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A Santa Monica, in California, è morto Conrad Hilton, creatore della catena di Hotel Hilton e marito, per un tratto della sua vita, dell’attrice Zsa Zsa Gabor (il figlio invece è stato sposato a Elizabeth Taylor).Leggi qui la biografia di Maurizio Chierici
Conrad Hilton
Venerdì 5 gennaio 1979
Morte di Charles Mingus
Charles Mingus, il più famoso bassista nella storia del jazz, è morto a Cuernavaca, in Messico, all’età di 57 anni, stroncato da un attacco cardiaco. Il corpo è stato cremato. Una tremenda malattia, una sclerosi laterale amiotrofica (Sla), costringeva Mingus su una sedia a rotelle. In Messico si era recato alla fine dell’estate scorsa proprio per tentare una cura.Era nato a Nogales, in Arizona, il 22 aprile 1922. La sua prepotente personalità emersa negli anni Quaranta al tempo del «bop», aveva portato questo eccezionale bassista (ma anche abile pianista) e questo acuto compositore a esercitare un’influenza profonda su tutto il jazz moderno. La sua musica, raffinata e potente, era indirizzata a un costante recupero della tradizione, che in Mingus voleva dire essere più moderno che mai, perché sapeva riflettere, in anni di crisi dei neri d’America, tutte le loro realtà e aspirazioni, dalla politica alla religione (famosa è una sua satira in musica che colpì duramente il governatore razzista Faubus). Nello stesso tempo opere come The black saint and the sinner lady avevano una squisitezza formale quanto meno rara. In quanto al suo pesante strumento, ne sapeva trarre una sonorità da virtuoso. Aveva pubblicato una «scandalosa» autobiografia, Beneath the underdog, «peggio di un cane», in riferimento alla condizione dell’artista nero negli USA. Figura possente, carica di umorismo. Sotto Natale era uscito il suo ultimo disco, Cumba Jazz Fusion, che reca tra l’altro la musica che egli aveva preparato per la colonna sonora del film Todo modo, poi scartata dai produttori italiani i quali avevano preferito ripiegare sul solito Morricone (venne usata solo per l’edizione americana). L’ultima apparizione in pubblico era stata in giugno, a un concerto di jazz alla Casa Bianca, quando il presidente Carter aveva invitato i massimi jazzisti d’America. Ma Mingus non aveva potuto esibirsi: era rimasto, tutto il tempo, sulla sua sedia a rotelle, anche se con la sua solita allegria. (Gian Mario Maletto sul Corriere d’informazione)Leggi qui l’articolo di Vittorio Franchini
Sabato 6 gennaio 1979
Morte di Giorgio Colli
FIRENZE — Si è spento improvvisamente nella sua abitazione Giorgio Colli, insegnante di storia della filosofia antica all’università di Pisa. Nato 61 anni fa a Torino, Colli dirigeva, insieme con Mazzino Montinari, l’edizione delle «Opere di Friedrich Nietzsche» che si pubblica contemporaneamente in Italia, Francia e Germania. Era autore di «Filosofia dell’espressione» (1969), «Dopo Nietzsche» (1974) e «La nascita della filosofia» (1975). Nell’autunno del ’77, per le edizioni Adelphi, aveva dato inizio alla pubblicazione de «La sapienza greca», un’opera monumentale prevista in undici volumi. Ne sono usciti due: il primo dedicato a Dioniso, Apollo, Eleusi, Orfeo, Museo e gli Iperborei; il secondo a Epimenide, Ferecide, Talete, Anassimandro, Anassimene e Onomacrìto. E’ quasi pronto il terzo interamente dedicato a EraclitoLeggi qui l’articolo di Giulio Nascimbeni
Martedì 9 gennaio 1979
Morte di Pierluigi Nervi
ROMA — È morto a Roma nella sua abitazione di lungotevere Arnaldo da Brescia l’ingegner Pierluigi Nervi, uno dei pochi progettisti italiani che ha raggiunto un’incontrastata fama mondiale. Aveva 87 anni. I funerali si svolgeranno venerdì, alle 10, nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Nato a Sondrio nel 1981 e laureatosi a Bologna in ingegneria nel 1913, Nervi si trasferì a Roma dove a partire dal 1946 tenne la cattedra di Tecnologia e tecnica delle costruzioni presso la facoltà di Architettura. È stato chiamato il «poeta del cemento armato» perché predilesse questo materiale che, prima di lui, come egli stesso disse, era considerato «il servo umile dell’edilizia, qualcosa che bisognava nascondere» e che egli, invece, mise in vista conferendogli un alto valore estetico oltre che funzionale. Il suo nome è legato a diversi dei maggiori esempi dell’architettura moderna, in Italia e all’estero, nati da un’intuizione creativa prima ancora che dai calcoli, usati successivamente, come conferma. La sua opera più recente è la nuova sala delle udienze in Vaticano, tra le prime ci sono le aviorimesse di Orbetello e di Orvieto, distrutte dall’ultima guerra ma tuttora ricordate come autentici capolavori. Portano ancora la sua firma il Palazzo e il Palazzetto dello Sport dt Roma, il Palazzo del Lavoro costruito per «l’Italia ’61» a Torino, l’autostazione al ponte George Washington a Nuova York, la sala delle Conferenze dell’UNESCO a Parigi, la stazione ferroviaria di Savona. Nervi collaborò anche con Giò Ponti alla costruzione del grattacielo Pirelli di Milano.Leggi qui l’articolo di Leonardo Benevolo
Morte di Leandro Remondini
MILANO — Stroncato da un attacco cardiaco nella sua abitazione milanese, all’età di 61 anni, si è spento Leandro Remondini, popolare figura del mondo del calcio. Nato a Verona il 17 novembre 1917, Remondini s’era affermato nei quadri della società scaligera quale terzino di grande temperamento in grado di ricoprire anche il ruolo di attaccante. A vent’anni fu ingaggiato dal Milan, ove rimase un anno per poi passare al Modena (1938-43), al Varese (1944), al Casale (1945-46), ancora al Modena (1946-47) e infine alla Lazio (1947). Nel 1950 aveva partecipato alla spedizione azzurra ai campionati del mondo in Brasile ove giocò la sua unica partita in Nazionale contro l’Uruguay. Intrapresa nel 1952 la carriera di allenatore, aveva diretto la nazionale turca, la Sambenedettese, il Livorno, il Catanzaro, il Palermo, il Taranto e il Perugia. Nei quadri tecnici della società umbra era rimasto anche dopo l’arrivo di Ilario Castagner, dal quale aveva ricevuto l’incarico di «osservatore» nel Nord d’Italia. È grazie alle sue segnalazioni che il Perugia si è assicurato le prestazioni di Bagni e Dal Fiume, attuali titolari nella formazione umbra. Lascia la moglie e il figlio Enrico che, da «mascotte» portafortuna, scendeva in campo col padre nel Modena del dopoguerra
Leandro Remondini in una foto del 1947, quando giocava nella Lazio
Lunedì 22 gennaio 1979
Muore Hadley Richardson
Muore a Lakeland in Florida, Hadley Richardson, prima moglie di Ernest Hemingway. Aveva 87 anni.
