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• Il Regno d’Italia ha una superficie di 250.320 km quadrati. I comuni sono 7.720, i centri abitati 11.914. Il 68% della popolazione vive nei centri abitati. Densità: 87 abitanti per km quadrato. [a] • Le province sono 59. «La loro estensione è misurata più o meno sul tempo necessario ad attraversarle completamente: una giornata di cavallo» (Sergio Rizzo, Corriere della Sera 25/6/2012).
Nel 1861 è Napoli la più grande città italiana
• La città con il maggior numero di abitanti è Napoli, seguita da Torino. Gli abitanti dei grandi comuni:Torino 204.715Milano 196.109Genova 127.986Bologna 109.395Firenze 114.363Napoli 447.065Bari 34.063Palermo 194.463Messina 103.324Catania 68.810Cagliari 30.905• Il comune più piccolo d’Italia è Baritonia, in Piemonte, 50 abitanti.
Verga pubblica “I carbonari della montagna”. "La Scapigliatura” di Cletto Arrighi. Gli scritti della signora Mancini. Nasce la Biblioteca Nazionale di Firenze.
• Giovani Verga inizia la pubblicazione in quattro tomi del romanzo I carbonari della montagna, nella quale descrive la lotta del popolo calabrese, sotto la guida carbonara, contro gli invasori francesi di Murat.• Sull’uscita del romanzo La Scapigliatura di Cletto Arrighi vedi 24 dicembre.• La raccolta Patria e amore, pubblicata quest’anno a Torino dall’editore Bocca, raccoglie tutta la produzione della scrittrice napoletana Laura Beatrice Oliva Mancini che, dopo aver partecipato con il marito alla rivoluzione del 1848, fu costretta a lasciare la propria città, andando in esilio a Torino. La prima sezione della raccolta comprende sia poesie patriottiche sia testi dedicati ad alcuni scrittori contemporanei, la seconda sezione invece, intitolata Ricordi d’amore. Al mio sposo, ricostruisce in versi la storia tra la poetessa e il marito, lo scrittore napoletano Pasquale Stanislao Mancini, una storia che era stata inizialmente contrastata dalla famiglia della scrittrice, ma che si era conclusa felicemente con un matrimonio celebrato nel 1840. (F. Loparco, Laura Beatrice Oliva Mancini. Dall’amore contrastato al felice imeneo con Pasquale Stanislao Mancini in ”Rivista d’Italia”, 9, XVI (1913), vol II.).• La fusione in Firenze tra la Biblioteca Magliabechiana e la Biblioteca Palatina dei granduchi di Lorena ha dato origine alla Biblioteca Nazionale.
«Una società borghese, al maschile ma anche al femminile, sobriamente elegante, mediamente colta, curiosa di novità...»
Burocrazia 1 «Al momento dell’unificazione nazionale, il sistema si rivelò poco burocratizzato dal punto di vista delle funzioni e molto burocratizzato nelle scelte organizzative, basato, come era, sul modello gerarchico piramidale di derivazione napoleonica, con struttura ministeriale (nel 1861 i Ministeri erano otto). Ogni Ministero aveva un’uniforme scala gerarchica: direttore generale, capo divisione, capo di sezione, segretario (di diverse classi), applicato (di diverse classi) e volontario (il volontariato rappresentava un periodo di tirocinio gratuito presso l’amministrazione, requisito fondamentale per l’accesso al concorso pubblico). L’organizzazione del lavoro, invece, si caratterizzava per un’eccessiva frammentazione e parcellizzazione delle funzioni amministrative» (C.Silvestro - S. Bono, http://www.diritto.it/articoli/amministrativo/silvestro_bono.html).Burocrazia 2 «Una società borghese, al maschile ma anche al femminile, sobriamente elegante, mediamente colta, curiosa di novità, affolla i lunghi porticati del centro, si spinge sino al Po, sciama davanti Palazzo Carignano o nel grande spazio di Palazzo Reale, popola vociante i caffè di piazza San Carlo, forse segue avidamente sulla «Gazzetta del popolo» o sull’«Opinione» l’epopea ancora recente del Risorgimento. Se si presta attenzione non è difficile distinguervi – inconfondibili – gli impiegati del Governo...» (Guido Melis. Qui il suo articolo)
Lo sviluppo della rete ferroviaria
La rete ferroviaria si sviluppa per 2.773 chilometri (di cui 30 in concessione). [b5] La metà di questi è in Piemonte, il resto in Toscana e in Val Padana (Sergio Grasso). La rete ferroviaria nelle altre nazioni: Francia 4.000 km, Germania 11 mila, Regno Unito 16.666 (Vittorio Feltri - Gennaro Sangiuliano Una repubblica senza patria Mondadori 2013) • «I 2.773 chilometri della rete ferroviaria erano ancora frammentati in numerose linee gestite da sette diverse società private, e mancava totalmente un disegno organico che, accanto all’unità fisica del territorio, favorisse anche lo sviluppo dell’economia e dell’industria del nuovo Stato» (Macchina del Tempo 4/2005).
4 gennaio 1861
Quello che chiedono i francesi per ritirare la flotta da
Gaeta
Il Regno delle Due Sicilie, abbattuto da Garibaldi e dai suoi Mille, resiste nella fortezza di Gaeta, dove si trovano il re Francesco II e la regina Maria Sofia. Resiste anche a Civitella del Tronto e in Messina, tutte assediate dagli italiani. Davanti a Gaeta staziona anche la flotta francese, che appoggia i borbonici, e Cavour vorrebbe che Napoleone III la ritirasse. Senonché «l’Imperatore, spinto dalla Russia e dalla Prussia, molestato dalla moglie, tormentato da parte dei suoi ministri a noi ostilissimi, vorrebbe farci comprare il ritiro della flotta con un armistizio ed altre concessioni ch’io ravviso dannose» (Cavour a Cialdini, Epistolario cit.)
Parigi mormora su uniformi ungheresi ordinate a Torino
«Je vois par vos dépêches qu’à Paris on a fait grand bruit des prétendues commandes d’uniformes hongrois faites par notre Gouvernement. Veuillez dire à Mr Thouvenel que nous n’avons fait que permettre à Tour et à ses compatriotes de commander des uniformes pour les hongrois qui militaient avec eux sous Garibaldi» (Cavour a Figarolo di Gropello, Epistolario cit.).
«Il futuro
accetterà pienamente il principio “Libera Chiesa in libero Stato”»
«Dans le siècle prochain la séparation de l’Eglise de l’Etat sera un fait accompli et accepté par tous les partis. Malgré cette conviction profonde, je reconnais combien est sensée et convenable la marche qui nous a conseillée à Paris. Négocier avec la plus grande prudence, ne point s’engager, et surtout ne rien conclure sans s’être mis au préalabla d’accord avec la France. Vous pouvez compter que ce conseil sera suivi à la lettre». (Cavour a Ottaviano Vimercati, Epistolario cit.)
Le elezioni saranno decise dai napoletani
«L’attitude hostile de Garibaldi exercera une influence fâcheuse en Lombardie et dans quelques localités de l’Italie centrale. Malgré cela il est à peu près certain que les elections dans l’Italie du nord et du centre seront favorables au ministère. Mais cela ne suffit pas pour lui assurer la majorité: elle sera décidée en grande partie par le choix que feront les collèges napolitains» (Cavour, ibid.)
Perché la caduta di Gaeta è decisiva
La caduta di Gaeta è essenziale perché «la réaction ne cessera pas la lutte tant que son chef est sur le territoire napolitain, et la grande majorité libérale n’osera pas e prononcer aussi longtemps qu’elle croira à la possibilité du retour prochain des Bourbons [...] D’après ce que je viens de vous exposer, voici le résumé des mon opinion sur les élections. Si Gaëte est prise ou capitule avant le 27, la majorité est sûre: si Gaëte resiste, et surtout si l’attitude de la France à notre égard ne change pas, elle est pour le moins douteuse» (Cavour, ibid).
5 gennaio 1861
Il progetto per una scuola veramente tecnica
«Le mando il progetto per l’istituzione di una scuola veramente tecnica. Glielo raccomando caldamente. Questa scuola sarà il primo passo nella via della riforma dell’insegnamento: prima necessità sociale. Non badi alla burocrazia e ordini che si eseguisca quanto viene proposto: in quindici giorni sarà aperta. Bono non è contrario, Rua applaude, Sella dichiara che sarà la migliore cosa che si sarà fatta dopo il 48. Farò altrettanto all’arsenale di Genova. Spero che altri mi imiteranno. A poco a poco ritrarremo l’insegnamento dal fatale indirizzo che gli si dà, e ciò sarà per lei un vero titolo alla benemerenza dell’Italia da rigenerarsi». (Cavour a Stefano Jacini, Epistolario cit.)
28 febbraio 1861
Popolazione delle regioni del nuovo Regno d’Italia
• Popolazione attuale delle regioni formanti il nuovo Regno d’Italia: antiche Provincie Sarde di terra ferma abitanti 3.815.637; Lombardia 2.771.647; Provincie napoletane 6.843.355; Sicilia 2.231.020: Toscana 1.779.338: Modena 609.139; Parma 508.784; Sardegna 573.115; Provincie romane adriatiche 1.937.184; Provincia di Benevento 23.176; totale 21.002.395 (Comandini)
1862
Quintino Sella dà inizio all’opera di risanamento delle casse regie
«Nel 1862 Quintino Sella creò una società per azioni partecipata da soci privati […] e sanò per il 48 per cento il debito delle casse regie».
15 luglio 1862
Garibaldi attacca Napoleone III
In un discorso pubblico Garibaldi si scaglia contro Napoleone III, grande protettore della sovranità pontificia su Roma: lo accusa di essere «mosso da libidine di rapina», da «sete infame d’impero», di essere «il primo che alimenta il brigantaggio»; dice che è necessario che «sgombri Roma» e invoca contro di lui la sollevazione di un «nuovo Vespro».
