prussia, considerando che l’Italia, della quale fa molti elogi, è «una nazione che la Germania spera poter contare fra i suoi potenti alleati, se un giorno si trattasse d’opporsi vigorosamente, in nome dell’Europa, all’abuso di forze di qualunque potenza» e consiglia di devolvere il ricavo della sottoscrizione alle famiglie dei valorosi caduti combattendo espugnando Gaeta (Comandini)
I liberali, favorevoli a un’unione parlamentare dei tedeschi, vincono largamente le elezioni in Prussia.
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