Un’autobomba uccide Hassan Salameh
Un’autobomba uccide in una via di Beirut Hassan Salameh, il «principe rosso», molto vicino a Yasser Arafat, che aveva intrecciato uno stretto rapporto con la spia americana, ma venduta al Kgb, Robert Ames. (leggi qui l’articolo di Guido Olimpio)
Venerdì 26 gennaio 1979
Morte di Nelson Rockefeller
Nelson Rockefeller, 71 anni, muore con il sorriso sulle labbra nel letto della sua segretaria giovinetta, che lo guarda spirare mormorando «Oh Signore, oh mio Dio» senza avere il coraggio di chiamare i numeri d’emergenza... (leggi qui la biografia). Secondo il Corriere della Sera (vedi il ritratto di Franco Occhiuzzi) «è deceduto per un improvviso attacco cardiaco al tavolo di lavoro, mentre rivedeva le bozze di un libro che stava completando sulla sua famosa collezione d’arte moderna».
Venerdì 2 febbraio 1979
Morte di Sid Vicious
NUOVA YORK — Il cadavere nudo del cantante «punk» inglese Sid Vicious, ex capo del complesso rockpunk dei Sex pistols, è stato scoperto oggi dalla madre e dalla ragazza del giovane in un appartamento del Greenwich Village. Lo avrebbe ucciso una dose eccessiva di eroina. Accanto al corpo sono stati trovati una siringa e un cucchiaio. «Oggi come oggi — ha affermato un ufficiale di polizia — non siamo in grado di sapere se Sid Vicious volesse uccidersi, o se volesse solo iniettarsi una dose molto potente». L’ipotesi del suicidio rimane in piedi, ma non è da escludere un errore di dosaggio da parte di un tossico ansioso di eroina dopo il carcere e l’astinenza. Vicious, 21 anni (il suo vero nome è John Simon Ritchie), era stato uscito l’altro giorno dal carcere municipale di New York, dietro versamento di 50.000 dollari di cauzione. Era accusato di avere ucciso la ragazza con la quale viveva da tempo, Nancy Spungeon, di 20 anni. La ragazza era stata trovata con l’addome crivellato di coltellate, in un lago di sangue, il 12 ottobre scorso, nel bagno dell’appartamento di un albergo newyorkese dove i due giovani avevano preso alloggio. Dopo il suo arresto il cantante era stato sottoposto alla cura di disintossicazione. Era stato scarcerato una prima volta, a condizione che continuasse a curarsi sottoponendosi al trattamento di disintossicazione con metadone (surrogato sintetico dell’eroina), ma la sua libertà aveva avuto breve durata: lo avevano riarrestato dopo una rissa in un locale notturno di Manhattan, nel corso della quale Sid avrebbe colpito con un boccale di birra un tizio al volto. Per festeggiare la sua seconda scarcerazione, gli amici avevano organizzato una festicciola in un appartamento al Greenwich Village. Chi lo ha visto lo ha descritto di ottimo umore: «Allegro, cordiale, vedeva un futuro luminoso davanti a sé». Ha bevuto birra per quasi tutta la sera, ma verso mezzanotte si è fatto un’iniezione di eroina: dopo tre quarti d’ora era completamente in balia della droga, anche se poi la lucidità gli è tornata. La festicciola è finita verso le 2 di notte, e Sid Vicious, presumibilmente, se ne è andato a letto subito.
Domenica 11 febbraio 1979
Morte del boss Girolamo Piromalli
Girolamo Piromalli, don Momo o don Mommo, 61 anni, sposato con due figli, boss della ’ndrangheta, è morto a Messina dove era ricoverato da due anni per una gravissima cirrosi epatica.Leggi qui la biografia di Bruno Tucci.
Don Momo. Girolamo Piromalli
Lunedì 12 febbraio 1979
Morte di Jean Renoir
HOLLYWOOD — Jean Renoir si è spento a Hollywood. Aveva 84 anni. Il grande maestro del cinema francese, da tempo malato, viveva in una villa di Benedict Canyon, all’estrema periferia di Los Angeles. Il corpo sarà traslato la settimana prossima nella capitale francese, dove Renoir nacque il 15 settembre 1894, figlio secondogenito dell’illustre pittore impressionista Auguste Renoir. Leggi qui l’articolo di Leonardo Autera
Martedì 20 febbraio 1979
Morte di Nereo Rocco
All’età di 77 anni è morto Nereo Rocco, triestino, grande allenatore di calcio (Padova, Milan, Triestina), detto “el paròn”. Le sue ultime parole (rivolto al figlio): «Dàme i minuti» (leggi qui un articolo di Gianni Mura).
