TEHERAN - Il generale Mahmoud Ashfartus, capo della polizia di Mossadeq, è stato rapito, seviziato, ucciso e infine abbandonato in una grotta nei monti Toloe, a una cinquantina di chilometri dalla capitale. La polizia indaga in direzione dell’opposizione parlamentare e degli ambienti militari che conducono da mesi una lotta per contrastare Mossadeq nel suo tentativo di assicurare al Governo il pieno controllo del Paese. Ufficialmente, il Governo ha annunciato sino a questa sera 14 arresti. Il ritrovamento del cadavere, secondo la versione del Governo, è la risultante di indagini e di confessioni. La pista buona sarebbe stata trovata in seguito all’interrogatorio di Hussein Khatibi, della sorella, della madre e del personale di servizio. Essi avrebbero ammesso che il generale Ashfartus fu invitato in casa Khatibi la sera di lunedi scorso con la scusa di sollecitare i suoi buoni uffici ai fini della composizione della crisi in atto fra Mossadeq e l’opposizione parlamentare. Il complotto, realizzato con largo concorso di deputati e militari della vecchia guardia, era stato tramato tre giorni prima. Ashfartus fu drogato, caricato su una macchina, portato in montagna, seviziato, strangolato e abbandonato. La casa di Khatibi era stata abbondantemente profumata per neutralizzare l’odore del cloroformio usato per ridurre il generale in stato di incoscenza. L’uomo del quale si fa più equentemente il nome è il generale Baluk Garai, al quale si attribuisce l’iniziativa del delitto per conto delle alte sfere dell’Esercito. Autore materiale del delitto si dice che sia un non meglio precisato Afciar, del quale stamane si diceva che era stato arrestato. Le indagini condotte dal Governo a tutt’oggi, dirette sistematicamente contro avversari di Mossadeq, hanno avvalorato l’ipotesi secondo cui a questo delitto seguirà un formidabile giro di vite nei riguardi dell’opposizione. Appare certo, in ogni caso, che a subirne le conseguenze sarà in particolare la frazione parlamentare che prende ispirazione dall’Ayatollah Kasciani, massima autorità religiosa dell’Iran, presidente della Camera dei Deputati e principale avversario di Mossadeq nella lotta per il potere. Infatti il figlio di Kasciani, Seyed Mustafà, è stato arrestato, come sospetto di complicità nell’assassinio di Ashfartus.
MILANO — Dopo undici ore di camera di consiglio i giudici della seconda corte d’assise milanese hanno emesso la sentenza per il sequestro e l’assassinio dell’ingegnere Carlo Saronio. Il massimo della pena, trent’anni, è toccato a Giustino De Vuono, latitante, indiziato anche della strage di via Fani; a ventisette anni è stato condannato Carlo Fioroni, a venticinque Carlo Casirati e Gennaro Piardi. Per tutti e quattro il PM aveva chiesto l’ergastolo. Prima che i giudici si ritirassero per decidere, Fioroni aveva fatto una dichiarazione di autoaccusa e di contrizione. «Riaffermo la mia colpa ... ai compagni che non si sono decisi ad abbandonare la via del terrore e della morte dico: tornate indietro».
