Per andare a Napoli il principe di Carignano ha chiesto - oltre a Nigra, Bardessono, Morris e Perrone - due milioni di appannaggio. (Cavour, Epistolario XVIII/1, Olschki, Firenze 2008)
• Arriva a Napoli Lizabe Ruffoni, uomo di fiducia del principe Murat, e conferisce con Pisanelli e Liborio Romano (Comandini)
• Con odierno reale decreto il principe Eugenio di Savoia Carignano è nominato luogotenente generale del Re nelle provincie napolitane. Il cav. Costantino Nigra, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, è nominato segretario generale di Stato addetto alla Luogotenenza generale delle provincie napoletane, conservando l’attuale suo grado, stipendio ed anzianità nel personale diplomatico (Comandini)
• A Torino il battaglione della guardia nazionale mobilizzata destinato a Napoli, sfila in piazza Castello davanti al ministro Minghetti, ed al generale della guardia nazionale, Visconti di Ornavasso, e alle 10 parte per Napoli (Comandini)
• Parte da Milano per Napoli il battaglione mobilizzato della guardia nazionale milanese (Comandini)
• Napoli è perlustrata da numerose ed impressionanti pattuglie di guardia nazionale (Comandini)
• Il princ. Eugenio di Carignano, col cav. Nigra, quale segr. generale, parte da Torino per Genova, per imbarcarsi per Napoli col personale della nuova Luogotenenza (Comandini)
• In Napoli i consiglieri di Luogotenenza rassegnano le dimissioni (Comandini)
• A mezzodì a bordo della Vittorio Emanuele arriva a Napoli il principe Eugenio di Carignano salutato dalla squadra inglese, incontrato da Farini e dalle autorità governative e municipali, che poi, poco dopo, egli riceve a palazzo reale (Comandini)
• Affisso in Napoli nobile proclama del Re annunziante la venuta del principe di Carignano (Comandini)
• In Napoli è invaso da gente armata l’ufficio del giornale reazionario la Croce Rossa e la redazione è messa in fuga (Comandini)
• Reale decreto scioglie per il 1° febbraio il comando generale del corpo dei volontari nell’Italia Meridionale; il corpo volontari è congedato dal 16 febb.; la commissione di scrutinio per l’esame dei titoli degli uffiziali è trasferita da Napoli a Torino; i volontari sono stanziati così: comando generale Torino; cavalleria Pinerolo; artiglieria Venaria Reale; genio Casale; divisione Türr Mondovì; Cosenz Asti, Medici Biella, Bixio Vercelli (Comandini)
• A Napoli è ufficialmente annunziato il nuovo consiglio di luogotenenza così: Liborio Romano, interno e agricoltura; Giovanni d’Aiossa, grazia e giustizia; Paolo Emilio Imbriani, pubblica istruzione; Silvio Spaventa, polizia; colla cooperazione, quale vice-presidente, del barone Carlo Poerio; La Terza, finanze più una commissione di finanza; Oberty lavori pubblici. (Comandini)
• A Napoli a sera a Toledo dimostrazione contro Spaventa, che, come capo del dicastero di polizia, ha rifiutato l’uso del bastone animato e delle pistole da tasca ai militi del 4° battaglione della guardia nazionale (Comandini)
• In Napoli gruppo di liberali invade verso sera gli uffici del borbonico Equatore e gli fa sospendere le pubblicazioni (Comandini)
• La segreteria generale per gli affari ecclesiastici in Napoli nomina per tutte le provincie commissioni segrete incaricate di investigare e riferire quali comunità religiose meritino di essere eccettuate dalla soppressione (Comandini)
• A Milano, nelle odierne elezioni, al I collegio Giuseppe Finzi è battuto da Ambrogio Trezzi; al III Giuseppe Ferrari è battuto dall’avv. Mosca; al IV Angelo Brofferio è battuto dal gen. Sirtori; al V Agostino Bertani è battuto da Cialdini; a Mirandola eletto il co. Carlo Pepoli; a Napoli I, Garibaldi; a,Napoli III, Carlo Poerio; a Napoli IV, Filippo De Blasio; a Napoli V, Luigi Settembrini; a Napoli VI, Antonio Ranieri; a Na poli VIII, Liborio Romano (eletto anche ad Atripalda, Bitonto, Campobasso, Palata, Altamura, Tricase, Sala Consilina e Napoli X;) a Napoli XI Silvio Spaventa; a Nicastro il gen. Stocco; a Palermo I, il prof. Emerico Amari; a Palermo III, il marchese di Torrearsa; a Palermo IV, il gen. Carini; a Paola Luigi Miceli; a Perugia il m.se Gioachino Pepoli; a Pesaro il co. Mamiani; a Pozzuoli Scialoia; a Rieti il co. Oreste Biancoli; a Rocca S. Casciano Valentino Pasini contro Guerrazzi; a Sanremo Giuseppe Biancheri; a San Severo il repubblicano avv. Luigi Zuppetta; a Sciacca il repubblicano socialista dottor Saverio Friscia contro il duca della Verdura; a Sessa Aurunca Francesco De Sanctis; a Sorniona Silvestro Leopardi; a Varese l’ing. Giuseppe Speroni; a Vasto Silvio Spaventa; a Vicopisano il co. Pietro Bastogi; a Poggio Mirteto votano tre sole delle cinque sezioni; le altre due, Fara e quella principale di Poggio Mirteto non hanno votato, trovandosi momentaneamente sul territorio soldati pontifìcii in scorreria (Comandini)
