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E Beuys? «Venne in studio da me. Vide su un tavolo una serie di fotografie che avevo realizzato su Gibellina dopo il terremoto del 1968. Beuys le guardò e mi chiese che cosa fossero. Gli dissi che avevo provato a raccontare un paese che non c’era più, con gli abitanti finiti in una baraccopoli. Rispose che voleva assolutamente vedere quel posto. Chiamai il sindaco, Ludovico Corrao, che ci venne a prendere a Palermo. Ci condusse nel vecchio paese abbandonato e ci lasciò soli per tutta la mattinata». Che cosa cercava Beuys? «Credo fosse colpito dalla forza della distruzione e dalle opere che gli artisti avevano inserito. I suoi occhi azzurri guardavano intorno. A volte si chinava per raccogliere frammenti di pietra. Prendeva di tanto in tanto degli appunti. Lo fotografai a più riprese. Con il cappello di feltro e il lungo paltò aperto, da cui si intravedeva il gilè, camminava con l’aria assorta. Per tutto il giorno restò muto. E rispettai quel silenzio» (Mimmo Jodice ad Antonio Gnoli).
Lunedì 22 gennaio 1979
Rapina con due morti nella pizzeria Transatlantico di via Malpighi 3 a Milano. Tra quelli che hanno sparato c’è anche l’orefice Pier Luigi Torregiani
«Com’era la Milano degli anni roventi di Cesare Battisti, quando i Proletari armati per il comunismo sparavano e uccidevano? La nostra storia può iniziare dal 22 gennaio 1979, un lunedì sera in apparenza qualunque, dentro la pizzeria “Transatlantico”, in via Malpighi al 3...» (leggi qui l’articolo di Giampaolo Pansa). Nera
Venerdì 26 gennaio 1979
Assassinato Mario Francese
• A Palermo, in via Campania, ucciso da un killer solitario Mario Francese, giornalista di punta del Giornale di Sicilia, reo di aver pubblicato un’inchiesta sulla diga Garcia (350 miliardi stanziati da Regione e Cassa del Mezzogiorno per espropriare le terre comprate a dieci volte di meno da Nino e Ignazio Salvo e Totò Riina). Si scoprirà poi che l’assassino è Leoluca Bagarella (leggi qui la biografia di Mario Francese) Nera
Mario Francese
Lunedì 29 gennaio 1979
Una sedicenne compie una strage in una scuola di San Diego
California, un assedio durato sei ore. A San Diego, California, una ragazza di appena 16 anni, Brenda Spencer, armata della pistola che suo padre le aveva regalato per Natale, fa irruzione nella scuola di fronte a casa e spara contro gli studenti e il personale: muoiono il preside e il capo dei bidelli. S’arrende dopo un assedio di sei ore. Otto bambini e un poliziotto rimangono feriti. Poi condannata all’ergastolo. Nera
Venerdì 9 febbraio 1979
Due ragazzi danno un passaggio a un pregiudicato e vengono uccisi con lui
Antonino Tripodi (25 anni) e Rocco Barillà (26) vengono uccisi in un agguato a Sambatello di Reggio Calabria. Ammazzati per avere dato un passaggio in auto al sorvegliato speciale Rocco D’Agostino. Un semplice passaggio in macchina, una piccola cortesia che a Sambatello non si rifiuta a nessuno. Ma nel ’79 c’era ancora la guerra di ’ndrangheta. Antonino Tripodo ha lasciato una moglie in gravidanza. E suo figlio, Antonino come lui, al dolore ha dovuto aggiungere la rabbia di scoprire che tutti i faldoni e i documenti su suo padre sono scomparsi, non sono più negli archivi del Tribunale. Della storia di Nino Tripodo e di quella di Rocco Barillà, martiri della ’ndrangheta, non ci sono più tracce. Nera
Domenica 11 febbraio 1979
Morte del boss Girolamo Piromalli
Girolamo Piromalli, don Momo o don Mommo, 61 anni, sposato con due figli, boss della ’ndrangheta, è morto a Messina dove era ricoverato da due anni per una gravissima cirrosi epatica.Leggi qui la biografia di Bruno Tucci.
Don Momo. Girolamo Piromalli
Venerdì 16 febbraio 1979
Assassinato da tre terroristi Pierluigi Torregiani
Il gioielliere Pierluigi Torregiani, 42 anni, che sparò ai rapinatori della pizzeria Transatlantico (vedi 22 gennaio 1979), è assassinato mentre sta aprendo il suo negozio di via Mercantini da un commando di tre uomini appartenenti ai Pac .
Pierluigi Torregiani
Assassinato il macellaio Lino Sabbadin
A Santa Maria di Sala un commando di tre uomini di cui fa parte il terrorista Cesare Battisti uccide il macellaio Lino Sabbadin, reo di aver ucciso un rapinatore pochi giorni prima.
Domenica 25 febbraio 1979
Il Papa bacia la sposa
CITTA’ DEL VATICANO — Hanno detto «si» davanti al Papa, nella Cappella Paolina: lei, Vittoria Janni, 22 anni, commessa, figlia di un addetto alla nettezza urbana di Roma; lui, Mario Maltese, 24 anni, elettrotecnlco specializzato in impianti antifurto; lo sposo, in abito scuro con cravatta chiara, la sposa in abito bianco, di tulle e raso. Avevano chiesto che le loro nozze fossero benedette da Giovanni Paolo. Ne sono stati esauditi, in una giornata domenicale di sole di cui, prima e dopo il rito, hanno fissato numerose immagini, per un album di famiglia. Inaugurato da un evento d’eccezione, che, per l’intraprendenza di Vittoria Janni si è arricchito di un altro ricordo particolarmente commovente. Quando il Papa stava per congedarsi dagli sposi, Vittoria gli ha detto d’impeto: «Le posso dare un bacio?» E perché no? ha risposto il Papa, sorridendo. Quindi curvandosi ad abbracciarla paternamente (perché la sposa è piccola di statura) l’ha baciata; la stessa manifestazione affettiva ha avuto subito dopo per lo sposo.