Venerdì 9 marzo 1979
Morte del cardinale Villot
Il cardinale Jean-Marie Villot, 75 anni, segretario di Stato dal 1970, confermato nella carica sia da Giovanni Paolo I che da Giovanni Paolo II, muore per una polmonite ed è sepolto nella chiesa di Trinità dei Monti a Roma.
Il cardinale Jean-Marie Villot
Giovedì 15 marzo 1979
Morte di Léonide Massine
Léonide Messine, spentosi l’altra sera in un ospedale renano dopo breve malattia, è stato uno dei personaggi più straordinari del balletto del Novecento e una delle stelle della celebre compagnia di Sergej Diaghilev, i Balletts russes. Era nato il 9 agosto 1896 a Mosca, da una famiglia di artisti. Aveva seguito i corsi dell’accademia teatrale con l’intenzione di diventare attore; fu tuttavia presto inserito nel mondo della danza. La sua presenza nei Ballets russes divenne fondamentale dopo il divorzio fra Diaghilev e il grande Vaslav Nijinski. Massine, temperamento assai versatile, allargò lo spettro coreografico della compagnia uscendo dalle favole e dalle storie epiche per toccare i temi della commedia dell’arte e ridando dignità, nel Tricorno, alla danza spagnola. Riprese i capolavori di Nijinski, come Petruska e il Sacre du printemps, imponendosi come danzatore dì grande vigore atletico e di saporito spirito di caratterizzazione. Dopo lo scioglimento dei Ballets russes, all’attivo del giovane moscovita, dall’aspetto singolarmente mediterraneo, restarono creazioni che ne stabilirono per sempre la fama, come Parade, Les femmes de bonne humour, Pas d’acier, Pulcinella, Le astuzie femminili, Salade. Presente prima e dopo la guerra in molte stagioni alla Scala, dove allestì Belkis, Mario e il mago e Fantasmi al Grand Hotel di Chailly-Buzzati, Leonide Messine conservava un affetto speciale per il teatro milanese. Malgrado la non buona salute e a dispetto dei suoi 83 anni, restava un grande, instancabile viaggiatore e conservava intatta la sua capacità di pensare, lavorare, produrre. Aveva iniziato una specie di giro del mondo, dall’America alla Germania, per rimettere in piedi — mi disse — alcuni suoi spettacoli. La sua ultima serata milanese fu un tuffo nei ricordi. L’inventore dei balletti sinfonici, genere oggi in gran voga, lascia anche un ricordo per gli appassionati del cinema, con Scarpette rosse e Carosello napoletano. Ma quello che ci rendeva caro questo piccolo grande uomo era iI furibondo affetto per la vita e per le cose, il coraggio di non arrendersi mai, il saper combattere senza cedimenti e senza lacrime l’infamia del tempo (M. P. sul Corriere della Sera).
Sabato 17 marzo 1979
Morte di Giacomo Lauri Volpi
VALENCIA — Giacomo Lauri Volpi, uno dei massimi tenori di questo secolo, si è spento ieri mattina in una clinica di Valencia. Aveva 86 anni. Al momento del trapasso erano al capezzale la signora Carla, figlia adottiva del grande cantante, e la nipote. Lauri Volpi era nato a Lanuvio, in provincia di Roma, l’11 dicembre 1893.È scomparso un maestro del canto che da decenni il pubblico di tutto il mondo aveva ammirato ed amato e che, ancora in vita, era entrato nella leggenda. La decisione di ristampare solo pochi mesi fa il proprio libro (Voci parallele pubblicato da Bongiovanni) in una versione aggiornata testimonia di una vitalità prodigiosa, ma lascia stupefatti, addirittura, il fatto che egli abbia festeggiato il proprio ottantacinquesimo compleanno misurandosi in pubblico, al Teatro Real di Madrid, nell’aria «La donna è mobile» del Rigoletto. Si deve riconoscere a Lauri Volpi non soltanto la grandezza abbagliante della riuscita vocale, che in questo secolo ha pochissimi uguali, ma anche un’attenzione ai fenomeni culturali che fanno di questo maestro un esempio rarissimo. È un’inclinazione che già si poteva notare negli anni dell’adolescenza quando frequentava il liceo, ma che è continuata anche nel periodo del maggiore successo quando amava intrattenere rapporti continui con Papini e con Pirandello. Anche adesso attendeva con la massima felicità il 13 marzo, giorno in avrebbe sarebbe stato nominato accademico di San Carlo (un’istituzione spagnola analoga ai nostri Lincei). Poche ore prima dell’attesissimo evento è stato aggredito da una trombosi e in ospedale la sua fibra eccezionalmente forte ha resistito solo alcuni. La carriera artistica di Lauri Volpi era iniziata in provincia negli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale prima di approdare ai massimi teatri dove ha conosciuto e percorso una lunghissima stagione di trionfi. Certo è consegnata alla storia del teatro musicale la qualità incisiva e luminosa della voce. Lauri Volpi fu tenore per definizione eroico, capace di versare, con sbalorditiva comunicativa, nei personaggi melodrammatici non meno che nella vita i caratteri incontenibili di un temperamento ardente (Duilio Courir sul Corriere della Sera)
Lunedì 26 marzo 1979
Morte di Ugo La Malfa. Una sua tribuna politica del 1974