• A Portici duello alla sciabola fra un giovine duca napolitano ed il conte A. ufficiale garibaldino, per un incidente per una maschera al veglione del Fondo. Il co. A. è stato ferito piuttosto seriamente alla testa e ad una man i duellanti si sono riconciliati (Comandini)
• P.S. Mancini parte da Torino per Napoli invitatovi a far parte del governo luogotenenziale, quale segretario generale per gli affari ecclesiastici (Comandini)
• A Napoli nei cortili del ministero dimostrazione di operai chiedenti pane e lavoro. Sono calmati con elargizioni in danaro (Comandini)
• Il gen. Sirtori col colonnello Pigozzi ed il maggiore medico Maurizio Herzögy visitano i feriti e malati negli ospedali di Napoli dei SS. Apostoli, S. Sebastiano, Trinità, Sacramento, Cosenta, Aversa e Piedigrotta, e distribuiscono danaro ai bisognosi (Comandini)
• In Napoli è istituita una commissione temporanea legislativa per proporre alcuni progetti di legge applicabili alle provincie meridionali fino alla definitiva unificazione legislativa di tutto il Regno. È posta sotto la presidenza dell’avv. P. S. Mancini, che ha assunta la direzione del dicastero degli affari ecclesiastici (Comandini)
• A sera il principe di Carignano rientra a Napoli (Comandini)
• In perfetto assetto di marcia, e al comando del m.se Ulloa, imbarcasi a Napoli per Genova e Torino, con musica e guastatori, il battaglione mobilizzato della guardia nazionale napoletana (vedi 18 febbraio) (Comandini)
• Decreti luogotenenziali su relazione di P. S. Mancini, aboliscono il concordato, ed applicano alle provincie meridionali le riforme ecclesiastiche vigenti in Piemonte (Comandini)
• Decreto luogotenenziale da Napoli costituisce la nuova provincia di Benevento (Comandini)
• Ritorna a Firenze da Napoli il battaglione della guardia nazionale mobile toscana (Comandini)
• Il vescovo di Avellino, mons. Gallo, è fatto partire da Napoli, per mare sotto scorta, chiamato dal ministro dei culti, avendo sin qui rifiutato di riconoscere il governo del re Vittorio Emanuele (Comandini)
• Il battaglione di guardia nazionale mobile di Milano parte da Venafro per Teano, Capua, Caserta, Napoli (Comandini)
• A Napoli il segretario della legazione britannico, Craven, dà banchetto agli ufficiali della squadra inglese che partono: vi intervengono Nigra, Bardesono, De Martino (ex-ministro di Francesco II), il conte Arrivabene (Comandini)
• A Napoli la polizia distacca dai muri proclama anonimo, clandestinamente stampato, eccitante all’agitazione legale per la liberazione di Roma (Comandini)
Da Gaeta si diffonde il tifo. Si teme che possa innescare un’epidemia. Oggi il periodico «Il Paese» di Napoli scrive: «Giungono ogni giorno da Gaeta i prigionieri borbonici ammalati. Sono in uno stato deplorevole. Gli ospedali ne sono pieni e la malattia predominate è il tifo. Sappiamo che il consiglio sanitario ha fatto energiche rimostranze perché il Governo destini altrove quegli ammalati. Ci auguriamo che adotti subito qualche opportuno provvedimento. È assolutamente urgente. Sarebbe doloroso veder propagandare in Napoli un morbo spaventevole come il tifo. Bisogna che il Governo rifletta che andiamo verso la stagione calda». Le autorità sanitarie sabaude e partenopee non sottovalutano la questione, ma fanno già fatica a gestire la quotidianità. La città è lontana dalle condizioni igieniche che pensavano di trovare i Piemontesi. La cancrena falcidia i feriti di guerra. Gli indumenti dei ricoverati vengono bruciati. Da Torino arrivano quanti più militari medici è possibile, subito sottoposti a estenuanti turni di servizio. Non c’è solo timore per il tifo. La massiccia presenza di truppe giunte dal Nord sta facendo fare grandi affari ai bordelli partenopei. Si teme una diffusione massiccia di lue e sifilide, piaghe per altro già molto diffuse al tempo. Qualcuno ipotizza di schedare e far visitare «le signorine alle quali si avvicinano i nostri soldati». Ma è un fenomeno che sfugge a ogni controllo (MAURIZIO LUPO, La Stampa 5/3/2011).