Lunedì 26 febbraio 1979
«È banale ripetere che Napoli è una città sorprendente. I quotidiani cittadini vanno sfogliati con la lentezza dei giocatori di poker quando leggono le carte: la sorpresa è sempre in agguato. E poi, banale o no, la cronaca (in ogni sua sfumatura di colore: rosa, bianca o nera) trova in questa città la palestra ideale. Se da una parte preme l’angoscia per i bambini colpiti dal virus micidiale ancora sconosciuto, dall’altra, proprio a Napoli, è sorta una banca del seme alla quale rivolgersi in caso di sterilità maschile. Tutto quello che altrove sarebbe accolto con diffidenza o con reazioni misurate, a Napoli si enfatizza all’istante. Pochi figli significa non avere una “famiglia completa”, non averne affatto una condizione infamante. Molti figli sono una “grazia di Dio”, “un segno della Provvidenza” ma, contemporaneamente, fatalismo misto a preoccupazione per il mantenimento dei piccoli. Ad una assistente sociale che propagandava, e giustamente, i contraccettivi, dai «bassi» di Fuorigrotta sono piovuti insulti e maledizioni. Come se avesse pubblicizzato sconcezze. L’Italia del pluribigamo siciliano ha il risentimento facile. In una corrispondenza del Corriere della Sera da Napoli, Adriano Baglivo informa che la banca del seme, contrariamente ad ogni previsione, è scarsamente frequentata. I napoletani non solo si prestano malvolentieri alla donazione, ma le maggiori resistenze si incontrano nei padri che poi dovranno riconoscere per proprio il figlio nato dalla inseminazione artificiale. Credo di capire che non si tratta di sfiducia nei confronti del risultato, ma piuttosto nella segretezza dell’operazione. Nessuno è in grado di garantire al padre sterile che il donatore non si faccia bello del proprio gesto altruistico per via Partenope o per via Caracciolo e che quindi non provochi risatine e ammiccamenti al passaggio del padre legale con carrozzina e moglie. Hanno voglia i responsabili della banca a spiegare che il donatore è rigorosamente anonimo: dimenticano che lo scambio avviene in una città frequentata da lettere anonime, da pettegolezzi, da strizzate d’occhio. Meglio perciò, dicono i padri sterili, affrontare il dispiacere di non poter mettere al mondo figli piuttosto che averne uno che sia motivo, magari per una straordinaria rassomiglianza, di sospetti» (Maurizio Costanzo sul Corriere della Sera)
Mercoledì 28 febbraio 1979
Muoiono i brigatisti Caggegi e Azzaroni
Muoiono in un conflitto a fuoco con la polizia alla periferia di Torino i brigatisti Matteo Caggegi e Barbara Azzaroni. «Lo scontro a fuoco del bar dell’Angelo fu un episodio di violenza durante gli anni di piombo, avvenuto a Torino il 28 febbraio 1979 all’interno del locale il "bar dell’Angelo", in Piazza Stampalia. Nell’improvviso conflitto a fuoco tra alcuni agenti di polizia, richiamati nel locale dalla segnalazione di un esercente, e due componenti del gruppo terroristico Prima Linea, un poliziotto rimase leggermente ferito, mentre Matteo Caggegi e Barbara Azzaroni, i due militanti dell’organizzazione presenti nel locale, vennero uccisi. I terroristi si trovavano nel locale per preparare il previsto agguato al consigliere comunista Michele Zaffino, impegnato nel progetto del Pci di coinvolgimento della popolazione cittadina torinese nella lotta al terrorismo mediante la diffusione di questionari» (wikipedia).Leggi qui la biografia di Barbara Azzaroni
Il cadavere di Barbara Azzaroni, 28 anni, uccisa al bar dell’Angelo di Torino
marzo 1979
Neve al Sud e bel tempo al Nord
Il Mezzogiorno è tormentato dal maltempo, mentre al Nord splende il sole e il clima è mite.
Domenica 11 marzo 1979
La virosi ha ucciso altri tre bambini a Napoli
NAPOLI — I bambini napoletani continuano a morire per la virosi respiratoria. Ieri ne sono deceduti altri tre al centro di rianimazione del «Santobono». Salgono cosi a 76 le vittime del virus dal febbraio dello scorso anno nel Napoletano (80 in Campania). I piccoli morti di oggi sono Vincenzo Treglia di 4 mesi, Salvatore Sarracino di 5 e Laura Madonna di 10 mesi. L’autopsia ha confermato che si trattava di virosi respiratoria. «Anche se il numero dei casi che stiamo esaminando in questo momento è minore di quello delle settimane scorse — ha commentato il professor Francesco Mattace-Raso, anatomopatologo degli ospedali riuniti dei bambini — nessuno poteva pensare che la virosi fosse entrata nella sua fase decrescente. Il ritmo dei ricoveri-decessi, infatti, è rimasto inalterato». Vincenzo Treglia e Salvatore Sarracino, tutti e due di Napoli, erano stati ricoverati venerdì scorso. Laura Madonna di San Sebastiano al Vesuvio, invece, ieri mattina. «Mia figlia — ha detto il padre della piccina — è stata bene fino a poche ore prima di avvertire l sintomi della malattia. All’alba ci slamo accorti che diventava di momento in momento sempre più fredda. E allora l’abbiamo trasportata al Santobono». Al centro di rianimazione dell’ospedale pediatrico sono adesso ricoverati altri tre bambini (dal Corriere della Sera del 12 marzo)
Martedì 13 marzo 1979
Una domestica, Gabriella Fava, resta vittima di un attentato
La domestica Gabriella Fava resta uccisa nell’attentato all’Associazione della Stampa di Bologna. Guerriglia Proletaria uccide a Bergamo l’appuntato Giuseppe Guerrieri.
