Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto
Duecento milioni dall’Anic e 75 dal Banco di Roma, più altri 540 milioni da privati (fra cui Pirelli, Cavazza e della Sigma Tau, Carlo De Benedetti, Piergiorgio Rivetti, Astoldi, Lodigiani) sono il contributo previsto nel luglio 1975 per la creazione del quotidiano «La Repubblica». L’informazione è ricavabile dal verbale della riunione in cui fu fondato il giornale e che è pubblicato dal settimanale «Il Mondo» nel numero mandato in edicola il 19 aprile 1979. Questi finanziamenti, che provenendo anche da aziende a partecipazione statale come l’Anic e il Banco di Roma pongono alcuni gravi interrogativi sul comportamento dei manager pubblici, vengono elencati nel documento sotto la voce «giardinetto». La riunione di fondazione del giornale, ufficialmente controllato al 50% dall’Espresso e al 50% dalla Mondadori, si svolse l’11 luglio 1975 nella Villa di Sommacampagna di proprietà di Giorgio Mondadori, allora presidente della casa editrice di Segrate. Nel verbale si parla anche dell’intervento per la fondazione del giornale del presidente della Sir Nino Rovelli
gennaio 1979
Forte dissenso tra la direzione del Pci e i giornalisti dell’Unità Alberto Jacoviello e Emilio Sarzi Amadè
«Tra il dicembre 1978 e il gennaio 1979 ben due giornalisti litigano con la direzione (Reichlin e Petruccioli) per la linea di sostanziale appoggio all’Urss di partito e giornale. Il primo è Alberto Jacoviello, corrispondente da Washington, a cui cambiano un pezzo senza neanche dirglielo. Si passa da: la Cina cerca l’alleanza degli Stati Uniti “per sconsigliare l’uso della forza da parte dell’Urss” a “per rilanciare le tensioni con l’Urss anche sul piano della forza militare”. Ne segue un carteggio assai aspro con Petruccioli, inviato in copia alla segreteria del Pci (che dava il suo parere su chi inviare all’estero), chiuso dal condirettore: “Non ritengo opportuna politicamente e per il giornale la pubblicazione di una rettifica che metta in evidenza una divergenza tra l’Unità e il suo corrispondente dagli Usa”. L’altro caso riguarda Emilio Sarzi Amadè, nome pesante della sezione esteri: qui la discussione riguarda l’invasione della Cambogia da parte del Vietnam, sostanzialmente appoggiata dal giornale. Sul sud-est asiatico, scrive Amadè in una lettera finita nell’archivio del Pci con la dicitura “molto riservato”, stiamo dicendo delle falsità per fare contenti i russi: “Il Vietnam ha attaccato solo dopo aver firmato il Trattato di amicizia con l’Urss, prima diceva che non lo avrebbe mai fatto”, in funzioneanti-cinese è in atto “un tentativo di ricreare nel movimento operaio una situazione da anni 50”» (leggi qui l’articolo sui Diari segreti dell’Unità)
Giovedì 4 gennaio 1979
Arrestata Marina Petrella
Viene arrestata la brigatista rossa Marina Petrella, nome di battaglia Virginia.
Martedì 9 gennaio 1979
Attentato dei Nar a Radio Città Futura
Assalto dei Nar alla sede dell’emittente romana Radio Città Futura, mentre è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi costringono le 5 donne presenti in redazione a sdraiarsi sul pavimento, poi danno fuoco ai locali e sparano 15 colpi di pistola, ferendone 4, di cui due gravemente. Qualche ora dopo, due telefonate al quotidiano Il Tempo e all’Ansa, a nome dei NAR, rivendicano l’attentato compiuto per vendicare i missini uccisi il 7 gennaio 1978 in via Acca Larentia. Autori dell’irruzione Valerio Fioravanti, Dario Pedretti, Alessandro Alibrandi, Alessandro Pucci, Lino Lai, Paolo Pizzonia e Patrizio Trochei (https://sites.google.com) • «Il bersaglio avrei dovuto essere io. Ma avevamo prestato i locali della radio a un collettivo di casalinghe per trasmettere e le vittime furono loro» (Renzo Rossellini) CittàFutura
Mercoledì 10 gennaio 1979
Scontri a Roma nella sede del PCI
Roma. Gravi disordini avvengono durante una manifestazione organizzata per ricordare il primo anniversario della strage di via Acca Larenzia. Episodi di guerriglia urbana si registrano nel quartiere di Centocelle con spari, lancio di bottiglie incendiarie, incendio di auto e di autobus, danneggiamenti di vetrine. A seguito dell’intervento delle forze dell’ordine, l’agente di polizia Alessio Speranza uccide con un colpo di pistola alla testa il neofascista Alberto Giaquinto. Dei disordini saranno accusati, tra gli altri Luigi D’Addio, Maurizio Lattarulo, Saverio Uva, Flavio Serpieri, Dario Pedretti, Elio Giallombardo e Massimo Morsello. Ma la tragica giornata non è ancora finita: qualche ora più tardi tre neofascisti restano vittime di una sparatoria dei terroristi dell’organizzazione Compagni Organizzati per il Comunismo: muore Stefano Cecchetti e sono feriti Maurizio Battaglia e Alessandro Donatone. (https://sites.google.com)
Venerdì 19 gennaio 1979
Prima Linea uccide agente di custodia
L’agente di custodia Giuseppe Lorusso è ucciso a Torino da killer di Prima Linea al mattino alle 7.10 all’uscita dalla sua abitazione mentre sta salire in macchina e andare al lavoro. Due individui scendono da una 128 rossa (altri due uomini restano in macchina), gli si avvicinano e sparano con due pistole calibro 38 special tutti i colpi dei caricatori. Due proiettili raggiungono Lorusso alla testa, due al braccio sinistro, quattro al torace e due all’addome: l’agente muore istantaneamente con le chiavi della sua auto ancora strette in mano. Ha appena compiuto 30 anni e lascia la giovane moglie Rosa e i figli piccolissimi: Daniele di 2 anni e Domenico di 8 mesi.
Domenica 21 gennaio 1979
Scalfari elogia il Pci
Articolo di Scalfari su Repubblica: “La classe dirigente ha capito da un pezzo ciò che la piccola borghesia italiana stenta ancora a capire, e cioè che il Pci è un partito democratico come tutti gli altri”. La Repubblica ha grande successo con la base, sedotta da un giornale tanto più glamour della vecchia stampa di partito. Meno con i dirigenti. “Il suo direttore pretende di modificare l’immagine che abbiamo di noi, orientare i nostri comportamenti e indirizzare il processo in corso nel Pci verso certi esiti piuttosto che verso altri” dice Enrico Berlinguer. “In tutto questo c’è qualcosa di oscuro che non mi piace”.
Sabato 27 gennaio 1979
Lama: «Terroristi, nuovi nemici dei lavoratori»
Genova - Funerale di Guido Rossa, presente anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini, che ha appuntato la medaglia d’oro sul petto della salma. «Sotto una pioggia implacabile (...) Genova piange il primo operaio comunista assassinato da un’organizzazione armata comunista». [Bianconi 2011] «I terroristi sono i nuovi nemici dei lavoratori» (dall’orazione funebre di Luciano Lama, segretario generale della Cgil). «Brigatisti, fuori dai coglioni, contro gi operai ci sono già i padroni» (uno degli slogan scanditi al funerale).
Lunedì 29 gennaio 1979
Alessandrini ucciso da Prima linea
Emilio Alessandrini, 37 anni, sostituto procuratore di Milano, mentre si sta recando al Palazzo di Giustizia, viene assassinato da un gruppo di fuoco di Prima Linea; a sparare al magistrato sono Sergio Segio "Sirio" e Marco Donat-Cattin "Alberto", mentre restano di copertura Michele Viscardi "Matteo", Umberto Mazzola e Bruno Russo Palumbi. Poco prima di morire si era occupato anche dello scandalo finanziario del Banco Ambrosiano e delle connessioni tra estremismo di sinistra e servizi segreti.
Emilio Alessandrini
Mercoledì 31 gennaio 1979
Andreotti si dimette
Avendo il Pci deciso di uscire dalla maggioranza di governo, il presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, sale al Quirinale e si dimette • « Prima di ricevere dal parlamento lo scontato benservito, il presidente uscente aveva potuto elencare con puntigliosità giolittiana le cifre della sua opera economica: discesa del tasso di inflazione dal 18 al 12 per cento in un anno, settemila miliardi di attivo nella bilancia dei pagamenti 78, conseguente stabilità della lira, riserve valutarie per oltre undici miliardi di dollari escluso l’oro, sensibili segni di ripresa produttiva nell’ultimo trimestre dello stesso 78. Questo per i traguardi raggiunti. Fra le cose che potevano essere e che non erano state, infine, Andreottì offriva ai suoi giudici parlamentari il «piano triennale» i cui obiettivi principali sono noti: inflazione sotto il dieci per cento, 500/600 mila posti di lavoro in più, cambio stabile, tasso di crescita (nel 79) attorno al 4,5 per cento» (Massimo Riva, Corriere della Sera).
febbraio 1979
Esce Nord-Ovest
«Il rapporto tra Bossi e Maroni data al febbraio 1979, quando Maroni fu incaricato di scrivere il foglio «Nord-Ovest», per conto di Bruno Salvadori, mentore di Bossi ed esponente dell’Union Valdôtaine».
Giovedì 1 febbraio 1979
Sparano ai carabinieri a Bagnolo Cremasco
Bagnolo Cremasco (Cremona). Un’auto con tre persone a bordo è fermata dai carabinieri per un controllo. I tre sparano ai carabinieri e fuggono. Dopo qualche ora due di essi, il latitante Antonio Marocco e Daniele Bonato, sono sorpresi e arrestati in un ristorante di un paese vicino. Il terzo, Pietro Guido Felice, riesce invece a sottrarsi alla cattura. Marocco e Bonato sono tra i fondatori della formazione terroristica Reparti Comunisti d’Attacco (https://sites.google.com)
Lunedì 5 febbraio 1979
L’informativa Com.In.Form di Mino Pecorelli
5 febbraio: è la data indicata da Mino Pecorelli sul numero del 20 febbraio 1979 del periodico OP di cui è direttore nel quale scrive di avere ricevuto l’informativa "Com.In.Form" ("Si tratta di un vecchio fascicolo ingiallito") redatta nell’immediato dopoguerra dai servizi segreti e riguardante Licio Gelli, definito un delatore e un agente dei servizi dei paesi dell’est. Pecorelli lascia intendere che a fornire il documento è stato il colonnello Antonio Viezzer detto "il Professore", già in forza al Sid nonché iscritto alla P2. L’indicazione di Pecorelli non riceverà conferma (https://sites.google.com) sti
Mino Pecorelli
Mercoledì 7 febbraio 1979
Nelle liste elettorali anche gli italiani residenti all’estero
• Si allarga la base del corpo elettorale. È di oggi infatti la promulgazione della legge per cui nelle liste elettorali dei rispettivi comuni di origine in Italia sono iscritti anche gli elettori italiani residenti all’estero. La prima consultazione per cui varrà la nuova legge sarà il referendum del 1989.
Josef Mengele giovane
Sabato 10 febbraio 1979
Esposto di Craxi: «Qualcuno mi vuole uccidere»
«Con un esposto presentato alla Procura di Roma, il 10 febbraio 1979, Bettino Craxi, segretario del Psi, riferisce una strana voce: secondo indiscrezioni circolanti a Milano e attribuite a "tale Filogamo", lui sarebbe nel mirino per atti di violenza. Tra coloro che il segretario del Garofano indica nel ruolo d’istigatori, un "certo Formisano, difensore di Turatello". Stando sempre alle stesse voci, si legge ancora nell’esposto, "Filogamo aveva collaborato in operazioni antiterrorismo con la polizia, facendo scoprire una macchina con armi a Milano"» (leggi qui l’articolo di Otello Lupacchini).
