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Grande manifestazione a Parigi a sostegno dell’ayatollah Khomeini
Il Partito socialista francese organizza una manifestazione pubblica di sostegno a Khomeini presso la Maison de la Chimie. Lionel Jospin, citando l’imam Ali: «Non essere né oppressore né oppresso. Devi essere il nemico di tutti gli oppressori e l’amico di tutti gli oppressi» (leggi qui l’articolo di Giulio Meotti).
Giovedì 1 febbraio 1979
Khomeini a Teheran
Centinaia di migliaia di persone accolgono all’aeroporto di Teheran l’ayatollah Khomeini.
Sabato 10 febbraio 1979
Esposto di Craxi: «Qualcuno mi vuole uccidere»
«Con un esposto presentato alla Procura di Roma, il 10 febbraio 1979, Bettino Craxi, segretario del Psi, riferisce una strana voce: secondo indiscrezioni circolanti a Milano e attribuite a "tale Filogamo", lui sarebbe nel mirino per atti di violenza. Tra coloro che il segretario del Garofano indica nel ruolo d’istigatori, un "certo Formisano, difensore di Turatello". Stando sempre alle stesse voci, si legge ancora nell’esposto, "Filogamo aveva collaborato in operazioni antiterrorismo con la polizia, facendo scoprire una macchina con armi a Milano"» (leggi qui l’articolo di Otello Lupacchini).
Giovedì 1 marzo 1979
Caso Lockheed: assolto Gui, condannato Tanassi
La Corte costituzionale, a cui competono i processi in cui sono posti in stato d’accusa i ministri, assolve per le tangenti relative all’acquisto di aerei dall’americana Lockheed il democristiano Luigi Gui e condanna invece Mario Tanassi a due anni e quattro mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e decadenza dall’ufficio parlamentare.
Lunedì 26 marzo 1979
Morte di Ugo La Malfa. Una sua tribuna politica del 1974
Ugo La Malfa, 76 anni, fondatore del Partito d’Azione, segretario e leader del Partito Repubblicano Italiano, ministro dei Trasporti nel governo Parri e ininterrotamente in Parlamento dal 1948 a oggi, è morto a Roma. Marco Nese sul Corriere d’Informazione ne ha raccontato gli ultimi istanti. «L’ultimo check-up lo aveva fatto in febbraio e gli esami medici non avevano destato alcuna preoccupazione. L’unico suo guaio erano gli occhi, ai quali aveva subito una delicatissima operazione mesi fa. Poi, sabato mattina, l’improvviso sopraggiungere del colpo fatale. Erano circa le 6. La Malfa dormiva da solo in una stanza del suo appartamento di via Cristoforo Colombo (un palazzo abitato solo da parlamentari). In casa, oltre a lui, c’erano la moglie e la cameriera, Angela. L’emorragia cerebrale si manifesta con acutissimi mal di testa. E questo deve aver svegliato il leader repubblicano, il quale ha forse cercato di alzarsi, e ha acceso la luce. Non ci è riuscito perché ha subito perduto conoscenza, è crollato urtando la testa contro uno spigolo del comodino. Pochi minuti dopo le 7, Angela, la cameriera, vede filtrare la luce da sotto la porta della stanza e pensa che La Malfa si sia alzato (era sempre stato mattiniero). Va a preparare la colazione, ma quando poi entra nella stanza si trova di fronte a una scena raccapricciante: La Malfa riverso per terra, privo di sensi. Tutto diventa frenetico: la chiamata d’urgenza del medico, la corsa verso la cllnica, i primi esami per verificare le condizioni del cervello. Ci sono speranze? I medici lasciano subito capire che non c’è scampo. Il sangue ha completamente invaso il cervello, La Malfa è ormai ridotto solo a una vita puramente vegetativa, resa possibile dalla grande resistenza del cuore. I medici non tentano nemmeno l’intervento chirurgico sul cervello: «E’ inoperabile», dicono. In ogni caso, avvertono, se pure dovesse sopravvivere, l’uso del cervello sarebbe ormai definitivamente compromesso, la sua intelligenza se n’è andata, cancellata dall’ondata di sangue, la sua coscienza è scomparsa».Leggi qui la biografia
Giovedì 5 aprile 1979
Cossiga scrive a Gelli
Lettera di Cossiga a Licio Gelli che comincia: «Caro Licio, ho ricevuto la tua segnalazione e mi sono mosso nel senso da te indicato...».