Venerdì 23 marzo 1979
Intanto la marchesa deve pagare 160 milioni ai familiari di Minorenti
• La marchesa Annamaria Casati Stampa deve risarcire la famiglia di Massimo Minorenti, lo studente freddato da suo padre Camillo con 160 milioni di lire. Lo ha voluto la sentenza della terza sezione civile della Corte d’appello di Roma. [Sta 24/3/1079]
Mercoledì 28 marzo 1979
Incidente alla centrale nucleare di Three Mile Island
Nella contea di Dauphin, in Pennsylvania, alle 4 del mattino, parziale meltdown nucleare della centrale di Three Mile Island. Conseguenze: rilascio di piccole quantità di gas radioattivi e di iodio radioattivo nell’ambiente.
Mercoledì 11 aprile 1979
Rapito neonato a Ventimiglia
Dal nido dell’ospedale di Ventimiglia (Imperia) viene rapito un bimbo, nato appena due giorni prima. Non sarà mai ritrovato. Nera
Lunedì 23 aprile 1979
Quando Maria Teresa Ruta era anoressica
La futura conduttrice tv Maria Teresa Ruta compie vent’anni e vedendo la torta in tavola ha un moto di repulsione. Di qui, quattordici chili persi in venti giorni e due anni di lotta per ritrovare l’equilibrio alimentare.
Giovedì 26 aprile 1979
Va in onda su Rai2 "Processo per stupro"
Va in onda sul secondo canale Processo per stupro, documentario di Loredana Dordi: «Ebbe un’eco grandissima. Le riprese mostravano in maniera inequivocabile come la vittima, una ragazza di 18 anni violentata da quattro uomini, si trasformasse nell’imputata, come fosse costretta a difendersi lei e non i suoi carnefici» (Brunella Torresin) [Rep 25/11/2009].
Venerdì 27 aprile 1979
Riassunto
Gervaso fa visita al padre Bartolomeo Sorge
«Visita a Padre Bartolomeo Sorge - 27 aprile 1979 Vado a far visita al gesuita Padre Bartolomeo Sorge direttore di ”Civiltà cattolica”, a Villa Malta, sede della rivista, non lontano da via Veneto, a Roma. Off the record, Sorge è un uomo spiritoso e spregiudicato, come tutti i seguaci di Sant’Ignazio. Gli chiedo se i gesuiti credano in Dio. Mi risponde, come fanno spesso questi chierici regolari, con una domanda: ”Lo sa che cosa Dio non potrà mai sapere?” ”Che cosa?” ”Quanti conventi femminili ci sono a Roma, come fanno tanti soldi i salesiani e a cosa pensano i gesuiti”. Lui compreso.» (Roberto Gervaso) (Il Messaggero 28/08/2006, pag.15 Roberto Gervaso)
maggio 1979
L’Italia è prima al mondo per il turismo
Un’intervista di Marcello di Falco al ministro del Turismo Egidio Ariosto sul «Giornale» ci ricorda che nel maggio 1979 l’Italia era «il secondo Paese del mondo per attrezzatura ricettiva, il primo per presenze estere, il primo per incassi turistici, il primo per saldo valutario».
Sabato 19 maggio 1979
Campagna ucciso da Prima linea
Milano. L’agente Andrea Campagna è ucciso al termine del suo turno di servizio, intorno alle 14 del 19 aprile 1979, in un agguato in via Modica, alla Barona, di fronte al portone dell’abitazione della sua fidanzata, mentre si accingeva a salire sulla propria autovettura per accompagnare il suo futuro suocero al lavoro. Atteso da un gruppo terroristico, è raggiunto da cinque colpi di rivoltella, che la stampa riferisce essere calibro .38 corazzato; gli attentatori si sono allontanati poi su di una Fiat 127. Pù tardi i Proletari Armati per il Comunismo (PAC) hanno rivendicato l’agguato, definendo Campagna «torturatore di proletari». In realtà l’agente svolgeva mansioni da autista presso la DIGOS di Milano.
Domenica 20 maggio 1979
Parroco rifiuta il battesimo al figlio di una coppia unita solo civilmente
MILANO — Alessandro La Pera, un bambino di un mese e quattro giorni (è nato il 15 aprile scorso), non viene battezzato dal parroco di San Giuliano Milanese, Don Luigi Carcano, di cinquantacinque anni, perché i suol genitori, pur essendo cattolici, si sono sposati civilmente e non in chiesa. I coniugi, protagonisti della vicenda, sono Rita Bandiera, di 21 anni, ex impiegata, originaria di Palermo, e Benito La Pera, di 27 anni, calabrese, saldatore. Vivono a San Giuliano Milanese dove hanno un bar, in via San Remo 13, sotto i portici di un enorme palazzone. Il loro matrimonio risale al dicembre 1977. Lo celebrò Gaetano Sangalli, sindaco comunista di questo grosso centro di provincia, al termine di una travagliata «storia d’amore». A quattrocento metri dal bar Vittoria c’è la parrocchia di Don Luigi. Lui è tranquillo e si fa avvicinare nonostante le proteste della perpetua. Parla con estrema calma e spiega: «Nel decanato di San Giuliano, San Donato e Peschiera Borromeo, già da tempo non battezziamo i bambini di genitori il cui matrimonio è stato civile. Noi chiediamo infatti delle garanzie affinché coloro ai quali impartiamo il sacramento ricevano durante la loro vita una educazione cristiana. Garanzia che non ci offrono quanti si sposano In municipio. È dovere di un parroco far valere la parola di Dio. Ed è nostro dovere prendere atto di una realtà che con la legge sul divorzio è cambiata. Ho cercato di parlare con entrambi i coniugi La Pera, ma mentre la signora è venuta da me il marito non si è presentato (Fabio Cavalera sul Corriere della Sera)
Mercoledì 23 maggio 1979
Armellini consegna agli occupanti le chiavi dei suoi appartamenti
L’Unità scrive che il costruttore Renato Armellini (novantamila metri cubi di cemento a Roma) ha “dato le chiavi in mano” agli occupanti abusivi dei suoi appartamenti, con l’intento, di “far acquistare gli stabili dal comune”.