Ugo La Malfa, 76 anni, fondatore del Partito d’Azione, segretario e leader del Partito Repubblicano Italiano, ministro dei Trasporti nel governo Parri e ininterrotamente in Parlamento dal 1948 a oggi, è morto a Roma. Marco Nese sul Corriere d’Informazione ne ha raccontato gli ultimi istanti. «L’ultimo check-up lo aveva fatto in febbraio e gli esami medici non avevano destato alcuna preoccupazione. L’unico suo guaio erano gli occhi, ai quali aveva subito una delicatissima operazione mesi fa. Poi, sabato mattina, l’improvviso sopraggiungere del colpo fatale. Erano circa le 6. La Malfa dormiva da solo in una stanza del suo appartamento di via Cristoforo Colombo (un palazzo abitato solo da parlamentari). In casa, oltre a lui, c’erano la moglie e la cameriera, Angela. L’emorragia cerebrale si manifesta con acutissimi mal di testa. E questo deve aver svegliato il leader repubblicano, il quale ha forse cercato di alzarsi, e ha acceso la luce. Non ci è riuscito perché ha subito perduto conoscenza, è crollato urtando la testa contro uno spigolo del comodino. Pochi minuti dopo le 7, Angela, la cameriera, vede filtrare la luce da sotto la porta della stanza e pensa che La Malfa si sia alzato (era sempre stato mattiniero). Va a preparare la colazione, ma quando poi entra nella stanza si trova di fronte a una scena raccapricciante: La Malfa riverso per terra, privo di sensi. Tutto diventa frenetico: la chiamata d’urgenza del medico, la corsa verso la cllnica, i primi esami per verificare le condizioni del cervello. Ci sono speranze? I medici lasciano subito capire che non c’è scampo. Il sangue ha completamente invaso il cervello, La Malfa è ormai ridotto solo a una vita puramente vegetativa, resa possibile dalla grande resistenza del cuore. I medici non tentano nemmeno l’intervento chirurgico sul cervello: «E’ inoperabile», dicono. In ogni caso, avvertono, se pure dovesse sopravvivere, l’uso del cervello sarebbe ormai definitivamente compromesso, la sua intelligenza se n’è andata, cancellata dall’ondata di sangue, la sua coscienza è scomparsa».Leggi qui la biografia
Venerdì 30 marzo 1979
Morte di Umberto Melnati
ROMA — L’attore Umberto Melnati è morto a Roma, alle ore 13, all’ospedale San Giacomo, dove era stato ricoverato una settimana fa. La causa del decesso è una emorragia cerebrale. Aveva 78 anni. Era sposato con Kristina Hablè (in arte Christy Cleyn), anch’essa attrice, morta alcuni anni fa. I funerali si svolgeranno lunedì prossimo. Melnati è stato l’attore più brillante del cosiddetto periodo dei «telefoni bianchi». Ebbe il momento di maggiore popolarità nel periodo tra le due guerre, soprattutto come protagonista di commedie leggere. Il suo cavallo di battaglia era Due dozzine di rose scarlatte, la famosa commedia di Aldo De Benedetti. Leggi qui la biografia di Maurizio Porro
Sabato 7 aprile 1979
Morte di Marcel Jouhandeau
Morte di Marcel Jouhandeau, «scrittore sacrilego e mago profano che, sotto la copertura di una vita apparentemente rassegnata, condotta lavorando per trenta anni come precettore di latino al liceo Saint-Jean di Passy, ha saputo portare avanti un’incessante attività di scrittura e di corruzione di forme e di anime, solo in parte testimoniata dai circa duecento volumi che il 7 aprile 1979, giorno in cui morì quasi centenario, ne componevano la bibliografia.» • Cattolico, omosessuale, antisemita.Leggi qui l’articolo di Marco Dotti
Marcel Jouhandeau con la moglie Elise
Martedì 10 aprile 1979
Morte di Nino Rota
ROMA - Il maestro Nino Rota è morto, in seguito a crisi cardiaca, in una clinica romana, dove era stato ricoverato qualche giorno fa. Era nato a Milano il 3 dicembre 1911. La salma del musicista è stata composta nella cappella mortuaria della clinica «Villa del Rosario», dove Rota si è spento. Poco prima, avvertito da Suso Cecchi D’Amico, era arrivato Fellini. Dice un sanitario: «Era totalmente diverso dal Fellini che siamo abituati a vedere. Mascherava la commozione e il dolore dietro un volto teso, sotto uno sguardo accigliato. È stato lasciato solo per un po’ col suo musicista, con l’uomo che riusciva a tradurre in musica le idee cinematografiche del regista». Poco dopo, è arrivato alla clinica anche il professor Vinci Verginelli, autore dei testi di tante canzoni composte da Nino Rota. Forse è stato il suo più caro amico. Ha detto: «Era un uomo dolcissimo. Tra qualche giorno avremmo dovuto dirigere, al Teatro dell’Opera di Roma, il Mysterium, scritto per la morte di Aldo Moro». Man mano che la notizia si diffondeva, decine di personalità arrivavano alla clinica. I funerali si svolgeranno domani. Rota si trovava in clinica per un «check up». Era uscito in giornata per visitare una mostra. Poi, avendo terminato le analisi, era tornato per riprendere le sue cose e tornare a casa. È stato un istante. Una crisi cardiaca l’ha fulminato. Non si è accorto di morire. Si è spento alle 15 esatte (dal Corriere della Sera dell’11 aprile).
