Un portavoce del Foreign Office ha dichiarato oggi che il Governo italiano non concederà alcun permesso di importazione di petrolio proveniente dalle industrie del Golfo Persico, già gestite dagli inglesi e l’anno scorso nazionalizzate dal Governo dell’Iran. Il portavoce ha fatto questa dichiarazione in risposta a una richiesta di informazioni sui passi che il Governo britannico avrebbe fatto in seguito alla notizia che una piccola petroliera battente bandiera dell’Honduras e denominata Rose Mary aveva imbarcato mille tonnellate di petrolio a Bandar Mashur. Il petrolio, secondo la stessa notizia, sarebbe stato venduto alla Compagnia Ente Petroli Italia-Medio Oriente, che lo trasporterebbe in Italia per farlo raffinare, e metterlo quindi a disposizione della Bubenberg Petroleum Co. per la consegna alla Svizzera. Il portavoce ha dichiarato testualmente: «Il Governo italiano ha risposto assicurando il Governo di S. M. di non aver dato alcuna approvazione a tale transazione, alla quale peraltro è completamente contrario, e assicurandolo inoltre che nelle attuali circostanze non sarà rilasciata alcuna licenza di importazione per l’inoltro attraverso le dogane italiane di qualsiasi quantitativo di petrolio iraniano». Il portavoce ha aggiunto che invece dalla Svizzera non è stata ricevuta alcuna risposta. È presumibile che la petroliera Rose Mary transiti per il Canale di Suez in rotta per l’Italia. Fonti competenti inglesi non sono tuttavia in grado di precisare l’esatto punto in cui ora la petroliera si trovi. A Berna un portavoce della Legazione britannica in Svizzera ha dichiarato oggi che la Gran Bretagna non ha presentato alcuna protesta presso il Governo elvetico per impedire l’importazione di petrolio persiano. Il portavoce ha detto di essere al corrente che qualche importatore svizzero di petrolio stava considerando la possibilità di acquistare petrolio raffinato proveniente come grezzo dalla Persia, ed ha aggiunto che la Legazione britannica non avrebbe protestato contro tali acquisti. « Noi non richiederemmo alcuna azione da parte del Governo svizzero — ha detto il portavoce — che sappiamo in anticipo andrebbe al di là dei poteri costituzionali del Governo stesso ». (Non esiste in Svizzera alcuna raffineria in grado di trattare grossi quantitativi di grezzo.)
In merito alle vicende della petroliera Rose Mary (questo è il nome esatto della nave), che ha caricato mille tonnellate di petrolio grezzo nel porto persiano di Bandar Mashur, l’Ansa ha attinto a fonte competente le seguenti precisazioni. La Rose Mary, inscritta al n. 24.675 del Lloyd’s Register of Shipping, è una piccola petroliera di 632 tonn. s.1., costruita negli S.U. nel 1944, ed è di proprietà della Compania de Navigacion Teresita con sede a Panama. Tuttavia la nave batte bandiera dell’Honduras essendo iscritta nel porto di Puerto Cortes. Sembra che fra gli azionisti della suddetta vi siano cittadini svizzeri residenti a Ginevra. Fino al 15 aprile u. s. la nave era appoggiata ai fratelli Cosulich di Genova, nella loro qualità di agenti generali, ed ha compiuto, con equipaggio in gran parte italiano, vari viaggi con carico di petrolio grezzo. Alla suddetta data la Compagnia armatrice ha concluso un contratto di noleggio a tempo (Time Carter) direttamente con la Bubenberg Petroleum Co. che ha attualmente la disponibilità della nave.
I rappresentanti a Teheran della Compagnia « Epim » hanno dichiarato in una lettera aperta che « decine di petroliere seguiranno l’esempio del « Rosa Maria » ed esporteranno petrolio dall’ Iran. La lettera si erge con violenza contro le «manovre inglesi sfociate nel sequestro del Rosa Maria che trasportava 800 tonnellate di petrolio grezzi dall’ Iran, dopo che gli Inglesi si furono assicurati la complicità del proprietario della petroliera ». La lettera sottolinea inoltre come il capitano della « Rosa Maria » sia stato ripetutamente sollecitato dagli Inglesi a comprare petrolio nell’emirato di Kuwait, protettorato inglese, invece di recarsi ad Abadan. I rappresentanti dell’Epim assicurano pertanto l’opinione pubblica iraniana « che questa esperienza non scoraggerà l’Epim la quale continuerà i suoi acquisti di petrolio iraniano ».
Si apprende che domenica scorsa la petroliera Rose Mary, di 632 tonnellate, è rimasta leggermente danneggiata in seguito ad una collisione con il cacciatorpediniere pakistano Tippu Sultan. La petroliera ha riportato qualche danno alle attrezzature del ponte. La società italiana « Ente petrolifero del Medio Oriente», che aveva noleggiato la petroliera, ha incaricato due avvocati del Cairo di patrocinare la propria causa ed opporsi alla confisca del carico della Rose Mary preteso dall’Anglo-Iranian Oli Company e su cui la Corte di Aden il 16 luglio prossimo dovrà pronunciarsi. E’ noto che la Rose Mary si trova attualmente all’ancora ad Aden in attesa della decisione di quella magistratura. I due avvocati dell’Ente petrolifero, Constantine Zarrls e Onig Madjarian, hanno dichiarato oggi di avere ottenuto i visti per recarsi nel protettorato britannico. Hanno aggiunto che intendono presentarsi alternativamente di fronte alla Corte fino alla conclusione della vertenza.
