• A Palermo, colpi di fucile nella notte.
Per andare a Napoli il principe di Carignano ha chiesto - oltre a Nigra, Bardessono, Morris e Perrone - due milioni di appannaggio. (Cavour, Epistolario XVIII/1, Olschki, Firenze 2008)
Palermo, crispina, garibaldina, contraria al governo • In Palermo, «l’esercito immenso degl’impiegati che temono perdere gl’impieghi e de’ pensionati che temono perdere la pensione». Crispi riuscì a non farsi arrestare. La Guardia nazionale teme la guerra civile e un possibile saccheggio dovuto all’agitazione nelle campagne. Arrestati agitatori che gridano per le strade (“Morte a Crispi! Abbasso La Farina ed il Consiglio di Luogotenenza!»). Li si interroga su chi sia secondo loro Cavour. Uno risponde: «Un mercante di sigari che ha fatto rincarare i tabacchi». Un altro «Un impiegato della Luogotenenza, che non vuol mettere la meta al pane». Il Consiglio di Luogotenenza sarebbe il governo dell’isola, retto finora da La Farina. Il Luogotenente, come dire il presidente, è il marchese Massimo Cordero di Montezemolo. La Farina e gli altri del Consiglio si sono dimessi oggi, consigliando a Montezemolo di chiamare da Trapani il marchese di Torrearsa. «Il fatto di Palermo spiacerà immensamente in tutte le provincie, dove i nostri nomi sono popolarissimi». Si sostiene infatti che una cosa è Palermo, un’altra è la provincia • «Io ho ferma speranza che le elezioni riesciranno a buon risultato, e quell’antagonismo che già si rivela nelle altre città dell’isola contro il primato palermitano, cautamente diretto, può giovare». Così Montezemolo a Cavour. Chiede anche di essere rimosso: «Devo fin d’ora partecipare all’E.V. che dopo questo periodo tempestoso, che il Parlamento dovrà chiudere, non potrei corrispondere più né alle esigenze della posizione né all’aspettazione che il Governo deve porre in chi sarà a capo di questa regione» (Cavour, cit.)
Il Regno delle Due Sicilie, abbattuto da Garibaldi e dai suoi Mille, resiste nella fortezza di Gaeta, dove si trovano il re Francesco II e la regina Maria Sofia. Resiste anche a Civitella del Tronto e in Messina, tutte assediate dagli italiani. Davanti a Gaeta staziona anche la flotta francese, che appoggia i borbonici, e Cavour vorrebbe che Napoleone III la ritirasse. Senonché «l’Imperatore, spinto dalla Russia e dalla Prussia, molestato dalla moglie, tormentato da parte dei suoi ministri a noi ostilissimi, vorrebbe farci comprare il ritiro della flotta con un armistizio ed altre concessioni ch’io ravviso dannose» (Cavour a Cialdini, Epistolario cit.)
«Je vois par vos dépêches qu’à Paris on a fait grand bruit des prétendues commandes d’uniformes hongrois faites par notre Gouvernement. Veuillez dire à Mr Thouvenel que nous n’avons fait que permettre à Tour et à ses compatriotes de commander des uniformes pour les hongrois qui militaient avec eux sous Garibaldi» (Cavour a Figarolo di Gropello, Epistolario cit.).
«Dans le siècle prochain la séparation de l’Eglise de l’Etat sera un fait accompli et accepté par tous les partis. Malgré cette conviction profonde, je reconnais combien est sensée et convenable la marche qui nous a conseillée à Paris. Négocier avec la plus grande prudence, ne point s’engager, et surtout ne rien conclure sans s’être mis au préalabla d’accord avec la France. Vous pouvez compter que ce conseil sera suivi à la lettre». (Cavour a Ottaviano Vimercati, Epistolario cit.)
«L’attitude hostile de Garibaldi exercera une influence fâcheuse en Lombardie et dans quelques localités de l’Italie centrale. Malgré cela il est à peu près certain que les elections dans l’Italie du nord et du centre seront favorables au ministère. Mais cela ne suffit pas pour lui assurer la majorité: elle sera décidée en grande partie par le choix que feront les collèges napolitains» (Cavour, ibid.)
La caduta di Gaeta è essenziale perché «la réaction ne cessera pas la lutte tant que son chef est sur le territoire napolitain, et la grande majorité libérale n’osera pas e prononcer aussi longtemps qu’elle croira à la possibilité du retour prochain des Bourbons [...] D’après ce que je viens de vous exposer, voici le résumé des mon opinion sur les élections. Si Gaëte est prise ou capitule avant le 27, la majorité est sûre: si Gaëte resiste, et surtout si l’attitude de la France à notre égard ne change pas, elle est pour le moins douteuse» (Cavour, ibid).
«Le mando il progetto per l’istituzione di una scuola veramente tecnica. Glielo raccomando caldamente. Questa scuola sarà il primo passo nella via della riforma dell’insegnamento: prima necessità sociale. Non badi alla burocrazia e ordini che si eseguisca quanto viene proposto: in quindici giorni sarà aperta. Bono non è contrario, Rua applaude, Sella dichiara che sarà la migliore cosa che si sarà fatta dopo il 48. Farò altrettanto all’arsenale di Genova. Spero che altri mi imiteranno. A poco a poco ritrarremo l’insegnamento dal fatale indirizzo che gli si dà, e ciò sarà per lei un vero titolo alla benemerenza dell’Italia da rigenerarsi». (Cavour a Stefano Jacini, Epistolario cit.)
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