Venerdì 6 aprile 1979
Rodotà accetta di candidarsi in Parlamento come indipendente nelle liste del Pci
«Erano i tardi anni 70, gli anni di piombo, io ero convintamente garantista. Ricordo un articolo di Paolo Mieli sull’Espresso in cui prendeva in giro il partito dei garantisti: ‘Segretario Mancini, vicesegretario Rodotà’. Erano momenti difficili di minacce e accuse, mi dicevano ‘difensore dei terroristi’. Luigi mi dice che l’altro Berlinguer, Enrico, mi vuole vedere per propormi una candidatura. Ma io volevo incontrare Pecchioli, che era esattamente dall’altra parte. Il 6 aprile 1979 entro per la prima volta a Botteghe Oscure. E gli dico: ‘Senta voglio capire i motivi di questa offerta, visto che ho preso posizioni pubbliche molto nette, facendo nomi e cognomi tra cui il suo’. Pecchioli mi dice: ‘In questo momento le tue posizioni su diritti e garanzie ci interessano. Però se tu avessi preso posizioni diverse sul caso Moro, non te lo avremmo chiesto’. Ero stato anch’io, come Repubblica, sostenitore della linea della fermezza, cioè ero contrario a ogni trattativa con i terroristi. Il che non mi aveva impedito di avere rapporti con la famiglia quando si cercò la via di una trattativa non con lo Stato, ma tramite terzi, come la Croce Rossa. L’idea di andare in Parlamento m’interessava: un giurista ha delle carte da giocarsi. Così decido di candidarmi» (testimonianza di Stefano Rodotà. Leggi qui tutta l’intervista).
Mercoledì 11 aprile 1979
Idi Amin Dada fugge in Libia
Uno dei più sanguinari dittatori del mondo, Idi Amin Dada, 54 anni, è costretto a fuggire in Libia: l’esercito della Tanzania, aiutato dagli esuli ugandesi, ha infatti contrattaccato all’invasione dello scorso ottobre, è entrato a sua volta in Uganda e ha conquistato la capitale Kampala.Leggi qui la biografia di Idi Amin
maggio 1979
Strage di bambini in Africa
Amnesty International denuncia il massacro di un centinaio di bambini compiuto, nella Repubblica Centraficana, dalla guardia personale dell’imperatore Bokassa.
Venerdì 18 maggio 1979
La Thatcher dorme solo tre ore a notte
Giudizio del consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Zbignew Brzenzinsky, su Margaret Thatcher: «È estremamente energica, dorme tre ore a notte, il ritmo di lavoro del governo è enormemente aumentato e nei meeting tende a dominare, tiene il pallino in mano». Leggi qui l’articolo di Fabio Cavalera su come la Thatcher vinse le elezioni del 1979
Domenica 3 giugno 1979
Segni rieletto
• Viene rieletto come deputato con la Dc Mario Segni, che entrò per la prima volta alla Camera il 20 maggio 1976 sempre con la Dc.