Nino Rota
Lunedì 16 aprile 1979
Morte di Maria Caniglia
ROMA - È morto in mattinata il celebre soprano Maria Caniglia. Era ricoverata da due settimane nella clinica «Villa Stuart» per alcuni gravi disturbi. Aveva 73 anni. Al momento del trapasso l’artista, ritiratasi dalle scene ventuno anni fa, era assistita dal figlio Paolo, funzionario della Rai. La Caniglia era vedova di Pino Donati, noto organizzatore teatrale. I funerali si svolgeranno martedì alle 11. La sua ultima esibizione in pubblico avvenne alle Terme di Caracalla a Roma nel luglio 1958 nell’Andrea Chénier. Poi i primi sintomi di un’artrite cervicale la indussero ad abbandonare le scene per ritirarsi nella quiete domestica.Nata a Napoli il 5 maggio 1905 da famiglia abuzzese, era cresciuta nello stesso edificio abitato da Salvatore DI Giacomo e aveva studiato con il maestro Agostino Roche. Diplomatasi nel 1929, a 23 anni, Maria Caniglia esordì nel 1930 al «Regio» di Torino nella Elettra di Strauss, per poi passare con esito sempre trionfale, al «Carlo Felice» di Genova, al «Teatro reale dell’Opera» di Roma e al «Politeama» di Firenze. Conobbe il successo alla «Scala» nel 1931 e da allora si può dire che la sua carriera non ha conosciuto soste. Tentò anche opere più ardue, come l’Andrea Chénier a Verona nel 1934 e la Tosca l’anno dopo. Divenuta più sicura nel settore acuto, nel 1933 Maria Caniglia potè cimentarsi nel Simon Boccanegra alla Scala, proseguendo poi con Aida ripresa poco dopo a Praga e a Bergamo. Nel 1937 cantò al Covent Garden di Londra e, l’anno dopo, al Metropolitan di Nuova York.Nel dopoguerra riprese con costanza e vigore la carriera brevemente interrotta per le vicende belliche, e si fece applaudire in opere per lei nuove (Forza del destino, Ballo in maschera, Don Carlo) nei maggiori teatri italiani, tedeschi, inglesi, sudamericani. A 40 anni, a Roma, affrontò con successo la Norma. Il maestro Donati, suo marito, morto qualche anno fa, era stato un buon musicista e un ottimo organizzatore teatrale.
Maria Caniglia in camerino
Martedì 17 aprile 1979
Morte di Paolo Barison
IMPERIA — Gigi Radice è in gravissime condizioni all’ospedale di Imperia. Il tecnico del Torino è rimasto vittima di un impressionante incidente stradale in cui hanno perso la vita l’ex calciatore del Milan Paolo Barison ed Enrico Elia, un avvocato torinese di 56 anni. Gigi Radice e il suo inseparabile amico Barison erano reduci da una breve vacanza. Forse per dimenticare le amarezze del campionato e della sconfitta subita sabato scorso contro il Milan, Radice, in compagnia della moglie Nerina, di Barison e di Odoardo Traversa, fratello del vice-presidente del Torino, si erano recati a Mortola Superiore, al confine italo-francese, a casa di Ferretti, allenatore in seconda della squadra granata.Lunedi la comitiva si era spostata a Ospedaletti, nella casa del Traversa. Nella mattinata di ieri il tragico rientro. Radice e Barison salivano sulla Fiat «130» coupé, color argento, che l’allenatore granata aveva avuto in regalo dal presidente Pianelli dopo la conquista dello scudetto nel 1976; la signora Nerina decideva, invece, di recarsi in treno a Chiavari dove l’attendevano i figli Ruggero e Cristina. L’altra figlia dei coniugi Radice, Elisabetta, la maggiore, si trova in Sicilia in vacanza. L’incidente, gravissimo, è accaduto sull’Autostrada dei Fiori, poco prima del casello di Andora, alle 10.30. Un autotreno Fiat Iveco, condotto dal ventisettenne Gino Longo di Lonate Pozzolo (Varese), diretto da Gallarate a Sanremo, che trasportava vetture Opel, ha sbandato, ha sfondato il guard-rail ed è piombato nella corsia opposta. Rovesciatosi, l’autotreno ha proseguito la sua folle corsa travolgendo prima un’Alfetta, poi una «128», la «130» di Radice e ancora un’Alfetta e una «128».L’auto del tecnico granata prendeva immediatamente fuoco: Radice si salvava perché veniva scaraventato fuori dall’abitacolo, mentre per il povero Barison, rimasto imprigionato fra un groviglio di lamiere, non c’era più nulla da fare. «Pioveva — ha raccontato il Longo, rimasto incolume dopo l’incidente —, andavo a circa novanta all’ora. Forse ho commesso l’errore di frenare. E’ stato terribile». Il corpo carbonizzato e irriconoscibile di Barison è stato trasportato all’obitorio di Andora, per il riconoscimento (Sergio Rotondo sul Corriere della Sera del 18 aprile)
Lunedì 23 aprile 1979
Morte di Amedeo Biavati
Tutti lo ricorderanno come «l’ala del doppio passo». Un giorno, qualche anno fa, cercò di spiegare questo trucco ormai famoso. Disse: «Era una finta in velocità che mi riusciva istintiva e che quasi sempre lasciava di stucco l’avversario. Ma mi dispiaceva ridicoIizzare i terzini e allora la usavo soltanto contro quelli carogna». L’ala del doppio passo, Amedeo Biavati, è morto. Aveva 64 anni e da tempo era ricoverato per una grave malattia in una clinica di Bologna, la città dove era nato e che nel dopoguerra, cominciata la carriera poco fortunata di allenatore, aveva dovuto spesso abbandonare a malincuore, tornandovi però ogni volta che poteva (dal Corriere della Sera del 24 aprile)Leggi qui la biografia.