Giovedì 9 settembre 1943
Dichiarazione di guerra dell’Iran ai paesi del Tripartito
• L’Iran dichiara la guerra alle potenze del Tripartito. Aveva rotto le relazioni diplomatiche con la Germania e l’Italia il 16 settembre 1941. [Salmaggi e Pallavisini] (Salmaggi e Pallavisini)
Giovedì 5 aprile 1945
Tito vuole l’Istria e Trieste
Berna. «Il famigerato Tito ha confidato alla Reuter i suoi piani per il dopoguerra. Non si possono definire precisamente modesti. Sotto gli impulsi di un formidabile appetito egli vorrebbe annettersi non soltanto la Carinzia e la Stiria ma, con qualche altra cosa, anche l’Istria, Trieste e parzialmente il Friuli sino al Tagliamento. Nè basta; alla Serbia dovrebbe essere annessa anche la Macedonia sino all’Egeo. Tuttoché la voracità del popolo che Tito si arroga di rappresentare abbia dato altre cospicue dimostrazioni nella storia di questo secolo, non si era mai arrivati a tanto. Ma non c’è da stupirsene. Tito riecheggia la volontà di Mosca e Mosca nell’euforia cagionata dall’esito contingente delle scorribande in terra europea non tollera più limiti alle sue mire espansionistiche. Espansione, naturalmente che semini il più largamente possibile caos e distruzione secondo il dogma fondamentale del Cremlino secondo cui il paradiso comunista non può essere edificato che sopra rovine di coscienze e di cose. Tutta la politica balcanica e orientale dei bolscevichi ha quello scopo di dssoluzione e pare che comincino a rendersene conto anche in Turchia. In Grecia se n’erano accorti da un pezzo. Ora le stesse agenzie americane informano che l’E.L.A.S. veniva regolarmente rifornita di armi e munizioni da parte del quartier generale macedonico a Uskub. Un accordo tra Tito e i partigiani greci esisteva da un paio di anni e i rifornimenti avvenivano regolarmente via Bitolj. Ne hanno ora raccolto le prove le autorità militari britanniche sedenti in Grecia; quelle autorità britanniche che hanno tardato tanto a capire di avere sprecato smisuratamente mezzi, vite, prestigio, per favorire soltanto l’invasione del bolscevismo antieuropeo» (dal Corriere della Sera).
Mercoledì 13 giugno 1945
Gli alleati a Trieste, gli jugoslavi si ritirano
Trieste. La bandiera inglese e quella americana sventolano da ieri sera sul palazzo del governatore, in piazza Unità. Tutti i fabbricati sono pavesati di bandiere italiane e alleate; migliaia di cittadini sfilano ner le strade, mentre soldati britannici e americani sono portati in spalla e coperti di fiori. Si è insediato a Trieste il Governo militare alleato presieduto dal colonnello Nelson Munford, dell’Esercito americano. L’amministrazione civile, nominata dal Maresciallo Tito, rimarrà in carica. Il nucleo principale delle truppe jugoslave ha lasciato la zona di Trieste per occupare le nuove posizioni ad oriente della nuova linea di demarcazione. Tuttavia un piccolo contingente è rimasto ancora a Trieste.
Venerdì 13 giugno 1952
Piccola petroliera italiana piena di petrolio iraniano naviga lungo il Canale di Suez
Un portavoce del Foreign Office ha dichiarato oggi che il Governo italiano non concederà alcun permesso di importazione di petrolio proveniente dalle industrie del Golfo Persico, già gestite dagli inglesi e l’anno scorso nazionalizzate dal Governo dell’Iran. Il portavoce ha fatto questa dichiarazione in risposta a una richiesta di informazioni sui passi che il Governo britannico avrebbe fatto in seguito alla notizia che una piccola petroliera battente bandiera dell’Honduras e denominata Rose Mary aveva imbarcato mille tonnellate di petrolio a Bandar Mashur. Il petrolio, secondo la stessa notizia, sarebbe stato venduto alla Compagnia Ente Petroli Italia-Medio Oriente, che lo trasporterebbe in Italia per farlo raffinare, e metterlo quindi a disposizione della Bubenberg Petroleum Co. per la consegna alla Svizzera. Il portavoce ha dichiarato testualmente: «Il Governo italiano ha risposto assicurando il Governo di S. M. di non aver dato alcuna approvazione a tale transazione, alla quale peraltro è completamente contrario, e assicurandolo inoltre che nelle attuali circostanze non sarà rilasciata alcuna licenza di importazione per l’inoltro attraverso le dogane italiane di qualsiasi quantitativo di petrolio iraniano». Il portavoce ha aggiunto che invece dalla Svizzera non è stata ricevuta alcuna risposta. È presumibile che la petroliera Rose Mary transiti per il Canale di Suez in rotta per l’Italia. Fonti competenti inglesi non sono tuttavia in grado di precisare l’esatto punto in cui ora la petroliera si trovi. A Berna un portavoce della Legazione britannica in Svizzera ha dichiarato oggi che la Gran Bretagna non ha presentato alcuna protesta presso il Governo elvetico per impedire l’importazione di petrolio persiano. Il portavoce ha detto di essere al corrente che qualche importatore svizzero di petrolio stava considerando la possibilità di acquistare petrolio raffinato proveniente come grezzo dalla Persia, ed ha aggiunto che la Legazione britannica non avrebbe protestato contro tali acquisti. « Noi non richiederemmo alcuna azione da parte del Governo svizzero — ha detto il portavoce — che sappiamo in anticipo andrebbe al di là dei poteri costituzionali del Governo stesso ». (Non esiste in Svizzera alcuna raffineria in grado di trattare grossi quantitativi di grezzo.)
Scheda sulla petroliera Rose Mary
In merito alle vicende della petroliera Rose Mary (questo è il nome esatto della nave), che ha caricato mille tonnellate di petrolio grezzo nel porto persiano di Bandar Mashur, l’Ansa ha attinto a fonte competente le seguenti precisazioni. La Rose Mary, inscritta al n. 24.675 del Lloyd’s Register of Shipping, è una piccola petroliera di 632 tonn. s.1., costruita negli S.U. nel 1944, ed è di proprietà della Compania de Navigacion Teresita con sede a Panama. Tuttavia la nave batte bandiera dell’Honduras essendo iscritta nel porto di Puerto Cortes. Sembra che fra gli azionisti della suddetta vi siano cittadini svizzeri residenti a Ginevra. Fino al 15 aprile u. s. la nave era appoggiata ai fratelli Cosulich di Genova, nella loro qualità di agenti generali, ed ha compiuto, con equipaggio in gran parte italiano, vari viaggi con carico di petrolio grezzo. Alla suddetta data la Compagnia armatrice ha concluso un contratto di noleggio a tempo (Time Carter) direttamente con la Bubenberg Petroleum Co. che ha attualmente la disponibilità della nave.
Lunedì 23 giugno 1952
Gli italiani dell’Epim continueranno a comprare petrolio iraniano
I rappresentanti a Teheran della Compagnia « Epim » hanno dichiarato in una lettera aperta che « decine di petroliere seguiranno l’esempio del « Rosa Maria » ed esporteranno petrolio dall’ Iran. La lettera si erge con violenza contro le «manovre inglesi sfociate nel sequestro del Rosa Maria che trasportava 800 tonnellate di petrolio grezzi dall’ Iran, dopo che gli Inglesi si furono assicurati la complicità del proprietario della petroliera ». La lettera sottolinea inoltre come il capitano della « Rosa Maria » sia stato ripetutamente sollecitato dagli Inglesi a comprare petrolio nell’emirato di Kuwait, protettorato inglese, invece di recarsi ad Abadan. I rappresentanti dell’Epim assicurano pertanto l’opinione pubblica iraniana « che questa esperienza non scoraggerà l’Epim la quale continuerà i suoi acquisti di petrolio iraniano ».
Venerdì 4 luglio 1952
Nave pakistana urta e danneggia la Rose Mary
Si apprende che domenica scorsa la petroliera Rose Mary, di 632 tonnellate, è rimasta leggermente danneggiata in seguito ad una collisione con il cacciatorpediniere pakistano Tippu Sultan. La petroliera ha riportato qualche danno alle attrezzature del ponte. La società italiana « Ente petrolifero del Medio Oriente», che aveva noleggiato la petroliera, ha incaricato due avvocati del Cairo di patrocinare la propria causa ed opporsi alla confisca del carico della Rose Mary preteso dall’Anglo-Iranian Oli Company e su cui la Corte di Aden il 16 luglio prossimo dovrà pronunciarsi. E’ noto che la Rose Mary si trova attualmente all’ancora ad Aden in attesa della decisione di quella magistratura. I due avvocati dell’Ente petrolifero, Constantine Zarrls e Onig Madjarian, hanno dichiarato oggi di avere ottenuto i visti per recarsi nel protettorato britannico. Hanno aggiunto che intendono presentarsi alternativamente di fronte alla Corte fino alla conclusione della vertenza.
Mercoledì 10 dicembre 1952
Processo alla Rose Mary
Si è aperto oggi, sotto la presidenza del giudice Campbell. il procedimento promosso dalla società inglese Anglo-Iranian nei confronti dei proprietari della petroliera Rose Mary, fermata mentre transitava con un carico di petrolio proveniente dall’Iran. La Corte dovrà decidere se è corretto l’assunto secondo cui il petrolio della Rose Mary deve intendersi di proprietà inglese e quindi passibile di sequestro, sebbene sia stato acquistato (e pagato) in trattative dirette con i persiani. Responsabile della Rose Mary, che era al comando del capitano Jaffrati. è il conte italiano Della Zonca. Rappresenta la proprietaria della nave Compania de Navegacion Teresita, Panama il sig. Martinelli. Il giudice ha riconosciuto, dopo le prime schermaglie, validità alla richiesta dell’accusa che il dibattito si svolga sulla questione se fu oppure non fu violato l’accordo tra l’Anglo-Iranian e l’Iran del 1933 per lo sfruttamento del petrolio persiano. Limitato a ciò, il dibattito sembrerebbe volgere a favore degli Inglesi. La difesa aveva viceversa affermato che il Tribunale di Aden non era competente a decidere su un accordo « non avente validità internazionale né validità ad Aden perché qui non registrato ». L’Anglo-Iranian è rappresentata da sir Hartley Shawcross, che fu accusatore al processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti. Egli ha detto, tra l’altro, che nel corso del processo verranno citati elementi «che faranno da schermo a un personaggio italiano sulla cui posizione potranno rendersi necessarie indagini». Shawcross ha poi negato che la RAF sia Intervenuta per costringere la Rosé Mary a entrare nel porto di Aden.
Sabato 13 dicembre 1952
Parla il capitano della Rose Mary
ADEN - Il capitano della petroliera Rose Mary (che caricò petrolio iraniano e venne fermata mesi or sono dagli Inglesi) ha deposto oggi davanti ai giudici del tribunale cui toccherà decidere se il petrolio della nave possa riprendere il viaggio o debba venir confiscato perché venduto « abusivamente ». Il capitano della Rose-Mary, Giuseppe Jaffrate, ha dichiarato che l’ordine di procedere per Bandar-Manshur, presso Abadan, per caricarvi il petrolio persiano, era contenuto in una lettera consegnatagli personalmente dal conte Ettore Dalla Zonca e di cui egli apprese il tenore solo dopo essere giunto a Porto Said, nella zona del Canale. Gli ordini impartiti allo Jaffrate dai proprietari della nave, la compagnia panamense di navigazione Teresita, erano di non entrare pel porto di Abadan: ma poiché d’altra parte, sempre per gli ordini della Teresita, egli doveva considerarsi a disposizione dei noleggiatori del piroscafo (il conte Dalla Zonca), il capitano decise di penetrare nel porto, dove in data 26 maggio la Rose Mary fece il pieno di petrolio. Il primo giugno il capitano ricevette quattro telegrammi in cui i proprietari della nave gli ordinavano di non tenere più fede agli impegni del contratto di noleggio. La Teresita disponeva che la nave dovesse dirottare su Aden, e Jaffrate cablò ai proprietari che avrebbe eseguito questa disposizione. In realtà il capitano vi disobbedì e fece procedere la Rose Mary per Suez, in ossequio agli ordini dei noleggiatori. Successivamente a Jaffrate giunse un ordine della compagnia panamense, tramite un’unità navale inglese, di entrare ad Aden pena sanzioni disciplinari e arresto. Temendo di venire arrestato in alto mare, con conseguenze gravi per la nave ed il carico, il comandante della Rose Mary cedette e fece rotta su Aden.
