Il Primo ministro egiziano Nasser ha detto oggi durante un’intervista che l’Egitto si ritirerà dal patto di sicurezza collettiva dei Paesi arabi se l’Iraq insisterà nella firma del trattato di mutua difesa con la Turchia. È la prima volta che l’Egitto rende di pubblica ragione una minaccia del genere. L’asserzione di Nasser è stata interpretata come un tentativo estremo per impedire il fallimento di una missione araba a Bagdad, la quale sta cercando di persuadere il Primo ministro iracheno Nuri Said a desistere dal progetto di alleanza con la Turchia, Paese collegato agli interessi del blocco occidentale. Le dichiarazioni di Nasser hanno messo anche in evidenza il risentimento dell’Egitto verso alcuni Stati arabi che non si sono associati nel condannare l’alleanza tra l’Arabia e la Turchia. Il Premier egiziano ha aggiunto che nel caso l’alleanza tra la Turchia e l’Arabia venga conclusa, l’Egitto proporrà un nuovo patto con quegli Stati arabi che si sono opposti al trattato arabo-turco. Nel nuovo raggruppamento sarebbero invitati ad entrare anche altri Stati africani.
Il Primo ministro turco Adnan Menderes e il Primo ministro iracheno Nuri el Said hanno firmato stasera a Bagdad un trattato di difesa e di collaborazione fra i due Paesi. I due Primi ministri hanno firmato il trattato dopo sei ore il discussioni, iniziate nel po meriggio, interrotte solo per il pranzo e terminate verso mezzanotte (ora locale). Durante i colloqui, la delegazione turca e quella irachena hanno elaborato gli ultimi particolari del trattato. Sono stati firmati due testi del trattato, uno in lingua araba e l’altro in lingua turca. Si ritiene che il Parlamento iracheno si riunirà la prossima settimana per procedere alla ratifica del trattato. Il Primo ministro turco Adnan Menderes partirà probabilmente domani in aereo da Bagdad alla volta di Ankara. Secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, il Presidente della Repubblica turca, Celai Bayar, giungerà a Bagdad, proveniente da Karaci, il 5 marzo prossimo per una visita di cinque giorni. A Istanbul l’ufficio informazioni dell’esercito turco ha definito oggi « completamente infondate » le notizie diffuse da un giornale del Cairo, secondo cui la Turchia avrebbe trasferito due divisioni alla frontiera con la Siria per far pressione sul Parlamento siriano, perché appoggi il patto turco-iracheno. Dal Cairo si apprende che un portavoce militare, annunciando che l’esercito egiziano ha ricevuto l’ordine di « tenersi pronto a qualsiasi evenienza », ha affermato: «Consideriamo come destinato a creare una situazione particolarmente grave il fatto che i paesi occidentali comincino ad esercitare pressioni sull’Egitto per indurlo ad accettare il patto turco-iracheno».In Egitto la questione del patto turco-iracheno è considerata di tale gravità che l’Esercito « ha ricevuto l’ordine di tenersi pronto ad ogni eventualità », come ha dichiarato un portavoce ufficiale. Questi ha poi aggiunto: «Mantenendo la sua parola l’Egitto denuncerà il patto di sicurezza collettiva interarabo subito dopo la firma dell’accordo turco-iracheno».
La conclusione del patto di alleanza turco-irakeno ha irritato il Governo del Cairo nella stessa misura che ha soddisfatto i Governi di Washington e Londra. Si dice che l’America abbia gradito un suggerimento fatto dal Governo di Bagdad (Iraq), un indiretto invito a Washington e a Londra per aderire al patto turco-irakeno. La prospettiva di un’adesione americana vera e propria non è molto gradita in questo particolare momento perché il Senato di Washington non desidera ampliare gli impegni degli Stati Uniti. Ma l’Inghilterra invece potrebbe aderirvi, sia per sostituire in tal modo il patto anglo-irakeno che sta per scadere, e dal quale deriva il suo diritto agli aerodromi di Mesopotamia, sia per fare una amichevole affermazione di prestigio in concorrenza con l’America. Diciamo cosi perché i due Paesi anglosassoni, pur operando d’accordo di fronte al pericolo comune, sono sempre animati da spirito di emulazione fra loro. L’America, a quel che sembra, vorrebbe spingere anche la Persia a unirsi coi turchi, gli irakeni e gli eventuali nuovi associati del gruppo. Ma la Persia ha proprio ora ottenuto dalla Russia una lieve rettifica di frontiera ed esita a stuzzicare il potente vicino. Prima di aderire, il Governo di Teheran chiederebbe di essere messo in grado di equipaggiare il proprio esercito almeno allo stesso modo di quello turco. (Corriere della Sera)
Il ministro degli Esteri Sir Anthony Eden ha annunciato ai Comuni che l’Inghilterra ha aderito al patto turco-iracheno. «Devo informare la Camera — ha detto Eden — che il Governo di Sua Maestà ha deciso di aderire al patto di mutua cooperazione tra l’Iraq e la Turchia, firmato a Bagdad il 24 febbraio. Nello stesso tempo noi ci proponiamo di concludere con il Governo dell’Iraq uno speciale accordo di sicurezza comune. I testi di questi documenti sono già stati concordati con il Governo iracheno e sono stati siglati a Bagdad questa mattina. Essi saranno pubblicati in un ’Libro bianco ’. Secondo fonti autorevoli, gli Stati Uniti dovrebbero a loro volta aderire al patto entro breve tempo. Prima però dovrebbe dare la propria adesione al patto il Pakistan e si ritiene possibile che anche l’Iran vi aderisca in un secondo momento. (Corriere della Sera)
L’Iran aderisce al Patto di Baghdad, suscitando l’ira dell’Urss. All’alleanza difensiva, che comprende i Paesi al limite tra Unione Sovietica e occidente, aderiscono Turchia e Iraq - che lo firmarono per primi - Pakistan, Iran e Regno Unito.
