Il giudice Carmelo Spagnuolo, avendo difeso nel 1976 con un affidavit Michele Sindona e avendo, nello stesso documento, accusato la magistratura italiana di non obiettività, è radiato dalla magistratura italiana.
Michele Sindona, indagato anche dalle autorità americane, è scomparso da New York, ufficialmente perché sequestrato da un inesistente Comitato Proletario Eversivo per una Vita Migliore. In realtà, servendosi di un passaporto falso, ha raggiunto Vienna insieme con Anthony Caruso, un piccolo funzionario della Barclays Bank, e Joseph Macaluso, un costruttore italoamericano. Dopo una sosta ad Atene è arrivato a Brindisi e da lì in automobile a Caltanissetta, venendo raggiunto in momenti diversi da Giacomo Vitale e da altri massoni, tra cui il suo medico di fiducia Joseph Miceli Crimi (l’uomo che tiene i contatti con Gelli, è infatti affiliato alla loggia P2 ed è stato consulente della questura palermitana), che lo accompagneranno nel resto del viaggio. Oggi è arrivato a Palermo accompagnato da una variegata brigata di mafiosi e massoni delle cosche Bontate-Spatola-Inzerillo-Di Maggio-Gambino.e successivamente ha incontrato John Gambino, giunto da New York per seguire personalmente la vicenda. Sindona è ospite nella villa di Rosario Spatola a Torretta, in provincia di Palermo.
Palermo. Nella più elegante suite dell’Hotel delle Palme prende alloggio John Gambino, che in compagnia di un’avvenente fanciulla è giunto da New York per seguire di persona i movimenti di Sindona. La suite è stata prenotata da Rosario Spatola (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Roma. Nello studio di Rodolfo Guzzi, avvocato di Michele Sindona, è recapitato un plico postale spedito da New York e preannunciato dai sedicenti sequestratori di Sindona. All’interno del plico una foto di Sindona con un cartello al collo su cui è scritto "Il giusto processo lo faremo noi" e una lettera per l’avvocato in cui Sindona propone una serie di richieste che afferma essere avanzate dai suoi sequestratori. Le richieste riguardano tra l’altro: "Lista dei 500 - fornire nomi. Nomi delle società di proprietà o su cui potevano disporre persone connesse con la Democrazia Cristiana. Lo stesso per il Psi e per il Psdi. Pagamenti effettuati a partiti politici o a personalità politiche". Richieste, precisa Sindona, avanzate dal Gruppo Proletario di Eversione per una Giustizia Migliore, che ha rivendicato il sequestro (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Alla Camera viene presentata la proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività di Michele Sindona, il bancarottiere siciliano, latitante negli Stati Uniti, che sta simulando il proprio rapimento per poter entrare clandestinamente in Italia. L’inchiesta deve indagare sul "sospetto che oscuri e vastissimi interessi di origine criminale e mafiosa abbiano tenuto fin dall’inizio le fila di tutto l’affare".
Miceli Crimi, massone della Loggia Camea, dopo essersi incontrato a Roma con Walter Navarra, si reca ad Arezzo per un colloquio col capo della P2 Licio Gelli. Miceli Crimi è stato inviato da Michele Sindona e chiede a Gelli di procurare una ingente somma di denaro dal presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi a favore di Sindona stesso (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Il presidente di Mediobanca Enrico Cuccia subisce un secondo attentato. Questa volta è incendiata la porta della sua abitazione a Milano. L’attentato è immediatamente seguito da una telefonata anonima, ricevuta dalla figlia: "Dì a tuo padre che se non fa quello che vogliamo vi bruceremo tutti vivi. Siamo amici del signore di New York che lui sa". Il riferimento è a Michele Sindona, autori dell’azione sicari di Cosa Nostra che ha assoldato (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Roma. Presso lo studio di Rodolfo Guzzi, avvocato di Michele Sindona, è fermato Vincenzo Spatola, membro di una famiglia di Cosa Nostra, che reca un plico da consegnare all’avvocato. Il plico contiene una comunicazione di Sindona e un dattiloscritto firmato Gruppo Proletario di Eversione per una Giustizia Migliore contenente indicazioni per un incontro a Vienna. L’autorità giudiziaria di Roma accusa Spatola, che poi si scoprirà essere stato inviato dallo stesso Sindona, di sequestro di persona a scopo di estorsione (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
«Ciò che in quell’ottobre 1979 non era ancora noto, era che, per anni, insieme, Calvi e Sindona avevano combinato colossali malaffari e si trovavano ormai ai ferri corti. Calvi doveva molto al collega siciliano: era stato lui a presentarlo a Gelli e a introdurlo ai segreti dei paradisi fiscali, agli astuti meccanismi dei depositi fiduciari, mettendolo in contatto con banchieri internazionali decisamente disinvolti. Però, non era stato riconoscente, anzi, si era rifiutato di salvarlo: quando Sindona gli aveva chiesto di mettere duecentocinquanta miliardi nella liquidazione della sua banca, che gli avrebbero consentito la cancellazione dell’accusa di bancarotta fraudolenta e la revoca del mandato di cattura, Calvi glieli aveva negati. In realtà, l’ambizioso, e a quanto pare ingrato, Calvi pensava di rimpiazzare Sindona in certi affari non proprio limpidicon la politica e il Vaticano e di appropriarsi, come poi fece, di quello che era stato il disegno di Sindona a partire dal 1969: creare, con l’appoggio dello Ior, un fronte compatto di finanza cattolica, patrocinato soprattutto da Andreotti. Progetto che andò in porto in pochi anni. Sindona era vendicativo. Nel 1977, ricercato e latitante, si era ormai convinto di essere stato scaricato dal venerabile Gelli a favore di un Calvi in vertiginosa ascesa. Nel 1979, Sindona riparò a New York e da lì provò a ricattare chiunque, Gelli, Andreotti, il Vaticano, lo stesso Calvi, il quale, ben conoscendo il personaggio, lo sapeva capace di tutto ed era convinto che fosse stato lui a far assassinare Ambrosoli, come sarà confermato dalle sentenze. Il 16 ottobre Sindona si fece ritrovare dalla polizia americana in una cabina telefonica di Manhattan, segno questo della sua intenzione di vuotare il sacco. Fu allora che Calvi, terrorizzato, cominciò a tormentare Maria Angiolillo: aveva bisogno di una talpa dentro la procura di Roma che potesse anticipargli le mosse di Sindona. Maria, che conosceva tutti e tutti coltivava, seguendo la logica del «non si sa mai», era amica del capo della procura Giovanni De Matteo. E si era già fatta un’idea su come sperare di avere qualche confidenza dal magistrato: trovando un lavoro a suo figlio, alla Rizzoli o al Banco Ambrosiano» (Bruno Vespa e Candida Morvillo).
A New York viene arrestato Luigi Cavallo con l’accusa di aver collaborato al finto rapimento di Michele Sindona
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