Venerdì 9 gennaio 1953
La petroliera italiana Miriella naviga con cinquemila tonnellate di petrolio iraniano
La Mirella, che batte bandiera italiana, ha salpato da Abadan ieri sera con 5000 tonnellate di petrolio grezzo. A quanto è stato riferito, il petrolio è stato fornito dalla Compagnia petroliera iraniana contro cessione di tessili e di macchinari agricoli. Funzionari persiani hanno dichiarato di nutrire fiducia che la petroliera non subirà la stessa sorte della Rose Mary il cui carico, com’è noto, fu bloccato dagli Inglesi ad Aden, lo scorso giugno. Le autorità italiane avrebbero assicurato quelle inglesi che il carico della Mirella non verrebbe sbarcato in Italia. Ma che cosa avverrebbe se la petroliera si recasse in un porto franco quale Trieste? In base a quale legge sarebbe giustificata un’eventuale azione del Governo italiano? Da altre fonti si apprende che il gruppo petroliero italiano Supor avrebbe stipulato con le pertinenti autorità persiane un contratto per l’acquisto di 2 milioni di tonnellate di petrolio grezzo e 500 tonnellate di prodotti finiti. La Supor si incaricherebbe dell’intero trasporto del prezioso minerale. Settantamila sterline sarebbero già state depositate presso la Banca Nazionale persiana, a garanzia dei termini concordati. Quale itinerario seguirà ora la Mirella? Secondo informazioni non confermate, le 5000 tonnellate di petrolio da essa caricate sarebbero destinate alla Polonia in ossequio a un recente accordo commerciale italopolacco. Vengono oggi sottolineate le seguenti dichiarazioni di un esponente della Supor: «Abbiamo imparata una buona lezione dal caso della Rose Mary e la nostra nave ha sufficiente combustibile per restare al largo lungo tempo». L’attesa è viva, soprattutto per il lato avventuroso dell’impresa della petroliera italiana.
Venerdì 13 febbraio 1953
La Miriella in arrivo a Venezia
La Miriella, la petroliera di cui tanto si è parlato durante il suo viaggio da Abadan all’Italia (e che un giornale inglese ha definito «lurida petroliera italiana che si fa beffe della Gran Bretagna»), entrerà domani mattina all’alba nel porto di Venezia (non può entrare prima perché di notte alle petroliere non è concessa l’entrata nel porto) e attraccherà a Marghera, in punto franco. Essa reca a bordo 4.500 tonnellate di petrolio grezzo, ed è in navigazione da venticinque giorni. Il dott. Francesco Mortillaro, consigliere delegato della Supor, la società armatrice, è giunto stasera a Venezia per attendere la petroliera. Egli ha voluto precisare che si tratta di una normale transazione commerciale per la quale il gruppo che egli rappresenta è specializzato. Si tratta infatti dello stesso gruppo che ha effettuato compensazioni contro combustibili solidi e liquidi da vari Paesi europei, specialmente da Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Russia. « L’operazione — ha aggiunto il dott. Mortlllaro - è stata iniziata quando era già nota la sentenza della Corte internazionale dell’Aia che dichiarò la propria incompetenza a giudicare nella vertenza fra uno Stato, l’ Iran, e una società privata, l’Anglo Iranian Oil Company. In quanto a un eventuale sequestro sono pronto ad affrontare la situazione». Uno dei maggiori esponenti della Supor era il duca Mario Badoglio, morto l’altro giorno a San Vito al Tagliamento per un attacco di angina pectoris. Dal punto di vista giuridico si crede di sapere che l’Anglo-Iranian avrebbe dato incarico ad un avvocato di Roma di svolgere le pratiche per ottenere il sequestro del carico. Vertenza tutt’altro che semplice: da una parte l’Anglo Iranian sostiene che in base al contratto col Governo persiano tutto il petrolio prodotto nell’ Iran è di sua proprietà, dall’altra il Governo iraniano obietta che, dopo la nazionalizzazione delle riserve e degli impianti esistenti nel Paese, il contratto con l’Anglo Iranian è decaduto.
Sabato 14 febbraio 1953
La Miriella scarica il suo petrolio a Venezia
Il lungo viaggio della Miriella è felicemente terminato. Dopo quarantotto giorni dalla sua partenza da Genova, e dopo aver percorso circa novemila miglia alla media di otto nodi e mezzo all’ora, la petroliera è giunta a Venezia e ha attraccato alla banchina Azoto di Porto Marghera. Il nero e lucido olio combustibile sta fluendo attraverso grossi tubi nei serbatoi di una . compagnia petrolifera, noleggiati per conto della Supor di Roma, la società proprietaria del carico; e domani la Miriella galleggerà vuota. L’Anglo Iranian Oil Company ha chiesto il sequestro giudiziario del carico.La Miriella era giunta a tre miglia dal Lido poco prima delle cinque di stamane e lì, dato fondo alle ancore, aveva sostato fino alle nove, ora in cui, trainata dal rimorchiatore Titanus, aveva ripreso a muoversi verso Porto Marghera. Un’ora ci volle, dalla punta del semaforo del Lido alla banchina Azoto di Porto Marghera. La Miriella, tutta verniciata di fresco in nero e rosso ed il gran pavese alzato, con le bandierine italiana e iraniana vicine, raggiunse il bacino di San Marco; l’attraversò, sotto una sottile pioggerella, e imboccò il Canale della Giudecca. Greve di peso, immersa al massiìno, la pirocisterna piena del petrolio dei pozzi della lontana Abadan veniva avanti lentamente, seguita da un nugolo di motoscafi; sul ponte il comandante Amilcare Mazzeo, gli ufficiali e i marinai agitavano braccia e berretti.Alle 10, la Miriella attraccò. Montarono svelti a bordo commissari e poliziotti, montarono a bordo ufficiali e guardie di Finanza, montò a bordo un medico. La bandiera gialla della quarantena fu presto calata, grossi tubi di gomma furono gettati sulla coperta della cisterna, le bandierine del gran pavese vennero anch’esse ammainate. Giunse un gruppo di automobili, ne scese una trentina di persone, fra cui un gruppo di signore in pellicce di persiano, una di queste era la signora Kagenuri, moglie dell’ambasciatore dell’ Iran a Roma, attualmente indisposto; la bambina che le camminava a fianco con un mazzo di rose da offrire al comandante della Miriella era la sua figliola Derasciandè che in persiano vuol dire «Brillante». Gli altri erano funzionari dell’Ambasciata e del Consolato dell’Iran in Italia o rappresentanti delle colonie iraniane in Italia (dall’articolo di Egisto Corradi per il Corriere della Sera).
Giovedì 19 febbraio 1953
Altre petroliere italiane andranno a comprare greggio ad Abadan
Il direttore dell’ufficio vendite della Compagnia nazionale persiana del petrolio ha dichiarato di aver appreso che la Compagnia italiana « Supor » intende inviare ad Abadan altre petroliere, senza attendere le decisioni del tribunale incaricato di trattare il caso della Miriella Il funzionario ha dichiarato che, conformemente ad un accordo che impegna la Compagnia italiana ad acquistare ogni anno ad Abadan un milione di tonnellate di oli minerali, altre petroliere si recheranno ad Abadan. Egli ha pure annunciato che sono giunti in Persia, per acquisti di petrolio, uomini d’affari giapponesi e di altri Paesi.
Mercoledì 11 marzo 1953
Il caso della Miriella e del petrolio iraniano. Il giudice dà ragione agli italiani e torto agli inglesi
VENEZIA - Alle 11 di stamane il presidente del Tribunale, dott. Mastrobuono, ha consegnato alla Cancelleria, per la trascrizione, il dispositivo della sua ordinanza con cui si respinge la richiesta di sequestro delle 4.600 tonnellate di petrolio della Miriella presentata dall’Anglo Iranian. L’Anglo Iranian ha reso noto che ricorrerà immediatamente al Tribunale di Roma, dove ha sede la Compagnia «Supor» acquirente del petrolio trasportato dalla Miriella. L’ordinanza che ha dato ragione agli italiani contro gli inglesi recita tra l’altro: «Il petrolio oggetto della controversia fu preso in Persia dallo Stato persiano, in attuazione della legge di nazionalizzazione, e in Persia fu disposto di esso a favore della Supor, in conseguenza di contratto di compravendita. Tutto questo avvenne in conformità all’ordinamento giuridico dello Stato persiano: col che, si esclude la necessità di procedere ad alcuna valutazione della legge di nazionalizzazione, alla stregua dell’ordine pubblico. Tenuto conto che indubbiamente è un principio di ordine pubblico quello che la proprietà non può essere tolta senza indennizzo, si tratta ora di vedere se la legge di nazionalizzazione persiana contrasti o meno con tale principio. Ma dall’esame degli articoli 2 e 3 di tale legge e dall’impegno preso dal Governo persiano, di depositare presso la Banca Milli-Iran o presso qualsiasi altra banca fino al 25 per cento dei proventi normali derivanti dal petrolio, si deduce come la legge di nazionalizzazione non escluda l’attribuzione all’A.I.O.C. di un Indennizzo; non solo, ma contiene il non equivoco riconoscimento del diritto relativo». Il comm. Arnaldo Bennati, principale esponente della Supor, ci ha dichiarato che due petroliere, la Miriella e l’Alba, di 11 mila tonnellate quest’ultima, giungeranno tra breve ad Abadan, per caricare petrolio persiano. Il petrolio — anche quello sequestrato a Venezia, e che si trova attualmente In punto franco — verrà ceduto alle industrie italiane in compensazione con quanto le industrie stesse invieranno in Persia.
