Il Governo libico, dopo aver esitato per più di una settimana, ha finito per riconoscere Re Faruk come sovrano dell’Egitto e del Sudan. Il Primo ministro libico, Mahmoud Bey Muntasser, ha annunziato oggi, infatti, che sabato scorso l’ambasciatore egiziano Fadel Bey Salan El Din è stato ricevuto dal Senusso ed è stato accreditato presso di lui come rappresentante diplomatico di «Re Faruk d’Egitto e del Sudan». Il Primo ministro ha colto l’occasione per dichiarare che la controversia anglo-egiziana relativamente al Sudan non interessa la Libia. L’accettazione delle credenzial in tale forma ha proseguito il Premier libico «non significa niente di più del fatto che la Libia nutre per il popolo egiziano e per il popolo sudanese sinceri sentimenti di amore e di profondo affetto e desidera mantenere tanto con l’uno quanto con l’altro rapporti di vera fratellanza. Il Governo libico esprime la sua profonda speranza che la questione dei rapporti fra le due Nazioni sorelle possa essere risolta stabilmente in un modo che soddisfi le aspirazioni di entrambe».
«La Libia ha aumentato il prezzo del suo petrolio del 5 per cento. Sono così ormai nove i paesi produttori dell’Opec che hanno già ritoccato le quotazioni. A dare l’annuncio è stato ieri un portavoce della Occidental Petroleum Corp., una delle maggiori acquirenti statunitensi di petrolio libico, precisando che il rincaro è stato pari a circa 68 centesimi di dollaro per barile. La decisione della Libia segue di pochi giorni quella dell’Abu Dhabi e del Qatar, che avevano stabilito un rialzo del 7 per cento. La tensione che si sta verificando sul fronte delle quotazioni del petrolio (nonostante l’annuncio dato ieri dall’Iran di un’imminente ripresa delle esportazioni di greggio), è il segno concreto di una manovra che vari paesi produttori di grezzo stanno conducendo nei confronti dell’Arabia Saudita. Obiettivo di queste pressioni sarebbe quello di convincere l’Arabia Saudita, che è il maggiore produttore mondiale di petrolio, a convenire sull’opportunità di un ulteriore aumento del prezzo ufficiale del greggio. L’aumento del prezzo del petrolio deciso dalla Libia ha suscitato ieri preoccupazioni negli ambienti petroliferi italiani. Infatti, se l’aumento stabilito dall’Abu Dhabi e dal Qatar non provocava problemi all’Italia, dal momento che le nostre importazioni da quei paesi ammontano al solo 3 per cento del fabbisogno nazionale, nel caso della Libia la questione è più grave. La Libia, infatti, fornisce all’Italia circa 14 milioni di tonnellate annue di greggio, pari a circa il 13 per cento dei nostri approvvigionamenti. Tuttavia è ancora presto per lare stime precise. Non si sa ancora se l’aumento deciso dalla Libia sarà generalizzato oppure limitato alle «eccedenze». L’ipotesi meno favorevole di questi aumenti del petrolio libico (che è di qualità leggera, molto richiesta) farebbe ascendere a circa 70 miliardi di lire l’anno (5,5 miliardi al mese) il maggior costo cui andrebbe incontro il nostro paese» (Corriere della Sera).
Libia, Yemen del Sud, Siria, Bahrein e Olp rompono le relazioni diplomatiche con l’Egitto, reo di aver firmato ieri un trattato di pace con Israele e applicano sanzioni economiche.
GINEVRA — Petrolio sempre più caro e in quantità insufficiente per alcuni mesi ancora a soddisfare i consumi dell’Occidente. Questo è il preoccupante panorama che si presenta all’indomani della conferenza straordinaria dell’OPEC tenutasi a Ginevra. A partire dal 1° aprile e per il solo secondo trimestre, il rincaro effettivo rispetto alla fine del 1978 salirà infatti al 23,5 per cento dal 14,5 per cento che costituiva il rialzo dei prezzi previsto per tutto il 1979 in base alle decisioni che l’OPEC prese nel dicembre scorso in Abu Dabi. Rialzi fino al 40 per cento saranno possibili, invece, per i greggi nordafricani e iracheni di cui l’Italia è forte acquirente. Ciò significa che invece di salire da 13,33 a 13,84 dollari per barile, come previsto, il prezzo di riferimento passerà, ufficialmente, a 14,54 dollari — con uno scatto dell’8,7 per cento sui primi tre mesi dell’anno — e di fatto a 15,75 dollari con un balzo inaspettato di oltre il 16 per cento rispetto ad ora. Un calcolo definitivo non è ancora possibile in quanto l’Arabia Saudita non ha fatto sapere a quanto del suo petrolio applicherà anche il sovrapprezzo, ma alcune stime giudicano che prevedibilmente un barile di petrolio prodotto dalla Libia e dall’Algeria potrebbe essere quotato fino a 19 dollari.
Produzione in milioni di barili al giorno nel 1978: Arabia saudita 8,5 Iran 5,2 Iraq 2,6 Venezuela 2,2 Kuwait 2,1 Libia 2,0 Nigeria 1,9 Emirati 1,8 Indonesia 1,6 Algeria 1,2 Qatar 0,5 Gabon 0,3 Ecuador 0,2.
Il direttore del Sismi generale Giuseppe Santovito fornisce al rappresentante ufficiale del Servizio informazioni della Repubblica libica Salem Mousa una lista di cittadini libici residenti a Roma; a sua volta Salem consegna a Santovito un elenco di cittadini libici di cui il governo di Tripoli avrebbe gradito l’espulsione. Una seconda lista di dissidenti sarà trasmessa da Santovito, tramite il colonnello Demetrio Cogliandro, il 14 febbraio 1980 e una terza il 2 aprile dello stesso anno. (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Una folla di dimostranti che inneggia all’ ayatollah Khomeini incendia l’ ambasciata americana a Tripoli.
Oriana Fallaci, a causa dell’incendio dell’ambasciata americana di Tripoli, pubblica sul Corriere della Sera le parti tagliate della sua intervista a Gheddafi (vedi ieri). Potrebbe infatti esserci un nesso tra l’intervista e l’incendio.
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