Sabato 9 giugno 1979
Berlinguer, con moglie e figlia, passeggia in piazza di Spagna
Roma. Il segretario del Pci Enrico Berlinguer passeggia in piazza di Spagna con la moglie Letizia Laurenti e la figlia Lauretta, nata il 5 aprile 1971 (proprio oggi è morto lo zio Stefano Siglienti, cui Berlinguer era legatissimo) (Ansa) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/1979_berlinguer_famiglia_laura.jpg)
Domenica 17 giugno 1979
A Vienna "Il ratto del serraglio" in onore di Breznev e Carter
«Nel giugno 1979 ero andato in Polonia, per il primo formidabile ritorno di Karol Wojtyla da Papa. Tornando mi fermai a Vienna e mi procurai un biglietto per l’Opera. In onore dell’incontro, il primo, fra il presidente americano Jimmy Carter e il presidente sovietico Leonid Breznev vi si rappresentava “Il ratto del serraglio”, con la direzione del leggendario Karl Böhm. Breznev aveva 72 anni ed era al lumicino (durò comunque altri tre anni). Le cronache infierirono sulla sua ebetudine. Lo vidi entrare nel palco imperiale: era mummificato, e guardava verso la parete del palco. I suoi lo voltarono verso la scena come avrebbero fatto con un manichino. Quanto a Mozart, Breznev era sordo. La scena si ripeté alla fine del primo atto, poi i due granduomini lasciarono: Breznev non era semovente, il giorno dopo doveva firmare il Salt II, e dopo pochi mesi avrebbe ordinato l’invasione dell’Afghanistan. Gli applausi erano stati educati per i due ospiti, furono scroscianti per l’opera. Böhm, che di anni ne aveva 85, fu richiamato non so quante volte, e sembrò anche lui un po’ traballante. Ma era allegro e spiritoso, si inchinava al pubblico aggrappandosi al sipario calato, e quasi volteggiava. Era stato nazista. L’anno dopo morì». (Adriano Sofri)
Lunedì 25 giugno 1979
I risparmi di Margaret Thatcher a Downing Street
«“Spese per la ristrutturazione di Downing Street”. Una sotto l’altra, le voci che assieme compongono l’ammontare totale: 1.836 sterline. Pulizia tappeti 527 sterline, lavaggio biancheria 25 sterline, e così via, tutto annotato con precisione in due colonne perfettamente allineate (macchina da scrivere e inchiostro rosso). Le contestazioni del titolare dell’abitazione, la neo-eletta Margaret Thatcher, spiccano in blu, tratti decisi e angolari: 19 sterline per un’asse da stiro? «Posso usare la mia, desidero pagarla di tasca mia». 464 sterline per sostituire cuscini e biancheria? «Dato che Denis ed io usiamo solo una (sottolineato due volte) camera da letto possiamo tenere il resto da parte». 123 sterline per rilucidare i mobili? Pesante cerchio blu attorno alla cifra». (leggi qui l’articolo di Paola De Carolis).
luglio 1979
Critiche a Berlinguer per i risultati elettorali
• Enrico Berlinguer alla riunione del Comitato centrale del Pci è criticato pubblicamente per i risultati elettorali. Giovanni Russo sull’Europeo scrive che alcuni nel partito gli confidano: «Siamo all’oscuro di tutto. Non c’è un dirigente anche fra i maggiori in grado di dire come si muove e che cosa ha in mente Berlinguer (…). Quello che sta accadendo per la nomina dei nuovi dirigenti è la prova che il problema è la mancanza di democrazia non solo alla base, ma persino al vertice. Neppure i membri del Comitato centrale sanno niente. Del resto, durante la gestione Berlinguer, il Comitato centrale non ha fatto nessuna delle scelte fondamentali: né quella di entrare nella maggioranza di governo né la decisione di uscire dalla maggioranza nel gennaio del ‘79».
Domenica 12 agosto 1979
Berlinguer in vacanza all’Elba
Elba, 12 agosto 1979. Enrico Berlinguer in vacanza sulla spiaggia del Cavo all’Isola d’Elba. La figlia Bianca: «Dal ’77 non fu più possibile andare a Stintino. Quella casa non si poteva proteggere. Così per due anni andammo all’Elba» (Ap) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/berlinguerelba.jpg)
Giovedì 1 novembre 1979
Gelli va a trovare Craxi al Raphael
Roma. Il maestro venerabile della P2 Licio Gelli visita il segretario del Psi Bettino Craxi all’hotel Raphael. Si presenta con il falso nome di ingegner Luciani e, dirà Craxi, mostra "un grande interesse per il partito, per la mia persona e per ciò che avrei potuto diventare".