TRIESTE — Due drammi sabato sera a Trieste: nella solitudine delle rispettive abitazioni, un giovane si è ucciso perché era stato abbandonato dalla ragazza ed un uomo ha sparato alla moglie ammalata tentando poi il suicidio. In una casetta dell’altipiano Carsico il trentenne Radivol Carli (un ragazzo esuberante: campione di tiro al bersaglio e animatore dell’attività di una discoteca) è stato sopraffatto dalla delusione sentimentale e si è tolto la vita sparandosi. Più complesse le origini del secondo episodio. Giuseppina Zalar, 54 anni, ed il marito Dino, 53 anni, vivevano da circa un anno in via Sterpeto 4, nell’alloggio prestato loro dalla madre della donna. Consideravano questa soluzione provvisoria in attesa di decidere se rimanere a Trieste oppure tornare in Australia, dove hanno lasciato i due figli. I coniugi Zalar erano infatti emigrati nel 1961, quando molti triestini lasciarono la città attratti dalle offerte di lavoro che provenivano da quel lontano continente. E come tanti altri, anche Giuseppina e Dino Zalar sentirono prima o poi la nostalgia di casa, tuttavia ancora indecisi se considerare definitivo il loro rimpatrio. L’ottobre scorso però Giuseppina Zalar viene improvvisamente colpita da una semiparalisi che la immobilizza a letto. Ricoveri ospedalieri e tentativi dei medici non danno speranza e pace ai due coniugi: le condizioni della donna non migliorano e il marito ne soffre. «Se Giuseppina non riacquista la capacità di camminare», diceva spesso, «per noi non c’è più ragione di vita, né a Trieste, né in Australia». Giorni fa, riporta a casa la moglie e sabato sera il dramma ha una sequenza preordinata, come provano le tracce rimaste nell’alloggio. L’uomo prepara un disperato messaggio: poi spara tre volte contro la moglie e contro se stesso. I colpi fanno accorrere i vicini di casa che chiamano i soccorsi. I due coniugi arrivano all’ospedale ancora in vita, ma ormai in coma.
• La marchesa Annamaria Casati Stampa deve risarcire la famiglia di Massimo Minorenti, lo studente freddato da suo padre Camillo con 160 milioni di lire. Lo ha voluto la sentenza della terza sezione civile della Corte d’appello di Roma. [Sta 24/3/1079]
Milano, Luigi Mascagni, 24 anni, studente universitario, ex esponente di Lotta Continua, è ucciso a colpi di pistola alla schiena. Il cadavere è trovato nel Parco Lambro. Molti anni dopo su questo omicidio ci sono state dichiarazioni di colpevolezza di alcuni fascisti.
Roma - Un commando delle Brigate rosse a bordo di due auto uccide il tenente colonnello dei carabinieri Antonio Varisco, 52 anni, mentre alla guida della sua macchina si sta recando in tribunale. Il suo nome era in una lista di obiettivi delle Br trovata nell’appartamento di viale Giulio Cesare il 29 maggio. Viaggiava senza scorta. Tra i protagonisti dell’eccidio, Antonio Savasta, che grazie a questo salirà nella gerarchia delle Br (vedi novembre 1979)
• La mafia uccide Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo. L’inchiesta è affidata a Borsellino, che emette quindici mandati di cattura. Tra gli arrestati anche Leoluca Bagarella. Quando Borsellino lo interroga, non risponde alle sue domande e in segno di spregio lo chiama «signore» anziché «giudice». Durante le indagini viene anche a galla la love story che lega Bagarella a Vincenza Marchese, sorella di Antonino, altro pezzo da novanta delle cosche. In un covo si trovano infatti dei bigliettini stampati in un tipografia amica di Cosa nostra che annunciano il fidanzamento dei due rampolli della mafia e una bomboniera con i confetti. Significa che l’alleanza tra cosche si va allargando. [Lucentini 2003] (mediastorage/uploads/admin/Speciali/Borsellino/MacchinaAmelio_Sca100007.JPG)
Un Antonio Scotto, portinaio di San Giorgio a Cremano, è ammazzato con un colpo in petto. Fa in tempo a sussurrare il nome dell’assassino: «È stato Luigi Vollaro» ben presto noto come camorrista. Lo Scotto aveva dato inizio a una relazione con Giuseppina Velotto, da cui Vollaro aveva avuto tre figli. Velotto
Carlo Ghiglieno, responsabile del settore pianificazione della FIAT, è stato ucciso stamattina da un commando di Prima linea, in via Petrarca a Torino. Si stava recando al lavoro. I terroristi, guidati da Roberto Sandalo, hanno poi telefonato all’Ansa il seguente comunicato: «Qui Prima Linea - gruppo di fuoco di Charlie e Carla, rivendichiamo l’eliminazione dell’ing. Ghiglieno Carlo, dirigente FIAT del processo logistico. Perché non vi sbagliate l’abbiamo eliminato con sette colpi calibro.38 Special Norma a punta cava. Questo è il primo atto della campagna di terrore proletario verso il comando d’impresa. Qui Prima linea in onore ai compagni Matteo e Barbara.»
