Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto
Stroncatura per Carosone che suona i classici (nel video Carosone alle prese con le fantasie di Chopin opera 66)
MILANO — Se non mi facesse velo la gratitudine per Renato Carosone, cantante, autore, arrangiatore di canzoni e motivetti della mia adolescenza, dovrei dire subito che «L’altro concerto», dove Carosone si presenta in veste di pianista pseudoclassico, al teatro Odeon, non è una cosa seria. Dice, infatti, di voler far ascoltare Chopin, Beethoven, Bach e Rachmaninoff, e li trascina sul terreno del suoi, riconoscibili arrangiamenti. Ma il personaggio ha una carica di simpatia da gentleman della canzone napoletana, è a modo suo musicista, e si fa ascoltare.Sa stare al pianoforte con estro funambolico, ma il suo discorso non può essere pianistico, poiché l’amplificazione iperbolica sbilancia tocco e colore, l’abitudine del piede sul pedale scivola verso ritmi da fox-trot, la mano semplifica, compendia, risolve, modifica, arrangia, spolvera virtuosismi correndo agli effetti. Evoca i grandi della musica, e il scompiglia, con l’aiuto d’un "basso" (chitarra elettrica Gigi Caglio) e d’una batteria (Fedele Falconi). Li introduce, al microfono, con etichette super semplificate e tono paradossale (Chopin "effeminato", Bach "quello buono" visto che in famiglia "erano assai"), una sbirciatina all’aneddotica, un lazzo d’intesa alla napoletana.Sparge nel pubblico dubbi tra battuta anacronistica e vaga notizia, crea confusione d’attesa intervallando canzoni, e c’è chi sull’arrangiamento de Le foglie morte crede riconoscere Beethoven. È un gioco talora condotto con verve divertente (la cavatina di Rosina dal Barbiere di Siviglia), talora appesantito nella deformazione vignettistica (Rachmaninoff, Preludio in do diesis minore). I classici "in jeans" zoppicano, insomma, tra fracassi e passi di bravura, trascinati da un exploit ritmico che è poi quello, per intenderci, di Caravan petrol o di ’O Sarracino. Di cui io, e credo anche il pubblico non folto, che scrosciava applausi soprattutto sul crescendo di Pianofortissimo e Suite napoletana, avevo nostalgia. (Franca Cella sul Corriere della Sera)
Le stesse fantasie suonate da Claudio Arrau
Per capire meglio gli arrangiamenti di Carosone, ecco la stessa musica eseguita (classicamente) da Claudio Arrau