XV congresso del PCI a Roma: Berlinguer rieletto segretario.
Roma. Il segretario del Pci Enrico Berlinguer passeggia in piazza di Spagna con la moglie Letizia Laurenti e la figlia Lauretta, nata il 5 aprile 1971 (proprio oggi è morto lo zio Stefano Siglienti, cui Berlinguer era legatissimo) (Ansa) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/1979_berlinguer_famiglia_laura.jpg)
• Enrico Berlinguer alla riunione del Comitato centrale del Pci è criticato pubblicamente per i risultati elettorali. Giovanni Russo sull’Europeo scrive che alcuni nel partito gli confidano: «Siamo all’oscuro di tutto. Non c’è un dirigente anche fra i maggiori in grado di dire come si muove e che cosa ha in mente Berlinguer (…). Quello che sta accadendo per la nomina dei nuovi dirigenti è la prova che il problema è la mancanza di democrazia non solo alla base, ma persino al vertice. Neppure i membri del Comitato centrale sanno niente. Del resto, durante la gestione Berlinguer, il Comitato centrale non ha fatto nessuna delle scelte fondamentali: né quella di entrare nella maggioranza di governo né la decisione di uscire dalla maggioranza nel gennaio del ‘79».
Ronald P. Nash, alto funzionario del ministero degli Esteri britannico, incontra separatamente a Roma Franco Venturini (Il Tempo) e Paolo Garimberti (La Stampa). Venturini è stato di recente a Londra, «finanziato dal Central Office of information (Coi)». Garimberti, in particolare, gli traccia un ampio quadro sulla crisi del Pci a partire dall’affermazione comunista alle politiche del giugno 1976. Dice che a questo punto «sono a rischio il Compromesso storico e l’orientamento del Pci a Occidente», ossia la politica dell’Eurocomunismo, perché «le ali di Berlinguer sono ormai tarpate». Fino a due anni fa, spiega, il segretario «era un monarca assoluto», ora invece si è ridotto a essere un «monarca costituzionale». Garimberti racconta poi un fatto inedito a Nash e a Mark Pellew, un uomo dell’ambasciata britannica in Italia. Nel maggio 1978, di ritorno a Roma da Barcellona, Berlinguer parla per ben due ore con il giornalista. Si è appena conclusa una conferenza sull’Eurocomunismo (27-30 maggio). In aereo il segretario confida a Garimberti vari «retroscena» e le «tattiche del Pci per il futuro». Nella primavera di quell’anno, in sintesi, «Berlinguer aveva già capito che le sue politiche non funzionavano più» e aveva detto al giornalista che «il partito doveva muoversi con decisione verso tre settori: i rapporti con gli Usa, l’Eurocomunismo, il Compromesso storico. Occorreva mettere in campo iniziative in ciascuna area. Ma tutto ciò non si è verificato».
Elba, 12 agosto 1979. Enrico Berlinguer in vacanza sulla spiaggia del Cavo all’Isola d’Elba. La figlia Bianca: «Dal ’77 non fu più possibile andare a Stintino. Quella casa non si poteva proteggere. Così per due anni andammo all’Elba» (Ap) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/berlinguerelba.jpg)
«Amendola — ha detto — rivolge una serie di critiche, alcune giuste, altre sbagliate, al movimento sindacale e allo stesso partito. Non starò in questa sede a considerare, una per una, queste critiche. Rilevo però (e concordo in questo con l’articolo del compagno Lama) che Amendola sembra trascurare l’esistenza dell’azione degli avversari del movimento operaio e del movimento sindacale». Poi, con il tono di chi ricorda cose ovvie, che un comunista dovrebbe sapere: «Fa parte dell’ABC del marxismo ricercare l’origine di fenomeni degenerativi, di questo e di altro tipo, nelle strutture materiali della società, che è oggi la società capitalistica, giunta a un determinato stadio del suo sviluppo e del suo decadimento». Berlinguer ha rammentato che compito del partito comunista è «trasformare e rinnovare in ogni campo» per far nascere «una nuova società» dal grembo di quella vecchia. Quindi ha dato atto ad Amendola di sostenere una tesi giusta, quando afferma che oggi compito primario deve essere la lotta al terrorismo. Da tre anni, unico fra i partiti comunisti dei paesi capitalistici, il Pci ha proposto l’austerità, incontrando resistenze durissime «nel più diversi settori del mondo politico, economico e sindacale». E ha proseguito: «L’obiezione di fondo che si deve fare ad Amendola è che nell’appello accorato che egli rivolge ai lavoratori e ai giovani, richiamandoli al senso del dovere, al lavoro, è assente lo scopo, sono assenti le finalità per cui si possono chiedere e ottenere sforzi, restrizioni e anche sacrifici». Queste finalità, secondo Berlinguer, si riassumono nell’azione per trasformare la società e avviare «il superamento del capitalismo. Il nodo è qui, ha sostenuto in sostanza Berlinguer, «altrimenti ogni appello, anche il più nobile e accorato, cadrà nel vuoto».
ROMA — Chiusura inaspettata del Comitato centrale del Pci. Berlinguer ha preso la parola e risposto con toni pacati, talvolta amichevoli, a Giorgio Amendola. Ma nella sostanza ha respinto con vigore le critiche del vecchio capo storico comunista, e ha rivendicato la validità della linea complessiva del partito su tutti i fronti: non si possono chiedere alla classe operaia solo sacrifici, ha detto In sostanza. La linea stessa dell’austerità — ha aggiunto — non può che essere legata, nella visione dei comunisti, alle lotte per trasformare il paese. Non si tratta — ha insistito — di ripristinare il vecchio sistema di sviluppo, ormai Irrimediabilmente in crisi. Un compito — ha precisato — che comunque non si concilierebbe con la natura, i caratteri e le idealità del PCI. SI tratta, invece, di aprire nel paese una fase nuova, caratterizzata da profondi mutamenti. «Non ci siamo mai trovati — ha ammesso il segretario del PCI — di fronte a compiti cosi impegnativi, ma non possiamo ritirarci. Altrimenti sarebbe una sconfitta senza battaglia». Berlinguer è salito alla tribuna del comitato centrale all’improvviso, verso la fine della mattinata. Con il suo inatteso intervento deve aver convinto la platea, se dopo il suo discorso nessuno ha più voluto prendere la parola, e anche Ingrao e un’altra decina di dirigenti hanno ritirato il loro nome dall’elenco degli oratori. Con un voto unanime il massimo organo politico del PCI ha dunque ribadito, al di là delle polemiche suscitate da Amendola, l’impostazione e la strategia del partito. Nell’intento di raggiungere questo oblettivo Berlinguer ha deciso di intervenire di persona nel dibattito, ma in questo modo lo ha anche chiuso. Dopo c’è stata solo una breve replica di Chiaromonte, puramente formale e, ovviamente, pienamente in linea con le tesi del segretario» (dal Corriere della Sera del 17 dicembre).
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