Lunedì 26 febbraio 1979
La gente è stanca della politica e chiede facce nuove
«D’accordo, i sondaggi, come le statistiche, appartengono alla «prima delle scienze inesatte», se c’è del vero nell’ironica definizione dei fratelli de Goncourt. Difficile è prevedere quel che faranno gli imprevedibili uomini, specialmente quando assumono il ruolo di elettori: il segreto del voto resta al di fuori di ogni zodiaco. Ma i dati del sondaggio L’Europeo-Doxa che abbiamo letto nei giorni scorsi, non sembrano proprio avventurose incognite, né “calcoli di nebbia” sulla carta di un futuro forse prossimo.E’ stato chiesto: si dice che in Italia vi è una frattura tra paese reale e classe politica: secondo lei, è vero o no? Sommando le risposte “è vero” o “è abbastanza vero”, si arriva al 75 per cento degli intervistati. Altra domanda: in occasione delle prossime elezioni politiche normali o anticipate (o di quelle del Parlamento europeo), lei sarebbe favorevole alla formazione di liste apartitiche? Sommando i “molto favorevole” agli “abbastanza favorevole”, si va al 54 per cento degli intervistati, non dimenticando che i “non so”, gli indifferenti, i disponibili all’una o all’altra soluzione, sono il 25 per cento. Usciamo dalle sbarre dei numeri, chiediamoci piuttosto se questo è bla-bla qualunquistico o preciso scenario del malessere. Siamo per la seconda ipotesi. L’ Italia assomiglia ogni giorno di più a una platea che mormora in attesa di passare ai fischi: lo spettacolo è vecchio, la regia manca d’inventiva. E’ una situazione che dura da anni.C’è un copione che non merita più nemmeno gli applausi di convenienza. Di esempi si potrebbero riempire tutte le pagine di questo giornale. Lo «scollamento» fra classe politica e paese reale ha radici antiche. Ma basta vivere qualche ora tra la gente, entrare in un ufficio, in un negozio, salire su un tram, per capire che la stanchezza è infinita, che lo spaccio degli slogan è in riserva. Si ha voglia di fatti, e invece il Potere nega i fatti.Il rimedio potrebbe venire dalle «facce nuove»? Piace pensare e sperare che sia così. La platea mormora anche per questo. Una «società esigente», come la chiamava Aldo Moro; non si accontenta più invitandola al solito banchetto dei proclami e delle belle parole» (Giulio Nascimbeni sul Corriere della Sera)
marzo 1979
Incontro Bontate-Andreotti?
Il pentito Stefano Bontate riferisce a Caselli di aver incontrato Giulio Andreotti nel mese di marzo del 1979 e di avergli chiesto di trovare una soluzione alternativa all’eliminazione fisica di Mattarella.
Giovedì 1 marzo 1979
Caso Lockheed: assolto Gui, condannato Tanassi
La Corte costituzionale, a cui competono i processi in cui sono posti in stato d’accusa i ministri, assolve per le tangenti relative all’acquisto di aerei dall’americana Lockheed il democristiano Luigi Gui e condanna invece Mario Tanassi a due anni e quattro mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e decadenza dall’ufficio parlamentare.
Mercoledì 7 marzo 1979
Comunicato della Federazione milanese del Pci
La segreteria alla Federazione di Milano del Pci: «Il compagno Elio Grisenti, che per tanti anni è stato correttore di bozze a l’Unità di Torino e Milano, e che dal 1964 al 1979 ha lavorato all’estero per incarico del nostro Partito, rientra definitivamente in Italia alla fine di aprile. Dal primo maggio assumerà nuovamente il suo antico incarico di correttore di bozze»
Martedì 13 marzo 1979
Una domestica, Gabriella Fava, resta vittima di un attentato
La domestica Gabriella Fava resta uccisa nell’attentato all’Associazione della Stampa di Bologna. Guerriglia Proletaria uccide a Bergamo l’appuntato Giuseppe Guerrieri.
Giovedì 15 marzo 1979
Pertini ricorda Moro
«“Quel cadavere sta ancora lì, malgrado il tempo che passa”. Così disse Sandro Pertini il 15 marzo 1979, a dodici mesi dal delitto, riflettendo su quanto l’immagine di Moro morto resisteva nella coscienza pubblica e puntando lo sguardo dal Quirinale verso la via Caetani, nel centro di Roma, dov’era stato trovato il suo corpo» (Marzio Breda. Leggi qui tutto l’articolo)
Sabato 17 marzo 1979
Arrestato il brigatista Raffaele Fiore
Arrestato il brigatista Raffaele Fiore, nome di battaglia “Marcello”, sorpreso a Torino a bordo di un’automobile piena di armi. Fa parte dei commando responsabili dell’omicidio del presidente dell’ordine degli avvocati Fulvio Croce e del vicedirettore de ”la Stampa” Carlo Casalegno, e del nucleo delle BR che uccise la scorta di Aldo Moro il 16 marzo 1978.
Martedì 20 marzo 1979
Quinto governo Andreotti
• Formazione del quinto governo Andreotti composto da Dc, Psdi e Pri.
Mercoledì 21 marzo 1979
Arrestato Senzani, rilasciato quasi subito
Roma - Il procuratore di Firenze Pierluigi Vigna fa arrestare Giovanni Senzani, in quanto componente del comitato toscano delle Br. Poco dopo viene rimesso in libertà. Docente di criminologia, consulente del ministero della Giustizia tra gli anni Sessanta e Settanta, Senzani è entrato in contatto con le Br nel 1976. Nel 1979 «entra in clandestinità e sale rapidamente nell’organigramma brigatista fino a diventare uno degli esponenti di massimo prestigio, a fianco di Moretti nella leadership del partito armato». [Baldoni-Provvisionato 2009]
Lunedì 26 marzo 1979
Morte di Ugo La Malfa. Una sua tribuna politica del 1974
Ugo La Malfa, 76 anni, fondatore del Partito d’Azione, segretario e leader del Partito Repubblicano Italiano, ministro dei Trasporti nel governo Parri e ininterrotamente in Parlamento dal 1948 a oggi, è morto a Roma. Marco Nese sul Corriere d’Informazione ne ha raccontato gli ultimi istanti. «L’ultimo check-up lo aveva fatto in febbraio e gli esami medici non avevano destato alcuna preoccupazione. L’unico suo guaio erano gli occhi, ai quali aveva subito una delicatissima operazione mesi fa. Poi, sabato mattina, l’improvviso sopraggiungere del colpo fatale. Erano circa le 6. La Malfa dormiva da solo in una stanza del suo appartamento di via Cristoforo Colombo (un palazzo abitato solo da parlamentari). In casa, oltre a lui, c’erano la moglie e la cameriera, Angela. L’emorragia cerebrale si manifesta con acutissimi mal di testa. E questo deve aver svegliato il leader repubblicano, il quale ha forse cercato di alzarsi, e ha acceso la luce. Non ci è riuscito perché ha subito perduto conoscenza, è crollato urtando la testa contro uno spigolo del comodino. Pochi minuti dopo le 7, Angela, la cameriera, vede filtrare la luce da sotto la porta della stanza e pensa che La Malfa si sia alzato (era sempre stato mattiniero). Va a preparare la colazione, ma quando poi entra nella stanza si trova di fronte a una scena raccapricciante: La Malfa riverso per terra, privo di sensi. Tutto diventa frenetico: la chiamata d’urgenza del medico, la corsa verso la cllnica, i primi esami per verificare le condizioni del cervello. Ci sono speranze? I medici lasciano subito capire che non c’è scampo. Il sangue ha completamente invaso il cervello, La Malfa è ormai ridotto solo a una vita puramente vegetativa, resa possibile dalla grande resistenza del cuore. I medici non tentano nemmeno l’intervento chirurgico sul cervello: «E’ inoperabile», dicono. In ogni caso, avvertono, se pure dovesse sopravvivere, l’uso del cervello sarebbe ormai definitivamente compromesso, la sua intelligenza se n’è andata, cancellata dall’ondata di sangue, la sua coscienza è scomparsa».Leggi qui la biografia
Giovedì 29 marzo 1979
Le Br uccidono Schettini, consigliere provinciale dc
Roma - Un commando di sei uomini delle Brigate rosse uccide Italo Schettini, 58 anni, consigliere provinciale della Democrazia cristiana. La figlia Chiara, di 14 anni, vede fuggire gli assassini.
Italo Schettini
Venerdì 30 marzo 1979
Si apre il XV congresso del Pci
Si apre il XV congresso del Pci. Berlinguer, nella relazione introduttiva sostiene che per unire il Paese e salvarlo dalla crisi il nodo politico che deve essere sciolto è la partecipazione del PCI al governo. Berlinguer a Scalfari: «Ma dicevamo dell’austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell’economia, ma che l’insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l’avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell’austerità e della contemporanea lotta all’inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati. Né il Pci, né il movimento sindacale trovarono l’interlocutore politico che raccogliesse e utilizzasse quel messaggio…». (leggi tutta l’intervista)
Sabato 31 marzo 1979
Niente fiducia all’Andreotti V (Senato, 150-149)
• 150 voti contrari e 149 a favore, il Senato nega la fiducia al quinto governo Andreotti, tripartito Dc-Psdi-Pri costituito il 20 marzo 1979. Pare inevitabile lo scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Lunedì 2 aprile 1979
Pertini scioglie le Camere
ROMA — La settima legislatura è durata solo mille giorni: è stata la più breve della Repubblica. A mezzogiorno, come previsto, il Capo dello Stato, dopo aver consultato i presidenti del Senato e della Camera secondo l’articolo 88 della Costituzione, ha deciso di sciogliere il Parlamento. Pertini ha ritenuto evidentemente impossibile, dopo oltre due mesi di crisi, trovare una maggioranza di governo, con l’attuale composizione delle Camere. Il consiglio dei ministri dovrà decidere, su proposta del ministro dell’interno, la data delle elezioni.
Martedì 3 aprile 1979
XV congresso del PCI
XV congresso del PCI a Roma: Berlinguer rieletto segretario.
Giovedì 5 aprile 1979
Cossiga scrive a Gelli
Lettera di Cossiga a Licio Gelli che comincia: «Caro Licio, ho ricevuto la tua segnalazione e mi sono mosso nel senso da te indicato...».
Venerdì 6 aprile 1979
Rodotà accetta di candidarsi in Parlamento come indipendente nelle liste del Pci
«Erano i tardi anni 70, gli anni di piombo, io ero convintamente garantista. Ricordo un articolo di Paolo Mieli sull’Espresso in cui prendeva in giro il partito dei garantisti: ‘Segretario Mancini, vicesegretario Rodotà’. Erano momenti difficili di minacce e accuse, mi dicevano ‘difensore dei terroristi’. Luigi mi dice che l’altro Berlinguer, Enrico, mi vuole vedere per propormi una candidatura. Ma io volevo incontrare Pecchioli, che era esattamente dall’altra parte. Il 6 aprile 1979 entro per la prima volta a Botteghe Oscure. E gli dico: ‘Senta voglio capire i motivi di questa offerta, visto che ho preso posizioni pubbliche molto nette, facendo nomi e cognomi tra cui il suo’. Pecchioli mi dice: ‘In questo momento le tue posizioni su diritti e garanzie ci interessano. Però se tu avessi preso posizioni diverse sul caso Moro, non te lo avremmo chiesto’. Ero stato anch’io, come Repubblica, sostenitore della linea della fermezza, cioè ero contrario a ogni trattativa con i terroristi. Il che non mi aveva impedito di avere rapporti con la famiglia quando si cercò la via di una trattativa non con lo Stato, ma tramite terzi, come la Croce Rossa. L’idea di andare in Parlamento m’interessava: un giurista ha delle carte da giocarsi. Così decido di candidarmi» (testimonianza di Stefano Rodotà. Leggi qui tutta l’intervista).
«Kathryn Colvin (Information Research Department, Londra) e Peter Thompson (responsabile delle politiche dell’informazione, Consolato britannico, Milano) conversano per un’ora e mezza con Claudio Petruccioli (vicedirettore dell’Unità), a Milano. I due domandano “se il compromesso storico sia ancora un obiettivo, oppure se il Pci contempli ora un ritorno all’opposizione”. Petruccioli replica così: i comunisti puntano a una politica unitaria (con la Dc, i governi di “unità nazionale”). Poco importa la formula effettiva di governo, purché non vada persa l’intesa di massima tra la Dc e il Pci. Di conseguenza, il partito potrebbe in futuro pensare a formare un governo basato sull’alternativa di sinistra, a condizione che la Dc lo sostenga dall’esterno. “I partiti al governo, di fatto, avrebbero naturalmente più responsabilità di quelli fuori dal governo” aggiunge Petruccioli. “Sarebbero comunque tutti responsabili della gestione del Paese. La Dc però guarda con riluttanza a quest’idea”». (leggi qui l’articolo di Alberto Custodero).
Mercoledì 2 maggio 1979
In Cisl Carniti subentra a Macario
Pierre Carniti, 43 anni, è il nuovo segretario della Cisl. Subentra a Luigi Macario, che era al vertice del sindacato dal 1977.
