SI apprende dal Cairo che la controversia diplomatica irano-saudiana sta prendendo una svolta inattesa. Il ministro dell’Iran nella capitale egiziana ha presentato al locale rappresentante dell’Arabia saudiana una nota con la quale il suo Governo chiede che le città sante della Mecca e di Medina siano amministrate da una commissione internazionale islamica. Secondo la proposta dal Governo iranico, in quella commissione dovrebbero figurare, oltre ai rappresentanti di tutti i paesi islamici, anche rappresentanti delle Repubbliche sovietiche le cui popolazioni siano prevalentemente islamiche. La nota iranica è stata notificata a tutti i Paesi maomettani interessati. Il ministro dell’U.R.S.S. nella capitale egiziana, ha dichiarato davanti ai rappresentanti della stampa estera che, in seguito alla nuova costituzione sovietica, tutte le Repubbliche sovietiche di religione maomettana nomineranno rappresentanti diplomatici presso tutti i Paesi islamici. Il Presidente dei ministri egiziano Nahas Pascià è stato ricevuto da re Faruk il quale si è interessato circa l’andamento della vertenza irano-saudiana
Il capo di una setta musulmana i cui membri affermano di discendere direttamente da Maometto annuncia che re Faruk discenderebbe da Maometto in linea materna. La madre del Sovrano è figlia di Ismail Sabri pascià, che, secondo i giornali del Cairo, apparteneva a un’antica famiglia turca. Secondo l’albero genealogico di re Faruk, tracciato da due dirigenti della setta, ricevuti ieri a Palazzo reale, la madre del Sovrano è discendente da Abdullah el-rHussein, figlio di Fatima, figlia del Profeta (dal Corriere d’Informazione).
Il potente capo religioso dell’Iran, l’ayatollah Kasciani, ha dichiarato « giornata di lutto » quella di oggi, dopo l’annuncio della ripresa delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna, affermando che gli Stati Uniti hanno forzato la decisione di Teheran
ISLAMABAD — Più di mille soldati afghani sarebbero stati uccisi o fatti prigionieri nel corso di combattimenti con guerriglieri musulmani e membri della tribù «Safi». Lo riferisce un comunicato pubblicato dal comando del gruppo di opposizione «Jamlat-lslam Afghanistan» rifugiatosi a Peshawar, nel Pakistan. Lo scontro — secondo il comunicato — è avvenuto a Shunkry, a 30 chilometri da Chagahsaye (nella parte nordorientale dell’Afghanistan). Si tratta del più grave episodio riferito finora dai combattenti musulmani dello «Jamlat Islam» in lotta dall’estate scorsa contro il regime rivoluzionario filosovietico di Kabul che fa capo a Nur Mohammed Taraki. La ribellione nelle province afghane ha provocato migliaia di vittime.
I capi dell’opposizione musulmana al regime filosovietico dell’Afghanistan negano da aver sequestrato l’ambasciatore americano a Kabul Adolph Dubs. Negano qualunque coinvolgimento anche i sovietici, a cui gli americani hanno invece presentato una nota di protesta. «A Kabul intanto regna la più assoluta confusione sulle conseguenze che l’assassinio avrà per il regime afgano. Il maggior numero di congetture ha come tema le richieste fatte dai sequestratori per acconsentire al rilascio dell’ostaggio. Dall’aprile del 1978, data del colpo di Stato, l «consiglieri» dell’URSS hanno assunto il comando di quasi tutti i reparti della polizia e dell’amministrazione civile. "Ormai — mi ha detto un diplomatico accreditato a Kabul — in Afghanistan non si prende alcuna decisione senza il nullaosta sovietico. Ma la partecipazione dei russi agli avvenimenti culminati nella morte dell’ambasciatore americano è stata più scoperta del solito». I sovietici stanziatisi in Afghanistan con l’avvento del regime di Taraki sono parecchie migliaia (si parla di 5.000 secondo informazioni di fonte occidentale su una popolazione complessiva dt 17 milioni). Di recente, forze insurrezionali musulmane hanno dichiarato di essere state "aggredite da reparti dell’armata rossa» e di aver ucciso cinque ufficiali sovietici. Questo "intervento fraterno" di truppe regolari russe in territorio afghano, in realtà, può avere avuto luogo con la copertura giuridica del "Trattato di amicizia e cooperazione» concluso di recente da Taraki con Mosca, che di fatto ha trasformato l’Afghanistan in un virtuale protettorato dell’URSS» (Bruce Loudon, Daily Telegraph e Corriere della Sera del 16 febbraio)
In seguito a un referendum viene proclamata la repubblica islamica. Bandite le bevande alcoliche, il gioco d’azzardo, la prostituzione. Cominciano le persecuzioni degli omosessuali e di quanti tengono comportamenti non conformi alla sharia.