Amedeo Biavati
Mercoledì 25 aprile 1979
Non è tornato a casa lo scrittore Lucio Mastronardi
Lo scrittore Lucio Mastronardi, 49 anni, è scomparso da martedì mattina. E’ uscito dall’abitazione di via Naviglio Sforzesco 24, vicino a piazza Ducale, nel cuore della vecchia Vigevano, verso le 7.50 per recarsi in ospedale e poi ha fatto perdere le proprie tracce. La moglie Lucia Lovati, 38 anni, insegnante elementare, dopo una giornata di vane ricerche presso parenti e conoscenti, ieri mattina si è recata in commissariato e ha denunciato la scomparsa del marito al vice questore, dottor Pedone. La donna appare gravemente preoccupata per il marito, che negli ultimi tempi era molto depresso. Recentemente Lucio Mastronardi era stato ricoverato per circa un mese al Policlinico di Pavia per una grave malattia. Le prime indagini svolte dalla polizia hanno permesso di accertare che Mastronardi lunedì mattina si è recato in ospedale a Vigevano, dove è stato notato da alcuni infermieri, senza tuttavia sottoporsi a prelievi di sangue per alcune analisi cosi come aveva detto alla moglie prima di uscire di casa. Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti lo scrittore è stato visto per l’ultima volta alla stazione ferroviaria della città lomellina. Erano circa le nove e trenta. Non è stato possibile stabilire se Mastronardi è salito sul treno. La cosa, comunque, appare probabile. Per questo gli agenti del commissariato di Vigevano hanno esteso le ricerche in tutta la Lombardia. Al momento della scomparsa lo scrittore indossava pantaloni di velluto blu, una giacca di lana con risvolti in renna e camicia di colore beige. In tasca, secondo quanto ha dichiarato la moglie agli inquirenti, Mastronardi aveva pochi soldi; non più di ventimila lire. La moglie Lucia Lovati per tutta la giornata di ieri è rimasta in fiduciosa attesa assieme alla figlioletta Maria di cinque anni nella casa di via Naviglio Sforzesco. Al vice questore, dottor Pedone la donna ha detto: “E’ la prima volta che mio marito manca da casa per tutta la notte. Altre volte, invece, era rientrato con un certo ritardo, anche di due o tre ore. Non vorrei che avesse commesso qualche sciocchezza». Già nel novembre 1974 Mastronardi aveva tentati di uccidersi gettandosi dal balcone di casa, al quinto piano (Giuseppe Gallizzi sul Corriere della Sera del 26 aprile)
Giovedì 26 aprile 1979
Vane le ricerche dello scrittore Lucio Mastronardi
VIGEVANO (Pavia) — Man mano che passano le ore, diminuiscono le speranze di rintracciare ancora vivo lo scrittore Lucio Mastronardi, 48 anni, l’autore di «Il maestro di Vigevano». Per tutta la giornata di ieri, i vigili del fuoco hanno scandagliato le acque del Ticino, dopo che nella prima mattinata è giunta in commissariato la segnalazione di un ragioniere vigevanese. Secondo quanto questi ha riferito al dottor Pedone, vicequestore dirigente del locale commissariato, Lucio Mastronardi la mattina di martedì alle 9.20 si trovava sul ponte del Ticino ai confini tra Vigevano e Abbiategrasso; Mastronardi era uscito di casa verso le otto dicendo alla moglie che si sarebbe recato in ospedale per alcune analisi. In nosocomio però l’uomo si è fatto soltanto vedere per qualche minuto, ma non è stato sottoposto ad alcuna visita. «Pioveva a dirotto — ha detto il ragioniere — e Mastronardi era a piedi, bagnato fradicio. Si stava dirigendo verso Abbiategrasso. Io rientravo da Milano e non ho dato molta importanza al fatto, anche perché lo conosco bene. Poi, quando attraverso la radio e i giornali ho saputo della sua scomparsa, mi sono preoccupato di segnalare l’episodio». La moglie dello scrittore, Lucia Lovati di 38 anni, vive momenti di drammatica attesa nella sua casa in via Naviglio Sforzesco 24, la stessa da dove — nel novembre di cinque anni fa — Mastronardi in un momento di sconforto si buttò dal quinto piano. La caduta venne attutita dal baule di una autovettura sul quale lo scrittore precipitò rimanendo solo ferito. Mastronardi guari dopo due mesi di degenza in ospedale. La signora Lovati continua a tenere contatti telefonici con la polizia. La donna ha lanciato anche un appello attraverso le radio locali. C’è chi dice di avere visto Mastronardi alla stazione ferroviaria, chi in corso Milano, chi sulla provinciale per Pavia. Tutte le segnalazioni vengono vagliate con particolare attenzione, ma la scomparsa di Mastronardi rimane — a tre giorni di distanza — un vero e proprio mistero. Le ricerche, sospese ieri all’imbrunire, saranno riprese questa mattina sempre nel fiume Ticino, in direzione di Pavia. Sono ricerche difficili e laboriose — sottolineano gli inquirenti — perché il fiume ha un’estensione vastissima ed è costellato di insenature e fosse. (dal Corriere della Sera del 27 aprile)
Venerdì 27 aprile 1979
Trovato un biglietto d’addio scritto da Mastronardi alla moglie Lucia Lovati
