• Occupati, disoccupati (anche i temporaneamente inabili al lavoro) e le persone in cerca di prima occupazione (la “popolazione attiva”) sono 15 milioni e 665mila (9,368 milioni i maschi, 6,297 milioni le femmine).• Il 71,9% dei maschi è occupato nell’agricoltura, il 13,2% nell’industria, il 15% in altre attività. Le femmine: il 66,5% nell’agricoltura, il 25,3% nell’industria, l’8,3% in altre attività. [d1]• La regione con la più alta percentuale di popolazione attiva occupata nell’industria è la Calabria (28,8%) seguita da Campania (23,2%) e Sicilia (23,1%). La più alta percentuale di occupati nell’agricoltura è in Valle d’Aosta (90%), Friuli Venezia Giulia (81,8%), Piemonte e Umbria (81,1%). [a]• «L’agricoltura rappresentava [nel 1861 - ndr] il 56,7% del prodotto nazionale, contro il 20,3% dell’industria e il 23% del terziario, con una distribuzione della manodopera che vedeva un 70% di contadini e un 18% di operai. Le cifre della produzione agricola parlano di 74.635.000 hl di cereali, 13.000.000 di patate e castagne, per un consumo complessivo di 88.800.000 hl di farine varie. Con un deficit quindi che comporta un’importazione (tranne il riso, esportato). Per l’industria, confrontando quella tessile (la serica in testa), agli albori quella meccanica (ma l’Ansaldo a Genova ha mille operai), ci si trova in una prima fase di espansione» (Folco Portinari).
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