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Nel gennaio 1979 il tetro ministro degli Esteri sovietico, Andrej Gromyko, noto come «Mr. Niet» per i continui "no" che oppone alle richieste internazionali, è invitato a Roma dal governo italiano. Il giorno 24, privatamente, vede il Papa polacco. Il suo primo incontro con Wojtyla. Per la riunione, la televisione di Mosca chiede l´eccezionale permesso di poter filmare il potentissimo rappresentante del Cremlino mentre entra nella Segreteria di Stato vaticana passando nel cortile di San Damaso. Al suo arrivo Gromyko «appariva teso e dava l´impressione di aspettarsi un incontro polemico». Il rapporto nota in seguito che il ministro, «più tardi, quando ha visto che il Papa era cortese e affabile, è diventato più rilassato». Wojtyla dice a Gromyko di non volere un conflitto fra la Santa Sede e l´Unione Sovietica, ma di «desiderare libertà per i figli della Chiesa». Nel colloquio non si parla né di Polonia né del desiderio di Giovanni Paolo II di visitare il proprio Paese. Per Gromyko, farne un semplice accenno potrebbe risultare imbarazzante senza rivelare le limitazioni alla sovranità polacca. La valutazione delle fonti vaticane è comunque che «l´Unione Sovietica non si opporrebbe al viaggio: farlo significherebbe un formidabile errore». Al Foreign Office è ora sufficientemente chiaro che il nuovo Papa non vuole provocare una rottura nei rapporti fra Vaticano e Paesi comunisti e non intende adottare una linea dura: «Non vuole crociate e sollevazioni violente. La Chiesa, dice, deve rimanere aperta al dialogo e non deve cercare il confronto diretto».
Giovedì 25 gennaio 1979
Primo viaggio internazionale del Papa
Giovanni Paolo II parte per il suo primo viaggio apostolico. Destinazione Santo Domingo, Messico e Bahamas. Alle 7.45 arriva all’aeroporto di Fiumicino dove lo attende il presidente del Consiglio Andreotti (un grande amico che sosterrà anche dopo il processo per mafia). «Sarà il primo di una lunga serie di viaggi», ha annunciato il giorno prima. A Santo Domingo, appena sceso dalla scaletta dell’aereo si china a baciare la terra (gesto che ripeterà in ogni viaggio finché le forze lo sosterranno).
Venerdì 26 gennaio 1979
Wojtyla in Messico condanna la Teologia della Liberazione
Wojtyla in Messico. Deve inaugurare la riunione dell’episcopato latinoamericano a Puebla. I collaboratori avevano sconsigliato la visita – Papa Luciani aveva deciso di non compierla – perché considerata irta di problemi, anche a motivo della mancanza di relazioni diplomatiche con la Santa Sede e della legge che proibiva a preti e suore di portare l’abito nei luoghi pubblici. Giovanni Paolo II sbarca in Messico non come capo di Stato, né con un invito del governo, ma con un visto turistico. Sbrigativo e privato il benvenuto del presidente messicano Lopez Portillo, che congeda il Pontefice dicendo: vi lascio col clero e coi fedeli della vostra Chiesa. I fedeli sulle strade e sulle piazze sono milioni. Di fronte a quell’evento imprevisto e imprevedibile, rispondendo alle critiche di chi gli ricordava che il Papa vestendo la talare aveva violato le leggi e la Costituzione messicana, e avrebbe dovuto pagare una multa di 50 pesos, Portillo risponde: «Signori, è stato tutto il popolo messicano che le ha violate! Nessuna legge e nessuna Costituzione poteva impedire al presidente di stare dalla parte del popolo». Il Papa è voluto andare di persona a dire ai vescovi latinoamericani che l’opzione preferenziale per i poveri, come pure l’impegno nella lotta contro le ingiustizie, sono sacrosanti, ma ai cristiani basta il Vangelo e non devono inseguire il marxismo. Dopo aver celebrato messa nella basilica di Guadalupe, il Papa ha viaggiato per tre ore in una «papamobile» improvvisata e scoperta, prendendosi un’insolazione, prima di arrivare a Puebla e pronunciare il discorso di inaugurazione durante il quale ha preso di mira quella teologia della liberazione che presenta Gesù come un «politico rivoluzionario» e «sovversivo». Nel documento finale di Puebla viene rigettata la violenza e la «dialettica della lotta di classe» che si è diffusa nelle comunità di base del continente.Leggi qui l’articolo di Matteo Matzuzzi sul rapporto tra Teologia della Liberazione e Chiesa)
Domenica 25 febbraio 1979