VIGEVANO - «Cara Lucia, non ce la faccio più. Grazie per avermi voluto bene e assistito. Grazie per la Maria. Perdonami, tuo Lucio». Poche brevi righe drammatiche, scritte con grafia incerta sul foglio a quadretti di un blocknotes. Forse rappresentano l’ultimo scritto di Lucio Mastronardi, 48 anni, l’autore del romanzo «Il maestro di Vigevano». Lo scrittore è scomparso da martedì mattina dopo avere detto alla moglie Lucia Lovati, 38 anni, che sarebbe andato in ospedale per analisi del sangue. La lettera d’addio trovata dalla moglie soltanto ieri mattina in uno dei cassetti della scrivania ha reso più improbabili anche le ultime residue speranze di trovare ancora vivo lo scrittore. Ora le ricerche nel Ticino sono state intensificate. I vigili del fuoco hanno continuato a scandagliare il corso d’acqua fino a Pavia. Da oggi le battute per cercare di recuperare il corpo verranno circoscritte a 300-400 metri di distanza a valle del ponte ferroviario, da dove si presume che Lucio Mastronardi abbia messo in atto il disperato proposito. Prima di fare intervenire i sommozzatori del gruppo di Genova, si cercherà anche di scandagliare le decine e decine di insenature e fosse che costellano la vallata del fiume. Verranno ispezionati anche i numerosi capanni che sorgono ai margini del Ticino. Lo scrittore — dicono amici e conoscenti — conosceva queste zone alla perfezione per averle ampiamente descritte nei suoi romanzi e racconti. «Un maestro — dicono a Vigevano — aveva un amore per il fiume. A volte vi passava intere giornate in solitudine con i suoi problemi, le ansie, le insoddisfazioni di una vita sempre movimentata e introversa». Forse pensando alla sua malattia Lucio Mastronardi ha scritto l’ultimo messaggio alla moglie e alla figlioletta e ha deciso di farla finita. Quando martedì mattina verso le 7,50 è uscito dalla sua abitazione di via Naviglio Sforzesco 24, aveva già fissato il suo appuntamento con la morte e le è andato incontro sotto l’acqua scrosciante, rivivendo scene descritte nel suoi libri. In via Milano, dal solito giornalaio ha comprato un quotidiano del mattino e si è incamminato verso il passaggio a livello, in direzione del ponte sul Ticino dove si perdono definitivamente le sue tracce. (Giuseppe Gallizzi sul Corriere della Sera del 28 aprile)
Sabato 28 aprile 1979
Morte di Ugo Spirito
ROMA — È morto a Roma, per collasso cardiaco, nella sua casa di piazza dei Carracci, Ugo Spirito, uno dei massimi esponenti della nostra cultura filosofica. Era nato ad Arezzo il 9 settembre 1896 e, partito dal giovanile cattolicesimo, si era convertito presto al positivismo per aderire poi ardentemente all’attualismo, schierandosi con la sinistra gentiliana. Nel 1932 fu il maggior esponente della dottrina corporativa, sognando uno stato etico e una «corporazione proprietaria» superatrice della proprietà privata oltre che dei contrasti di classe. Conseguenza di questa sua scelta, l’emarginazione dal sistema fascista, che nel 1935 gli tolse la cattedra di Economia corporativa occupata a Pisa per confinarlo nell’insegnamento della filosofia a Messina. Nel 1936 ottenne la cattedra di teoretica all’università di Genova e nel 1938 passò a Roma alla facoltà di magistero.Nell’immediato dopoguerra fu sottoposto a un processo di epurazione da cui usci prosciolto con formula piena, e finalmente ottenne nel 1952 la cattedra alla facoltà di lettere e filosofia all’università di Roma. Con Volpicelli fondò, nel 1927, la rivista Nuovi studi di diritto economia e politica. È stato fino all’ultimo, dopo aver abbandonato l’insegnamento universitario per raggiunti limiti di età, presidente della «Fondazione Giovanni Gentile» per gli studi filosofici, direttore del Giornale critico della filosofia Italiana, direttore della collana I classici della filosofia (editore Sansoni), direttore della Storia antologica dei problemi filosofici in otto volumi.
Ugo Spirito
Domenica 29 aprile 1979
Trovato nel Ticino il corpo di Mastronardi
VIGEVANO — L’ha trovato un pescatore, là, immerso nel suo Ticino che tante volte aveva descritto nei suoi romanzi. Il suo corpo è «stato conservato perfettamente dall’acqua gelida. I sommozzatori dei vigili del fuoco di Milano hanno impiegato più di tre ore per issarlo a bordo della barca e strapparlo al ramo dove era impigliato. Lo scrittore Lucio Mastronardi non aveva dato più notizie di sé da martedì scorso. L’ultima volta era stato visto da un amico sul ponte che attraversa il fiume alla periferia di Vigevano. Pioveva a dirotto e l’amico, che si trovava imbottigliato in una colonna di auto, non ha fatto in tempo a chiamare lo scrittore. Ieri mattina verso le 10 un pescatore, Claudio Cesani, mentre si trovava a bordo della sua barca a motore, ha intravisto, a circa mezzo metro di profondità e a quattro metri dalla riva, un corpo sospeso nell’acqua del Ticino. Immediatamente è tornato a riva ed ha dato l’allarne. Da qualche giorno tutte le barche in navigazione sul Ticino erano condotte da uomini con gli occhi puntati nell’acqua o intenti a scrutare le rive. Polizia e carabinieri sono giunti in riva al Ticino alle 11. I sommozzatori invece, che stavano perlustrando il fiume qualche chilometro più a nord, sono giunti nei pressi della località «Pubiè» (cioè Pioppeto) dove era stata segnalata la presenza del corpo nell’acqua, un po’ più tardi. Quella che sembrava una facile operazione si è dimostrata estremamente difficoltosa. Gli indumenti dello scrittore si erano impigliati ad un ramo in un punto del fiume dove la corrente è estremamente violenta. I due sommozzatori dei pompieri di Milano, Nicola Galizia e Gino Villa, hanno dovuto lavorare oltre tre ore per imbrigliare il cadavere con una corda che impedisse al fiume, una volta liberato il corpo, di portarselo via. Su una barca ad osservare e guidare le operazioni c’erano anche il commissario di Vigevano, Giorgio Pedone, e il procuratore della Repubblica, Antonio La Penna. Infine il corpo di Mastronardi è stato issato a bordo. Vigevano detiene un triste primato, quello dei suicidi. «Ma questa volta — dicono in un ristorante — non è la solita roba. Questa volta si è trattato di un artista, del nostro artista». Massimo Alberizzi sul Corriere della Sera del 29 aprile)