In Afghanistan la guerriglia islamica contro il governo filosovietico del presidente Mohamed Taraki si sta facendo sempre più dura ed accanita e minaccia di aprire un nuovo punto di scontro tra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Dopo il discorso di giovedì sera del consigliere presidenziale Zbigniew Brzezinski che aveva lanciato un avvertimento all’URSS e a Cuba, il dipartimento di Stato ha avvertito a sua volta venerdì sera l’URSS che gli Stati Uniti considereranno come una «questione seria» ogni interferenza sovietica negli affari interni dell’Afghanistan. Il portavoce del dipartimento, Hodding Carter, alludendo apertamente all’URSS, ha affermato: «Ci attendiamo che il principio di non interferenza sia rispettato da tutte le parti nella zona, compresa l’Unione Sovietica. Come abbiamo già detto, considereremo come una seria questione un intervento esterno nei problemi interni dell’Afghanistan». Le ripetute prese di posizione americane sembrano collegate alle notizie di un concentramento di diverse centinaia di «consiglieri militari» sovietici nei pressi dell’aeroporto di Kabul. Gli esperti americani ritengono infatti che questo raggruppamento non preluda ad un ritorno in URSS dei «consiglieri», ma piuttosto alla preparazione di un’offensiva su larga scala diretta a stroncare l’attività della guerriglia. Benché le maggiori città dell’Afghanistan siano controllate dalle truppe governative, nelle ultime settimane, infatti, le bande guerrigliere sono riuscite ad estendere la loro presenza nell’entroterra, compiendo spesso colpi di mano sulle strade, grazie anche alla grande quantità di armi, compresa artiglieria pesante e cannoni contraerei, di cui sono riuscite ad impadronirsi. Gli Stati Uniti temono anche che, se il governo Taraki dovesse essere spazzato via, l’Unione Sovietica starebbe preparandosi a manovrare tra le varie fazioni della guerriglia, che non sono unite da un comando riconosciuto, per trovare altri sostenitori tra gli stessi esponenti della guerriglia (dal Corriere della Sera)
ISLAMABAD — Una brigata dell’esercito afghano comprendente 2.500 uomini di stanza nella provincia di Zabul (Afghanistan meridionale) ha disertato e si è unita ai ribelli musulmani nel distretto di Shankkl. Lo ha annunciato a Islamabad in un comunicato lo «Hezbl Islami Afghanistan », la principale organizzazione ribelle che lotta contro il regime marxista del presidente Taraki. Secondo il comunicato la brigata dopo aver disertato ha lanciato un’offensiva contro i distretti di Darvazgai e Shamul Zai (provincia di Zabul) impadronendosene. La brigata — indica ancora il comunicato — è equipaggiata con due carri armati, tre veicoli blindati, due cannoni da 76 mm., nove mitragliatrici e 980 tucul. Si è pure appreso che quattro importanti organizzazioni ribelli afghane che combattono contro il regime di Taraki hanno annunciato ieri la loro fusione in seno ad un nuovo movimento, il «Teiman Atahad-Islami» (letteralmente: «Quelli che hanno giurato di combattere per l’Islam»). In un comunicato pubblicato a Peshawar, il «Fronte nazionale di liberazione» guidato da Seghbatullah Mujjaddedi, il «Jamiat Islami-Afghanistan» del professor Buhranuddin Rabanni, il «Movimento della rivoluzione islamica» di Maulavi Mohammadi e lo «Hazbi-Islam» del Maulavi Mohammed Yunus Khales hanno annunciato la loro unificazione, che è effettiva dal 1° agosto scorso. Il comunicato precisa che l’unione ha deciso per «un miglior coordinamento del "mujeheedins" (combattenti musulmani) nel nostro caro Afghanistan» per porre fine al «regime fantoccio, marcio e illegale di Taraki» e per fondare «una repubblica islamica basata sul Corano e sulla Sunna» (dal Corriere della Sera del 14 agosto)
TEHERAN — Un governo «d’unione nazionale» afghano sarebbe stato costituito nelle zone controllate dei guerriglieri dell’ Afghanistan. Lo hanno annunciato fonti religiose iraniane, le quali hanno aggiunto che gli insorti controllano quasi tutte le vie di comunicazione dell’ Afghanistan, nonostante la presenza di oltre 5.000 consiglieri militari sovietici in appoggio del governo Taraki. Secondo queste fonti il regime filosovietico di Kabul potrebbe cadere prima di due mesi
Un gruppo armato occupa la Grande Moschea della Mecca prendendo in ostaggio un centinaio di pellegrini e proclamando il proprio capo “l’annunciatore della fine dei tempi”. Cinque giorni dopo il governo saudita autorizza il ricorso alla forza per liberare la Moschea. L’assalto provoca decine di morti.
«Sarebbe necessariamente contro i nostri interessi che i russi rafforzassero l’attuale regime socialista in Afghanistan? L’alternativa potrebbe essere un regime islamico reazionario del tipo che ci sta dando problemi altrove» (messaggio confidenziale del Foreign Office britannico).
Una folla di dimostranti che inneggia all’ ayatollah Khomeini incendia l’ ambasciata americana a Tripoli.
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