Venerdì 30 novembre 1979
Andreotti operato alla cistifellea
• L’ex presidente del consiglio, on. Giulio Andreotti, ricoverato da ieri in una clinica romana, è stato sottoposto a un intervento operatorio alla cistifellea. Le condizioni di salute sono buone.[Sta. 1/12/1979]
Martedì 1 gennaio 1980
Muore Pietro Nenni
È morto a Roma, a 89 anni, Pietro Nenni, capo socialista. Già direttore dell’Avanti!, nel 1926 espatriò in Francia dove fu segretario della Concentrazione di azione antifascista. Segretario del Psi dal ’49 al ’64, fu ministro degli Esteri con De Gasperi e Rumor, vicepresidente del consiglio con Moro. Nel ’70 fu nominato senatore a vita • Bruno Tucci: «"Il grande vecchio" è morto proprio quando nascevano gli anni Ottanta. Sussurra sua figlia Giuliana: «Poco prima di mezzanotte, ha socchiuso gli occhi, ci ha sorriso, sembrava volerci dire: "me ne vado, ma non siate tristi"». Ora, martedì mattina, Pietro Nenni riposa nella sua camera, accanto ai suoi quadri, alle sue foto-ricordo, ai suoi libri. Lo hanno vestito con un abito blu, una camicia bianca, la cravatta in tinta. Ai piedi del letto, c’è un mazzo di garofani rossi. Sulla parete, un quadro di Modigliani, un altro di Guttuso. «Gli piacevano molto -, confida Pina Brognoll, governante da 18 anni in casa Nenni. È una giornata fredda, ma splendente. Il cielo è azzurro, Roma offre da questo attico di piazza Adriana, alle spalle di Castel Sant’Angelo, un panorama mozzafiato. È qui che il presidente del PSI è morto la notte di Capodanno: ha avuto un collasso cardiaco, poi un blocco renale. È spirato pochi minuti dopo le tre, assistito dalle figlie Giuliana Vanni e Luciana, dai generi, dai nipoti, dai pronipoti. Racconta Maria Vittoria Tomassi, la figlia di Luciana Nenni: «Il nonno voleva trascorrere il Capodanno insieme con tutti noi, non voleva perdere la festa familiare. Ed invece ... : Nel salotto di questo grande attico di Piazza Adriana ci sono i due quadri che Nenni, forse, prediligeva: un Attardi che aveva voluto ritrarre il presidente quando aveva compiuto 80 anni ed un Guttuso che raffigurava la figlia Vittoria, morta in un campo di concentramento nazista. Poi, due fotografie assai care al «vecchio», entrambe con la moglie, Carmen Emiliani, alla quale lui sorride nel giorno delle nozze d’argento» (dal Corriere della Sera del 2 gennaio 1980)
Mercoledì 2 gennaio 1980
Pertini vuole le dimissioni del ministro Giannini, colpevole di voler andar via dall’Italia
ROMA — Con un’iniziativa che non ha precedenti nella storia della Repubblica, il capo dello Stato ha sollecitato ieri le dimissioni di un ministro in carica, il professor Massimo Severo Giannini, un «tecnico» di estrazione socialista che è ministro senza portafoglio per la funzione pubblica (ex riforma burocratica). Giannini aveva rilasciato a un settimanale dichiarazioni che al Quirinale, ma anche ad alcuni ambienti politici e in particolare al PCI, erano apparse rinunciatarie e disfattiste. Il ministro ha in parte smentito l’Intervista, ma la polemica sembra destinata a trovare alimento proprio nell’inconsueto intervento del presidente della Repubblica, che si è assunto una sorta di tutela morale sul buon comportamento dei membri dell’esecutivo.Sul giornali di ieri mattina erano apparse alcune anticipazioni di un’intervista concessa da Giannini a «Oggi». C’erano frasi che suscitavano un’immediata perplessità («l’Unità» le definiva «stupefacenti