Giovedì 3 maggio 1979
Assalto alla sede dc, le Br uccidono due poliziotti
Roma - Nel primo giorno della campagna elettorale un commando delle Brigate rosse assalta la sede del comitato romano della Democrazia cristiana, in piazza Nicosia. Quindici i terroristi in azione: armati di bombe e mitra, disarmano due guardie e le immobilizzano insieme a funzionari e impiegati del partito presenti. Poi piazzano cinque ordigni esplosivi. All’arrivo della prima pattuglia della polizia scoppia un violento conflitto a fuoco. Due le vittime: il brigadiere Antonio Mea, 34 anni, ucciso sul colpo, e l’agente Pietro Ollanu, 26, che entra subito in coma irreversibile e morirà il 10 maggio. I brigatisti riescono a fuggire.
Martedì 8 maggio 1979
Dove prendono i soldi le radio libere? I sospetti del Sisde
«Diverse emittenti libere radio e tv della sinistra rivoluzionaria di varie città, costituite come società a San Marino, godono di ingenti finanziamenti, provenienti da canali sconosciuti, che consentono loro di sopravvivere data la assoluta mancanza di altri introiti palesi. Sovrintenderebbero al giro, senza apparire, Dario Fo, Franca Rame, l’avvocato Tina Lagostena Bassi e il marito, esperto di tecnica bancaria». I coniugi Lagostena vengono seguiti nei loro spostamenti: «Hanno un ingente conto in banca a San Marino. Hanno compiuto un viaggio a Cracovia da dove si sarebbero spostati in Cecoslovacchia, grazie a un visto concesso dalle autorità consolari cecoslovacche in Polonia» (velina odierna del Sisde)
Giovedì 10 maggio 1979
Umberto Agnelli non si ricandida
Umberto Agnelli fa sapere che non si candiderà alle elezioni politiche.
Sabato 19 maggio 1979
Campagna ucciso da Prima linea
Milano. L’agente Andrea Campagna è ucciso al termine del suo turno di servizio, intorno alle 14 del 19 aprile 1979, in un agguato in via Modica, alla Barona, di fronte al portone dell’abitazione della sua fidanzata, mentre si accingeva a salire sulla propria autovettura per accompagnare il suo futuro suocero al lavoro. Atteso da un gruppo terroristico, è raggiunto da cinque colpi di rivoltella, che la stampa riferisce essere calibro .38 corazzato; gli attentatori si sono allontanati poi su di una Fiat 127. Pù tardi i Proletari Armati per il Comunismo (PAC) hanno rivendicato l’agguato, definendo Campagna «torturatore di proletari». In realtà l’agente svolgeva mansioni da autista presso la DIGOS di Milano.
Martedì 29 maggio 1979
La polizia arresta Faranda e Morucci
Roma - In un appartamento di viale Giulio Cesare, di proprietà di un’ex militante di Potere operaio, Giuliana Conforto, la polizia arresta Adriana Faranda e Valerio Morucci. Nell’appartamento viene ritrovata anche una mitraglietta Skorpion 7.62 di fabbricazione cecoslovacca: sarebbe l’arma con la quale è stato ucciso Aldo Moro. Dopo l’uccisione del presidente della Dc Faranda e Morucci sono usciti dalla colonna romana delle Br e hanno formato il Movimento proletario di resistenza offensiva (Mpro), di brevissima vita.
giugno 1979
La Cia nei guai perché Tatò trasloca e bisogna spostare le cimici
La Cia ha messo un paio di cimici nel piccolo appartamento di via de’ Nari dove vivono Tonino Tatò, portavoce di Enrico Berlinguer, e sua moglie Giglia Tedesco. In questa casa, infatti, Enrico Berlinguer tiene le riunioni più delicate e riservate. La Cia ha posto la sua stazione d’ascolto (Listening Post) in piazza del Biscione. Senonché, proprio in questi giorni, Tatò ha deciso di traslocare e, «approfittando del trasloco, Tatò e Tedesco avevano deciso di mandare i loro mobili più vecchi da un restauratore. La Cia doveva rimuovere il blocco di legno dove stava la cimice. Ma non era agosto. E il centro della città brulicava di romani e di turisti. Si optò per un piano alternativo: il giorno in cui la credenza sarebbe dovuta essere portata dal restauratore posizionarono la loro stazione d’ascolto mobile - un furgone Fiat bianco con apparecchiature elettroniche di ogni genere - nei pressi di via de’ Nari. Seguirono poi il camion del restauratore fino al suo negozio a Montesacro. Quella notte un team di specialisti entrò dentro e rimosse il blocco di legno» (leggi qui l’articolo di Claudio Gatti in cui si racconta lo spionaggio americano dei comunisti).
Sabato 2 giugno 1979
Ermanno Buzzi condannato all’ergastolo
Ermanno Buzzi, ritenuto responsabile della strage di Brescia, è condannato all’ergastolo.
Impressioni degli italiani alla vigilia delle elezioni politiche
Questo video è stato realizzato a Vercelli alla vigilia delle elezioni politiche.
Domenica 3 giugno 1979
Segni rieletto
• Viene rieletto come deputato con la Dc Mario Segni, che entrò per la prima volta alla Camera il 20 maggio 1976 sempre con la Dc.
Lunedì 4 giugno 1979
Il Pci perde 4 punti, Gramsci insegue Berlinguer con un martello
• Essendo il Pci nelle elezioni di ieri e oggi sceso dal 34,4 al 30,4 per cento, Forattini sulla Repubblica ha disegnato un Gramsci che insegue Berlinguer con un martello per dargliele di santa ragione • «Alle elezioni politiche del giugno 1979 – in linea con la politica di austerità invocata da Enrico Berlinguer – il problema del contenimento del debito pubblico comparve persino nel programma elettorale del Pci. I comunisti, però, subirono una sconfitta e immediatamente accantonarono il tema» (Paolo Mieli).
Sabato 9 giugno 1979
Berlinguer, con moglie e figlia, passeggia in piazza di Spagna
Roma. Il segretario del Pci Enrico Berlinguer passeggia in piazza di Spagna con la moglie Letizia Laurenti e la figlia Lauretta, nata il 5 aprile 1971 (proprio oggi è morto lo zio Stefano Siglienti, cui Berlinguer era legatissimo) (Ansa) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/1979_berlinguer_famiglia_laura.jpg)
Domenica 17 giugno 1979
Elezioni regionali in Sardegna
Elezioni regionali in Sardegna: DC 37,3%; PCI 26,3%; PSI 11,2%; MSI-DN 5,4%.
Martedì 19 giugno 1979
Giuliano e l’operazione di Punta Raisi
• Grazie alla collaborazione con gli investigatori americani, sul nastro portabagagli dell’aeroporto di Punta Raisi, Boris Giuliano recupera dollari in contanti per oltre mezzo miliardo di lire in due valigie non ritirate del volo della 10.30 proveniente da Roma. Dollari, in mazzette da 50 e da 100, provenienti dal traffico di stupefacenti tra la Sicilia e gli Usa. Anche a New York, all’aeroporto Kennedy, i poliziotti statunitensi hanno fatto un sequestro: eroina per un valore di dieci miliardi di lire, spedita da Palermo. Hanno arrestato quattro casalinghe palermitane che andavano avanti e indietro dagli Stati Uniti nascondendo nelle panciere e nelle mutandine chili di eroina. [vedi 1 dicembre 1988]
Mercoledì 20 giugno 1979
Nilde Iotti eletta presidente della Camera
Oggi Nilde Iotti è stata eletta presidente di Camera dei deputati al primo scrutinio. È la prima donna in Italia a ricoprire quest’incarico. della Camera
Venerdì 22 giugno 1979
Le proposte di Nicolazzi per risparmiare petrolio
Ecco le proposte di Nicolazzi per il risparmio di petrolio a breve termine: 1) Impiego di maggiori quantità di carbone nelle centrali elettriche e nei cementifici (risparmio di 1.300.000 tonnellate annue di olio combustibile); 2) Riduzione dei limiti di velocità sulle autostrade a 120 chilometri orari per le auto e a 80 chilometri per gli autotreni (risparmio benzina, 200 mila tonnellate annue; gasolio, 110.000 tonnellate annue); 3) Limitazione del gasolio nei serbatoi degli autocarri (200 litri) e delle auto diesel (30 litri) alla frontiera. Nicolazzi ha firmato mercoledì sera il decreto (risparmio 60.000 tonnellate annue di gasolio); 4) Rigorosa limitazione di parcheggio nei centri storici; 5) Anticipo dell’obbligo di applicazione dei termoregolatori per riscaldamento nelle vecchie abitazioni, rigoroso controllo del limite di 20 gradi e fissazione di una temperatura minima per l’aria condizionate; 6) Estensione del periodo dell’ora legale che durerà dal primo aprile al 31 ottobre (risparmio 90 mila tonnellate di olio combustibile); 7) Sospensione delle agevolazioni sui consumi ai dipendenti delle aziende elettriche (risparmio 80 mila tonnellate di olio combustibile). L’attuale beneficio sarà tradotto in termini salariali; 8) Allungamento delle vacanze natalizie nelle scuole; 9) Introduzione della settimana corta nel settore pubblico e nelle scuole (diminuzione del 15-30 per cento dei consumi annuali); 10) Abolizione, dal 1980, del servizio buoni benzina per stranie
Martedì 26 giugno 1979
Trovato un arsenale a Milano in via Castelfidardo
Dopo un lavoro paziente, fatto di pedinamenti e intercettazioni telefoniche, la polizia scopre a Milano, in via Castelfidardo, una base terroristica. Qui arrestano sei persone. E trovano un piccolo arsenale. Tra le armi rinvenute, un fucile automatico d’assalto di fabbricazione sovietica, poi una pistola Beretta, due altre rivoltelle e infine una Smith & Wesson 357 magnum con proiettili corazzati. È l’arma che ha ucciso prima l’orefice Torregiani e poi l’agente Campagna?
luglio 1979
Critiche a Berlinguer per i risultati elettorali
• Enrico Berlinguer alla riunione del Comitato centrale del Pci è criticato pubblicamente per i risultati elettorali. Giovanni Russo sull’Europeo scrive che alcuni nel partito gli confidano: «Siamo all’oscuro di tutto. Non c’è un dirigente anche fra i maggiori in grado di dire come si muove e che cosa ha in mente Berlinguer (…). Quello che sta accadendo per la nomina dei nuovi dirigenti è la prova che il problema è la mancanza di democrazia non solo alla base, ma persino al vertice. Neppure i membri del Comitato centrale sanno niente. Del resto, durante la gestione Berlinguer, il Comitato centrale non ha fatto nessuna delle scelte fondamentali: né quella di entrare nella maggioranza di governo né la decisione di uscire dalla maggioranza nel gennaio del ‘79».
La Fininvest si trasferisce a Milano
La Finivest si trasferisce a Milano. Previti esce. Berlusconi diventa presidente. Nel cda siedono il fratello Paolo e il cugino Giancarlo Foscale, figlio di Luigi.
Metalmeccanici in lotta per il contratto
Le manifestazioni dei metalmeccanici in lotta per il rinnovo del contratto paralizzano l’Italia
Domenica 1 luglio 1979
Campo militare a Montalbano ionico
Inizia a Montalbano Ionico (Matera) un campo paramilitare di Terza Posizione che prevede un programma di indottrinamento politico e di addestramento all’uso delle armi. Vi partecipano Gabriele Adinolfi, Roberto Fiore, Francesco Mangiameli e sua moglie Rosaria Amico, Walter Spedicato, Massimo Taddeini, Dario Mariani, Walter Sordi, Leonardo Giovagnini, Luca Perucci, Serena De Pisa, Roberto Incardona, Roberto Nistri, Luigi Ciavardini, Marcello De Angelis e altri (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Lunedì 2 luglio 1979
Ergastolo a Buzzi per la strage di Brescia
Brescia - La Corte d’assise emette la prima sentenza sulla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Dei nove imputati di strage, vengono condannati in primo grado all’ergastolo il neofascista Ermanno Buzzi e a dieci anni di carcere Angelino Papa. La bomba sarebbe stata messa nel cestino della spazzatura da Papa, Buzzi l’avrebbe coperto. Sconcerto a Brescia: «Otto morti e più di cento feriti, un delitto nefando come a piazza Fontana, come sull’Italicus e ora un verdetto che riconosce responsabili un pregiudicato per reati comuni di bassa manovalanza come Ermanno Buzzi condannato all’ergastolo e un seminfermo di mente come Angelino Papa che dovrà scontare dieci anni e mezzo. È tutto finito cosi?». [Clemente Granata, Sta. 3/7/1979] • Ferdinando Ferrari (detto Nando, omonimo e non parente di Silvio, con cui ha trascorso la notte fra il 18 e il 19 maggio 1974 prima che quest’ultimo perdesse la vita nell’attentato) è condannato a 5 anni per detenzione dell’ordigno che ha causato la morte di Silvio e a un anno per omicidio colposo. Marco De Amici e Pierluigi Pagliai sono condannati per detenzione e trasporto di esplosivo da Parma (dall’appartamento che i due condividevano col Ferrari).