La Persia, secondo notizie pubblicate dai giornali, vuole aderire al patto difensivo fra Turchia, Iraq e Pakistan. Il Governo sovietico ha subito deciso di reagire. Esso ha fatto sapere a quello persiano che un tale passo, qualora fosse preso, sarebbe « molto grave ». L’adesione al patto è incompatibile con gli interessi della pace e compromette le relazioni di buon vicinato, esistenti fra la Persia e l’Urss, violando il trattato di amicizia. L’alleanza a tre, dicono i Sovietici, è lo strumento « di circoli aggressivi » i quali non hanno alcun desiderio di mantenere e di rafforzare la pace. Il Governo di Mosca tocca poi un tasto molto sensibile per i persiani; esso dice che il patto tripartito vuole mantenere il Medio Oriente in condizioni di servitù coloniale. A riprova di ciò, ricorda che l’Inghilterra se ne fa garante. Le fiere lotte antibritanniche di Mossadeq sono troppo recenti perché simili argomenti rimangano senza eco. La comunicazione sovietica afferma dunque che la pace e la tranquillità del Medio e del Vicino Oriente sono minacciate dalla alleanza. Essa è stata fatta all’Ambasciata persiana di Mosca; ed è stata resa pubblica dalla « Tass ». È bene osservare che non si tratta, in linguaggio diplomatico, di una «nota»: l’odierno passo è meno impegnativo. (da un articolo di Piero Ottone per il Corriere della Sera).
L’estensione del patto di Bagdad sarà un fatto grave per l’Urss. La diplomazia sovietica ha intrapreso la politica di Ginevra (politica del sorriso) soprattutto con uno scopo: essa spera nella dissoluzione delle alleanze occidentali. Bulganin lo disse chiaramente lo scorso luglio. Egli dichiarò che « gruppi militari », come risultato della distensione, dovranno essere sciolti. Adesso la Persia annuncia la intenzione di aderire al gruppo, già esistente, della Turchia, dell’Irak e del Pakistan. Le alleanze dell’Occidente, invece di disintegrarsi, stanno dunque allargandosi. L’adesione dell’Iran al patto di Bagdad, se avverrà, non sarà di per sé una grande catastrofe per l’Urss: i Persiani non hanno oggi un peso sufficiente per spostare nel mondo l’equilibrio delle forze. È piuttosto il valore simbolico dell’avvenimento che irrita, innervosisce e, vorremmo quasi dire, infuria i Russi. (da un articolo di Piero Ottone sul Corriere della Sera)
La Gran Bretagna, l’Iraq, l’Iran, il Pakistan e la Turchia, queste ultime tutte Nazioni che confinano con la Russia sovietica, hanno completato questa sera la formazione di una organizzazione difensiva permanente del Medio Oriente. Due giorni dopo la riunione fra i Primi ministri delle quattro Nazioni del Medio Oriente e il ministro degli Esteri inglese, Macmillan, è stato diramato un comunicato che sottolinea la struttura della organizzazione e i stioi fini. Esso dice che durante le riunioni i cinque Governi hanno riaffermato la loro intenzione « di agire in piena comunità di intenti e col comune proposito di assicurare la pace e la sicurezza nel Medio Oriente; di difendere i loro territori contro l’aggressione e il sovvertimento e di promuovere il benessere e la prosperità dei popoli di questa regione «. Inoltre, il comunicato aggiunge che " i cinque Governi hanno passalo in rassegna la critica situazione mondiale particolarmente alla luce della conferenza di Ginevra ed hanno di conseguenza deciso di mantenere stretti contatti e una più intima collaborazione in vista di qualsiasi minaccia ai loro comuni interessi ».
BRUXELLES - Gli Stati Uniti entreranno nel Comitato militare del Patto di Bagdad. Si erano sempre rifiutati di farlo, nonostante gli inviti calorosi di Londra e dei Paesi musulmani del patto: l’Iraq, l’ Iran, la Turchia e il Pakistan. L’America si contentava di far parte del Comitato economico e dell’altro incaricato della lotta contro il sovvertimento comunista nel Medio Oriente. Senza aderire al Patto, ma semplicemente accedendo al Comitato militare, gli Stati Uniti segnano un punto fermo e la decisione costituisce un ammonimento serio per l’Egitto, la Siria e la Giordania, nel caso in cui questi Paesi dovessero rivelare ancora atteggiamenti troppo favorevoli all’Urss.
10 notizie mostrate (su 10 trovate) per l'anno