e molto gravi»): «La situazione italiana — secondo Giannini — è al limite dell’irrecuperabilità ... Io riprendo sempre più in considerazione la vecchia idea di andarmene dall’Italia: che speranza ha questo paese? ... Ormai in Italia siamo tutti al qualunquismo, credo che la mia posizione sia condivisa da tutti i ministri della Repubblica».Sandro Pertinl ha letto queste affermazioni con sdegno e furore. Gli è apparso subito sconcertante il contrasto tra l’ostentato pessimismo del ministro e il tono di fiducia e di fervore che lui, come capo dello Stato, aveva infuso nel messaggio di fine d’anno agli italiani: come può un ministro rinnegare fino a tal punto la funzione costruttiva del proprio ruolo? Pertinl non ha avuto esitazioni. Ha preso carta e penna e ha scritto di suo pugno un breve comunicato che ha poi consegnato al suo capo dell’ufficio stampa, Antonio Ghirelli (dal Corriere della Sera del 3 gennaio)
Giovedì 3 gennaio 1980
Giannini scrive a Pertini e chiude il caso della agognata fuga dall’Italia
Il ministro Giannini ha inviato a Pertini una lettera di «chiarimenti» dopo il severo richiamo del capo dello Stato, confermando il suo impegno alla guida dal dicastero della Funziona pubblica.
Un corteo di quattro chilometri segue i funerali di Nenni
ROMA — Nel silenzio si fischia l’Internazionale. Poi un applauso prorompente, il nome scandito «Pietro, Pietro». Dieci, venti, trentamila voci. Sono le due e quarantacinque di un pomeriggio freddo, nel cielo le nubi sono state spazzate via da un gelido vento di tramontana. La bara, portata a spalla da sei commessi del Senato, esce da Palazzo Madama, il picchetto d’onore dei granatieri scatta sugli attenti, la moltitudine zittisce. Ci sono centinaia di corone, migliaia di bandiere, di gonfaloni, di gagliardetti. Su Corso Rinascimento, nel cuore di Roma, c’è una marea di gente, arrivata da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero. Con treni, con pullman, in macchina. Da Bolzano a Palermo, da Torino a Caltanissetta. Si prova a fare un conto: cinquantamila, sessantamila; ma c’è chi giura che sia più folta questa folla venuta a dire addio al «gran vecchio» Nenni.È uno spettacolo suggestivo e commovente: dalle finestre scrosciano i battimani, gli evviva; qualcuno getta garofani sulla Mercedes che porta le spoglie del presidente. In prima fila le figlie Giuliana Vanni e Luciana; poi Craxi, De Martino e Signorile; quindi, ad una decina di metri di distanza, Pertini, Fanfanl, Jotti, Cossiga e Rognoni. Il servizio d’ordine degli uomini del partito è perfetto, come lo è la compostezza con cui la gente segue il feretro. Ci sono socialisti che non vogliono dimenticare questo momento, hanno portato con loro la macchina fotografica, scattano immagini. Ce n’è uno, sui cinquanta, arrampicato su un’impalcatura, che non può trattenere le lacrime. «È stato il nostro grande maestro», «l’uomo che ha voluto e voleva l’unità del partito» (Bruno Tucci sul Corriere della Sera)
Domenica 6 gennaio 1980
Ucciso Piersanti Mattarella
• Piersanti Mattarella, presidente Dc della regione Sicilia, è stato ucciso dalla mafia mentre andava a messa. Era appena uscito di casa con la moglie, Irma Chiassese e i figli, quando un killer si è avvicinato al finestrino della sua 132 e ha iniziato a sparare. È morto mezz’ora dopo il suo arrivo all’ospedale. Non aveva la scorta. Il presidente la rifiutava sempre nei giorni festivi. [Lodato 2012]