Incarico ad Andreotti
Pertini affida ad Andreotti l’incarico di formare il governo, che dovrà rinunciare per il veto di Craxi.
Martedì 10 luglio 1979
Pertini dà a Craxi l’incarico di formare il nuovo governo
Craxi, chiamato da Pertini per la formazione del nuovo governo (un incarico esplorativo), si presenta al Quirinale in blue-jeans e Pertini gli intima di tornare a casa a cambiarsi.
Venerdì 13 luglio 1979
Roberto Sandalo, rapina con omicidio a Druento
Rapina alla Cassa di risparmio di Druento (Torino). Il terrorista Roberto Sandalo, di Prima Linea, uccide il vigile urbano Bartolomeo Mana.
Le Br uccidono il colonnello Varisco
Roma - Un commando delle Brigate rosse a bordo di due auto uccide il tenente colonnello dei carabinieri Antonio Varisco, 52 anni, mentre alla guida della sua macchina si sta recando in tribunale. Il suo nome era in una lista di obiettivi delle Br trovata nell’appartamento di viale Giulio Cesare il 29 maggio. Viaggiava senza scorta. Tra i protagonisti dell’eccidio, Antonio Savasta, che grazie a questo salirà nella gerarchia delle Br (vedi novembre 1979)
Martedì 24 luglio 1979
Le intenzioni di Berlinguer per superare la crisi del Pci
Ronald P. Nash, alto funzionario del ministero degli Esteri britannico, incontra separatamente a Roma Franco Venturini (Il Tempo) e Paolo Garimberti (La Stampa). Venturini è stato di recente a Londra, «finanziato dal Central Office of information (Coi)». Garimberti, in particolare, gli traccia un ampio quadro sulla crisi del Pci a partire dall’affermazione comunista alle politiche del giugno 1976. Dice che a questo punto «sono a rischio il Compromesso storico e l’orientamento del Pci a Occidente», ossia la politica dell’Eurocomunismo, perché «le ali di Berlinguer sono ormai tarpate». Fino a due anni fa, spiega, il segretario «era un monarca assoluto», ora invece si è ridotto a essere un «monarca costituzionale». Garimberti racconta poi un fatto inedito a Nash e a Mark Pellew, un uomo dell’ambasciata britannica in Italia. Nel maggio 1978, di ritorno a Roma da Barcellona, Berlinguer parla per ben due ore con il giornalista. Si è appena conclusa una conferenza sull’Eurocomunismo (27-30 maggio). In aereo il segretario confida a Garimberti vari «retroscena» e le «tattiche del Pci per il futuro». Nella primavera di quell’anno, in sintesi, «Berlinguer aveva già capito che le sue politiche non funzionavano più» e aveva detto al giornalista che «il partito doveva muoversi con decisione verso tre settori: i rapporti con gli Usa, l’Eurocomunismo, il Compromesso storico. Occorreva mettere in campo iniziative in ciascuna area. Ma tutto ciò non si è verificato».
Craxi rinuncia
Bettino Craxi, incaricato da Pertini di sondare la possibilità di formare un governo a guida socialista, rinuncia all’incarico • «L’impresa non gli riuscì, per il no secco della Dc, del Pci e dei repubblicani. Vannoni mi disse: “Lo sapevo fin dal principio che Bettino non poteva farcela”. Gli chiesi: “Perché?”. Spartaco mi rispose con un’immagine che, in seguito, venne attribuita a Craxi: “Erano troppi i serpenti sotto le foglie”» • (Spartaco Vannoni, che aveva accompagnato Craxi al Quirinale, a Giampaolo Pansa) • «All’interno della Dc uno dei più ostili a Craxi si rivelò Ciriaco De Mita, leader della Base, corrente di sinistra. Prima ancora di diventare segretario, spiegò che il protagonismo socialista rischiava di ”mettere in discussione la conservazione del regime democratico in Italia”» (Giampaolo Pansa)
Mercoledì 25 luglio 1979
Il punto di vista del Psi. Parla Cicchitto
Il 25 luglio 1979 – all’indomani del tentativo fallito di formare un governo guidato da Craxi – Nash (vedi 24 luglio) interroga l’allora socialista Fabrizio Cicchitto, responsabile economico del Psi e membro della direzione. Cicchitto spiega che il suo partito sta tentando di mettere la parola fine a un’era politica in cui i governi democristiani erano considerati l’unica possibile alternativa ai comunisti. «I socialisti cercano ora di spezzare questo schema. È una linea politica che causa difficoltà sia alla Dc sia al Pci. La Dc è divisa in due fazioni: una è favorevole a una qualche forma di cooperazione con i comunisti, l’altra punta invece ai socialisti. Ma con la scomparsa di Moro dalla scena politica, è difficile capire chi riuscirà a tenere unita la Dc dinanzi a tali fratture».
Venerdì 27 luglio 1979
Incarico a Pandolfi
Pertini, dopo i fallimenti di Andreotti e Craxi, affida l’incarico di formare il governo a Filippo Maria Pandolfi, democristiano, che deve rinunciare per l’opposizione totale di Craxi
Domenica 29 luglio 1979
«Perché non c’è un governo a 55 giorni dalle elezioni?»
«E perché oggi ancora non c’è un governo, a 55 giorni dalle elezioni? Non solo il sistema elettorale proporzionale ignora la necessità d’una maggioranza stabile e impone macchinose coalizioni di governo, ma le coalizioni sono sempre più difficili. Essendo difficile per i democristiani, dopo più di trent’anni, continuare a dirigere coalizioni di governo, ma essendo impossibile l’alternativa, s’è tentata persino una mini-alternativa, ossia la semplice alternanza tra uomini di partiti diversi alla guida della stessa coalizione. Con l’insuccesso dell’incarico al socialista Bettino Craxi, anche la mini-alternativa tuttavia è fallita, come già era fallito il mini-compromesso sperimentato per far convivere la semimaggioranza democristiana e la semiminoranza comunista. Ora la posta in gioco è il quarto appello alle elezioni anticipate nello stesso decennio e con la stessa legge elettorale, poiché non soltanto le oligarchie politiche sembrano spesso maldestre, ma sono vittime dell’automatismo irrigidito dei processi caotici in un sistema che non può funzionare» (Alberto Ronchey, Corriere della Sera)
agosto 1979
La segreteria del Pci scrive all’Unità
La segreteria del Pci alla direzione dell’Unità: «Cari compagni, scadono in questo secondo scorcio di anno due avvenimenti: il 40esimo dell’aggressione nazista alla Polonia e il 35esimo anniversario della fondazione dello Stato polacco (…) Certamente voi avrete preparato il materiale necessario per qualche iniziativa giornalistica, ma abbiamo voluto lo stesso ricordarvi le due scadenze».
Sabato 4 agosto 1979
Primo governo Cossiga
Formazione del primo governo Cossiga, composto da DC, PSDI e PLI con astensione di PSI e PRI. • «Capelli completamente imbiancati per lo stress, Cossiga divenne il più giovane presidente del Consiglio della storia, capo di un governo che chiudeva definitivamente la fase della solidarietà nazionale».
Sciascia parla di «vita morale del governare»
Leonardo Sciascia interviene in Parlamento nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Cossiga e parla di «governabilità nel senso di un’idea del governare, di una vita morale del governare».
Sabato 11 agosto 1979
La Camera vota la fiducia a Cossiga
La Camera vota la fiducia al governo Cossiga: 287 sì, 245 no, 65 astenuti, tra cui socialisti e repubblicani.
Domenica 12 agosto 1979
Fiducia del Senato a Cossiga
il Senato vota la fiducia al governo Cossiga: 153 sì, 118 no.
Berlinguer in vacanza all’Elba
Elba, 12 agosto 1979. Enrico Berlinguer in vacanza sulla spiaggia del Cavo all’Isola d’Elba. La figlia Bianca: «Dal ’77 non fu più possibile andare a Stintino. Quella casa non si poteva proteggere. Così per due anni andammo all’Elba» (Ap) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/berlinguerelba.jpg)
Lunedì 13 agosto 1979
Arrestato Ventura a Buenos Aires
Buenos Aires, arrestato Giovanni Ventura, condannato all’ergastolo per la strage di piazza Fontana. Era fuggito durante il processo dal soggiorno obbligato di Catanzaro. Stesso percorso e stessa fine anche per Franco Freda: sarà arrestato una settimana dopo in Costarica.
Scambi tra servizi libici e italiani
Il direttore del Sismi generale Giuseppe Santovito fornisce al rappresentante ufficiale del Servizio informazioni della Repubblica libica Salem Mousa una lista di cittadini libici residenti a Roma; a sua volta Salem consegna a Santovito un elenco di cittadini libici di cui il governo di Tripoli avrebbe gradito l’espulsione. Una seconda lista di dissidenti sarà trasmessa da Santovito, tramite il colonnello Demetrio Cogliandro, il 14 febbraio 1980 e una terza il 2 aprile dello stesso anno. (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Giovedì 16 agosto 1979
Morte di Lina Merlin
A Padova, nell’Opera dell’Immacolata Concezione, dove viveva dal 1972 (prima era stata ospite, nella Casa delle Laureate, dell’Associazione Italiana Laureate d’Italia), è morta Lina Merlin, celebre per aver fatto approvare dal Parlamento, dopo una battaglia di dieci anni, la legge di chiusura delle case di tolleranza. Articoli in memoria sul Gazzettino e sul Mattino striminziti e pieni di imprecisioni. (leggi qui la cronologia della vita di Lina Merlin)
Sabato 25 agosto 1979
Arrestato Franco Freda
Roma, 25 agosto 1979. Franco Freda (in foto), condannato all’ergastolo per strage, attentati e apologia di reato nella prima sentenza della Corte d’assise di Catanzaro del 23 febbraio, arriva in Italia. È stato arrestato in Costarica (Ansa) (mediastorage/uploads/admin/speciali/PiazzaFontana_1969/Immagine_7.jpg)
Venerdì 31 agosto 1979
Cossiga e Wojtyla insieme sulla Marmolada
Gita sulla Marmolada del neo presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, e di papa Wojtyla. Cossiga porta il Papa a visitare la casa di papa Luciani. Ma li coglie una tormenta, e per ripararsi finiscono in un rifugio dove gli offrono burro, speck e vino bianco. I
settembre 1979
Il cdr milanese dell’Unità preoccupa i vertici del Pci
L’amministrazione dell’Unità informa quella del partito di un incontro col cdr della redazione di Milano: c’è qualche problema coi contributi Inpgi e i colleghi chiedono notizie sul “necessario aumento degli stipendi”. Franco Antelli, allarmatissimo, gira il carteggio alla segreteria: “A parte l’aspetto specifico delle richieste, non mi pare di poco conto il ruolo assunto dal Cdr di Milano, un ruolo da rappresentanza sindacale, che il contenuto della lettera valuta normale mentre rappresenta una novità da considerare con attenzione per i processi che ne possono derivare”.