Giovedì 12 marzo 1953
L’Iran vende all’Italia petrolio a metà prezzo
Un comunicato governativo informa oggi che l’ Iran intende offrire alla Compagnia italiana « Supor » petrolio a metà prezzo rispetto a quello che viene praticato sui mercati mondiali in segno di gratitudine per la vittoria conseguita di fronte al Tribunale di Venezia contro la Anglo Iranian Oil Company nel caso della Miriella. Il comunicato aggiunge che la « Supor » potrà comprare per sei mesi tanto petrolio quanto ne potrà caricare a questa condizione di favore
Martedì 24 marzo 1953
L’Anglo Iranian minaccia l’Agip e l’Italia
Dopo la decisione del Tribunale di Venezia sul caso della nave cisterna Miriella, che in tutta la stampa britannica sollevò un coro di indignate proteste, l’Anglo Iranian Oil Company avrebbe predisposto le sue prime rappresaglie allo scopo di impedire che nevi mercantili italiane trasportino anche nelle zone franche dei nostri porti il petrolio persiano. La compagnia britannica — secondo quanto pubblica il conservatore The Scotman, minaccia di sospendere le « prospettazioni » petrolifere in Sicilia, se il Governo italiano non assume un diverso atteggiamento di fronte alla questione dei petroli iraniani. L’Anglo Iranian, che possiede il 50 per cento delle azioni dell’Agip italiana, sta effettuando delle ricerche nelle zone di Ragusa, Vittoria e Priolo. Poiché i risultati dei primi sondaggi sono stati finora soddisfacenti, la Compagnia ha informato le autorità italiane che procederà alle perforazioni soltanto sotto determinate condizioni. Una di queste comporterebbe il rifiuto da parte del Governo italiano di consentire la vendita del petrolio persiano all’interno del nostro Paese.
Mercoledì 16 settembre 1953
Sul petrolio iraniano anche il tribunale di Roma dà ragione agli italiani contro gli inglesi
Il Tribunale di Roma ha emanato stamane la sentenza nella causa intentata dalla Anglo Iranian Oil Company (Aioc) contro la società Supor, che ha per prima importato in Italia il petrolio iraniano dopo la nazionalizzazione, iniziandone il trasporto con la famosa nave Miriella. La sentenza rigetta la domanda di rivendica di proprietà del petrolio proposta dall’Aioc contro la Supor e condanna l’Aioc stessa alle spese di giudizio. Gli antefatti della causa sono noti. Come si ricorderà, in seguito alla legge per la nazionalizzazione dell’industria del petrolio in tutto il territorio della Persia, la società italiana Supor raggiungeva un accordo con la National Iran Oil Company per l’acquisto di petrolio nazionalizzato, senza esborso di valuta estera, mediante compensazione con i prodotti dell’industria italiana. I prelevamenti di tale petrolio furono iniziati con la nave Miriella. L’Aioc, che non aveva accettato la legge di nazionalizzazione e che pertanto si riteneva proprietaria del petrolio venduto alla Supor, prima mediante la richiesta di un sequestro giudiziario (che fu respinta dal Tribunale di Venezia) poi con l’instaurazione di tanti processi per ogni carico di petrolio persiano trasportato, chiese alle autorità giudiziarie italiane il riconoscimento del proprio diritto di proprietà sul petrolio. La sentenza riconosce invece il pieno diritto di proprietà del petrolio in contestazione alla Supor per averlo essa acquistato legittimamente.
Giovedì 12 dicembre 1968
Primo governo Rumor
• Formazione del primo governo Rumor, tripartito composto da DC, PRI e PSI. Tra gli altri alcuni dei ministri sono: Francesco De Martino, vice presidente del Consiglio; Pietro Nenni, agli Esteri; Silvio Gava, Grazia e giustizia; Luigi Preti, al Bilancio e programmazione economica; Oronzo Reale, alle Finanze; Luigi Gui, alla Difesa; Emilio Colombo, al Tesoro; Fiorentino Sullo, alla Pubblica istruzione; Giacomo Mancini, ai Lavori pubblici; Athos Valsecchi, all’Agricoltura e foreste; Luigi Mariotti, ai Trasporti; Mario Ferrari Aggradi, alle Poste e telecomunicazioni; Mario Tanassi, all’Industria, commercio e artigianato; Giacomo Brodolini, al Lavoro e previdenza sociale; Vittorino Colombo, al Commercio estero; Giuseppe Lupis (leggi qui i particolari relativi all’ingresso di Nenni nel governo).
1979
Il giudice Carmelo Spagnuolo è radiato dalla magistratura
Il giudice Carmelo Spagnuolo, avendo difeso nel 1976 con un affidavit Michele Sindona e avendo, nello stesso documento, accusato la magistratura italiana di non obiettività, è radiato dalla magistratura italiana.
gennaio 1979
Trovata a Milano valigetta di terroristi
Ritrovata in piazza Durante a Milano una valigetta che contiene la documentazione dei “Reparti comunisti d’attacco” (fondamentali per la scoperta dei covi di Magreglio e Ugiasca) e un elenco di 46 nomi di magistrati, avvocati e giornalisti. Tra questi anche quello di Walter Tobagi.
Martedì 2 gennaio 1979
Grande crollo della temperatura e gelo come non mai: da +6° a -10°
Preannunciato da un Capodanno gelidissimo sulla Russia (con punte minime di -50°C nella zona di Kirov), si sapeva che il grande freddo sarebbe arrivato anche in Italia. Ieri il libeccio ha temperato le perturbazioni atlantiche e fatto registrare valori miti, anche di +12-14°C sui versanti tirrenici e in media, a mezzogiorno, sui 5-6° C. Oggi questi valori sono crollati 10-12°C sotto lo zero, con punte di -15°C sulle Alpi, con valori che si abbasseranno ulteriormente nel corso della notte. Si è trattato di un crollo termico di 15-18°C che in molti casi si è trasferito subito anche al livello del mare. Sulle montagne del Nord Est, ad esempio, la temperatura è crollata da -5°C a -24°C in poche ore al Passo del Pordoi, e Cortina è balzata da +2° a -16°C. In Toscana sul Monte Amiata la temperatura è scesa da +2° a -14°C, spruzzate di neve sono cadute in pianura, mentre la nevicata maggiore si è registrata in Emilia, specie nel Reggiano dove in pianura si sono superati i 20 cm.
Mercoledì 24 gennaio 1979
Le Br uccidono Guido Rossa, operaio comunista
Genova - Un commando delle Br uccide Guido Rossa, 44 anni, l’operaio comunista e sindacalista dell’Italsider che il 25 ottobre ha segnalato e denunciato il brigatista Francesco Berardi, operaio della stessa fabbrica. Esecuzione alle 6:35 del mattino, in via Ischia 4, dove abita Rossa. Rossa stava uscendo di casa per andare al lavoro con la sua 850. I brigatisti volevano solo gambizzarlo. Rossa si accorge del pericolo, tenta di rifugiarsi in macchina. Spara Vincenzo Guagliardo – tre colpi, due vanno a segno alle gambe – e si allontana. Si avvicina anche Riccardo Dura, fa fuoco: altri tre proiettili raggiungono l’operaio, uno al cuore. (leggi qui l’articolo di Corrado Stajano)
Domenica 4 febbraio 1979
Gli italiani sono quasi 57 milioni. In calo le nascite
ROMA — La popolazione Italiana si avvicina al livello di 57 milioni di unità: secondo le ultime stime, la popolazione residente ha raggiunto infatti nel novembre 1978 il totale di 56 milioni 826 mila unità. La popolazione italiana continua a crescere, ma a ritmi sempre più lenti: secondo le rilevazioni dell’Istat, nei dodici mesi terminati nel settembre l’incremento è stato del 4,4 per mille, mentre nei dodici mesi precedenti il tasso di incremento era stato del 4,9 per mille. Questo rallentamento del ritmo di crescita della popolazione residente è dovuto alla diminuzione delle nascite (nel periodo gennaio-settembre 1978 i nati vivi sono diminuiti del 5 per cento rispetto al 1977), diminuzione che è molto più accentuata di quella delle morti (calo dell’1,7 per cento) (dal Corriere della Sera)
Giovedì 8 febbraio 1979
In Italia ci sono troppi studenti universitari
«[...] In Italia gli studenti universitari sono 950.000, di cui più del venti per cento è fuori corso e solo un quinto frequenta le lezioni. «Ciò è dovuto — secondo il movimento Gaetano Salvemini—al fatto che anche molti professori non svolgono regolarmente le lezioni, hanno il dono dell’ubiquità e sono in grado di fare centinaia di esami in un giorno». In Inghilterra ci sono solo 250.000 universitari, in Francia 680.000. In Francia, anche se ci sono meno studenti, le lauree sono però il doppio che in Italia. Un laureato in Italia costa allo Stato 12 milioni, poco più che in Francia e in Inghilterra, ma è da tener presente che in Italia più della metà degli studenti sono tali solo nominalmente e molti di essi non arrivano alla laurea. Ancora più significativo è il confronto tra corsi di laurea: in Italia vi sono 50.000 studenti di architettura contro i 15.000 in Francia e i 12.800 in Inghilterra; in Italia vi sono 110.000 studenti di giurisprudenza, 70.000 in Francia, e 8.700 in Inghilterra. In Italia vi sono 170.000 studenti di medicina, in Francia 120.000 e in Inghilterra solo 20.000. Le percentuali mostrano differenze ancora più nette: in Italia l’11 per cento degli studenti è iscritto a facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, in Francia il 13 per cento e in Inghilterra il 24 per cento.«Il presente è sfasciato — ha detto Sylos Labini —, ma si può pensare al futuro. Anche adesso ci sono isolotti che vanno bene, ma c’è qualcosa nel meccanismo sociale che non va affatto. I più poveri, iscrivendosi all’università, s’illudono di prendere qualcosa, ma è solo una truffa. Adesso i privilegiati sono ancora più privilegiati. Lo sfascio dell’università è dovuto al fatto che la riforma Gui è crollata sotto i colpi della destra accademica che non voleva il tempo pieno e l’incompatibilità; poi è venuta la sinistra che ha avuto come obiettivo le promozioni senza concorso. Adesso c’è l’accordo tra la destra che ha ceduto sull’Ope legis e la sinistra che, subalterna, sbandiera la battaglia sul tempo pieno ma in verità già ci ha rinunciato. Il peggio della destra si è quindi alleato col peggio della sinistra. Lo sfacelo dell’università è davanti agli occhi di tutti» (Enzo Marzo sul Corriere della Sera).