Venerdì 29 giugno 1979
Arrestato Cesare Battisti
Il pluriomicida Cesare Battisti, membro dei Pac, è arrestato a Milano.
Sabato 30 giugno 1979
Marcia di cinquemila omosessuali a Torino
Torino. si svolge la prima giornata dell’orgoglio omosessuale in Italia: in 5.000 si riversano nelle strade della città.
Venerdì 13 luglio 1979
Roberto Sandalo, rapina con omicidio a Druento
Rapina alla Cassa di risparmio di Druento (Torino). Il terrorista Roberto Sandalo, di Prima Linea, uccide il vigile urbano Bartolomeo Mana.
Le Br uccidono il colonnello Varisco
Roma - Un commando delle Brigate rosse a bordo di due auto uccide il tenente colonnello dei carabinieri Antonio Varisco, 52 anni, mentre alla guida della sua macchina si sta recando in tribunale. Il suo nome era in una lista di obiettivi delle Br trovata nell’appartamento di viale Giulio Cesare il 29 maggio. Viaggiava senza scorta. Tra i protagonisti dell’eccidio, Antonio Savasta, che grazie a questo salirà nella gerarchia delle Br (vedi novembre 1979)
Sabato 14 luglio 1979
Si sposa Vallanzasca
Nel carcere di Rebibbia, Renato Vallanzasca sposa Giuliana Brusa, cugina di primo grado di Claudio Gatti, di anni diciannove, che gli scriveva lettere appassionate e per vederlo andava a Firenze per partecipare a tutte le udienze del processo per l’omicidio di Montecatini. Dopo il matrimonio Vallanzasca pretese che lei smettesse di lavorare. I festeggiamenti furono faraonici. «Una torta che arrivava al soffitto. Champagne a fiumi, ma nel vero senso della parola. Cento bottiglie e altre trenta per noi alla Sezione speciale, dove i festeggiamenti proseguirono. Mentre tutti i millecinquecento detenuti di Rebibbia ebbero il loro birillo di Taitinger a cranio. Senza trascurare il fatto che non ci fu organo di stampa che non continuò a parlare dell’evento per giorni e giorni. Se ci eravamo prefissi di far sapere al mondo intero del nostro matrimonio, inteso come mio e di Francis, avevamo ottenuto lo scopo». Turatello gli regalò una svastica in oro massiccio con i bordi in onice nera tempestata di brillanti, valore novanta milioni dell’epoca. «So benissimo che non sei fascio, gli disse, ma mi diverte l’idea di metterti in imbarazzo con i tuoi amici compagni». Gli cedette anche una quota delle bische, che Vallanzasca accettò a condizione di usare i proventi per mantenere «parecchi bravi ragazzi» in carcere. (leggi qui la biografia di Vallanzasca)
Sabato 21 luglio 1979
Leoluca Bagarella, in segno di spregio, chiama Borsellino «signore»
• La mafia uccide Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo. L’inchiesta è affidata a Borsellino, che emette quindici mandati di cattura. Tra gli arrestati anche Leoluca Bagarella. Quando Borsellino lo interroga, non risponde alle sue domande e in segno di spregio lo chiama «signore» anziché «giudice». Durante le indagini viene anche a galla la love story che lega Bagarella a Vincenza Marchese, sorella di Antonino, altro pezzo da novanta delle cosche. In un covo si trovano infatti dei bigliettini stampati in un tipografia amica di Cosa nostra che annunciano il fidanzamento dei due rampolli della mafia e una bomboniera con i confetti. Significa che l’alleanza tra cosche si va allargando. [Lucentini 2003] (mediastorage/uploads/admin/Speciali/Borsellino/MacchinaAmelio_Sca100007.JPG)
Domenica 12 agosto 1979
Berlinguer in vacanza all’Elba
Elba, 12 agosto 1979. Enrico Berlinguer in vacanza sulla spiaggia del Cavo all’Isola d’Elba. La figlia Bianca: «Dal ’77 non fu più possibile andare a Stintino. Quella casa non si poteva proteggere. Così per due anni andammo all’Elba» (Ap) (mediastorage/uploads/admin/speciali/Berlinguer/berlinguerelba.jpg)
Giovedì 16 agosto 1979
Partorisce otto gemelli a Napoli
Nell’ospedale Santa Maria del Popolo degli Incurabili di Napoli, Pasqualina Anatrella, moglie di Stefano Chianese, dà alla luce otto gemelli, tre maschi e cinque femmine. Ne resteranno in vita solo due. Pasqualina aveva partorito sei gemelli già nel 1976 (due maschi e quattro femmine). Ne è rimasto in vita solo uno.
Mercoledì 22 agosto 1979
Meccanico ruba aereo a Bogotà e si suicida precipitando su un centro residenziale
A Bogotà, un meccanico di 23 anni appena licenziato, Armando Nieto Jaramillo, entra in un hangar dell’aeroporto della capitale colombiana, ruba un Hs-748 militare, decolla e precipita in un’area residenziale: 4 morti.