• Alla Camera dei Comuni lord John Russell presenta nuovi documenti sugli avvenimenti delle provincie napoletane (Comandini)
• Inaugurato a Napoli dal Luogotenente il primo asilo infantile, alla Vicaria, in via Grotte della Marra, n. 22 (Comandini)
• In Napoli una deputazione di liberali di Avellino presenta al segretario generale Nigra petizione recante più di mille firme contro il borbonismo dei giudici della Corte criminale (Comandini)
Scoperta una misteriosa congiura per restaurare a Napoli la dinastia di Gioacchino Murat, al posto di Re Francesco II delle Due Sicilie e di Vittorio Emanuele II di Savoia. La notizia è diffusa martedì 6 marzo 1861, quando la «cospirazione è ormai sventata». Vera o falsa che sia, è indicativa dell’instabilità di questi giorni. Il periodico «L’Italia» riferisce che a scoprire «la trama» è stato un garibaldino d’origine francese, tale Inveler. Avrebbe rivelato che «ufficiali del passato governo borbonico e impiegati destituiti avevano accettato volentieri un partito che dava loro il destro di vendicarsi dei loro nemici e riacquistare la perduta dignità». Secondo Inveler «un tal medico svizzero, chiamato Whytand, andava attorno arrolando uomini, corrispondendo per lettere e missive segrete coi capi, spargendo armi e denari». «I documenti che sono venuti in mano alla polizia sono gravissimi» assicura «L’Italia». «Tra gli altri vi ha una lettera di un noto scrittore al Whytand in cui gli scrive ch’egli da Marsiglia porterà seco e fucili e revolver». Chi è questo misterioso scrittore? Nessuno lo dice. Si aggiunge però che «due giorni dopo che la lettera è stata intercettata dalla polizia fu pubblicato nel periodico “l’Indipendente” un lungo articolo, in cui dicevasi esser possibil cosa ripristinare a Napoli la dinastia di Murat». Si racconta che armi sono state sbarcate in Calabria e nel Salernitano. Ma «per fortuna solenni e alte rivelazioni sono state fatte alla polizia» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 6/3/2011).
«A Napoli, taluni parroci si rifiutano di dire messa, sostenendo che, con la nuova legge sui beni ecclesiastici, il governo s´è impossessato dei redditi - detti “benefìcii” - di cui godevano le comunità sacerdotali. Il Consigliere per gli affari ecclesiastici ha diramato ai Diocesani, cioè ai capi delle comunità religiose, una circolare nella quale raccomanda l’obbligo di far celebrare, “come per lo passato”, messe ed altre cerimonie. Avverte i rettori delle varie congregazioni che la Cassa Ecclesiastica è disposta a rifondere tutte le spese sostenute “nei limiti del solito finora praticato”, per l´acquisto di ostie, vino, incenso, rammendo di stole, paramenti e così via» (ibid).
Il Napoli batte la Juventus per 2-1. La partita finisce a botte. Ricorda Dino Zoff: «Successe di tutto. Ma non si può capire cosa accadde davvero se non si conoscono i fatti che precedettero quella gara. Nel ’64, Omar Sivori era alla Juventus ed era già celebrato, quando arrivò in panchina Heriberto Herrera. I giornali lo chiamavano HH2, per non confonderlo con Helenio. HH2 e Sivori avevano un’idea di calcio opposta, oltre a due caratteri incompatibili. Questo costrinse Omar a lasciare Torino. Nel ’65 passò al Napoli. E da allora tutte le volte che giocavano contro, Sivori gli tirava le pallonate contro la panchina, lo faceva apposta. Degli attentati. E noi: “Omar non si fa”. E lui: “Se volevo farlo, davvero, lo uccidevo”. Un manigoldo geniale. Dal canto suo, ad ogni gara, Herrera lo faceva marcare sempre più stretto. In quella del ’68 la marcatura toccò a Favalli. A un certo punto l’arbitro ammonì Sivori per un fallo proprio su Favalli, che però si era buttato. Si accende una discussione in mezzo al campo e dalla difesa arriva Panzanato. Un armadio, però anche un tipo ansioso. Ogni tanto sui calci d’angolo si perdeva le marcature e andava nel panico. Insomma, Panzanato arriva e scoppia il finimondo. Io ero in porta. Ho visto la zuffa. I pugni, i tacchetti nelle gambe, l’arbitro che sventolava i cartellini e i giocatori che piano piano uscivano dal campo. Prima Panzanato e Salvadore, che continuavano a fare a cazzotti. Poi Sivori. Che si avvicinò a Herrera e gli urlò: “Al ritorno, a Torino, veniamo a giocare in sei. Tanto per vincere contro di voi basta”» (Marco Mensurati, la Repubblica 11/2/2016) (la Repubblica)
Pino Daniele intervistato da Giuseppe Marrazzo restituisce il sapore pieno di rabbia di quell’anno.