Lunedì 26 febbraio 1979
La gente è stanca della politica e chiede facce nuove
«D’accordo, i sondaggi, come le statistiche, appartengono alla «prima delle scienze inesatte», se c’è del vero nell’ironica definizione dei fratelli de Goncourt. Difficile è prevedere quel che faranno gli imprevedibili uomini, specialmente quando assumono il ruolo di elettori: il segreto del voto resta al di fuori di ogni zodiaco. Ma i dati del sondaggio L’Europeo-Doxa che abbiamo letto nei giorni scorsi, non sembrano proprio avventurose incognite, né “calcoli di nebbia” sulla carta di un futuro forse prossimo.E’ stato chiesto: si dice che in Italia vi è una frattura tra paese reale e classe politica: secondo lei, è vero o no? Sommando le risposte “è vero” o “è abbastanza vero”, si arriva al 75 per cento degli intervistati. Altra domanda: in occasione delle prossime elezioni politiche normali o anticipate (o di quelle del Parlamento europeo), lei sarebbe favorevole alla formazione di liste apartitiche? Sommando i “molto favorevole” agli “abbastanza favorevole”, si va al 54 per cento degli intervistati, non dimenticando che i “non so”, gli indifferenti, i disponibili all’una o all’altra soluzione, sono il 25 per cento. Usciamo dalle sbarre dei numeri, chiediamoci piuttosto se questo è bla-bla qualunquistico o preciso scenario del malessere. Siamo per la seconda ipotesi. L’ Italia assomiglia ogni giorno di più a una platea che mormora in attesa di passare ai fischi: lo spettacolo è vecchio, la regia manca d’inventiva. E’ una situazione che dura da anni.C’è un copione che non merita più nemmeno gli applausi di convenienza. Di esempi si potrebbero riempire tutte le pagine di questo giornale. Lo «scollamento» fra classe politica e paese reale ha radici antiche. Ma basta vivere qualche ora tra la gente, entrare in un ufficio, in un negozio, salire su un tram, per capire che la stanchezza è infinita, che lo spaccio degli slogan è in riserva. Si ha voglia di fatti, e invece il Potere nega i fatti.Il rimedio potrebbe venire dalle «facce nuove»? Piace pensare e sperare che sia così. La platea mormora anche per questo. Una «società esigente», come la chiamava Aldo Moro; non si accontenta più invitandola al solito banchetto dei proclami e delle belle parole» (Giulio Nascimbeni sul Corriere della Sera)
Giovedì 1 marzo 1979
Caso Lockheed: assolto Gui, condannato Tanassi
La Corte costituzionale, a cui competono i processi in cui sono posti in stato d’accusa i ministri, assolve per le tangenti relative all’acquisto di aerei dall’americana Lockheed il democristiano Luigi Gui e condanna invece Mario Tanassi a due anni e quattro mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e decadenza dall’ufficio parlamentare.
Lunedì 26 marzo 1979
Morte di Ugo La Malfa. Una sua tribuna politica del 1974
Ugo La Malfa, 76 anni, fondatore del Partito d’Azione, segretario e leader del Partito Repubblicano Italiano, ministro dei Trasporti nel governo Parri e ininterrotamente in Parlamento dal 1948 a oggi, è morto a Roma. Marco Nese sul Corriere d’Informazione ne ha raccontato gli ultimi istanti. «L’ultimo check-up lo aveva fatto in febbraio e gli esami medici non avevano destato alcuna preoccupazione. L’unico suo guaio erano gli occhi, ai quali aveva subito una delicatissima operazione mesi fa. Poi, sabato mattina, l’improvviso sopraggiungere del colpo fatale. Erano circa le 6. La Malfa dormiva da solo in una stanza del suo appartamento di via Cristoforo Colombo (un palazzo abitato solo da parlamentari). In casa, oltre a lui, c’erano la moglie e la cameriera, Angela. L’emorragia cerebrale si manifesta con acutissimi mal di testa. E questo deve aver svegliato il leader repubblicano, il quale ha forse cercato di alzarsi, e ha acceso la luce. Non ci è riuscito perché ha subito perduto conoscenza, è crollato urtando la testa contro uno spigolo del comodino. Pochi minuti dopo le 7, Angela, la cameriera, vede filtrare la luce da sotto la porta della stanza e pensa che La Malfa si sia alzato (era sempre stato mattiniero). Va a preparare la colazione, ma quando poi entra nella stanza si trova di fronte a una scena raccapricciante: La Malfa riverso per terra, privo di sensi. Tutto diventa frenetico: la chiamata d’urgenza del medico, la corsa verso la cllnica, i primi esami per verificare le condizioni del cervello. Ci sono speranze? I medici lasciano subito capire che non c’è scampo. Il sangue ha completamente invaso il cervello, La Malfa è ormai ridotto solo a una vita puramente vegetativa, resa possibile dalla grande resistenza del cuore. I medici non tentano nemmeno l’intervento chirurgico sul cervello: «E’ inoperabile», dicono. In ogni caso, avvertono, se pure dovesse sopravvivere, l’uso del cervello sarebbe ormai definitivamente compromesso, la sua intelligenza se n’è andata, cancellata dall’ondata di sangue, la sua coscienza è scomparsa».Leggi qui la biografia
Martedì 27 marzo 1979
Entrano in vigore gli accordi tra Italia e Svizzera sui frontalieri
«I rapporti fra Svizzera e Italia relativi all’imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine, sono regolati dall’Accordo concluso dai due Paesi il 3 ottobre 1974 (ed entrato in vigore oggi) in base al quale, i salari, gli stipendi e i compensi dei lavoratori frontalieri sono imponibili nello Stato in cui sono prodotti. Quindi i Cantoni Grigioni, Vallese e Ticino, ogni anno, versano allo Stato italiano una quota del gettito delle imposte sui redditi pagate dai frontalieri, pari al 38,8%. Tale accordo compensa le minori entrate ai Comuni di confine che derivano da chi lavora in Svizzera, ma usufruisce in Italia dei servizi pubblici e delle infrastrutture» (Sandra Riccio. Leggi qui l’articolo).
aprile 1979
Nonostante la crisi, i consumi in Italia aumentano
A marzo la produzione lorda di energia elettrica dell’Enel è aumentata del 9,6 per cento mentre i consumi nazionali sono cresciuti dell’8,4 per cento. La base di riferimento è il marzo del 1978. Alla produzione di energia che è stata nello scorso mese di circa 16,3 miliardi di kilowattora ha contribuito la fonte termica (termoelettrica tradizionale, in particolare) per oltre 12 miliardi e mezzo di kilowattora con un incremento del 13% rispetto al marzo ’78, mentre la produzione idraulica è rimasta pressoché invariata (circa 3,8 miliardi di kilowattora). I consumi di energia hanno avuto un’espansione omogenea in tutta Italia con punte di incremento del 9,6 per cento in Sicilia. Soltanto la Sardegna ha segnato un tasso negativo dell’1,5 per cento. Nel trimestre gennaio-marzo i consumi sono aumentati globalmente del 7,4 per cento.
Mercoledì 4 aprile 1979
I misteri della finanziaria
«[...] La manovra di finanza pubblica è nuovamente espressa in termini di riduzione del disavanzo e del fabbisogno tendenziali. Il significato della manovra, anche perché è espresso mediante sette nozioni di disavanzo e di fabbisogno per 11 1979 e tre «soltanto» per il 1980 e 1981, è assai difficilmente comprensibile, almeno al non iniziati. E’ in parte imputabile a questa «oscurità» la quasi Indifferenza con cui la manovra di finanza pubblica disegnata nel plano è stata accolta. Tra l’altro l’oscurità ha reso possibili interpretazioni, anche autorevoli, riduttive del valore tecnico delle previsioni 1978-1979, ritenute sopravalutate, In misura tale da porre in dubbio 1 fondamenti della manovra proposta e 1 risultati che essa avrebbe conseguito. [...] Risulta così che tendenza alla crescita del livello della spesa pubblica, affermatasi dal 1970 con un aumento di circa 14 punti del reddito nazionale nei sei anni 1970-1975, ha trovato un momento di rallentamento nel 1976 e nel 1977, In cui la spesa è rimasta pressoché stabile intorno al 49 per cento del reddito nazionale. Ma la spinta a crescere è scoppiata nuovamente nel 1978. L’anno scorso la spesa pubblica ha toccato il 54 per cento del reddito nazionale (11 55,3 per cento con le regolazioni dei debiti pregressi). L’aumento della spesa pubblica, pari a cinque punti del reddito nazionale (a oltre sei con le regolazioni dei debiti), è per oltre tre quarti imputabile alla spesa di parte corrente [...]» (Franco Reviglio sul Corriere della Sera)
Venerdì 6 aprile 1979
Che cosa significa ridurre i consumi italiani del 5%
In Italia una riduzione del 5% dei consumi vuol dire 800.000 tonnellate in meno di benzina, 1.250.000 di gasolio e petrolio e 2.000.000 di olio combustibile.