Mercoledì 5 settembre 1979
Gambino a Palermo
Palermo. Nella più elegante suite dell’Hotel delle Palme prende alloggio John Gambino, che in compagnia di un’avvenente fanciulla è giunto da New York per seguire di persona i movimenti di Sindona. La suite è stata prenotata da Rosario Spatola (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Martedì 11 settembre 1979
Distrutto a Brunico il monumento all’alpino. Documento dell’Ucigos su Brigate rosse e servizi dell’Est
Brunico. L’esplosione di un ordigno semi distrugge il monumento all’alpino • In un appunto riservatissimo di quattro pagine della direzione dell’Ucigos che ha per oggetto le Brigate Rosse, e destinato all’allora direttore del Sisde, generale Giulio Grassini, fra l’altro si legge: "Le Brigate Rosse sono quanto meno condizionate da un servizio segreto dell’Est, che si serve, come tramite, di un ex partigiano, che ora dovrebbe avere un’età compresa tra i 55 e i 60 anni, che, a suo tempo, probabilmente, fece parte del gruppo fuggito a Praga e collaborò con quella emittente in lingua italiana. Il nome di tale personaggio dovrebbe essere noto ai dirigenti del Pci [...] Un individuo che sa molto in proposito, anche se non può essere il soggetto di cui sopra, è Stefano De Stefani. Questi si identifica per Stefano De Stefani di Alessandro e di Casali Elisa, nato a Roma il 7.11.1929, qui domiciliato in via delle Mantellate n° 17, che però vive lunghissimi periodi all’estero. Costui è stato molto vicino al defunto Giangiacomo Feltrinelli, per averne questi sposato la sorella (seconda moglie) Alessandra De Stefani, regista della RAI-Tv. Già "ambasciatore" in Europa dei Movimenti di Liberazione delle ex Colonie portoghesi, vive maritalmente con Conghiglia Augusta, nata a Gallarate il 19.3.1948, nubile, residente a Milano ma domiciliata in Angola, dove sarebbe, addirittura, ministro della Cultura Popolare o qualcosa del genere. Stefano De Stefani è, inoltre, esponente della italiana Associazione per i rapporti con i movimenti di liberazione africani, di cui era pure esponente quel Piero Gamacchio che - molto vicino ad esponenti dei PSI - risulta socio di Giovanni Ventura nella società Litopress arl, costituita a Castelfranco Veneto l’11.9.1969 e, allora, con sede a Roma negli uffici del Gamacchio [...] Molti terroristi italiani sono stati addestrati, in passato, nei campi palestinesi. Ora l’addestramento avviene nei campi dell’Africa meridionale, dove prenderebbero parte anche alle guerre di liberazione. Da lì, probabilmente i rapporti del De Stefani con i terroristi italiani. Tra gli attuali "combattenti" vi è il romano Achille Lollo, già imputato per l’incendio di Primavalle, in cui perirono i fratelli Mattei". https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979
Venerdì 21 settembre 1979
Ghiglieno ucciso da Prima linea
Carlo Ghiglieno, responsabile del settore pianificazione della FIAT, è stato ucciso stamattina da un commando di Prima linea, in via Petrarca a Torino. Si stava recando al lavoro. I terroristi, guidati da Roberto Sandalo, hanno poi telefonato all’Ansa il seguente comunicato: «Qui Prima Linea - gruppo di fuoco di Charlie e Carla, rivendichiamo l’eliminazione dell’ing. Ghiglieno Carlo, dirigente FIAT del processo logistico. Perché non vi sbagliate l’abbiamo eliminato con sette colpi calibro.38 Special Norma a punta cava. Questo è il primo atto della campagna di terrore proletario verso il comando d’impresa. Qui Prima linea in onore ai compagni Matteo e Barbara.»
Una commissione d’inchiesta su Sindona
Alla Camera viene presentata la proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività di Michele Sindona, il bancarottiere siciliano, latitante negli Stati Uniti, che sta simulando il proprio rapimento per poter entrare clandestinamente in Italia. L’inchiesta deve indagare sul "sospetto che oscuri e vastissimi interessi di origine criminale e mafiosa abbiano tenuto fin dall’inizio le fila di tutto l’affare".
Sabato 22 settembre 1979
Deliberata la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta
Deliberata la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia. Composta da venti senatori e altrettanti deputati avrà come presidenti il repubblicano Oddo Biasini, il socialdemocratico Dante Schietroma e infine il democristiano Mario Valiante.
Domenica 23 settembre 1979
Spadolini segretario del PRI
Il consiglio nazionale del PRI elegge Spadolini segretario del partito.
Lunedì 24 settembre 1979
La polizia cattura Gallinari
Roma - Catturato Prospero Gallinari mentre in pieno giorno nel centro di Roma montava una targa falsa ad un’auto rubata. Il brigatista è gravemente ferito alla testa nello scontro a fuoco con tre agenti di polizia, che lo avevano avvicinato per un normale controllo. Nella stessa circostanza viene arrestata la brigatista Mara Nanni. Gallinari era latitante dal gennaio 1977, quand’era evaso dal carcere di Treviso.
Martedì 25 settembre 1979
Dimissioni di Argan
Giulio Carlo Argan, sindaco di Roma dal 1976 e primo sindaco non democristiano della capitale, si dimette per ragioni di salute. Gli succede Luigi Petroselli, del Pci.
Venerdì 28 settembre 1979
Sull’Avanti! la grande riforma di Craxi
Bettino Craxi pubblica sull’Avanti! un articolo-manifesto con cui si lancia la proposta di una grande riforma istituzionale che ammoderni il sistema politico del Paese.
ottobre 1979
Piersanti Mattarella incontra il ministro Rognoni
Il presidente della Regione Sicilia sale a Roma per incontrare il ministro dell’Interno Virginio Rognoni. Rognoni: «Venne a parlarmi di un quadro politico, non di un’emergenza criminale. Ero un collega di partito che per ventura si trovava a fare il ministro dell’Interno; lui era moroteo io della corrente di Base, avevamo posizioni vicine. Mi illustrò una situazione interna alla Dc siciliana, ed era allarmato non per sé ma per il segretario regionale Rosario Nicoletti, che aveva anche manifestato l’ipotesi di abbandonare l’attività politica. Non mi chiese aiuto né manifestò timori particolari per la sua persona, e io sinceramente non avvertii una situazione di pericolo per lui». Piersanti Mattarella, al suo ritorno, nella stessa giornata, confidò al capo di gabinetto Maria Grazia Trizzino ciò che – precisò – «non dirò né a Sergio né a mia moglie»: il faccia a faccia con Rognoni e un avvertimento: «A questo incontro è da ricollegare quanto di grave mi potrà accadere».
Giovedì 4 ottobre 1979
Attentato a Cesare Varetto
Torino. Un commando delle Brigate Rosse fa irruzione in una merceria dove insieme ai familiari si trova Cesare Varetto, dirigente Fiat a Mirafiori. I terroristi gli sparano e lo feriscono alle gambe. Patrizio Peci confesserà di avere partecipato all’attentato chiamando in correità Antonio Delfino e Giuseppe Di Cecco (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979).
Lunedì 8 ottobre 1979
La FIAT licenzia 61 operai
In risposta all’assassinio di Carlo Ghiglieno, 61 operai in odore di brigatismo sono licenziati dalla FIAT, che li ritiene comunque responsabili di violenze in fabbrica. Lo sciopero di solidarietà fallisce. «Prontamente difesi da Cgil, Cisl e Uil, che sapevano ma tolleravano, perché temevano di farsi scavalcare a sinistra. Andai dal capo del personale, Carlo Callieri, e gli chiesi quanti ne avrebbe poi riassunti. ”Stavolta neppure uno”, mi assicurò. In realtà tre o quattro furono ripresi per via del carico di famiglia, com’era avvenuto per un certo Lucio Rossi, due volte licenziato e due volte reintegrato per ordine del pretore. Nel covo degli assassini di Ghiglieno fu rinvenuta una brochure della Fiat con la qualifica di tutti i dirigenti: accanto al cognome Arisio, i terroristi avevano aggiunto a penna il numero di targa della mia auto» (Luigi Arisio. Leggi qui tutto l’articolo).
Congresso del Msi, Almirante propone una Nuova Repubblica
Si chiude, dopo due giorni di lavori, il congresso del Msi. Giorgio Almirante, riconfermato segretario (il suo vice è Pino Rauti) candida il partito alla guida della protesta anti-partitocratica e propone la costituzione di una Nuova Repubblica.
Mercoledì 10 ottobre 1979
Esce L’Occhio, diretto da Maurizio Costanzo
Esce il primo numero del quotidiano L’Occhio, diretto da Maurizio Costanzo ed edito da Rizzoli. Nonostante editore e direttore siano affiliati alla P2, avrà vita breve.
Giovedì 18 ottobre 1979
Piperno estradato in Italia
Estradato in Italia dalla Francia il leader di Autonomia Franco Piperno. Era stato catturato un mese prima.
Giovedì 1 novembre 1979
Gelli va a trovare Craxi al Raphael
Roma. Il maestro venerabile della P2 Licio Gelli visita il segretario del Psi Bettino Craxi all’hotel Raphael. Si presenta con il falso nome di ingegner Luciani e, dirà Craxi, mostra "un grande interesse per il partito, per la mia persona e per ciò che avrei potuto diventare".
Mercoledì 7 novembre 1979
Pifano, Baumgartner e Nieri sorpresi a Ortona con due lanciamissili
Ortona. Sulla costa adriatica, una pattuglia di carabinieri arresta tre autonomi romani, Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Luciano Nieri (tutti appartenenti al Collettivo del Policlinico di Roma), dopo che sul furgone su cui si trovavano è stata scoperta una cassa contenente due lanciamissili Sam 7 terra-aria di fabbricazione sovietica (che poi risulteranno guasti). Qualche giorno dopo sarà arrestato l’arabo giordano Saleh Abu Anzeh, residente a Bologna. La cassa avrebbe dovuto essere caricata sulla nave libanese "Sidon" diretta a Beirut. Ne nascerà un intrigo internazionale. Al processo verrà esibita una lettera dell’Fplp (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) in cui è scritto che l’ambasciata italiana a Beirut era stata informata dallo stesso Fplp, subito dopo i quattro arresti, che i lanciamissili appartenevano all’organizzazione palestinese, che erano in transito, che non sarebbero stati utilizzati in Italia. Sarà incriminato anche un quinto personaggio, il siriano Nabil Kaddoura della nave "Sidon", che però resterà latitante (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Venerdì 9 novembre 1979
Le Br uccidono Michele Granato, poliziotto
Roma - Un uomo e una donna delle
Brigate rosse uccidono l’agente di polizia Michele Granato, 24 anni. «Si è
contrapposto per anni a ogni iniziativa di lotta del proletariato e delle sue
avanguardie rivoluzionarie» (dal volantino di rivendicazione della colonna
romana delle Br).
Giorgio Amendola critica Pci e sindacati
Clamoroso articolo di Giorgio Amendola su Rinascita: «L’errore iniziale compiuto dal sindacato è stato quello di non denunciare immediatamente il primo atto di violenza teppistica compiuto in fabbrica, come quello compiuto nelle scuole. L’errore dei comunisti è quello di non aver criticato apertamente, fin dal primo momento, questo comportamento (…). Non si vada ora a ricordare la necessaria asprezza della lotta di classe per giustificare i nuovi atti di teppismo e di violenza nelle fabbriche. È merito del movimento operaio italiano quello di aver combattuto le forme spontanee di plebeismo, e di avere cercato di mantenere lo scontro di classe su un terreno di conflitto organizzato (…). Oggi si rivelano apertamente fatti, prima tenuti nascosti, e che avrebbero dovuto essere denunciati dal primo momento. Le intimidazioni, le minacce, il dileggio, le macabre manifestazioni con le casse da morto ed i capi reparto trascinati a calci in prima fila, ricordano troppo le violenze fasciste per non suscitare uno sdegno ed un disgusto che invece non si è manifestato. [...] Tutta la grande stampa ha civettato con l’estremismo, lo ha nobilitato culturalmente, per colpire il partito comunista, presentato come forza moderata, pronta a partecipare al governo e fare il guardiano dei padroni. E questa accusa ha finito con l’imbarazzare in molte fabbriche i comunisti, e paralizzare la loro capacità di iniziativa. E chi può negare che vi sia un rapporto diretto tra la violenza di fabbrica ed il terrore? E perché il sindacato, i comunisti non hanno parlato, denunciato in tempo quello che oggi viene rivelato? (…) E poi ci sono forme di lotta, impiegate a Torino e largamente attuate in tutto il paese, che si manifestano fuori dalle fabbriche, con occupazioni stradali, cortei intimidatori, distruzioni vandaliche di macchine e negozi. Sono forme di lotta che [...] snaturano il carattere stesso della lotta di classe perché, con il ricatto di una stazione occupata, o di una autostrada ostruita, o di un blocco degli aeroporti, tendono a fare intervenire lo Stato – questo Stato! – cui viene in questo modo, anche dagli estremisti, riconosciuta una funzione mediatrice. (…) Torino è sempre il segnale premonitore di quello che avviene nel paese.» (leggi qui l’articolo di Roberto Gualtieri)
Domenica 11 novembre 1979
Lama risponde ad Amendola
ROMA — Sull’Unità, il segretario della Cgil, Luciano Lama, risponde all’articolo di Giorgio Amendola su Rinascita (vedi 9 novembre), specificando che «non è detto che i discorsi chiari siano sempre discorsi giusti»: «Mi perdonerà il compagno Amendola se dico che il suo articolo mi sembra sorvolare su due cose essenziali: l’esistenza di una lotta politica, con avversari concreti di classe nel paese, e la necessità di dare vita a cambiamenti profondi nella economia e nella società italiana per uscire dalla crisi». «Nell’articolo di Amendola la politica del cambiamento, delle riforme, della trasformazione, pur graduale, ma vera, della società e dello Stato, in sostanza non c’è. E senza di ciò — aggiunge —, dalla crisi non si esce». La vera accusa ad Amendola è quella di essersi adagiato su posizioni «lamalfiane», dimenticando gli obiettivi per i quali il PCI deve battersi e si è sempre battuto
Berlinguer risponde ad Amendola
«Amendola — ha detto — rivolge una serie di critiche, alcune giuste, altre sbagliate, al movimento sindacale e allo stesso partito. Non starò in questa sede a considerare, una per una, queste critiche. Rilevo però (e concordo in questo con l’articolo del compagno Lama) che Amendola sembra trascurare l’esistenza dell’azione degli avversari del movimento operaio e del movimento sindacale». Poi, con il tono di chi ricorda cose ovvie, che un comunista dovrebbe sapere: «Fa parte dell’ABC del marxismo ricercare l’origine di fenomeni degenerativi, di questo e di altro tipo, nelle strutture materiali della società, che è oggi la società capitalistica, giunta a un determinato stadio del suo sviluppo e del suo decadimento». Berlinguer ha rammentato che compito del partito comunista è «trasformare e rinnovare in ogni campo» per far nascere «una nuova società» dal grembo di quella vecchia. Quindi ha dato atto ad Amendola di sostenere una tesi giusta, quando afferma che oggi compito primario deve essere la lotta al terrorismo. Da tre anni, unico fra i partiti comunisti dei paesi capitalistici, il Pci ha proposto l’austerità, incontrando resistenze durissime «nel più diversi settori del mondo politico, economico e sindacale». E ha proseguito: «L’obiezione di fondo che si deve fare ad Amendola è che nell’appello accorato che egli rivolge ai lavoratori e ai giovani, richiamandoli al senso del dovere, al lavoro, è assente lo scopo, sono assenti le finalità per cui si possono chiedere e ottenere sforzi, restrizioni e anche sacrifici». Queste finalità, secondo Berlinguer, si riassumono nell’azione per trasformare la società e avviare «il superamento del capitalismo. Il nodo è qui, ha sostenuto in sostanza Berlinguer, «altrimenti ogni appello, anche il più nobile e accorato, cadrà nel vuoto».