Si è aperto oggi, sotto la presidenza del giudice Campbell. il procedimento promosso dalla società inglese Anglo-Iranian nei confronti dei proprietari della petroliera Rose Mary, fermata mentre transitava con un carico di petrolio proveniente dall’Iran. La Corte dovrà decidere se è corretto l’assunto secondo cui il petrolio della Rose Mary deve intendersi di proprietà inglese e quindi passibile di sequestro, sebbene sia stato acquistato (e pagato) in trattative dirette con i persiani. Responsabile della Rose Mary, che era al comando del capitano Jaffrati. è il conte italiano Della Zonca. Rappresenta la proprietaria della nave Compania de Navegacion Teresita, Panama il sig. Martinelli. Il giudice ha riconosciuto, dopo le prime schermaglie, validità alla richiesta dell’accusa che il dibattito si svolga sulla questione se fu oppure non fu violato l’accordo tra l’Anglo-Iranian e l’Iran del 1933 per lo sfruttamento del petrolio persiano. Limitato a ciò, il dibattito sembrerebbe volgere a favore degli Inglesi. La difesa aveva viceversa affermato che il Tribunale di Aden non era competente a decidere su un accordo « non avente validità internazionale né validità ad Aden perché qui non registrato ». L’Anglo-Iranian è rappresentata da sir Hartley Shawcross, che fu accusatore al processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti. Egli ha detto, tra l’altro, che nel corso del processo verranno citati elementi «che faranno da schermo a un personaggio italiano sulla cui posizione potranno rendersi necessarie indagini». Shawcross ha poi negato che la RAF sia Intervenuta per costringere la Rosé Mary a entrare nel porto di Aden.
ADEN - È proseguito oggi a Aden il processo, intentato dalla società Anglo Iranian nei confronti dei proprietari della petroliera Rose Mary. Durante l’udienza antimeridiana, l’avv. slr Hartley Shawcross ha dichiarato: « Come risulta dai registri di bordo, la petroliera aveva subito un guasto alle macchine prima di entrare nel porto di Aden ed è stato per tale motivo e non per una coercizione, come sostengono invece il capitano e i noleggiatori, che la Rose Mary si è ormeggiata a Aden ». Shawcross ha parlato oggi per tre ore e ha prodotto una serie di telegrammi scambiati fra gli armatori, i noleggiatori e il capitano della nave. In uno di essi, la compagnia Budenberg invitava il capitano a non far scalo a Aden, usando un linguaggio cordialissimo e riferendogli i favorevoli commenti pubblicati per l’occasione dalla stampa italiana. Secondo l’avvocato inglese l’aereo della RAF che individuò la petroliera, il 17 giugno, non avrebbe costretto il capitano a modificare la rotta. L’agente degli armatori, A. Martinelli, noleggiò allora un rimorchiatore per incontrarsi col capitano al largo di Aden, ma in seguito, come ha precisato ancora l’avvocato inglese, la petroliera è entrata in porto. Shawcross ha rilevato che la legge persiana sulla nazionalizzazione è incompatibile col diritto internazionale ed è quindi inaccettabile. Poiché nel territorio di Aden vige la legge inglese — ha proseguito il legale — il Tribunale locale ha, logicamente, giurisdizione sulla vertenza.
ADEN - Il capitano della petroliera Rose Mary (che caricò petrolio iraniano e venne fermata mesi or sono dagli Inglesi) ha deposto oggi davanti ai giudici del tribunale cui toccherà decidere se il petrolio della nave possa riprendere il viaggio o debba venir confiscato perché venduto « abusivamente ». Il capitano della Rose-Mary, Giuseppe Jaffrate, ha dichiarato che l’ordine di procedere per Bandar-Manshur, presso Abadan, per caricarvi il petrolio persiano, era contenuto in una lettera consegnatagli personalmente dal conte Ettore Dalla Zonca e di cui egli apprese il tenore solo dopo essere giunto a Porto Said, nella zona del Canale. Gli ordini impartiti allo Jaffrate dai proprietari della nave, la compagnia panamense di navigazione Teresita, erano di non entrare pel porto di Abadan: ma poiché d’altra parte, sempre per gli ordini della Teresita, egli doveva considerarsi a disposizione dei noleggiatori del piroscafo (il conte Dalla Zonca), il capitano decise di penetrare nel porto, dove in data 26 maggio la Rose Mary fece il pieno di petrolio. Il primo giugno il capitano ricevette quattro telegrammi in cui i proprietari della nave gli ordinavano di non tenere più fede agli impegni del contratto di noleggio. La Teresita disponeva che la nave dovesse dirottare su Aden, e Jaffrate cablò ai proprietari che avrebbe eseguito questa disposizione. In realtà il capitano vi disobbedì e fece procedere la Rose Mary per Suez, in ossequio agli ordini dei noleggiatori. Successivamente a Jaffrate giunse un ordine della compagnia panamense, tramite un’unità navale inglese, di entrare ad Aden pena sanzioni disciplinari e arresto. Temendo di venire arrestato in alto mare, con conseguenze gravi per la nave ed il carico, il comandante della Rose Mary cedette e fece rotta su Aden.
Il tribunale di Aden ha convalidato il sequestro del carico di petrolio rinvenuto a bordo della Rose Mary e ne ha ordinato la consegna alla «Anglo Iranian Oli Company»
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