Mercoledì 29 agosto 1979
Lettera di una moglie e madre disperata perché sta per perdere il marito, finito in una rete di speculatori dalla quale non riesce ad uscire
«Sono una moglie e madre disperata perché sto per perdere mio marito, a cui voglio molto bene: è il padre di mia figlia. Ti prego di pubblicare questa mia lettera senza firma. Ti supplico di aiutarmi. È urgente. Mio marito si è lasciato prendere in una rete di speculatori dalla quale non riesce ad uscire. Ha iniziato a farsi prestare soldi alcuni anni fa durante la malattia della madre morta, poi, di cancro. Negli annunci economici – proprio qui sulla Stampa di cui è fedele lettore – c’è una serie terribile di questi “presta-soldi, divora-persona”. Lui ci è cascato. Il tasso d’interesse è dal 50 per cento in su. Due anni fa mi sono accorta casualmente della cosa (mia figlia aveva sei anni). Sorpresa tremenda e angoscia. Non ne sapevo nulla, non sapevo neanche dell’esistenza di queste cose. Vendendo l’appartamento in cui abitavamo e grazie ad alcuni parenti intervenuti, siamo riusciti a far fronte alla situazione. Lavorando ed economizzando questa primavera abbiamo finito di saldare i debiti. Così credevo io e cominciavamo a sperare nei giorni più sereni. L’altro giorno arriva, inaspettato, un avviso di cambiale. Telefono, vado a vedere… Mio marito confessa che la faccenda non era in pratica mai finita ed ora ci sono circa 8 milioni da pagare di cui due al 30 agosto – 1° settembre. Come fare? Sono profondamente disperata. È questa la società in cui crescono i nostri figli? Non si riescono ad arginare cose simili? Chi promuove queste organizzazioni mostruose sarà mai punito? Vorrei salvare la mia famiglia. Chi può e vuole aiutarmi? È urgente.» (Specchio dei Tempi - La Stampa)
Venerdì 31 agosto 1979
Cossiga e Wojtyla insieme sulla Marmolada
Gita sulla Marmolada del neo presidente del Consiglio, Francesco Cossiga, e di papa Wojtyla. Cossiga porta il Papa a visitare la casa di papa Luciani. Ma li coglie una tormenta, e per ripararsi finiscono in un rifugio dove gli offrono burro, speck e vino bianco. I
settembre 1979
Mostra di Letizia Battaglia sulla mafia. Nessuno osa visitarla
Nessuno (proprio nessuno) osa avvicinarsi alla piazza di Palermo dove la grande fotografa Letizia Battaglia ha messo in mostra i suoi scatti sui “padroni” della Sicilia.
Lunedì 3 settembre 1979
Autobomba a Sarre in Val d’Aosta
Viene ucciso un commerciante di Sarre, Armando Pasquali, titolare di un negozio ad Aosta: la sua auto salta in aria mentre è in viaggio verso Como. Pochi mesi prima Pasquali si era salvato da un incendio doloso appiccato ancora a una sua macchina. Si tratta di una delle prime autobombe della storia italiana: gli autori restano ignoti, ma il metodo è quello delle organizzazioni criminali (sulle infiltrazioni delle ’ndrine in Val d’Aosta leggi qui l’articolo di Tommaso Rodano)
Mercoledì 5 settembre 1979
Gambino a Palermo
Palermo. Nella più elegante suite dell’Hotel delle Palme prende alloggio John Gambino, che in compagnia di un’avvenente fanciulla è giunto da New York per seguire di persona i movimenti di Sindona. La suite è stata prenotata da Rosario Spatola (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Mercoledì 12 settembre 1979
Finte richieste dei finti sequestratori di Sindona
Roma. Nello studio di Rodolfo Guzzi, avvocato di Michele Sindona, è recapitato un plico postale spedito da New York e preannunciato dai sedicenti sequestratori di Sindona. All’interno del plico una foto di Sindona con un cartello al collo su cui è scritto "Il giusto processo lo faremo noi" e una lettera per l’avvocato in cui Sindona propone una serie di richieste che afferma essere avanzate dai suoi sequestratori. Le richieste riguardano tra l’altro: "Lista dei 500 - fornire nomi. Nomi delle società di proprietà o su cui potevano disporre persone connesse con la Democrazia Cristiana. Lo stesso per il Psi e per il Psdi. Pagamenti effettuati a partiti politici o a personalità politiche". Richieste, precisa Sindona, avanzate dal Gruppo Proletario di Eversione per una Giustizia Migliore, che ha rivendicato il sequestro (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Venerdì 14 settembre 1979
Si schianta aereo vicino a Cagliari, tutti morti
A mezzanotte un volo della Aero Trasporti Italiani (l’Ati) partito mezz’ora prima da Alghero si schianta contro la cima del monte Conca d’Oru, a pochi chilometri dall’aeroporto di Cagliari. C’erano a bordo due piloti, due assistenti e ventisette passeggeri. Sono morti tutti. Causa della tragedia: le pessime condizioni meteorologiche e l’errore dei piloti che, senza essere corretti da terra, hanno scambiato le luci di un pontile degli impianti Saras con le illuminazioni della pista di Elmas
Giovedì 20 settembre 1979
Terremoto in Umbria
Una violenta scossa di terremoto sconvolge l’Umbria: 5 morti e oltre 2000 senza tetto.
Venerdì 21 settembre 1979
Una commissione d’inchiesta su Sindona
Alla Camera viene presentata la proposta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività di Michele Sindona, il bancarottiere siciliano, latitante negli Stati Uniti, che sta simulando il proprio rapimento per poter entrare clandestinamente in Italia. L’inchiesta deve indagare sul "sospetto che oscuri e vastissimi interessi di origine criminale e mafiosa abbiano tenuto fin dall’inizio le fila di tutto l’affare".
