Sopra la base aerea di Thule (uno dei luoghi dove erano ospitati i sistemi per intercettare attacchi missilistici russi), sulla costa nord-occidentale della Groenlandia (territorio danese), un B-52 prende fuoco. La zona è continuamente sorvolata da caccia americani con a bordo testate nucleari, pronti a puntare verso Mosca in caso di necessità. Il B-52 ne trasporta quattro. L’equipaggio si paracaduta fuori dal velivolo, che precipita sulla banchisa col suo carico di quattro bombe all’idrogeno. Gli esplosivi convenzionali esplodono e il carburante prende fuoco, il ghiaccio si rompe facendo cadere rottami e pezzi d’arma in mare. Grazie ai dispositivi di sicurezza, nessun nucleo è esploso, ma plutonio e frammenti radioattivi si sono dispersi: tra i ghiacci, nei mesi seguenti, dovette essere avviata una massiccia operazione di decontaminazione (http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/bomba-usa-persa/bomba-usa-persa/bomba-usa-persa.html) e (Federico Bona, Focus 3/2016)
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