Mercoledì 25 aprile 1979
Non è tornato a casa lo scrittore Lucio Mastronardi
Lo scrittore Lucio Mastronardi, 49 anni, è scomparso da martedì mattina. E’ uscito dall’abitazione di via Naviglio Sforzesco 24, vicino a piazza Ducale, nel cuore della vecchia Vigevano, verso le 7.50 per recarsi in ospedale e poi ha fatto perdere le proprie tracce. La moglie Lucia Lovati, 38 anni, insegnante elementare, dopo una giornata di vane ricerche presso parenti e conoscenti, ieri mattina si è recata in commissariato e ha denunciato la scomparsa del marito al vice questore, dottor Pedone. La donna appare gravemente preoccupata per il marito, che negli ultimi tempi era molto depresso. Recentemente Lucio Mastronardi era stato ricoverato per circa un mese al Policlinico di Pavia per una grave malattia. Le prime indagini svolte dalla polizia hanno permesso di accertare che Mastronardi lunedì mattina si è recato in ospedale a Vigevano, dove è stato notato da alcuni infermieri, senza tuttavia sottoporsi a prelievi di sangue per alcune analisi cosi come aveva detto alla moglie prima di uscire di casa. Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti lo scrittore è stato visto per l’ultima volta alla stazione ferroviaria della città lomellina. Erano circa le nove e trenta. Non è stato possibile stabilire se Mastronardi è salito sul treno. La cosa, comunque, appare probabile. Per questo gli agenti del commissariato di Vigevano hanno esteso le ricerche in tutta la Lombardia. Al momento della scomparsa lo scrittore indossava pantaloni di velluto blu, una giacca di lana con risvolti in renna e camicia di colore beige. In tasca, secondo quanto ha dichiarato la moglie agli inquirenti, Mastronardi aveva pochi soldi; non più di ventimila lire. La moglie Lucia Lovati per tutta la giornata di ieri è rimasta in fiduciosa attesa assieme alla figlioletta Maria di cinque anni nella casa di via Naviglio Sforzesco. Al vice questore, dottor Pedone la donna ha detto: “E’ la prima volta che mio marito manca da casa per tutta la notte. Altre volte, invece, era rientrato con un certo ritardo, anche di due o tre ore. Non vorrei che avesse commesso qualche sciocchezza». Già nel novembre 1974 Mastronardi aveva tentati di uccidersi gettandosi dal balcone di casa, al quinto piano (Giuseppe Gallizzi sul Corriere della Sera del 26 aprile)
Giovedì 26 aprile 1979
Vane le ricerche dello scrittore Lucio Mastronardi
VIGEVANO (Pavia) — Man mano che passano le ore, diminuiscono le speranze di rintracciare ancora vivo lo scrittore Lucio Mastronardi, 48 anni, l’autore di «Il maestro di Vigevano». Per tutta la giornata di ieri, i vigili del fuoco hanno scandagliato le acque del Ticino, dopo che nella prima mattinata è giunta in commissariato la segnalazione di un ragioniere vigevanese. Secondo quanto questi ha riferito al dottor Pedone, vicequestore dirigente del locale commissariato, Lucio Mastronardi la mattina di martedì alle 9.20 si trovava sul ponte del Ticino ai confini tra Vigevano e Abbiategrasso; Mastronardi era uscito di casa verso le otto dicendo alla moglie che si sarebbe recato in ospedale per alcune analisi. In nosocomio però l’uomo si è fatto soltanto vedere per qualche minuto, ma non è stato sottoposto ad alcuna visita. «Pioveva a dirotto — ha detto il ragioniere — e Mastronardi era a piedi, bagnato fradicio. Si stava dirigendo verso Abbiategrasso. Io rientravo da Milano e non ho dato molta importanza al fatto, anche perché lo conosco bene. Poi, quando attraverso la radio e i giornali ho saputo della sua scomparsa, mi sono preoccupato di segnalare l’episodio». La moglie dello scrittore, Lucia Lovati di 38 anni, vive momenti di drammatica attesa nella sua casa in via Naviglio Sforzesco 24, la stessa da dove — nel novembre di cinque anni fa — Mastronardi in un momento di sconforto si buttò dal quinto piano. La caduta venne attutita dal baule di una autovettura sul quale lo scrittore precipitò rimanendo solo ferito. Mastronardi guari dopo due mesi di degenza in ospedale. La signora Lovati continua a tenere contatti telefonici con la polizia. La donna ha lanciato anche un appello attraverso le radio locali. C’è chi dice di avere visto Mastronardi alla stazione ferroviaria, chi in corso Milano, chi sulla provinciale per Pavia. Tutte le segnalazioni vengono vagliate con particolare attenzione, ma la scomparsa di Mastronardi rimane — a tre giorni di distanza — un vero e proprio mistero. Le ricerche, sospese ieri all’imbrunire, saranno riprese questa mattina sempre nel fiume Ticino, in direzione di Pavia. Sono ricerche difficili e laboriose — sottolineano gli inquirenti — perché il fiume ha un’estensione vastissima ed è costellato di insenature e fosse. (dal Corriere della Sera del 27 aprile)
Venerdì 27 aprile 1979
Trovato un biglietto d’addio scritto da Mastronardi alla moglie Lucia Lovati
VIGEVANO - «Cara Lucia, non ce la faccio più. Grazie per avermi voluto bene e assistito. Grazie per la Maria. Perdonami, tuo Lucio». Poche brevi righe drammatiche, scritte con grafia incerta sul foglio a quadretti di un blocknotes. Forse rappresentano l’ultimo scritto di Lucio Mastronardi, 48 anni, l’autore del romanzo «Il maestro di Vigevano». Lo scrittore è scomparso da martedì mattina dopo avere detto alla moglie Lucia Lovati, 38 anni, che sarebbe andato in ospedale per analisi del sangue. La lettera d’addio trovata dalla moglie soltanto ieri mattina in uno dei cassetti della scrivania ha reso più improbabili anche le ultime residue speranze di trovare ancora vivo lo scrittore. Ora le ricerche nel Ticino sono state intensificate. I vigili del fuoco hanno continuato a scandagliare il corso d’acqua fino a Pavia. Da oggi le battute per cercare di recuperare il corpo verranno circoscritte a 300-400 metri di distanza a valle del ponte ferroviario, da dove si presume che Lucio Mastronardi abbia messo in atto il disperato proposito. Prima di fare intervenire i sommozzatori del gruppo di Genova, si cercherà anche di scandagliare le decine e decine di insenature e fosse che costellano la vallata del fiume. Verranno ispezionati anche i numerosi capanni che sorgono ai margini del Ticino. Lo scrittore — dicono amici e conoscenti — conosceva queste zone alla perfezione per averle ampiamente descritte nei suoi romanzi e racconti. «Un maestro — dicono a Vigevano — aveva un amore per il fiume. A volte vi passava intere giornate in solitudine con i suoi problemi, le ansie, le insoddisfazioni di una vita sempre movimentata e introversa». Forse pensando alla sua malattia Lucio Mastronardi ha scritto l’ultimo messaggio alla moglie e alla figlioletta e ha deciso di farla finita. Quando martedì mattina verso le 7,50 è uscito dalla sua abitazione di via Naviglio Sforzesco 24, aveva già fissato il suo appuntamento con la morte e le è andato incontro sotto l’acqua scrosciante, rivivendo scene descritte nel suoi libri. In via Milano, dal solito giornalaio ha comprato un quotidiano del mattino e si è incamminato verso il passaggio a livello, in direzione del ponte sul Ticino dove si perdono definitivamente le sue tracce. (Giuseppe Gallizzi sul Corriere della Sera del 28 aprile)
Domenica 29 aprile 1979
Trovato nel Ticino il corpo di Mastronardi
VIGEVANO — L’ha trovato un pescatore, là, immerso nel suo Ticino che tante volte aveva descritto nei suoi romanzi. Il suo corpo è «stato conservato perfettamente dall’acqua gelida. I sommozzatori dei vigili del fuoco di Milano hanno impiegato più di tre ore per issarlo a bordo della barca e strapparlo al ramo dove era impigliato. Lo scrittore Lucio Mastronardi non aveva dato più notizie di sé da martedì scorso. L’ultima volta era stato visto da un amico sul ponte che attraversa il fiume alla periferia di Vigevano. Pioveva a dirotto e l’amico, che si trovava imbottigliato in una colonna di auto, non ha fatto in tempo a chiamare lo scrittore. Ieri mattina verso le 10 un pescatore, Claudio Cesani, mentre si trovava a bordo della sua barca a motore, ha intravisto, a circa mezzo metro di profondità e a quattro metri dalla riva, un corpo sospeso nell’acqua del Ticino. Immediatamente è tornato a riva ed ha dato l’allarne. Da qualche giorno tutte le barche in navigazione sul Ticino erano condotte da uomini con gli occhi puntati nell’acqua o intenti a scrutare le rive. Polizia e carabinieri sono giunti in riva al Ticino alle 11. I sommozzatori invece, che stavano perlustrando il fiume qualche chilometro più a nord, sono giunti nei pressi della località «Pubiè» (cioè Pioppeto) dove era stata segnalata la presenza del corpo nell’acqua, un po’ più tardi. Quella che sembrava una facile operazione si è dimostrata estremamente difficoltosa. Gli indumenti dello scrittore si erano impigliati ad un ramo in un punto del fiume dove la corrente è estremamente violenta. I due sommozzatori dei pompieri di Milano, Nicola Galizia e Gino Villa, hanno dovuto lavorare oltre tre ore per imbrigliare il cadavere con una corda che impedisse al fiume, una volta liberato il corpo, di portarselo via. Su una barca ad osservare e guidare le operazioni c’erano anche il commissario di Vigevano, Giorgio Pedone, e il procuratore della Repubblica, Antonio La Penna. Infine il corpo di Mastronardi è stato issato a bordo. Vigevano detiene un triste primato, quello dei suicidi. «Ma questa volta — dicono in un ristorante — non è la solita roba. Questa volta si è trattato di un artista, del nostro artista». Massimo Alberizzi sul Corriere della Sera del 29 aprile)
Lucio Mastronardi e il Ticino
Lunedì 30 aprile 1979
Funerali di Mastronardi
«Ma ciò che ha scritto Mastronardi, la sua denuncia della mentalità gretta e ipocrita, ha modificato qualcosa nei rapporti tra le persone a Vigevano? “No, risponde secca Mariangela Salvatore, una ragazza che ha conosciuto bene lo scrittore, mentre cammina sulla ghiaia dei viali del cimitero. Anzi il mito del denaro in paese è sempre più presente tra la gente che continua a comportarsi secondo il rituale conformista denunciato da Mastronardi. Una cosa che mi sorprendeva di lui è che riuscisse a vivere ancora a Vigevano. Quando passava per piazza Ducale la gente ai tavoli dei bar lo derideva, lo scherniva e non aveva rispetto per la sua cultura. Pochi riuscivano a capire la sua sensibilità e cosa egli avesse dentro». Amalia, donna del popolo, anche lei presente al funerale: (cimitero di Vigevano, 500 persone, ma sarebbero state di più se la famiglia avesse reso noto l’orario delle esequie): «Forse per protesta, lui che descriveva gli arrampicatori sociali, è andato a morire a piedi». Infatti il ponte da cui si sospetta si sia gettato lo scrittore è fuori Vigevano. Un amico pare l’abbia visto mentre lo stava attraversando a piedi stretto nei vestiti inzuppati dal violento acquazzone che cadeva in quel momento»(Massimo Alberizzi sul Corriere della Sera del 1° maggio)Leggi qui il ritratto di Lucio Mastronardi di Giulio NascimbeniLeggi qui l’articolo di Paolo Di Stefano
maggio 1979
Esce la rivista Alfabeta
Esce il primo numero della rivista letteraria (mensile) Alfabeta. «Eravamo un gruppo di intellettuali di provenienza disparata. C´erano Umberto Eco, Maria Corti, Mario Spinella, Pier Aldo Rovatti, Antonio Porta, Francesco Leonetti. Volevamo riprendere il discorso della cultura che durante gli anni Settanta era sommerso o frantumato», ricorda Nanni Balestrini. Non fu un decennio facile per la cultura. «C´erano molte spinte emotive. Oltre che politiche. Io organizzai a Milano l´iniziativa di Area, nella quale avevo raccolto un certo numero di riviste – tra cui Re Nudo, Erba Voglio, Aut Aut – e piccoli editori per pubblicare dei libri. L´idea era di rafforzare un fronte editoriale che altrimenti sarebbe rimasto invisibile. Pubblicammo tra il ´76 e il ´77 circa 130 libri tra cui Eco, Arbasino, Fachinelli. Poi chiudemmo a causa dell´inasprirsi della repressione» (vedi 7 aprile 1979). (leggi qui l’articolo di Antonio Gnoli)
L’Italia è prima al mondo per il turismo
Un’intervista di Marcello di Falco al ministro del Turismo Egidio Ariosto sul «Giornale» ci ricorda che nel maggio 1979 l’Italia era «il secondo Paese del mondo per attrezzatura ricettiva, il primo per presenze estere, il primo per incassi turistici, il primo per saldo valutario».