Martedì 25 settembre 1979
Terranova ucciso dalla mafia
• Alle 8.35 di questa mattina, Cesare Terranova, giudice ed ex deputato indipendente del Pci, e il suo autista, il maresciallo di pubblica sicurezza Lenin Mancuso, sono morti a Palermo in un agguato di mafia. Cinque minuti prima il giudice, sceso da casa, si era messo al volante di una Fiat 131, ma alla prima curva gli si sono parati davanti tre giovani sui 25/30 anni, due armati di una calibro 38 e l’altro di un’arma lunga (probabilmente una mitraglietta). Il primo ad essere colpito è il maresciallo Mancuso, Terranova tenta una disperata manovra per mettersi in salvo: con la marcia indietro ingranata pigia a fondo l’acceleratore e gira il volante come per imboccare via de Amicis ma i proiettili gli piovono addosso, cinque lo feriscono, poi i tre giovani lo finiscono con un colpo a bruciapelo alla nuca e scappano su una Peugeot 304 rossa e probabilmente con una seconda automobile non identificata. [Sta.Se 25/9/1979; Sta. 26/9/1979]. Poco dopo Giovanna, la moglie di Terranova, scende in strada in vestaglia, al momento della sparatoria era ancora a letto, abbraccia il marito e capisce che non c’è più niente da fare. Il maresciallo Mancuso muore qualche ora dopo. Lascia una moglie e quattro figli.• Un testimone riferisce che uno dei tre giovani mentra sparava sogghigniava. [Sta.Se 25/9/1979; Sta. 26/9/1979]
Sindona si fa sparare a una gamba
In una villetta nei pressi di Palermo Michele Sindona, per rendere più credibile la sua prossima ricomparsa in pubblico a conclusione del suo finto sequestro, si fa sparare un colpo di arma da fuoco in una gamba dal dottor Giuseppe Miceli Crimi, massone della Loggia Camea di Palermo. Assistono John Gambino, di Cosa Nostra americana, e Francesca Paola Longo, a capo dell’associazione massonica femminile siciliana (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979) Leggi qui l’intervista a Miceli Crimi sull’episodio
Mercoledì 26 settembre 1979
Falcone da Chinnici «perché si vive una sola volta»
• È passato un giorno dall’omicidio di Cesare Terranova e Giovanni Falcone, a cui comincia a stare stretta la giustizia civile, presenta domanda per entrare a far parte dell’ufficio istruzione di Rocco Chinnici e trasferirsi alla sesta sezione penale di Palermo, in una stanza buia al primo piano in fondo al corridoio del palazzo di giustizia. [La Licata 2010] • «Perché vai dai Chinnici?» gli chiede la sorella Maria «Perché si vive una volta sola» (Giovanni Falcone) [Falcone-Barra 2012]
Martedì 2 ottobre 1979
Rivolta nel supercarcere dell’Asinara
Isola dell’Asinara (Sassari) - I capi storici delle Brigate rosse (Curcio, Franceschini, Ognibene, Ferrari, Paroli, Litrami) guidano una rivolta nel supercarcere. Una cinquantina di detenuti, asserragliati in un’ala dell’istituto di pena, chiedono di essere trasferiti in altro carcere. Intervengono in forze polizia, carabinieri e guardia di finanza. All’alba del 3 ottobre, con il lancio di candelotti lacrimogeni, la rivolta è sedata.
Giovedì 4 ottobre 1979
Attentato a Cesare Varetto
Torino. Un commando delle Brigate Rosse fa irruzione in una merceria dove insieme ai familiari si trova Cesare Varetto, dirigente Fiat a Mirafiori. I terroristi gli sparano e lo feriscono alle gambe. Patrizio Peci confesserà di avere partecipato all’attentato chiamando in correità Antonio Delfino e Giuseppe Di Cecco (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979).
Venerdì 5 ottobre 1979
Attentato a Enrico Cuccia
Il presidente di Mediobanca Enrico Cuccia subisce un secondo attentato. Questa volta è incendiata la porta della sua abitazione a Milano. L’attentato è immediatamente seguito da una telefonata anonima, ricevuta dalla figlia: "Dì a tuo padre che se non fa quello che vogliamo vi bruceremo tutti vivi. Siamo amici del signore di New York che lui sa". Il riferimento è a Michele Sindona, autori dell’azione sicari di Cosa Nostra che ha assoldato (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Terroristi sparano alle gambe di Andreoletti
Quattro terroristi fanno irruzione a Torino negli uffici di una società di consulenza aziendale, immobilizzano otto impiegati e sparano alle gambe di Piercarlo Andreoletti. Rivendica l’azione Prima Linea. Roberto Sandalo confesserà di avere sparato (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Martedì 9 ottobre 1979
Morte di Roberto Cavallaro
Rovigo. Roberto Cavallaro, extraparlamentare di sinistra, muore subito dopo il ricovero in ospedale per le gravi lesioni interne riportate a seguite di un investimento automobilistico avvenuto senza testimoni dinanzi alla propria abitazione. Una telefonata al quotidiano Il Mattino di Padova rivendica l’uccisione a nome dei Nar (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Caso Sindona. Fermato l’avvocato Spatola
Roma. Presso lo studio di Rodolfo Guzzi, avvocato di Michele Sindona, è fermato Vincenzo Spatola, membro di una famiglia di Cosa Nostra, che reca un plico da consegnare all’avvocato. Il plico contiene una comunicazione di Sindona e un dattiloscritto firmato Gruppo Proletario di Eversione per una Giustizia Migliore contenente indicazioni per un incontro a Vienna. L’autorità giudiziaria di Roma accusa Spatola, che poi si scoprirà essere stato inviato dallo stesso Sindona, di sequestro di persona a scopo di estorsione (https://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1979)
Mercoledì 10 ottobre 1979
Fellini si rompe un braccio