Lunedì 12 novembre 1979
La Finanza alla Edilnord
«Il 12 novembre 1979 una squadretta della Guardia di Finanza ispeziona l’Edilnord Centri Residenziali Sas che sta realizzando a Segrate la città-satellite di Milano2, sospettata di varie irregolarità tributarie. Nel cantiere, con alcuni operai, c’è un omino spelacchiato e imbrillantinato che si presenta come “semplice consulente” della società. È Silvio Berlusconi, il proprietario, iscritto da un anno alla loggia deviata P2. I finanzieri vogliono sapere perché abbia prestato fideiussioni personali in favore di Edilnord e Sogeat, società il cui capitale è ufficialmente controllato da misteriosi soci svizzeri. Ma lui fa lo gnorri e mette a verbale: “Ho svolto un ruolo molto importante nei confronti dell’Edilnord Centri Residenziali e della Società generale attrezzature Sas, perché entrambe mi hanno fin dall’inizio affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione del complesso residenziale Milano 2”. Anziché ridergli in faccia e approfondire le indagini, il maggiore Massimo Maria Berruti che guida la squadra si beve tutto, chiude l’ispezione in meno di un mese, nonostante le anomalie finanziarie riscontrate e archivia tutto con una relazione rose e fiori» (Marco Travaglio). Berruti sarà poi uno dei deputati di Forza Italia.
Venerdì 16 novembre 1979
Berlinguer interviene nel CC del Pci e dà torto ad Amendola
ROMA — Chiusura inaspettata del Comitato centrale del Pci. Berlinguer ha preso la parola e risposto con toni pacati, talvolta amichevoli, a Giorgio Amendola. Ma nella sostanza ha respinto con vigore le critiche del vecchio capo storico comunista, e ha rivendicato la validità della linea complessiva del partito su tutti i fronti: non si possono chiedere alla classe operaia solo sacrifici, ha detto In sostanza. La linea stessa dell’austerità — ha aggiunto — non può che essere legata, nella visione dei comunisti, alle lotte per trasformare il paese. Non si tratta — ha insistito — di ripristinare il vecchio sistema di sviluppo, ormai Irrimediabilmente in crisi. Un compito — ha precisato — che comunque non si concilierebbe con la natura, i caratteri e le idealità del PCI. SI tratta, invece, di aprire nel paese una fase nuova, caratterizzata da profondi mutamenti. «Non ci siamo mai trovati — ha ammesso il segretario del PCI — di fronte a compiti cosi impegnativi, ma non possiamo ritirarci. Altrimenti sarebbe una sconfitta senza battaglia». Berlinguer è salito alla tribuna del comitato centrale all’improvviso, verso la fine della mattinata. Con il suo inatteso intervento deve aver convinto la platea, se dopo il suo discorso nessuno ha più voluto prendere la parola, e anche Ingrao e un’altra decina di dirigenti hanno ritirato il loro nome dall’elenco degli oratori. Con un voto unanime il massimo organo politico del PCI ha dunque ribadito, al di là delle polemiche suscitate da Amendola, l’impostazione e la strategia del partito. Nell’intento di raggiungere questo oblettivo Berlinguer ha deciso di intervenire di persona nel dibattito, ma in questo modo lo ha anche chiuso. Dopo c’è stata solo una breve replica di Chiaromonte, puramente formale e, ovviamente, pienamente in linea con le tesi del segretario» (dal Corriere della Sera del 17 dicembre).
Martedì 27 novembre 1979
Le Br uccidono il maresciallo Taverna
Roma - Un commando di una decina di brigatisti uccide il maresciallo di polizia Domenico Taverna, 58 anni, prossimo alla pensione. Agguato poco dopo le sette del mattino, sotto casa, otto colpi sparati alle spalle. Poi i terroristi si dileguano a piedi, tra le bancarelle di un mercato rionale.
Venerdì 30 novembre 1979
Volantino Br a Roma rivendica l’omicidio di Domenico Taverna
• Un volantino delle Br trovato a Roma in un cestino per i rifiuti di via XX Settembre rivendica l’omicidio del maresciallo Domenico Taverna (27 novembre 1979). Tranne il primo paragrafo dedicato al maresciallo Taverna (definito «torturatore di Stato, capo della squadra giudiziaria»), il volantino è la copia esatta di quello diffuso dopo l’uccisione del poliziotto Michele Granato (9 novembre 1979). «È la prima volta che la colonna romana delle Br usa questo metodo. Non si sa se la ricopiatura sia dovuta alla fretta e alla povertà di “elaborazione” teorica, oppure ad una scelta voluta». Assieme al volantino anche una copia della “Risoluzione n. 7” diffusa da Renato Curcio dall’Asinara. [Sta. 1/12/1979]
Seconda udienza del processo alle Br nell’aula bunker di Torino
• Alla seconda udienza del processo di appello contro le Br nell’aula bunker della ex-caserma Lamarmora di Torino si apre il dibattimento. Presiede il giudice Luigi Conti, l’accusa è rappresentata dal procuratore generale Vincenzo Silvestro. Sono in 21 ad appellarsi alla sentenza di primo grado del 23 giugno 1978. Per l’avvocato Giannino Guiso quella sentenza «è nulla perché un giudice popolare formulò giudizi di condanna in una intervista ai giornali». Il processo è aggiornato a lunedì prossimo. [Sta. 1/12/1979]
Il comandante dei carabinieri Corsini contro il “garantismo”
• Il comandante dei carabinieri generale Pietro Corsini in un discorso alla scuola ufficiali dell’Arma respinge l’ipotesi di smilitarizzazione del corpo («sarebbe come immaginare di poter laicizzare la Chiesa») e denuncia il “garantismo” che è un pericolo per le istituzioni. A suo giudizio carabinieri e polizia dovrebbero condurre le indagini per loro conto senza l’obbligo di far subito intervenire il magistrato. Il segretario nazionale di Magistratura Democratica, Salvatore Senese, commenta: «Il sanguinoso crescere delle attività terroristiche e il loro accanirsi contro le forze dell’ordine sparando nel mucchio tendono ad un inasprimento autoritario delle istituzioni dello Stato». [Sta. 1/12/1979]
Tangenti ENI: convocati in commissione Cossiga e Bisaglia
• La commissione bilancio della Camera indaga sulle due tangenti ENI da 100 e 150 miliardi pagate a società finanziare estere e ha concluso la seduta questa mattina alle 3.23. Il capo del governo Cossiga e il ministro dell’Industria Bisaglia saranno chiamati a deporre. [Un. 1/12/1979]
Precari dell’università: approvata la proposta Valitutti
• La Commissione Pubblica istruzione della Camera approva il testo di legge Valitutti sul riordinamento della docenza universitaria. All’articolo 6 è prevista la creazione “ricercatore”, una terza fascia nella docenza accanto a quelle degli “ordinari” e degli “associati”. L’accesso sarà regolato per i precari da un giudizio di idoneità e per i neolaureati da un concorso. Il ruolo di ricercatore verrà aperto per sedicimila posti, dei quali dodicimila riservati ai precari e quattromila ai neolaureati. [Sta. 1/12/1979]
Rinviato il pagamento delle imposte sul reddito
• Il Ministro delle Finanze proroga il termine, fissato per oggi, per il versamento degli acconti per il 1979 dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e giuridiche, dell’imposta locale sul reddito e delle ritenute sugli interessi dei depositi e dei conti correnti . La proroga è avvenuta «a causa dell’agitazione sindacale in corso presso le aziende di credito e talune esattorie». I versamenti dovranno essere eseguiti il primo giorno di riapertura degli sportelli bancari o esattoriali. [Sta. 1/12/1979]
Andreotti operato alla cistifellea
• L’ex presidente del consiglio, on. Giulio Andreotti, ricoverato da ieri in una clinica romana, è stato sottoposto a un intervento operatorio alla cistifellea. Le condizioni di salute sono buone.[Sta. 1/12/1979]
Venerdì 7 dicembre 1979
Scandalo ENI-Petromin, Cossiga licenzia Mazzanti dalla presidenza dell’Eni
Scoppia in Italia lo scandalo petroli. In piena crisi del petrolio si scopre che all’Eni si sono pagate tangenti del 7% a mediatori per ottenere forniture privilegiate di petrolio. Secondo le rivelazioni di Panorama i soldi servivano per finanziare alcuni politici. L’Arabia Saudita, accusata di aver favorito l’intrallazzo, rompe il contratto e sospende le forniture - un terzo del fabbisogno italiano - aggravando la situazione del rifornimento energetico già in crisi, e di alti costi che l’Opec non tarda ad applicare sugli altri due terzi (l’aumento arriverà il 17 dicembre). Cossiga sospende il presidente dell’Eni, Giorgio Mazzanti, che appartiene alla corrente del vicesegretario del Psi, Claudio Signorile. Le rivelazioni di Panorama sarebbero frutto di un’iniziativa dello stesso Craxi, tenuto all’oscuro della tangente. Gianni De Michelis abbandona, per questo, la corrente lombardiana e confluisce in quella di Craxi, che controlla così la maggioranza del partito.
Domenica 9 dicembre 1979
Nasce la Liga Veneta
A Recoaro si celebra il congresso fondativo della Liga Veneta, primo partito autonomista del Nord.Com’era cominciata l’avventura della Liga veneta? Nell’inverno tra il 1978 e il 1979 al circolo Bertrand Russell di Alberto e Michele Gardin. Eravamo un gruppetto di giovani, tutti senza una lira, solo con una grande passione. Rosaria Stellin, presidente della Società Filologica Veneta dove bazzicava anche Rocchetta sempre un po’ carbonaro; Maurizio Calligaro, che poi è passato ai Verdi.Fin da subito, serenissimi e federalisti? Sì. Il federalismo fiscale era già uno degli obiettivi politici. Insieme alla «valorizzazione della civiltà, della cultura e della storia dei Veneti». Con un esplicito riferimento alla Repubblica di Venezia, ma anche nel rispetto degli altri popoli. Tutto nello statuto originario della Liga. (Achille Tramarina a Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi. Leggi qui tutta l’intervista)
Venerdì 14 dicembre 1979
Covo neofascista scoperto a Roma
Roma. Nello scantinato di uno stabile in via Alessandria 129 è scoperta una base terroristica dell’estrema destra contenente armi, munizioni e denaro provento di rapine. Sono arrestati Alessandro Montani, Giuseppe Nistri e Giuseppe Dimitri, di Terza Posizione. A Dimitri è sequestrata un’agenda in cui è annotato anche un numero riservato del ministero della Difesa in uso alla segreteria di Pietro Musumeci, ufficiale del Sismi. Nello stesso stabile ha sede la società Assierre, di cui sono contitolari Romano Coltellacci e Adriano Tilgher, il primo proveniente dal Movimento Politico Ordine Nuovo e l’altro da Avanguardia Nazionale. Presso la Assierre è ubicata la redazione italiana della rivista "Confidentiel" diretta da Mario Tilgher, padre di Adriano e associato alla P2.
Domenica 16 dicembre 1979
Democrazia nazionale si scioglie
Democrazia nazionale, formazione
nata da una scissione del MSI nel 1976, si scioglie e confluisce nella corrente
andreottiana della DC.