Giovedì 21 giugno 1979
Vietato fare il pieno di gasolio alla frontiera
ROMA — Gli autotreni e le auto diesel non potranno più fare il pieno di gasolio in Italia prima di passare la frontiera. Il quantitativo massimo di gasolio consentito nel serbatoio all’attraversamento della frontiera in uscita dall’Italia sarà di 30 litri per le auto diesel e di 200 litri per gli autotreni. Il provvedimento è stato firmato ieri sera dal ministro dell’Industria Franco Nicolazzi al fine di contrastare un fenomeno che aveva provocato gravi carenze di gasolio per autotrazione nelle zone di frontiera. Infatti le auto diesel straniere e soprattutto i giganteschi autotreni «TIR» (spesso con serbatoi aggiuntivi) hanno fatto sino ad oggi il «pieno» di gasolio in Italia per poi ripassare la fronttera, avvantaggiandosi cosi del prezzo del gasolio inferiore nel nostro Paese rispetto all’estero. Il decreto di Nicolazzi si applica formalmente a tutti i veicoli diesel sia italiani che stranieri ma, in pratica, è rivolto ad automobilisti e camionisti provenienti dall’estero.
Venerdì 22 giugno 1979
Le proposte di Nicolazzi per risparmiare petrolio
Ecco le proposte di Nicolazzi per il risparmio di petrolio a breve termine: 1) Impiego di maggiori quantità di carbone nelle centrali elettriche e nei cementifici (risparmio di 1.300.000 tonnellate annue di olio combustibile); 2) Riduzione dei limiti di velocità sulle autostrade a 120 chilometri orari per le auto e a 80 chilometri per gli autotreni (risparmio benzina, 200 mila tonnellate annue; gasolio, 110.000 tonnellate annue); 3) Limitazione del gasolio nei serbatoi degli autocarri (200 litri) e delle auto diesel (30 litri) alla frontiera. Nicolazzi ha firmato mercoledì sera il decreto (risparmio 60.000 tonnellate annue di gasolio); 4) Rigorosa limitazione di parcheggio nei centri storici; 5) Anticipo dell’obbligo di applicazione dei termoregolatori per riscaldamento nelle vecchie abitazioni, rigoroso controllo del limite di 20 gradi e fissazione di una temperatura minima per l’aria condizionate; 6) Estensione del periodo dell’ora legale che durerà dal primo aprile al 31 ottobre (risparmio 90 mila tonnellate di olio combustibile); 7) Sospensione delle agevolazioni sui consumi ai dipendenti delle aziende elettriche (risparmio 80 mila tonnellate di olio combustibile). L’attuale beneficio sarà tradotto in termini salariali; 8) Allungamento delle vacanze natalizie nelle scuole; 9) Introduzione della settimana corta nel settore pubblico e nelle scuole (diminuzione del 15-30 per cento dei consumi annuali); 10) Abolizione, dal 1980, del servizio buoni benzina per stranie
Domenica 1 luglio 1979
L’ansia collettiva americana, e lo stato di indifferenza italiano
«I giornali americani descrivono da mesi lo stato di ansia collettiva che s’è propagato prima in California, poi a Nuova York e sull’intera costa atlantica, dinanzi alle erratiche apparizioni della carestia petrolifera: “Molti — segnala Robert Sincr sulla Herald Tribune — non dormono più, angosciati dal pensiero di prender posto in fila davanti a un distributore. Molti non si muovono più, timorosi di non poter tornare a casa. Altri fumano di più, bevono di più, mangiano di più ... ”. Le cronache segnalano anche fenomeni di tensione violenta, come i casi estremi di “pazzia da impedimento”: i duelli a mano annata fra le pompe di Brooklyn, la sommossa di Levittown in Pennsylvania. [...] La prospettiva è specialmente grave per un’economia di trasformazione come quella dell’Italia, la quale non produce come gli Stati Uniti oltre metà del greggio che consuma, né ha costruito o costruisce centrali nucleari in proporzione, ma nello stesso tempo non compensa l’importazione di petrolio (tremila miliardi in più nel 1979 dopo le decisioni dell’OPEC a Ginevra) con esportazioni paragonabili a quelle dell’industria di trasformazione giapponese o tedesca. Qui dunque si presenta il caso d’una società povera di risorse naturali e tecnologiche, la quale accresce tuttora il consumo di combustibili al ritmo del 10 per cento l’anno e compete nello sperpero con le società ricche, mentre i governanti somigliano sempre più a quei capi tribù del regno di Melchiorre, studiati dall’antropologo Lienhardt, che invitati a operare e decidere “accampavano scuse e parlavano d’altro, come se fosse stato detto qualcosa d’indecente”» (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera)
Giovedì 26 luglio 1979
Non importa se l’Italia non ha i soldi per pagarsi il petrolio
«Le querimonie eticizzanti sui peccati del consumismo, Gomorra dell’età industriale, nemmeno frenano quei giochi di consumo che nell’estate dei sette soli sono il «diritto allo scooter» del quattordicenne-massa e lo sgommare del cittadino adulto dall’angolo della strada al più vicino tabaccaio, il frastuono incessante degli audio e il boom dei più futili servomeccanismi da luna-park. La prospettiva che l’Italia non possa esportare abbastanza per pagare il suo enorme conto petrolifero è semplicemente ignorata, come la flagrante violazione dell’impegno a ridurre almeno del 5 per cento il consumo energetico nazionale.La collettività sopporta ogni specie di prediche, anzi talvolta se ne compiace come d’un gratificante atto penitenziale... Ma senza effetti pratici. E quando mai fu possibile governare un’economia con le prediche? Vengono applaudite persino certe oscure profezie teologico-ideologiche sulla fine della civiltà industriale, poiché rinviano qualsiasi problema a un incerto giorno del giudizio. Ma senza conseguenze immediate. Descrivendo la crisi energetica come un evento millenaristico, troppo disastroso perché ci sia qualche cosa da fare, forse i rovinologhi piacciono proprio perché distolgono l’attenzione dal problema urgente delle cose da fare, anzitutto consumare meno petrolio» (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera)
L’Urss ha proposto all’Italia di costruire insieme le centrali nucleari (in Urss)
«È di questi giorni la notizia che l’URSS avrebbe proposto all’Italia una straordinaria «joint venture». Costruire insieme centrali nucleari in territorio sovietico, magari ai confini con l’Ungheria e la Cecoslovacchia, per fornire energia elettrica all’Italia attraverso una linea di 700-800 chilometri. L’URSS infatti è ricca non solo di gas naturale, che già fornisce all’Italia con un metanodotto, e di petrolio, che potrebbe fornire con un oleodotto, ma può costruire quante centrali nucleari vuole il suo governo senza incontrare proteste di movimenti ecologici e consigli comunali. La notizia è interessante, se non altro come prefigurazione d’un avvenire di rubinetti energetici in mani altrui, custoditi in qualche profondità della steppa. Qualcosa di simile fu già pronosticato da Andrej Sacharov, come fisico nucleare e come dissidente sovietico, in una lettera del 1977 a Le Monde, quando rivolgendosi in genere agli europei sollevò la questione dell’indipendenza energetica, economica e politica «per i vostri figli e nipoti». Non rimane che perseverare nel luna-park, vezzeggiare ancora il quattordicenne-massa con «diritto allo scooter», e ci giochiamo anche l’indipendenza. Per i figli e i nipoti, o forse anche prima» (Alberto Ronchey sul Corriere della Sera)
Sabato 11 agosto 1979
Il passivo commerciale, decuplicato, viaggia verso i 3.500 miliardi
Nella prima metà dell’anno la produzione Industriale è salita del 7% rispetto ai livelli dello stesso periodo del 1978, e tale sviluppo ha interessato quasi tutti i settori industriali. L’inflazione tuttavia ha raggiunto a maggio il tasso annuale del 14,5%, livello che denota una rinnovata tendenza all’aumento dopo il rallentamento conseguito nel 1978. L’istituto tedesco sottolinea con sorpresa che né la bilancia commerciale, né quella dei pagamenti, né il corso della lira mostrano di subire effetti negativi per conseguenza del rincaro del greggio e di altre materie prime. Secondo Tifo, il passivo commerciale, di entità assai lieve e pari a soli 348 miliardi di lire l’anno scorso, dovrebbe tuttavia aumentare di circa dieci volte nel 1979 a causa di massicci reintegri di scorte, per effetto del rincaro del petrolio ed anche in seguito al rafforzamento registrato dal dollaro nella prima metà dell’anno. Secondo Tifo, comunque, un passivo commerciale dell’ordine di 3500, 4000 miliardi di lire risulterebbe «più che soddisfacente-. [Dati Ifo, istituto per le ricerche economiche tedesco] (Corriere della Sera)
Lunedì 13 agosto 1979
Scambi tra servizi libici e italiani
Il direttore del Sismi generale Giuseppe Santovito fornisce al rappresentante ufficiale del Servizio informazioni della Repubblica libica Salem Mousa una lista di cittadini libici residenti a Roma; a sua volta Salem consegna a Santovito un elenco di cittadini libici di cui il governo di Tripoli avrebbe gradito l’espulsione. Una seconda lista di dissidenti sarà trasmessa da Santovito, tramite il colonnello Demetrio Cogliandro, il 14 febbraio 1980 e una terza il 2 aprile dello stesso anno. (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Giovedì 13 settembre 1979
Solo il Regno Unito ha più inflazione di noi
Nella scala dei paesi colpiti dall’inflazione l’Italia è superata soltanto dalia Gran Bretagna. Nei sei mesi terminati a luglio l’aumento dei prezzi espresso in termini annuali risulta pari al 16,5% (contro il 13,0% dei dodici mesi terminati a luglio), per l’Italia, mentre per l’Inghilterra è pari al 22,3% (contro il 15,6% nei dodici mesi). La Francia registra una crescita del 12,2% dei prezzi (contro il 10,3%), e la Germania del solo 8,7% (4,6%). L’impennata dei prezzi al consumo ha riguardato anche il Giappone dove il tasso annuo nei sei mesi raggiunge il 7.9% contro il rincaro del 4,2% registrato nell’anno terminato a luglio. Preoccupante anche la situazione statunitense, dove i prezzi segnano una crescita del 14,4% nel semestre confro un tasso precedente dell’11,2%.
Perfezionato l’accordo per il rimborso al Fmi di 342 milioni di dollari
Il governo italiano ha perfezionato gli accordi per il rimborso dell’ultimo prestito, pari a 342 milioni di dollari, ottenuto dal Fondo monetario internazionale. La somma era stata accordata all’Italia per il finanziamento delle importazioni petrolifere. La notizia è stata confermata da fonti ufficiali durante la visita del ministro del Tesoro Pandolfi a Washington. Nella capitale statunitense Pandolfi ha avuto un colloquio con Jacques de Larosière, direttore del PRO. La produzione industriale, ha sottolineato il ministro del Tesoro, si mantiene a «livelli positivi», grazie anche «alla vitalità delle piccole e medie industrie». Il tasso d’ inflazione rimane invece a livelli preoccupanti, intomo al 15-16%.