• Federico Fellini cade sul set di La città delle donne e si rompe un braccio. «Le difficoltà della produzione iniziarono con la morte di Nino Rota (10 aprile 1979, ndr) e continuarono per tutta la fase delle riprese: Ettore Manni, l’attore che recitava la parte di Katzone, morì dopo sei settimane dall’inizio della lavorazione (muore dissanguato il 27 luglio 1979 dopo essersi sparato un colpo di rivoltella alla gamba, ndr), costringendo a una sospensione delle riprese per permettere agli sceneggiatori di riscrivere la trama; Mastroianni fu colpito da un orzaiolo che lo costrinse a subire una serie di operazioni, mentre Fellini rimase via dal set per una settimana per un braccio rotto. Portare a termine La città delle donne apparve quasi un miracolo». [Wiegand 2003]
novembre 1979
Lo sconforto di un capo Fiat
«Oggi sto in fabbrica dalle nove alle undici ore al giorno. E ogni giorno mi domando: a fare che cosa? Lei avrà sentito parlare di programmi produttivi e di qualità della produzione. Nell´ambito della mia squadra dovrei occuparmi di questo. Arrivo all´inizio del mio turno, conto gli operai che lavorano con me. So che per fare un certo prodotto, occorrono tot persone. So che per essere venduto, il prodotto deve essere affidabile, avere una certa qualità. So che fare l´interesse dell´azienda che mi paga non è una mia pretesa: è una necessità. In un´altra epoca avrei detto: è il mio dovere. Questo ho fatto in vent´anni di lavoro. Adesso non lo faccio più». "E´ colpa degli operai?" gli domandai. Lui rispose così: «Prendiamo cento operai di Mirafiori. Trenta non vogliono saperne né del sindacato né di niente, faticano e basta. Altri trenta vogliono una politica sindacale democratica e giusta. Venticinque sono in balia del primo vento che tira e non sanno da che parte stare. Su questi premono gli ultimi quindici che sono estremisti e cercano ogni occasione per rompere i coglioni, per non lavorare e per non far lavorare». "Quindici su cento sono pochi" osservai. Il piccolo capo replicò: «Sì, ma bastano per mandare tutto all´aria se gli altri non reagiscono. Questa minoranza fa quello che vuole. Il loro nemico è il primo capo che hanno sottomano, il caposquadra, uno come me, neanche fossi la controfigura di Agnelli. Tu insisti per mandare avanti il lavoro, per ottenere la quantità e la qualità necessarie. Loro, specie i più giovani, gli ultimi assunti, ti martellano tutti i minuti. Capo, non rompere o ti facciamo sciopero. Capo, sei un bastardo, guarda che sappiamo dove stai e ti prendiamo fuori di qui. Capo, sei un fascista e ti faremo camminare in carrozzella. Capo, che belle gambette hai, ci tieni a conservarle?». «In certi momenti, dalle parole si passa alla caccia al capo. Ecco i cortei interni alla fabbrica. I capi catturati e trascinati qua e là con la bandiera rossa in mano. Devi nasconderti, per non fare questa fine. La caccia continua anche all´esterno della Fiat. Con le telefonate mafiose a casa. Le gomme della tua auto tagliate. Gli agguati con la rivoltelle, gli azzoppamenti, come se fossimo dei vitelli e non degli uomini. Infine i delitti, i dirigenti ammazzati, ultimo, per ora, l´ingegner Ghiglieno» (qui l’articolo di Pansa)
Venerdì 9 novembre 1979
Le Br uccidono Michele Granato, poliziotto
Roma - Un uomo e una donna delle
Brigate rosse uccidono l’agente di polizia Michele Granato, 24 anni. «Si è
contrapposto per anni a ogni iniziativa di lotta del proletariato e delle sue
avanguardie rivoluzionarie» (dal volantino di rivendicazione della colonna
romana delle Br).
Domenica 11 novembre 1979
Eroico comportamento in Canada della sindaca McCallion
Eroico comportamento di Hazel McCallion, 58 anni, sindaca da un anno di Mississagua, la sesta città del Canada (Mississagua è un comune appena nato, invaso dagli anglofoni che fuggono dal Quebec per via delle leggi che favoriscono la legge francese). A mezzanotte meno sette minuti un treno merci carico di prodotti chimici – combustibili, cloro e soda caustica – deraglia mentre attraversa il passaggio a livello di Dundas Street, a Mississauga. L’esplosione che segue è tremenda: i lapilli infuocati arrivano fino a quasi 2 chilometri d’altezza e, dopo l’incidente, si forma una nuvola tossica di cloro. L’unica soluzione è un’evacuazione di massa: 206 mila persone in poche ore si spostano all’altro capo della città o nelle contee vicine. Nonostante le operazioni si svolgano in piena notte, tutto fila liscio. Quella che rimarrà la più importante evacuazione di massa nella storia del Nord America fino all’uragano Katrina, si conclude senza morti. McCallion è inarrestabile: quando non è sul campo, sale zoppicando (a causa di una caviglia slogata mentre dirige le operazioni) il palco per le conferenze stampa, che organizza una dopo l’altra. È sindaco da appena un anno, è una donna, viene pure da una famiglia francofona, ma entra nel cuore di tutti. È infatti rimasta sindaco fino a 93 anni, cioè fino al 2014 (leggi qui l’articolo di Alessio Schiesari)
Martedì 13 novembre 1979
Crollo di tre piani degli Ospedali riuniti di Parma
Crollo di tre piani degli Ospedali
riuniti di Parma: 22 morti.
Martedì 27 novembre 1979
Le Br uccidono il maresciallo Taverna
Roma - Un commando di una decina di brigatisti uccide il maresciallo di polizia Domenico Taverna, 58 anni, prossimo alla pensione. Agguato poco dopo le sette del mattino, sotto casa, otto colpi sparati alle spalle. Poi i terroristi si dileguano a piedi, tra le bancarelle di un mercato rionale.