Il Papa bacia la sposa
CITTA’ DEL VATICANO — Hanno detto «si» davanti al Papa, nella Cappella Paolina: lei, Vittoria Janni, 22 anni, commessa, figlia di un addetto alla nettezza urbana di Roma; lui, Mario Maltese, 24 anni, elettrotecnlco specializzato in impianti antifurto; lo sposo, in abito scuro con cravatta chiara, la sposa in abito bianco, di tulle e raso. Avevano chiesto che le loro nozze fossero benedette da Giovanni Paolo. Ne sono stati esauditi, in una giornata domenicale di sole di cui, prima e dopo il rito, hanno fissato numerose immagini, per un album di famiglia. Inaugurato da un evento d’eccezione, che, per l’intraprendenza di Vittoria Janni si è arricchito di un altro ricordo particolarmente commovente. Quando il Papa stava per congedarsi dagli sposi, Vittoria gli ha detto d’impeto: «Le posso dare un bacio?» E perché no? ha risposto il Papa, sorridendo. Quindi curvandosi ad abbracciarla paternamente (perché la sposa è piccola di statura) l’ha baciata; la stessa manifestazione affettiva ha avuto subito dopo per lo sposo.
marzo 1979
La giornata tipo di papa Wojtyla
• La giornata tipo del Papa: sveglia alle 5.30, alle 6 preghiera nella cappella privata, alle 7 messa con le religiose polacche che lo accudiscono. Dalle 8 alle 8.45 prima colazione col segretario. Dalle 9 alle 11 lavora alla scrivania, scrive in polacco. Dalle 11 alle 13 udienze particolari (500 circa l’anno, quasi 700 i capi di Stato ricevuti nel corso del pontificato). Il mercoledì udienza generale. Tra le 14 e le 15 pranzo e breve riposo. Alle 16 esame dei problemi internazionali, alle 18.30 quelli di curia. Rosario alle 20, cena, notiziari tv e poi ancora nello studio. Alle 22.45 ultima preghiera nella cappella privata e alle 23 in camera [Il Foglio 3/4/2005]. Quasi sempre ha degli ospiti a colazione o a pranzo. «Si pranza molto in fretta perché il papa alle due va un po’ a riposare. Quanto ai cibi, si cucina alla polacca e si mangia come si mangiava a casa di mia madre. Cito, a esempi pastina in brodo, scaloppine con verdura e poi della composta di frutta. Da bere c’è vino bianco e dopo del tè» (lo scrittore ebreo polacco Marek Halter, amico del papa). [Cds 3/10/2000]
Domenica 4 marzo 1979
La prima enciclica di papa Wojtyla
Giovanni Paolo II pubblica l’enciclica Redemptor hominis. Concetti: il cristianesimo ha pieno diritto d’incidenza nella vita pubblica della persona e dell’umanità. «Il redentore dell’uomo, Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia». È la prima enciclica di Giovanni Paolo II. «“Redempotor Hominis”. Rappresenta la magna carta su cui il nuovo Pontefice costruirà l’impegno apostolico nella Chiesa e nel mondo. L’enciclica esamina i maggiori problemi su cui il mondo si stava confrontando in quel periodo. Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato durante una fase di crisi interna della Chiesa cattolica. Egli vi allude nell’introduzione, dichiarando comunque la sua convinzione che anche tante energie positive siano all’opera nella Chiesa, per cui “questa nuova «ondata» della vita della Chiesa” è “ben più potente dei sintomi di dubbio, di crollo e di crisi” (RH 5). La Redemptor Hominis afferma che la soluzione a questi problemi può essere trovata attraverso una comprensione più profonda della persona, sia della persona umana, sia della persona di Cristo. Per fare questo, l’enciclica si rifà ripetutamente alla corrente filosofica del personalismo, approccio caro al Papa anche nel resto del suo pontificato. L’enciclica inoltre vuole preparare la Chiesa all’arrivo imminente del terzo millennio, che viene chiamato dal Papa un “nuovo Avvento della Chiesa” (RH 1)» (http://www.papaboys.org/1979-linizio-dei-viaggi-apostolici-sulle-orme-di-cristo/)
Martedì 6 marzo 1979
Testamento di Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II fa testamento: «Non lascio dietro di me alcuna proprietà di cui sia necessario disporre. Gli appunti personali siano bruciati. Chiedo che su questo vigili don Stanislao». (leggi qui l’articolo)
Venerdì 30 marzo 1979
Il Papa riabilita Galileo
Giovanni Paolo II riceve in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, e riconosce, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei («figlio legittimo e prediletto della Chiesa cattolica») lo scopritore della Logica del Creato.