Venerdì 14 settembre 1979
Coppa Davis, Italia e Gran Bretagna sull’1-1
• Al Foro Italico di Roma, Italia e Gran Bretagna chiudono sull’1-1 la prima giornata della sfida valida per i quarti di finale di Coppa Davis: Adriano Panatta perde in tre set (6-0, 6-4, 6-4) contro Christopher Mottram, Corrado Barazzutti batte in tre set (6-1, 6-4, 6-4) John Lloyd. In conferenza stampa Panatta subisce la rampogna semi-scherzosa del direttore tecnico Mario Belardinelli: «Ma che fai? Credi di poter perdere contro una mezza tacca così? Tu sei fuori di testa, perché i colpi ce l’hai, devi svegliarti, svegliarti! Capito?». L’allenatore federale Victor Crotta spiega: «La preparazione che Adriano ha impostato per velocizzare certi colpi ha sicuramente un influsso negativo a breve scadenza. Le energie si bruciano in in fretta come il gas di un accendino con la fiamma al massimo. Di qui ad un mese forse sarà diverso, ma noi stiamo giocando in questi giorni». Giorgio Viglino, Sta. 15/9/1979]
Sabato 15 settembre 1979
Coppa Davis: Italia sul 2-1 con la Gran Bretagna
• Al Foro Italico di Roma, l’Italia chiude sul 2-1 la seconda giornata della sfida con la Gran Bretagna valida per i quarti di finale della Coppa Davis: Corrado Barazzutti e Tonino Zugarelli battono in tre set (7-5, 10-8, 6-1) Mark Cox e David Lloyd. Gbr ko, Italia in semifinale di Coppa Davis 1979-09-16
Domenica 16 settembre 1979
Tennis, l’Italia batte 4 a 1 la Gran Bretagna
• Al Foro Italico di Roma, l’Italia batte 4-1 la Gran Bretagna e si qualifica per le semifinali di Coppa Davis: il punto decisivo è conquistato da Adriano Panatta, che batte in tre set (6-3, 6-2, 6-3) John Lloyd, poi Corrado Barazzutti vince in due set (8-6, 7-5) l’ormai inutile match con Christopher Mottram. Panatta, irritato col capitano Bitti Bergamo per l’esclusione dal doppio di ieri, si sfoga: «No, contro Lloyd non ho giocato per la squadra, ho giocato per me stesso. Io quasi sempre gioco male in questo periodo dell’anno. Poi c’è stato anche il cambiamento del mio gioco, la trasformazione in tennista all’americana, (due botte e il tentativo di chiudere), a influire. Adesso dovrei risalire, migliorare nel torneo di Palermo e poi salire ancora fino a ottobre. Speriamo proprio, altrimenti qui non so nemmeno più se gioco i singolari». Prossimo avversario la Cecoslovacchia, dal 5 al 7 ottobre sempre al Foro Italico. Giorgio Viglino, Sta. 17/9/1979]
Domenica 7 ottobre 1979
Bankitalia aumenta il tasso di sconto dal 10,5 al 12
ROMA — Il tasso ufficiale di sconto (cioè il tasso d’interesse al quale la Banca d’Italia effettua prestiti al sistema bancario) e l’interesse sulle anticipazioni in conto corrente a scadenza fissa presso l’Istituto è stato aumentato dal 10,50 al 12 per cento. Rimangono invariate le maggiorazioni già in vigore. Il decreto di aumento, stabilito dal ministero del Tesoro su proposta del governatore della Banca d’Italia, è stato pubblicato ieri sulla «Gazzetta Ufficiale» e ha dunque decorrenza immediata. Timori di recessione. La decisione presa dalle autorità monetarle, ormai da alcuni giorni nell’aria, costituisce un «segnale» importante: la situazione congiunturale che aveva permesso il 4 settembre 1978 di abbassare di un punto il tasso di sconto e di mantenerlo immutato nei 12 mesi successivi è oggi profondamente diversa. Tassi di sconto nel mondoItalia 12 Belgio 10 Francia 9,5 Germania Fed 5 Giappone 5,25 Olanda 8 Regno Unito 14 Usa 11
Giovedì 6 dicembre 1979
Approvata l’installazione dei missili in Italia
Alla Camera viene approvata con 319 sì, 261 no e 5 astenuti l’installazione dei missili Pershing e Cruise voluti dalla Nato per contrastare l’installazione da parte dell’Urss dei suoi SS 20 nei Paesi dell’Est confinanti con l’Occidente.
Lunedì 10 dicembre 1979
Anche il Senato approva i missili
Anche il Senato approva l’installazione in Italia dei missili Pershing e Cruise.
Mercoledì 12 dicembre 1979
Il Consiglio Atlantico (Nato) delibera lo schieramento degli euromissili
«La più importante e controversa decisione della NATO nella seconda metà degli anni Settanta fu di spiegare in Europa alcune centinaia di missili nucleari statunitensi a medio raggio (comunemente chiamati euromissili), in grado di colpire il territorio sovietico. Il Consiglio atlantico ne deliberò lo schieramento nel dicembre 1979, in seguito alla comparsa di analoghi missili sovietici (SS-20), e contestualmente all’offerta di rinunciarvi qualora i Sovietici avessero smantellato i propri, onde il riferimento alla ’doppia decisione’ (dual-track). Gli euromissili, pur integrati nella struttura militare NATO, erano in dotazione alle sole forze statunitensi, dal momento che gli Europei non avevano voluto accollarsi i costi dei vettori, come avviene per altre armi nucleari della NATO cosiddette a doppia chiave (testata nucleare statunitense e vettore, missile o aereo, europeo). [...] Il governo tedesco, che avrebbe dovuto ospitare il maggior numero di missili, esitava ad attuare la doppia decisione da solo; fu determinante in questa circostanza il ruolo dell’Italia, che per prima si offrì di affiancare la Germania ospitando alcuni euromissili nella base di Comiso, in Sicilia» [www.treccani.it. Il governo tedesco era guidato da Helmut Schmidt. Quello italiano da Francesco Cossiga. Gli euromissili schierati in Italia - dei BGM-109 "Gryphon" - furono 112.
Domenica 16 dicembre 1979
A Capaci precipita caccia Usa
Un caccia statunitense con quattro membri di equipaggio a bordo e di base sulla portaerei "Nimitz" in navigazione nel Tirreno, precipita in Sicilia in località Capaci (Palermo), provocando la distruzione di alcune abitazioni. Tre membri dell’equipaggio si lanciano col paracadute, il pilota Robert Dark muore. Sull’incidente la Procura della repubblica di Palermo avvia un’indagine che si concluderà con la decisione di non promuovere azione penale dopo che l’autorità militare americana avrà comunicato di avvalersi del diritto di priorità nell’esercizio dell’inchiesta. Successivamente verrà sequestrata all’Aeronautica Militare una relazione del maggiore Giulio Rodorigo in cui si attesta che il giorno dell’incidente nella zona del Tirreno meridionale "vi erano numerosi velivoli militari statunitensi in volo, oltre una decina, senza che alcun ente della Difesa Aerea italiano avesse avuto le informazioni del caso". Un sistema definito "consueto". Sei mesi dopo, nella stessa zona del Tirreno meridionale, nei pressi di Ustica, precipiterà l’aereo Dc-9 della società Itavia
Domenica 6 gennaio 1980
Boom delle scommesse, viaggi organizzati ai casino
L’Italia della crisi invoca la dea bendata e punta sulla ruota della speranza. Anche i grandi scandali, o la crociata di un vescovo ribelle, diventano cabala e scommessa. Book-makers improvvisati, in una clandestinità nemmeno troppo segreta, pagavano venti contro uno la scomunica di Lefèbvre e accettano giocate sull’incriminazione di Gui e Tanasst nell’epilogo della vicenda Lockheed. Si scommette su tutto: la squadra che scende in campo la domenica, l’esito della finale di Coppa Davis, la prossima evasione di Vallanzasca, il prezzo dell’oro, le decisioni degli emiri che segneranno la sorte del barile di greggio. Psicologi e sociologi interpretano la realtà e danno risposte: sono l’incertezza del presente e il buio del domani che stimolano il senso del rischio. C’è il boom del gioco, nell’illusione di catturare un destino diverso. I casinò hanno perso re senza trono e nobili con la rendita, ma vedono ai tavoli verdi rappresentanti di commercio e bottegai, impiegati e palazzinari senza blasone, che arrivano con il charter ’tutto incluso’. E c’è la esplosione delle lotterie. La lotteria di Capodanno, sulle ali delle storielle di Beppe Orlilo e delle piroette di Heather Parisi, ha distribuito 4 miliardi e 140 milioni. Sei maximilionari e 144 milionari, che la fortuna ha scelto fra quattordici milioni di biglietti. Significa che un italiano su quattro ha investito mille lire nel tagliando. Se si considera che la famiglia media è composta di quattro persone, si può concludere che ogni famiglia Italiana ha seguito «Fantastico» con l’inconfessata speranza di entrare nella volata dei vincitori. L’anno scorso, erano stati venduti otto milioni di biglietti; quest’anno, sei milioni in più (Fabio Felicetti sul Corriere della Sera)
Lunedì 28 gennaio 1980
In Italia ancora 280 mila persone senza luce
Nel 1965 erano un milione e duecentomila le persone senza l’elettricità in casa; alla fine del 1981, quando saranno ultimati i lavori dell’Enel, questo numero sarà notevolmente diminuito. Rimarranno all’oscuro In Italia in 260 mila, più settantamila case rurali non abitate {n maniera continuativa. Per arrivare a tali percentuali, l’Enel ha speso circa 400 miliardi; ne dovrebbe spendere altrettanti se dovesse «elettrificare» chi è ancora al buio. Lo sforzo è stato notevole — affermano all’Enel —, dal 2,3 per cento si è passati allo 0,45. Se non abbiamo potuto fare di più è per via della ubicazione di certe case che sono lontane da qualsiasi borgo e isolate dal resto della comunità». Falco Accame, deputato socialista, ha presentato giorni fa un’interrogazione per sapere come mai, allora, la frazione di Pian dei Leggi, in provincia di Genova, fosse ancora senza corrente. Alla direzione centrale dell’Enel è stata subito compiuta un’indagine, conclusione: la frazione è abitata da due sole famiglie, D’Amico e Garibaldi. Spesso veniamo accusati ingiustamente — commenta un ingegnere —, questo è un caso emblematico, mi pare». Quello che sta peggio è il Sud: 100.000 persone al buio in Sicilia, 24.000 in Puglia, 17.000 in Calabria, 6.000 in Basilicata. Secondo l’Enel «non si arriverà mai ad allacciare tutti».