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La petroliera italiana Miriella naviga con cinquemila tonnellate di petrolio iraniano
La Mirella, che batte bandiera italiana, ha salpato da Abadan ieri sera con 5000 tonnellate di petrolio grezzo. A quanto è stato riferito, il petrolio è stato fornito dalla Compagnia petroliera iraniana contro cessione di tessili e di macchinari agricoli. Funzionari persiani hanno dichiarato di nutrire fiducia che la petroliera non subirà la stessa sorte della Rose Mary il cui carico, com’è noto, fu bloccato dagli Inglesi ad Aden, lo scorso giugno. Le autorità italiane avrebbero assicurato quelle inglesi che il carico della Mirella non verrebbe sbarcato in Italia. Ma che cosa avverrebbe se la petroliera si recasse in un porto franco quale Trieste? In base a quale legge sarebbe giustificata un’eventuale azione del Governo italiano? Da altre fonti si apprende che il gruppo petroliero italiano Supor avrebbe stipulato con le pertinenti autorità persiane un contratto per l’acquisto di 2 milioni di tonnellate di petrolio grezzo e 500 tonnellate di prodotti finiti. La Supor si incaricherebbe dell’intero trasporto del prezioso minerale. Settantamila sterline sarebbero già state depositate presso la Banca Nazionale persiana, a garanzia dei termini concordati. Quale itinerario seguirà ora la Mirella? Secondo informazioni non confermate, le 5000 tonnellate di petrolio da essa caricate sarebbero destinate alla Polonia in ossequio a un recente accordo commerciale italopolacco. Vengono oggi sottolineate le seguenti dichiarazioni di un esponente della Supor: «Abbiamo imparata una buona lezione dal caso della Rose Mary e la nostra nave ha sufficiente combustibile per restare al largo lungo tempo». L’attesa è viva, soprattutto per il lato avventuroso dell’impresa della petroliera italiana.
Venerdì 13 febbraio 1953
La Miriella in arrivo a Venezia
La Miriella, la petroliera di cui tanto si è parlato durante il suo viaggio da Abadan all’Italia (e che un giornale inglese ha definito «lurida petroliera italiana che si fa beffe della Gran Bretagna»), entrerà domani mattina all’alba nel porto di Venezia (non può entrare prima perché di notte alle petroliere non è concessa l’entrata nel porto) e attraccherà a Marghera, in punto franco. Essa reca a bordo 4.500 tonnellate di petrolio grezzo, ed è in navigazione da venticinque giorni. Il dott. Francesco Mortillaro, consigliere delegato della Supor, la società armatrice, è giunto stasera a Venezia per attendere la petroliera. Egli ha voluto precisare che si tratta di una normale transazione commerciale per la quale il gruppo che egli rappresenta è specializzato. Si tratta infatti dello stesso gruppo che ha effettuato compensazioni contro combustibili solidi e liquidi da vari Paesi europei, specialmente da Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Russia. « L’operazione — ha aggiunto il dott. Mortlllaro - è stata iniziata quando era già nota la sentenza della Corte internazionale dell’Aia che dichiarò la propria incompetenza a giudicare nella vertenza fra uno Stato, l’ Iran, e una società privata, l’Anglo Iranian Oil Company. In quanto a un eventuale sequestro sono pronto ad affrontare la situazione». Uno dei maggiori esponenti della Supor era il duca Mario Badoglio, morto l’altro giorno a San Vito al Tagliamento per un attacco di angina pectoris. Dal punto di vista giuridico si crede di sapere che l’Anglo-Iranian avrebbe dato incarico ad un avvocato di Roma di svolgere le pratiche per ottenere il sequestro del carico. Vertenza tutt’altro che semplice: da una parte l’Anglo Iranian sostiene che in base al contratto col Governo persiano tutto il petrolio prodotto nell’ Iran è di sua proprietà, dall’altra il Governo iraniano obietta che, dopo la nazionalizzazione delle riserve e degli impianti esistenti nel Paese, il contratto con l’Anglo Iranian è decaduto.
Sabato 14 febbraio 1953
La Miriella scarica il suo petrolio a Venezia
Il lungo viaggio della Miriella è felicemente terminato. Dopo quarantotto giorni dalla sua partenza da Genova, e dopo aver percorso circa novemila miglia alla media di otto nodi e mezzo all’ora, la petroliera è giunta a Venezia e ha attraccato alla banchina Azoto di Porto Marghera. Il nero e lucido olio combustibile sta fluendo attraverso grossi tubi nei serbatoi di una . compagnia petrolifera, noleggiati per conto della Supor di Roma, la società proprietaria del carico; e domani la Miriella galleggerà vuota. L’Anglo Iranian Oil Company ha chiesto il sequestro giudiziario del carico.La Miriella era giunta a tre miglia dal Lido poco prima delle cinque di stamane e lì, dato fondo alle ancore, aveva sostato fino alle nove, ora in cui, trainata dal rimorchiatore Titanus, aveva ripreso a muoversi verso Porto Marghera. Un’ora ci volle, dalla punta del semaforo del Lido alla banchina Azoto di Porto Marghera. La Miriella, tutta verniciata di fresco in nero e rosso ed il gran pavese alzato, con le bandierine italiana e iraniana vicine, raggiunse il bacino di San Marco; l’attraversò, sotto una sottile pioggerella, e imboccò il Canale della Giudecca. Greve di peso, immersa al massiìno, la pirocisterna piena del petrolio dei pozzi della lontana Abadan veniva avanti lentamente, seguita da un nugolo di motoscafi; sul ponte il comandante Amilcare Mazzeo, gli ufficiali e i marinai agitavano braccia e berretti.Alle 10, la Miriella attraccò. Montarono svelti a bordo commissari e poliziotti, montarono a bordo ufficiali e guardie di Finanza, montò a bordo un medico. La bandiera gialla della quarantena fu presto calata, grossi tubi di gomma furono gettati sulla coperta della cisterna, le bandierine del gran pavese vennero anch’esse ammainate. Giunse un gruppo di automobili, ne scese una trentina di persone, fra cui un gruppo di signore in pellicce di persiano, una di queste era la signora Kagenuri, moglie dell’ambasciatore dell’ Iran a Roma, attualmente indisposto; la bambina che le camminava a fianco con un mazzo di rose da offrire al comandante della Miriella era la sua figliola Derasciandè che in persiano vuol dire «Brillante». Gli altri erano funzionari dell’Ambasciata e del Consolato dell’Iran in Italia o rappresentanti delle colonie iraniane in Italia (dall’articolo di Egisto Corradi per il Corriere della Sera).