Giovedì 10 maggio 1979
Una lettera di Karol Wojtyla
«Vivo in una torre e cammino in un giardino, guardo gli alberi e li confronto continuamente con altri alberi, e un’altra vegetazione”, scrive Papa Wojtyla in una lettera agli amici Dusia e Adrzej, pensando ai boschi percorsi dal fiume Wislok che scorre come un nastro trasparente, facendo trapelare gli scogli rocciosi del fondo, e i villaggi. «Manca loro quella rapidità e quel carattere selvaggio. Una cosa è il giardino un’altra la foresta». Leggi qui l’articolo di Marina Valensise
Sabato 2 giugno 1979
Il Papa torna nella sua Polonia
Papa Wojtyla è a Varsavia. Ad acclamarlo 300mila fedeli. Immensa la commozione quando il Papa è entrato nella città vecchia: dappertutto c’erano altari gialli e celesti, lampade accese, immagini di Wojtyla, stemmi pontifici, bambine in abito bianco da processione, parrocchiani giunti dalle campagne e dalle città più lontane. Tutti per lui. Nella sua omelia da piazza della Vittoria: «E grido io, figlio di terra polacca, ed insieme io, Giovanni Paolo II Papa, grido alla vigilia di Pentecoste: scenda il tuo spirito e rinnovi la faccia della terra, di questa terra». È il primo Papa che celebra una messa in un regime socialista. Il viaggio terminerà il 10 giugno a Cracovia.
Domenica 10 giugno 1979
Papa Wojtyla conclude il suo viaggio di sette giorni in Polonia
Si conclude il viaggio in Polonia di papa Giovanni Paolo II. il Papa, in questo viaggio, «non si precluse nessuno strumento nel suo impegno per la liberazione dei popoli dell’est Europa: la via diplomatica e i risultati che ne potevano venire, e lo scontro suo personale con l’ideologia comunista spostato dal campo della politica a quello della coscienza e della cultura. Fu questo il leitmotiv dei nove giorni del giugno 1979 in Polonia, durante i quali, nonostante la gigantesca operazione di boicottaggio messa in piedi dai servizi (480 agenti mobilitati solo a Cracovia), lui “si mosse come se il regime della Repubblica popolare polacca semplicemente non contasse (…) accendendo la scintilla di una rivoluzione morale, Giovanni Paolo II diede alla sua gente la chiave per la liberazione: la chiave di coscienze riaccese”. Parlava a folle oceaniche rivolgendosi personalmente a ciascun presente: a Jasna Gora durante la sua omelia un minatore provò a dire qualcosa al suo vicino, che lo gelò: “Non chiacchierare quando il Papa sta parlando con me!”. Poi iniziò a definirsi non solo un Papa polacco ma un “Papa slavo” e il Politburo del Pcus ne dedusse che la chiesa aveva dato inizio a “una guerra ideologica contro i paesi socialisti”. (Ubaldo Casotto) • «...una manifestazione impressionante di rifiuto dell’ideologia di Stato, di distacco irrimediabile tra governati e governanti, insomma di rottura politica. Milioni di polacchi cadevano in ginocchio alla vista del corteo papale, gridando in coro ”Viva il papa” oppure ”Resta con noi, resta con noi”. E già al secondo giorno, superata ogni paura, i polacchi presero a scandire insieme ai ”Viva il papa”, ”Demo-kra-cja, de-mo-kra-cja”» (Sandro Viola).