Lucio Mastronardi e il Ticino
Lunedì 30 aprile 1979
Funerali di Mastronardi
«Ma ciò che ha scritto Mastronardi, la sua denuncia della mentalità gretta e ipocrita, ha modificato qualcosa nei rapporti tra le persone a Vigevano? “No, risponde secca Mariangela Salvatore, una ragazza che ha conosciuto bene lo scrittore, mentre cammina sulla ghiaia dei viali del cimitero. Anzi il mito del denaro in paese è sempre più presente tra la gente che continua a comportarsi secondo il rituale conformista denunciato da Mastronardi. Una cosa che mi sorprendeva di lui è che riuscisse a vivere ancora a Vigevano. Quando passava per piazza Ducale la gente ai tavoli dei bar lo derideva, lo scherniva e non aveva rispetto per la sua cultura. Pochi riuscivano a capire la sua sensibilità e cosa egli avesse dentro». Amalia, donna del popolo, anche lei presente al funerale: (cimitero di Vigevano, 500 persone, ma sarebbero state di più se la famiglia avesse reso noto l’orario delle esequie): «Forse per protesta, lui che descriveva gli arrampicatori sociali, è andato a morire a piedi». Infatti il ponte da cui si sospetta si sia gettato lo scrittore è fuori Vigevano. Un amico pare l’abbia visto mentre lo stava attraversando a piedi stretto nei vestiti inzuppati dal violento acquazzone che cadeva in quel momento»(Massimo Alberizzi sul Corriere della Sera del 1° maggio)Leggi qui il ritratto di Lucio Mastronardi di Giulio NascimbeniLeggi qui l’articolo di Paolo Di Stefano
Mercoledì 16 maggio 1979
Morte di Alberto Tedeschi
MILANO — Si è spento, per collasso cardiocircolatorio, Alberto Tedeschi, uno dei più acuti esperti internazionali di letteratura gialla. Era nato a Bologna nel 1908. Ultimamente aveva vinto i due più prestigiosi premi assegnati ai cultori del genere poliziesco: il «Raven» a Nuova York e il «Red Herring» a Londra.Leggi qui la biografia di Alberto Tedeschi
Venerdì 27 luglio 1979
Morte di Ettore Manni
Per qualche ragione l’attore Ettore Manni, che doveva recitare la parte di Katzone ne La città delle donne di Fellini, si spara a una gamba e muore dissanguato. Le riprese del film vengono sospese.
Domenica 29 luglio 1979
Morte di Marcuse
A causa di un’emorragia cerebrale muore a Stamberg, in Germania, il filosofo tedesco Herbert Marcuse. Aveva 88 anni.
Giovedì 16 agosto 1979
Morte di Lina Merlin
A Padova, nell’Opera dell’Immacolata Concezione, dove viveva dal 1972 (prima era stata ospite, nella Casa delle Laureate, dell’Associazione Italiana Laureate d’Italia), è morta Lina Merlin, celebre per aver fatto approvare dal Parlamento, dopo una battaglia di dieci anni, la legge di chiusura delle case di tolleranza. Articoli in memoria sul Gazzettino e sul Mattino striminziti e pieni di imprecisioni. (leggi qui la cronologia della vita di Lina Merlin)
Sabato 25 agosto 1979
Morte di Giuseppe Meazza
A Rapallo, in età di 69 anni, muore Giuseppe Meazza, uno dei più grandi calciatori italiani. Campione del mondo nel 1934 e 1938, tre scudetti con l’Inter (1930, 1938, 1940), tre titoli di capocannoniere (1930, 1936, 1938).
Lunedì 3 settembre 1979
In mare le ceneri di Maria Callas
Le ceneri di Maria Callas, conservate fino ad ora nel caveau di una banca, sono disperse nell’Egeo.
Domenica 9 settembre 1979
Morte di Agostinho Neto
Angola: morte di Agostinho Neto, presidente della Repubblica e guida dell’MPLA (Movimento popolare di liberazione dell’Angola). José Eduardo dos Santos lo sostituisce nelle cariche.
Venerdì 14 settembre 1979
Afghanistan, morte di Taraki
Afghanistan. Muore – probabilmente assassinato, anche se la versione ufficiale parla di morte per malattia – il presidente Taraki.
Domenica 16 settembre 1979
Morte di Giò Ponti
A Milano è morto Giovanni, detto Giò, Ponti, uno dei più grandi designer e architetti italiani, fondatore delle riviste Stile e Domus. Aveva 86 anni.
Sabato 6 ottobre 1979
Morte di Elizabeth Bishop
La poetessa americana Elizabeth Bishop è morta a Boston. Aveva 68 anni. Dal Brasile, dove aveva vissuto alungo, era tornata negli Stati Uniti e insegnava all’università, sebbene detestasse l’insegnamento, e leggeva in pubblico le sue poesie. Viveva con una nuova compagna, Alice. Beveva: soffrì di delirium tremens e di allucinazioni; e per vincere l’alcol, le allucinazioni e l’artrite prendeva sedici aspirine al giorno (leggi qui l’articolo di Pietro Citati sull’epistolario tra la Bishop e Robert Lowell).
Martedì 30 ottobre 1979
Morte di Rachele Mussolini
Muore a Forlì, a 89 anni, Rachele Mussolini.
Domenica 23 dicembre 1979
Morte di Peggy Guggenheim
È morta, a Campo San Piero, in età di 81 anni, la grande collezionista d’arte Peggy (Marguerite) Guggenheim.