Lunedì 17 dicembre 1979
Francesco Pazienza entra nei servizi segreti
Il gen. Santovito, capo del SISMI, recluta Francesco Pazienza che crea immediatamente l’agenzia Super S (Super Sismi), che si occuperà di traffici di capitali riciclati e di contrabbando per conto dei servizi segreti italiani.
Quattro fascisti uccidono Antonio Leandri
Quattro fascisti uccidono a colpi di mitra il giovane Antonio Leandri, 24 anni, impiegato della ditta elettronica Contraves. Un’auto della polizia, uditi gli spari, insegue i quattro e li arresta. Sono Sergio Calore, 24 anni, scarcerato da appena 15 giorni, Antonio D’Inzillo, 17 anni, Bruno Mariani, 19 anni, e Antonio Proietti, 20 anni. In questura essi affermano di aver avuto l’intenzione di uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, difensore di molti neofascisti, che sarebbe responsabile, secondo quanto essi affermano, dell’arresto di alcuni di loro. La dichiarazione appare poco convincente, poiché l’avvocato ha 20 anni più dell’ucciso, ed è in ottimi rapporti personali con uno degli assassini, Sergio Calore. I quattro più Valerio Fioravanti, Marco Mario Massimi dei Nuclei Armati Rivoluzionari e Paolo Signorelli saranno poi condannati. Signorelli verrà assolto in appello.
Venerdì 21 dicembre 1979
Manovre anti-Craxi nel Psi
Manovre all’interno del Psi per far cadere Craxi. Nenni nel suo diario accusa i capi del Psi incontrati in quei giorni – da Riccardo Lombardi a Giacomo Mancini a Gaetano Arfè a Mario Zagari – di essere «interessati prevalentemente alle beghe del partito più che allo stato drammatico del Paese».
Martedì 1 gennaio 1980
Muore Pietro Nenni
È morto a Roma, a 89 anni, Pietro Nenni, capo socialista. Già direttore dell’Avanti!, nel 1926 espatriò in Francia dove fu segretario della Concentrazione di azione antifascista. Segretario del Psi dal ’49 al ’64, fu ministro degli Esteri con De Gasperi e Rumor, vicepresidente del consiglio con Moro. Nel ’70 fu nominato senatore a vita • Bruno Tucci: «"Il grande vecchio" è morto proprio quando nascevano gli anni Ottanta. Sussurra sua figlia Giuliana: «Poco prima di mezzanotte, ha socchiuso gli occhi, ci ha sorriso, sembrava volerci dire: "me ne vado, ma non siate tristi"». Ora, martedì mattina, Pietro Nenni riposa nella sua camera, accanto ai suoi quadri, alle sue foto-ricordo, ai suoi libri. Lo hanno vestito con un abito blu, una camicia bianca, la cravatta in tinta. Ai piedi del letto, c’è un mazzo di garofani rossi. Sulla parete, un quadro di Modigliani, un altro di Guttuso. «Gli piacevano molto -, confida Pina Brognoll, governante da 18 anni in casa Nenni. È una giornata fredda, ma splendente. Il cielo è azzurro, Roma offre da questo attico di piazza Adriana, alle spalle di Castel Sant’Angelo, un panorama mozzafiato. È qui che il presidente del PSI è morto la notte di Capodanno: ha avuto un collasso cardiaco, poi un blocco renale. È spirato pochi minuti dopo le tre, assistito dalle figlie Giuliana Vanni e Luciana, dai generi, dai nipoti, dai pronipoti. Racconta Maria Vittoria Tomassi, la figlia di Luciana Nenni: «Il nonno voleva trascorrere il Capodanno insieme con tutti noi, non voleva perdere la festa familiare. Ed invece ... : Nel salotto di questo grande attico di Piazza Adriana ci sono i due quadri che Nenni, forse, prediligeva: un Attardi che aveva voluto ritrarre il presidente quando aveva compiuto 80 anni ed un Guttuso che raffigurava la figlia Vittoria, morta in un campo di concentramento nazista. Poi, due fotografie assai care al «vecchio», entrambe con la moglie, Carmen Emiliani, alla quale lui sorride nel giorno delle nozze d’argento» (dal Corriere della Sera del 2 gennaio 1980)
Mercoledì 2 gennaio 1980
Pertini vuole le dimissioni del ministro Giannini, colpevole di voler andar via dall’Italia
ROMA — Con un’iniziativa che non ha precedenti nella storia della Repubblica, il capo dello Stato ha sollecitato ieri le dimissioni di un ministro in carica, il professor Massimo Severo Giannini, un «tecnico» di estrazione socialista che è ministro senza portafoglio per la funzione pubblica (ex riforma burocratica). Giannini aveva rilasciato a un settimanale dichiarazioni che al Quirinale, ma anche ad alcuni ambienti politici e in particolare al PCI, erano apparse rinunciatarie e disfattiste. Il ministro ha in parte smentito l’Intervista, ma la polemica sembra destinata a trovare alimento proprio nell’inconsueto intervento del presidente della Repubblica, che si è assunto una sorta di tutela morale sul buon comportamento dei membri dell’esecutivo.Sul giornali di ieri mattina erano apparse alcune anticipazioni di un’intervista concessa da Giannini a «Oggi». C’erano frasi che suscitavano un’immediata perplessità («l’Unità» le definiva «stupefacenti e molto gravi»): «La situazione italiana — secondo Giannini — è al limite dell’irrecuperabilità ... Io riprendo sempre più in considerazione la vecchia idea di andarmene dall’Italia: che speranza ha questo paese? ... Ormai in Italia siamo tutti al qualunquismo, credo che la mia posizione sia condivisa da tutti i ministri della Repubblica».Sandro Pertinl ha letto queste affermazioni con sdegno e furore. Gli è apparso subito sconcertante il contrasto tra l’ostentato pessimismo del ministro e il tono di fiducia e di fervore che lui, come capo dello Stato, aveva infuso nel messaggio di fine d’anno agli italiani: come può un ministro rinnegare fino a tal punto la funzione costruttiva del proprio ruolo? Pertinl non ha avuto esitazioni. Ha preso carta e penna e ha scritto di suo pugno un breve comunicato che ha poi consegnato al suo capo dell’ufficio stampa, Antonio Ghirelli (dal Corriere della Sera del 3 gennaio)
Giovedì 3 gennaio 1980
Giannini scrive a Pertini e chiude il caso della agognata fuga dall’Italia
Il ministro Giannini ha inviato a Pertini una lettera di «chiarimenti» dopo il severo richiamo del capo dello Stato, confermando il suo impegno alla guida dal dicastero della Funziona pubblica.
Un corteo di quattro chilometri segue i funerali di Nenni
ROMA — Nel silenzio si fischia l’Internazionale. Poi un applauso prorompente, il nome scandito «Pietro, Pietro». Dieci, venti, trentamila voci. Sono le due e quarantacinque di un pomeriggio freddo, nel cielo le nubi sono state spazzate via da un gelido vento di tramontana. La bara, portata a spalla da sei commessi del Senato, esce da Palazzo Madama, il picchetto d’onore dei granatieri scatta sugli attenti, la moltitudine zittisce. Ci sono centinaia di corone, migliaia di bandiere, di gonfaloni, di gagliardetti. Su Corso Rinascimento, nel cuore di Roma, c’è una marea di gente, arrivata da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero. Con treni, con pullman, in macchina. Da Bolzano a Palermo, da Torino a Caltanissetta. Si prova a fare un conto: cinquantamila, sessantamila; ma c’è chi giura che sia più folta questa folla venuta a dire addio al «gran vecchio» Nenni.È uno spettacolo suggestivo e commovente: dalle finestre scrosciano i battimani, gli evviva; qualcuno getta garofani sulla Mercedes che porta le spoglie del presidente. In prima fila le figlie Giuliana Vanni e Luciana; poi Craxi, De Martino e Signorile; quindi, ad una decina di metri di distanza, Pertini, Fanfanl, Jotti, Cossiga e Rognoni. Il servizio d’ordine degli uomini del partito è perfetto, come lo è la compostezza con cui la gente segue il feretro. Ci sono socialisti che non vogliono dimenticare questo momento, hanno portato con loro la macchina fotografica, scattano immagini. Ce n’è uno, sui cinquanta, arrampicato su un’impalcatura, che non può trattenere le lacrime. «È stato il nostro grande maestro», «l’uomo che ha voluto e voleva l’unità del partito» (Bruno Tucci sul Corriere della Sera)
Domenica 6 gennaio 1980
Ucciso Piersanti Mattarella
• Piersanti Mattarella, presidente Dc della regione Sicilia, è stato ucciso dalla mafia mentre andava a messa. Era appena uscito di casa con la moglie, Irma Chiassese e i figli, quando un killer si è avvicinato al finestrino della sua 132 e ha iniziato a sparare. È morto mezz’ora dopo il suo arrivo all’ospedale. Non aveva la scorta. Il presidente la rifiutava sempre nei giorni festivi. [Lodato 2012]
Martedì 8 gennaio 1980
Le Br uccidono i poliziotti Santoro, Cestari e Tatulli
Milano - Brigatisti della Colonna Walter Alasia seguono a bordo di una 850 bianca una Fiat Ritmo della polizia impegnata in un giro di perlustrazione. La bloccano in via Schievano, non lontano dal sottopasso di viale Cassala, e scesi dall’auto sparano un numero impressionante di colpi di mitra contro gli agenti, uccidendoli. Si tratta del brigadiere Rocco Santoro, 32 anni, dell’appuntato Antonio Cestari, 50, e dell’agente Michele Tatulli, 25, tutti in servizio al commissariato di Porta Ticinese. «Benvenuto il generale Dalla Chiesa», è l’inizio del volantino di rivendicazione lasciato dai brigatisti l’11 gennaio davanti a una fabbrica. Il generale è appena stato trasferito alla Divisione Pastrengo.
Giovedì 10 gennaio 1980
Assenteismo e ostruzionismo bloccano il Parlamento
Ostruzionismo e assenteismo rischiano di paralizzare il Parlamento. È dalla passata legislatura che la questione dell’ostruzionismo — al quale un tempo si ricorreva per avvenimenti eccezionali: dall’adesione alla NATO alla «legge truffa» o alle leggi regionali — ha assunto un preoccupante rilievo. I radicali posero in atto il filibustering nella passata legislatura e con successo contro le leggi che avrebbero dovuto evitare al Paese alcuni dei referendum che erano stati richiesti. La «Reale bis» fu insabbiata dopo venti sedute e circa 152 ore di discussione nella commissione giustizia. La stessa sorte ebbero le leggi sui manicomi e sulla commissione inquirente per i procedimenti di accusa. In questa legislatura l’ostruzionismo è stato elevato a metodo politico. In soli sei mesi sono già dodici i decreti decaduti o non convertiti per fatti, diretti o indiretti, da attribuirsi alle iniziative del gruppo di Marco Pannella. L’ostruzionismo radicale gioca sul fatto che per programmare i lavori parlamentari ci vuole l’unanimità del gruppi, e i deputati di Pannella si adoperano per renderla impossibile. Sull’assenteismo ecco la testimonianza dell’onorevole Fernando Di Giulio, capogruppo del Pci alla Camera: «Io credo che la prima questione è di distinguere tra gruppi e tra singoli. Ora il nostro gruppo è quello che garantisce sempre un’elevata quota di presenze. Parlando invece degli altri gruppi, ce n’è uno in cui l’assenteismo è pressoché totale, ed è il gruppo socialdemocratico. L’altro gruppo che registra un livello di presenze scarsissime, che va intorno al 10-15 per cento, è il gruppo socialista. L’altro giorno erano due soli. Il PdUP è quasi sempre invece presente. I radicali saranno 14 su 18, ma sono presenti. I repubblicani, più o meno, sono presenti. Dei liberali bisogna tener conto anche che metà del gruppo sono ministri, o sottosegretari ... Voglio dire, sono situazioni diverse. Infine il gruppo democristiano, il quale però a onor del vero nell’attuale legislatura nelle votazioni sulle leggi una presenza ce l’ha e comunque, indipendentemente dal fatto che ha una presenza, è un gruppo che nell’ultimo mese ha iniziato una polemica contro i propri assentt» (dal Corriere della Sera)
Nomine militari
ROMA — L’ammiraglio Giovanni Torrisi è il nuovo capo di Stato maggiore della Difesa. Lo ha nominato Ieri il consiglio dai ministri in sostituzione del generale Francesco Cavalera. Il governo ha inoltre provveduto, su proposta del ministro Ruffini alle seguenti nomine: generale Umberto Capuzzo, comandante dei carabinieri; generale Orazio Giannini, comandante della guardia di finanza; ammiraglio Mario Bini, capo di Stato maggiore della marina militare; generale Lamberto Bertolucci, capo di Stato maggiore dell’aeronautica militare; ammiraglio Vittorio Gioncada, comandante in capo del dipartimento marittimo dell’alto Adriatico. Il generale Pietro Corsini, lasciando il comando dei carabinieri, è stato nominato consigliere di Stato.