Venerdì 31 agosto 1979
Cossiga e Wojtyla insieme sulla Marmolada
Gita sulla Marmolada del neo presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, e di papa Wojtyla. Cossiga porta il Papa a visitare la casa di papa Luciani. Ma li coglie una tormenta, e per ripararsi finiscono in un rifugio dove gli offrono burro, speck e vino bianco. I
Martedì 2 ottobre 1979
Il Papa parla all’Onu. Discorso sgradito all’Urss
il Papa parla all’Onu. Il cardinale Casartoli gli ha eliminato dal discorso i passaggi che possono suonare offensivi alle orecchie dei sovietici, ma lui li ha reintrodotti e difende a gran voce i diritti umani inalienabili.
novembre 1979
I sovietici vogliono opporsi alla politica del Vaticano
La segreteria del comitato centrale del Pcus emana un documento: Misure di opposizione alla politica del Vaticano in relazione ai paesi comunisti, in cui si invita ogni organismo politico, culturale e mediatico del regime a combattere «le tendenze pericolose degli insegnamenti di Giovanni Paolo II» (pag. 132). Da parte vaticana, mentre Casaroli rassicurava i suoi interlocutori nella commissione per i contatti permanenti tra il governo polacco e la Santa Sede dicendo che in ogni situazione rivoluzionaria c’è una sorta di Termidoro dopo il quale «le relazioni tra la chiesa e i paesi socialisti si normalizzeranno e la chiesa è pronta ad aspettare tale situazione a tempo indeterminato» (pag. 134), il Papa agiva per dimostrare che questa attesa non sarebbe stata infinita
Martedì 27 novembre 1979
Lettera di Alì Agca sulla stampa turca
Il Papa sta per arrivare in Turchia e la stampa turca pubblica, a firma Alì Agca, «una lettera un pò megalomane nella quale minacciavo il pontefice». Nella lettera è scritto: "Gli imperialisti occidentali, timorosi che la Turchia, insieme con le nazioni sorelle islamiche, diventi una potenza politica militare economica nel Medio Oriente, inviano in Turchia il comandante delle Crociate Giovanni Paolo II camuffato da capo religioso. Se questa visita non viene annullata ucciderò senz’altro il Papa".
Mercoledì 28 novembre 1979
Viaggio di Giovanni Paolo II in Turchia
Oggi papa Giovanni Paolo II è arrivato in Turchia.
Venerdì 30 novembre 1979
Il Papa torna a casa
Termina la visita del Papa in Turchia
Giovedì 17 gennaio 1980
Gran discorso sulla nudità di papa Wojtyla
Nella consueta conferenza del mercoledì, proseguendo l’illustrazione del matrimonio attraverso il commento della Genesi, Giovanni Paolo II ha fatto un discorso di grande importanza, tale da rovesciare secoli di incrostazioni e di errate interpretazioni sull’importanza della vita sessuale.Si potrebbe dire che su un solo versetto della Genesi: «Erano nudi, ma non provavano vergogna» verta la sua analisi dell’amore fra uomo e donna e lo sfrutti per arrivare a implicazioni che riguardano prima di tutto l’intelligenza libera, la scienza prima della nostra esistenza. Il Papa dice giustamente che il versetto «è pieno di sorprendente contenuto teologico ed insieme ontologico. La rivelazione e la scoperta del significato sponsale del corpo spiegano la felicità originaria dell’uomo e a un tempo aprono la prospettiva della sua storia eterna». Un pò come dire che all’uomo e alla donna, nella loro piena integrità, vanno restituiti i dati primi dell’amore, liberandoli così da deviazioni e storture accumulatesi durante i secoli per forza di morali riduttive, sopraffattrici o addirittura violente. Soprattutto là dove viene messo l’accento sul valore sponsale dell’amore, sullo scambio e sulla collaborazione libera, il discorso assume tutto un suo significato di liberazione e di esaltazione finale della persona umana. [...] Il corpo non viene più né umiliato né giudicato né visto come strumento di degradazione e ritrova così la sua prima funzione che è quella del dono, dell’offerta, del piacere pieno consentito senza limitazioni o costrizioni. È dunque il traguardo della gioia che i grandi mistici hanno toccato e raggiunto per primi, anche se per loro vale la seconda ipotesi suggerita nel discorso del Papa, l’amore verso Dio fondato sulla rinuncia dell’amore umano. Comunque, una volta ammesso e consacrato questo «principio», questa partenza da Dio, non c’è più posto per la mortificazione dell’amore né per la sua umiliazione: questo amore non ha più bisogno di abiti. Al contrario è fedele alla prima connotazione della «nudità» vale a dire della piena coscienza delle doti di maschilità e di femminilità, non si apre più nessun varco verso la vergogna, resta il diritto alla comune soddisfazione e alla gioia.