Alice Carobbio, condannata a 12 anni nel processo per il rapimento e l’assassinio dell’ingegner Carlo Saronio, ha ottenuto la libertà provvisoria ed è uscita dal carcere di Venezia dove era detenuta. In attesa del processo d’appello, dovrà risiedere a Treviglio e presentarsi ai carabinieri di questa località ogni sabato .. L’ordinanza, che è stata emessa dalla seconda corte d’assise, su istanza degli avvocati Armando Salaroli e Giuseppe Toppetti, è già stata impugnata dal sostituto procuratore Corrado Carnevali. Si prevede quindi una lunga battaglia giudiziaria. Alice Carobbio era stata condannata in primo grado per concorso in omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Le erano state però riconosciute le attenuanti generiche e altre attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Gli avvocati difensori, nella loro istanza, hanno fatto rilevare che Alice Carobbio è madre di una bambina di tre anni nata in Venezuela e avuta da Carlo Casirati, uno dei principali imputati del caso Saronio. La bambina finora è stata affidata a una zia. Inoltre, per appoggiare la tesi della libertà provvisoria, è stato fatto notare che il ruolo di Alice Carobbio nella vicenda Saronio è stato marginale.
• Alle 8.35 di questa mattina, Cesare Terranova, giudice ed ex deputato indipendente del Pci, e il suo autista, il maresciallo di pubblica sicurezza Lenin Mancuso, sono morti a Palermo in un agguato di mafia. Cinque minuti prima il giudice, sceso da casa, si era messo al volante di una Fiat 131, ma alla prima curva gli si sono parati davanti tre giovani sui 25/30 anni, due armati di una calibro 38 e l’altro di un’arma lunga (probabilmente una mitraglietta). Il primo ad essere colpito è il maresciallo Mancuso, Terranova tenta una disperata manovra per mettersi in salvo: con la marcia indietro ingranata pigia a fondo l’acceleratore e gira il volante come per imboccare via de Amicis ma i proiettili gli piovono addosso, cinque lo feriscono, poi i tre giovani lo finiscono con un colpo a bruciapelo alla nuca e scappano su una Peugeot 304 rossa e probabilmente con una seconda automobile non identificata. [Sta.Se 25/9/1979; Sta. 26/9/1979]. Poco dopo Giovanna, la moglie di Terranova, scende in strada in vestaglia, al momento della sparatoria era ancora a letto, abbraccia il marito e capisce che non c’è più niente da fare. Il maresciallo Mancuso muore qualche ora dopo. Lascia una moglie e quattro figli.• Un testimone riferisce che uno dei tre giovani mentra sparava sogghigniava. [Sta.Se 25/9/1979; Sta. 26/9/1979]
Un cane trova a San Sebastiano, sulle pendici del Vesuvio, le ossa carbonizzate di Giuseppina Velotto, già amante di Luigi Vollaro e da questi uccisa per una sua relazione con Antonio Scotto (vedi 2 agosto). Vollaro nega di aver ucciso la Velotto: «Quella donna è scappata di casa, lasciandomi tre figli che stanno ancora con me. Sarà all’estero, chissà dove. I carabinieri hanno trovato un piede e credono che sia il suo»
Roma - Un uomo e una donna delle
Brigate rosse uccidono l’agente di polizia Michele Granato, 24 anni. «Si è
contrapposto per anni a ogni iniziativa di lotta del proletariato e delle sue
avanguardie rivoluzionarie» (dal volantino di rivendicazione della colonna
romana delle Br).