Venerdì 11 gennaio 1980
Accuse di magistrati ed ex magistrati a sei loro colleghi: «Quei giudici sono amici dei terroristi»
ROMA — Sei giudici sono stati messi sotto accusa da un gruppo di senatori democristiani. In una interpellanza firmata dall’ex sostituto procuratore della Repubblica Claudio Vitalone, dall’ex prefetto di Milano Libero Mazza, da Luigi Granelli, da Silvio Coco, anche egli ex magistrato, e altri diciannove parlamentari dc, si sostiene che sarebbero emersi «precisi collegamenti tra appartenenti ad un’organizzazione eversiva e i giudici magistrati Franco Marrone, Francesco Misiani, Gabriele Cerminara, Ernesto Rossi, Luigi Saraceni e Aldo Vittozzi. I toni e i contenuti dell’iniziativa, senza precedenti, sono estremamente gravi. Con l’interpellanza si è chiesta in sostanza la sospensione immediata dei sei rappresentanti dell’ordine giudiziario e l’apertura di due inchieste, l’una penale e l’altra disciplinare. Tutti i giudici posti sotto accusa fanno parte di «Magistratura democratica», la corrente più a sinistra tra quelle in cui si dividono i componenti dell’amministrazione della giustizia. Franco Marrone è da pochi mesi sostituto procuratore geneale, Mislanì ha assunto recentemente le funzioni di giudice istruttore, Cerminara, Saraceni (già candidato nelle liste di Muova Giustizia alle ultime elezioni) e Misianl sono pretori, Rossi e Vittozzl fanno parte della sezione lavoro. Alla base delle accuse vi sarebbe un documento sequestrato anni fa in una sede di Potere operaio. Tutti gli accusati negano. Saraceni ha detto: «Questa iniziativa fa parte dell’operazione "polverone" sollevata in appoggio alle nuove norme antiterrorismo». In passato, un altro giudice era stato accusato di aver avuto rapporti con dei gruppi eversivi. Fu il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a presentare contro il giudice istruttore di Milano, Ciro De Vincenzo, un rapporto basato essenzialmente sulla testimonianza dell’ex frate mitra Silvano dirotto. L’informatore aveva riferito una frase attribuita a Renato Curdo che avrebbe definito De Vincenzo «un giudice amico». Ci fu un’inchiesta che però scagionò interamente il magistrato (dal Corriere della sera)
Lunedì 14 gennaio 1980
Tre cambi nel governo Cossiga
• Il governo guidato da Francesco Cossiga ha tre nuovi ministri: agli Esteri Franco Maria Malfatti, colpito da infarto, è sostituito da Attilio Ruffini, il quale cede il posto alla Difesa ad Adolfo Sarti, che ai rapporti col Parlamento è rimpiazzato da Clelio Darida, già sottosegretario all’Interno.
Martedì 15 gennaio 1980
Comitato centrale del Psi, la sinistra voterà contro Craxi
Riunito il Comitato centrale del partito, Craxi ha parlato. Sull’Afghanistan, durissima condanna dell’invasione. Sulla crisi economica: non c’è da stare allegri, ma neanche da essere catastrofisti (la posizione nega il nemico alle porte e quindi la necessità di un governo di unità nazionale col Pci). Terrorismo: è in crisi e c’è almeno un paese dell’est europeo che lo sostiene; non è che tutti quelli che hanno fatto il 68 possono essere imputati di banda armata (niente caccia alle streghe); caso Eni-Petromin: se la versione ufficiale risultasse falsa, si tratterebbe di un complotto (applaude solo metà platea, il presidente dell’Eni, Mazzanti, è legato a Signorile). Sul governo: non vuole aprire una crisi al buio; la Dc faccia una proposta credibile sul coinvolgimento del Pci. La sinistra (Achille, Signorile, Lombardi, De Martino, Mancini) annuncia che voterà contro. Vuole una grande iniziativa per un governo di unità nazionale e una gestione collegiale del partito.
Mercoledì 16 gennaio 1980
Berlinguer condanna gli invasori sovietici
• Enrico Berlinguer, segretario del Pci, esprime parole di condanna nei confronti dell’intervento militare sovietico in Afghanistan.
Tre ipotesi per sanare la spaccatura nel Psi
Al Comitato centrale del Psi si cerca un’intesa tra Craxi e i suoi oppositori. Le ipotesi sono tre: • 1 - Si riunisce la commissione politica che deve redigere il documento finale. Ogni corrente è rappresentata. Si raggiunge un accordo su un testo che accentua la richiesta tassativa alla DC (secondo la sinistra poco esplicitata nella relazione del segretario) di un governo d’emergenza con i comunisti. Si avvia una gestione più collegiale del partito. Craxi resta al suo posto sia pure in una situazione di instabilità. • 2 - La commissione politica non raggiunge l’accordo. Si votano ordini del giorno distinti. Vince Craxi e se, come sembra probabile, con una maggioranza minima, resta al suo posto per gestire un congresso a breve scadenza. • 3 - Prevale il «cartello» degli oppositori. Craxi si dimette. Viene eletto dal comitato centrale un nuovo segretario (i nomi che circolano: Ololittl, Signorile, Zagarl, Arte) e il congresso si tiene ad ottobre. (Antonio Padellaro sul Corriere della Sera)
Congresso del Psdi, Longo vuole il pentapartito, Saragat respinge l’idea di un’equidistanza tra Usa e Urss
ROMA — Consapevole di avere alle spalle un partito unito e in ascesa, Pietro Longo ha indicato ieri dalla tribuna del diciottesimo congresso gli obiettivi del PSDI. Longo ha parlato in modo chiaro e netto, rivendicando con toni talvolta pacati, talvolta più accesi, la validità della strategia complessiva del suo partito. Nell’immediato — ha spiegato — va mantenuto l’attuale governo di tregua, poiché «una crisi al buio potrebbe far precipitare il paese verso nuove e inutili elezioni». Ma lo sbocco per il quale lavorano i socialdemocratici, ha subito aggiunto, resta la costituzione di un ministero a cinque, dal PLI al PSI. È questa, secondo il giudizio di Longo, la formula indicata dalla maggioranza degli elettori, ed è anche l’unica che può garantire l’attuazione di riforme che consentano all’Italia di uscire dalla crisi non allontanandosi, ma anzi avvicinandosi, all’Occidente e all’Europa. L’idea di un’Italia equidistante tra i due blocchi era stata respinta con grande vigore da Giuseppe Saragat, nel discorso di apertura del congresso. «L’URSS ha ormai superato quantitativamente gli USA nell’armamento atomico» e si presenta come un «terrorismo di Stato» nel cuore dell’Asia, aggredendo l’Afghanistan, un paese, tra l’altro, «non allineato», fino a ieri indipendente da entrambi i blocchi militari.
Giovedì 17 gennaio 1980
Il Psi si spacca sugli organigrammi
ROMA — Signorile è quasi riuscito a convincere Craxi sul documento politico: chiedere alla DC, senza mezzi termini o scappatole dialettiche, il governo di emergenza con i comunisti come unica soluzione ai problemi del paese. Da parte sua il segretario avrebbe ottenuto di spostare nel tempo la crisi del governo Cossiga: non alla chiusura del congresso democristiano, ma a primavera, subito dopo le amministrative. I guai sono cominciati però al momento degli organigrammi. Da una parte il segretario disposto a una gestione più allargata, ma restio a sostituire uomini di sua stretta fiducia nei settori più delicati del partito. Sull’altro fronte, una coalizione di gruppi diversi (Signorile, De Martino, Mancini, Achilli) impegnati a risolvere una complicata operazione: non solo ottenere più posti nella plancia di comando, ma poi dividerseli senza scontentare nessuno. È difficile che un contrasto sulle poltrone possa mandare all’aria un accordo considerato dagli stessi contendenti «vitale» per il futuro del partito socialista. La possibile via d’uscita sarebbe quella di rinviare a un altro comitato centrale il problema degli equilibri Interni.
Nel Psdi l’85% è d’accordo con Longo: niente crisi
ROMA — Il nuovo corso del PSDI (rinnovamento interno, rilancio di «un’area laica e socialista» che condizioni la DC e faccia muro contro il compromesso storico) è condiviso da una maggioranza vastissima: all’incirca l’85 per cento dei delegati al diciottesimo congresso si riconoscono, infatti, nelle posizioni di Pietro Longo. Ieri comunque la minoranza ha fatto sentire la sua voce: ha parlato Pierluigi Romita, vice presidente della Camera, e ha dissentito, con toni garbati ma fermi, dalle tesi del segretario. Secondo Romita occorre preparare una diversa fase della politica di solidarietà nazionale, una fase che non sia più «dominata dalla presenza egemone della DC e del PCI». Ma soprattutto è necessaria una convergenza strategica dei partiti socialisti e democratici volta ad aggregare la sinistra italiana, «a sviluppare e ad approfondire il confronto con le nuove posizioni emergenti nel partito comunista e ad avviare la costruzione di una autentica alternativa democratica e progressista rispetto alla Democrazia cristiana».
Venerdì 18 gennaio 1980
Accordo tra Craxi e la sua sinistra. «Ci vuole il governo col Pci, ma lo deve chiedere la Dc»
Compromesso raggiunto tra Craxi e i suoi oppositori di sinistra: si considererà conclusa dopo il congresso della Dc di febbraio l’esperienza del primo governo Cossiga, nel suo congresso dovrà essere la stessa Dc a chiedere un governo di emergenza con il Pci. Sulla gestione collegiale: Craxi sarà affiancato dai capi-corrente. Formica dovrebbe lasciare l’amministrazione del partito e Intini quella dell’Avanti!. La discussione è durata tutta la notte. Secondo i suoi avversari, Craxi a questo punto è «ingabbiato, ammanettato, legato, accerchiato, vincolato, impedito, controllato» (Scardocchia)
Sabato 19 gennaio 1980
Esplode ordigno in una caserma
ROMA — Un potente ordigno è stato fatto esplodere la scorsa notte nella caserma dormitorio Massaua della polizia: 19 agenti sono rimasti feriti nel sonno. I terroristi, che hanno gettato la bomba attraverso l’inferriata di una finestra, volevano causare una strage.
Domenica 20 gennaio 1980
Longo non vuole i comunisti al governo
ROMA — Interrotto spesso dagli applausi dei delegati, Longo ha rivolto ieri dalla tribuna del congresso socialdemocratico un invito, quasi una esortazione, alla Democrazia cristiana affinché si pronunci senza incertezze contro l’ipotesi di un ingresso dei comunisti al governo. «I tempi in cui il PSDI faceva dipendere le sue scelte da quelle del partito di maggioranza relativa sono finiti», ha detto il segretario con toni orgogliosi. Il dato politico certo — ha insistito — è che i socialdemocratici non accettano il cosiddetto governo di unità nazionale: se tale formula prendesse corpo passerebbero all’opposizione e svolgerebbero questo ruolo «con intransigenza in parlamento e nel paese». Perciò — ne ha dedotto — tocca ai democristiani chiarire definitivamente, nel loro imminente congresso, se vogliono il compromesso storico, oppure un ministero paritario con i partiti di democrazia laica e socialista. Una decisione netta della DC, e la sua disponibilità a cedere la presidenza del consiglio, se risultasse necessario per garantire la governabilità e la stabilità della legislatura, favorirebbe certamente — secondo il giudizio di Longo — il recupero delle posizioni perdute dagli autonomisti all’interno del PSI e potrebbe aprire la strada ad una non impossibile rivincita di Craxi. In ogni caso Longo ha escluso che il governo Cossiga possa dimettersi seguendo procedure ’extraparlamentari. Dovrebbe, al contrario, presentarsi alle Camere: in modo che ciascun partito sia indotto ad assumere la sua parte di responsabilità, rispetto ad una crisi che potrebbe sboccare in nuove elezioni anticipate.
Martedì 29 gennaio 1980
Le Br uccidono Gori, dirigente del Petrolchimico
Mestre (Venezia) - Ucciso Sergio Gori, 48 anni, vicedirettore tecnico del Petrolchimico di Marghera. Era appena uscito di casa, verso le nove del mattino, in via Garibaldi per andare al lavoro. Due brigatisti l’attendevano sotto la sua abitazione: gli hanno sparato e poi l’hanno finito con un colpo alla nuca.