«È banale ripetere che Napoli è una città sorprendente. I quotidiani cittadini vanno sfogliati con la lentezza dei giocatori di poker quando leggono le carte: la sorpresa è sempre in agguato. E poi, banale o no, la cronaca (in ogni sua sfumatura di colore: rosa, bianca o nera) trova in questa città la palestra ideale. Se da una parte preme l’angoscia per i bambini colpiti dal virus micidiale ancora sconosciuto, dall’altra, proprio a Napoli, è sorta una banca del seme alla quale rivolgersi in caso di sterilità maschile. Tutto quello che altrove sarebbe accolto con diffidenza o con reazioni misurate, a Napoli si enfatizza all’istante. Pochi figli significa non avere una “famiglia completa”, non averne affatto una condizione infamante. Molti figli sono una “grazia di Dio”, “un segno della Provvidenza” ma, contemporaneamente, fatalismo misto a preoccupazione per il mantenimento dei piccoli. Ad una assistente sociale che propagandava, e giustamente, i contraccettivi, dai «bassi» di Fuorigrotta sono piovuti insulti e maledizioni. Come se avesse pubblicizzato sconcezze. L’Italia del pluribigamo siciliano ha il risentimento facile. In una corrispondenza del Corriere della Sera da Napoli, Adriano Baglivo informa che la banca del seme, contrariamente ad ogni previsione, è scarsamente frequentata. I napoletani non solo si prestano malvolentieri alla donazione, ma le maggiori resistenze si incontrano nei padri che poi dovranno riconoscere per proprio il figlio nato dalla inseminazione artificiale. Credo di capire che non si tratta di sfiducia nei confronti del risultato, ma piuttosto nella segretezza dell’operazione. Nessuno è in grado di garantire al padre sterile che il donatore non si faccia bello del proprio gesto altruistico per via Partenope o per via Caracciolo e che quindi non provochi risatine e ammiccamenti al passaggio del padre legale con carrozzina e moglie. Hanno voglia i responsabili della banca a spiegare che il donatore è rigorosamente anonimo: dimenticano che lo scambio avviene in una città frequentata da lettere anonime, da pettegolezzi, da strizzate d’occhio. Meglio perciò, dicono i padri sterili, affrontare il dispiacere di non poter mettere al mondo figli piuttosto che averne uno che sia motivo, magari per una straordinaria rassomiglianza, di sospetti» (Maurizio Costanzo sul Corriere della Sera)
NAPOLI — I bambini napoletani continuano a morire per la virosi respiratoria. Ieri ne sono deceduti altri tre al centro di rianimazione del «Santobono». Salgono cosi a 76 le vittime del virus dal febbraio dello scorso anno nel Napoletano (80 in Campania). I piccoli morti di oggi sono Vincenzo Treglia di 4 mesi, Salvatore Sarracino di 5 e Laura Madonna di 10 mesi. L’autopsia ha confermato che si trattava di virosi respiratoria. «Anche se il numero dei casi che stiamo esaminando in questo momento è minore di quello delle settimane scorse — ha commentato il professor Francesco Mattace-Raso, anatomopatologo degli ospedali riuniti dei bambini — nessuno poteva pensare che la virosi fosse entrata nella sua fase decrescente. Il ritmo dei ricoveri-decessi, infatti, è rimasto inalterato». Vincenzo Treglia e Salvatore Sarracino, tutti e due di Napoli, erano stati ricoverati venerdì scorso. Laura Madonna di San Sebastiano al Vesuvio, invece, ieri mattina. «Mia figlia — ha detto il padre della piccina — è stata bene fino a poche ore prima di avvertire l sintomi della malattia. All’alba ci slamo accorti che diventava di momento in momento sempre più fredda. E allora l’abbiamo trasportata al Santobono». Al centro di rianimazione dell’ospedale pediatrico sono adesso ricoverati altri tre bambini (dal Corriere della Sera del 12 marzo)
Un cane trova a San Sebastiano, sulle pendici del Vesuvio, le ossa carbonizzate di Giuseppina Velotto, già amante di Luigi Vollaro e da questi uccisa per una sua relazione con Antonio Scotto (vedi 2 agosto). Vollaro nega di aver ucciso la Velotto: «Quella donna è scappata di casa, lasciandomi tre figli che stanno ancora con me. Sarà all’estero, chissà dove. I carabinieri hanno trovato un piede e credono che sia il suo»
Alberto Marotta, noto spacciatore di droga, viene ucciso in un agguato dai Nuclei armati rivoluzionari.
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