Roma - Un commando di una decina di brigatisti uccide il maresciallo di polizia Domenico Taverna, 58 anni, prossimo alla pensione. Agguato poco dopo le sette del mattino, sotto casa, otto colpi sparati alle spalle. Poi i terroristi si dileguano a piedi, tra le bancarelle di un mercato rionale.
• Un volantino delle Br trovato a Roma in un cestino per i rifiuti di via XX Settembre rivendica l’omicidio del maresciallo Domenico Taverna (27 novembre 1979). Tranne il primo paragrafo dedicato al maresciallo Taverna (definito «torturatore di Stato, capo della squadra giudiziaria»), il volantino è la copia esatta di quello diffuso dopo l’uccisione del poliziotto Michele Granato (9 novembre 1979). «È la prima volta che la colonna romana delle Br usa questo metodo. Non si sa se la ricopiatura sia dovuta alla fretta e alla povertà di “elaborazione” teorica, oppure ad una scelta voluta». Assieme al volantino anche una copia della “Risoluzione n. 7” diffusa da Renato Curcio dall’Asinara. [Sta. 1/12/1979]
Venezia. il corpo senza vita di Claudio Costa, 22 anni, tossicodipendente, viene trovato in un cortile accoltellato. Anche questo omicidio sarà rivendicato da Ludwig con una lettera al Gazzettino di Venezia nel novembre 1980.
Torino. Poco prima di mezzanotte tre giovani appartenenti a Prima Linea vengono sorpresi da una pattuglia della polizia mentre stanno preparando un attentato davanti ai cancelli della fabbrica metalmeccanica Elcat, alla periferia di Rivoli. I tre aprono il fuoco contro gli agenti. Nella sparatoria rimane ucciso un giovane, Roberto Pantasso, 21 anni, operaio disoccupato.
Quattro fascisti uccidono a colpi di mitra il giovane Antonio Leandri, 24 anni, impiegato della ditta elettronica Contraves. Un’auto della polizia, uditi gli spari, insegue i quattro e li arresta. Sono Sergio Calore, 24 anni, scarcerato da appena 15 giorni, Antonio D’Inzillo, 17 anni, Bruno Mariani, 19 anni, e Antonio Proietti, 20 anni. In questura essi affermano di aver avuto l’intenzione di uccidere l’avvocato Giorgio Arcangeli, difensore di molti neofascisti, che sarebbe responsabile, secondo quanto essi affermano, dell’arresto di alcuni di loro. La dichiarazione appare poco convincente, poiché l’avvocato ha 20 anni più dell’ucciso, ed è in ottimi rapporti personali con uno degli assassini, Sergio Calore. I quattro più Valerio Fioravanti, Marco Mario Massimi dei Nuclei Armati Rivoluzionari e Paolo Signorelli saranno poi condannati. Signorelli verrà assolto in appello.
Alberto Marotta, noto spacciatore di droga, viene ucciso in un agguato dai Nuclei armati rivoluzionari.
Verona. viene assassinato Fabio Maritati, figlio diciottenne di un ispettore della Polizia di Stato, Antonio Maritati, vero obiettivo dell’agguato.
«Un ragazzo di dodici anni, Girolamo Pugliese, trovato impiccato giovedì scorso nella sua abitazione di Cerignola, non si è suicidato né è rimasto vittima di un gioco pericoloso: è stato ucciso dall’amico della madre, sorpreso a letto con la donna. L’assassino, l’imprenditore edile Giuseppe Calieri, trentasei anni, sposato con tre figli, è stato arrestato sotto l’accusa di omicidio volontario. In prigione è finita anche la madre, Rita Grieco, trentatré anni, accusata di favoreggiamento personale» (dal Corriere della Sera)
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