Venerdì 30 novembre 1979
Volantino Br a Roma rivendica l’omicidio di Domenico Taverna
• Un volantino delle Br trovato a Roma in un cestino per i rifiuti di via XX Settembre rivendica l’omicidio del maresciallo Domenico Taverna (27 novembre 1979). Tranne il primo paragrafo dedicato al maresciallo Taverna (definito «torturatore di Stato, capo della squadra giudiziaria»), il volantino è la copia esatta di quello diffuso dopo l’uccisione del poliziotto Michele Granato (9 novembre 1979). «È la prima volta che la colonna romana delle Br usa questo metodo. Non si sa se la ricopiatura sia dovuta alla fretta e alla povertà di “elaborazione” teorica, oppure ad una scelta voluta». Assieme al volantino anche una copia della “Risoluzione n. 7” diffusa da Renato Curcio dall’Asinara. [Sta. 1/12/1979]
Seconda udienza del processo alle Br nell’aula bunker di Torino
• Alla seconda udienza del processo di appello contro le Br nell’aula bunker della ex-caserma Lamarmora di Torino si apre il dibattimento. Presiede il giudice Luigi Conti, l’accusa è rappresentata dal procuratore generale Vincenzo Silvestro. Sono in 21 ad appellarsi alla sentenza di primo grado del 23 giugno 1978. Per l’avvocato Giannino Guiso quella sentenza «è nulla perché un giudice popolare formulò giudizi di condanna in una intervista ai giornali». Il processo è aggiornato a lunedì prossimo. [Sta. 1/12/1979]
Lunedì 10 dicembre 1979
Tragica morte di Serafino Ferruzzi
Tragica morte del grande imprenditore agricolo Serafino Ferruzzi, 71 anni: in fase di atterraggio all’aeroporto di Forlì il suo aereo privato si è schiantato contro una villetta allineata con la pista. Con Ferruzzi sono morti i due piloti, il comandante Enzo Villani (47) e il copilota Roberto Cases (31), e due degli abitanti nella villetta, Fiorella (21) e suo padre Libero Ricci (52). L’aereo era un Learjet 25 marche I-AIFA, l’acronimo degli eredi Ferruzzi, cioè Arturo, Idina, Franca e Alessandra. Gli eredi affideranno tutte le deleghe op
Martedì 11 dicembre 1979
Prima Linea sequestra e spara alle gambe con la tecnica della decimazione
Torino. Un commando di Prima Linea a viso scoperto penetra armato nell’Istituto di Amministrazione aziendale. Sequestra 190 persone tra allievi e insegnanti, poi, con la tecnica della decimazione, sceglie 5 professori e 5 studenti, li fa sedere nel corridoio e infine spara loro alla gambe. Sui muri, slogan.
Venerdì 14 dicembre 1979
Gambizzati due capi Fiat
Torino. Di prima mattina Adriano Albertini, capo reparto della Fiat, e Michele Sacco, sorvegliante, sono feriti alle gambe davanti all’ingresso dello stabilimento di Mirafiori da terroristi delle Brigate Rosse. Carlo Bersini confesserà in seguito la sua partecipazione all’attentato, mentre Patrizio Peci ne accuserà anche Roberto Betassa.
Sabato 15 dicembre 1979
Sparatoria a Torino e morte di Roberto Pautasso (Prima Linea)
In una sparatoria notturna a Rivoli a pochi chilometri da Torino, muore Roberto Pautasso, di Pl (Prima Linea). Feriti due carabinieri, il brigadiere Massimo Osnaghi e il carabiniere Giovanni Serra.
Venerdì 21 dicembre 1979
Assassinato Fabio Maritati
Verona. viene assassinato Fabio Maritati, figlio diciottenne di un ispettore della Polizia di Stato, Antonio Maritati, vero obiettivo dell’agguato.
Sabato 22 dicembre 1979
Liberati Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi
Fabrizio De Andrè, sequestrato con la moglie Dori Ghezzi lo scorso 27 agosto, è stato liberato stanotte alle due. Sua moglie era stata rilasciata già ieri. Il padre del cantante, Giuseppe, ha pagato un riscatto di 550 milioni di lire. De Andrè: «Ho i magazzini della memoria pieni e non so ancora cosa riuscirò a tirare fuori. Penso comunque, che qualche cosa su questa esperienza dovrei scriverla, anche perché devo cominciare a risarcire mio padre». Fabrizio De André ha superato, apparentemente senza grossi traumi, il rapimento. «Ma i veri sequestrati sono proprio loro perché noi adesso ne siamo venuti fuori, mentre credo che loro, i rapitori intendo, non potranno farlo mai». Anche Dori Ghezzi è in buone condizioni di salute: «Adesso, andiamo a trascorrere le feste in famiglia, dividendoci tra Genova (dove abitano i genitori di De André e il figlio del cantautore, Cristiano) e Milano (dove vivono i familiari della cantante e la figlia Luisa). Dopo torneremo nella fattoria dell’Agnata». Fabrizio De André: «Del resto ora stiamo tranquilli, possiamo lasciare le porte addirittura spalancate, tanto non c’è più nulla da prendere. Siamo stati spremuti come limoni. Per tutta la durata della prigionia ci hanno tenuti all’addiaccio, riparati alla meglio da un tendone di plastica che con l’andare del tempo si è bucato in diverse parti e abbiamo cosi trascorso molte notti con i piedi nell’acqua. Ci consentivano a volte di restare a lungo, anche tre o quattro ore, senza bende e slegati. Non si è però mai instaurato un rapporto di vera e propria amicizia»
Sabato 5 gennaio 1980
Si sposa Piergiorgio Welby
Si sposano Wilhelmine (per tutti Mina) Schett e Piergiorgio Welby.
Venerdì 11 gennaio 1980
Parto record a Firenze: 6 gemelli
• A Firenze, ospedale Careggi, fra le 4.17 e le 4.22, Rosanna Giannini, 28 anni, partorisce sei gemelli: Letizia, Linda, Fabrizio, Francesco, Giorgio, Roberto. A quanto si sa, è il primo parto del genere in Europa, il secondo nel mondo (nel 1974 ce n’è stato uno in Sudafrica).
Sciopero di sei addetti ai bagagli paralizza l’aeroporto di Fiumicino
I capi delle squadre che caricano e scaricano dagli aerei i bagagli a Fiumicino hanno scioperato per protestare contro la magistratura che ha perquisito i loro appartamenti nell’ambito di una chiesta sui furti di bagaglio in aeroporto. Senza i loro capi, le squadre - regolarmente presenti al lavoro - si sono rifiutate di uscire e questo ha bloccato l’aeroporto per un’ora e mezza (a partire dalle 16.30), benché i capi-squadra siano in tutto cinque o sei persone. I ritardi accumulati hanno avuto conseguenze sul traffico per tutto il resto della serata (da un articolo di Bruno Tucci sul Corriere della Sera del 12 gennaio).
Giovedì 17 gennaio 1980
Invasione di cinghiali, la burocrazia rende impossibile l’abbattimento
I contadini segnalano allarmati l’invasione dei cinghiali, «sbucano fuori da tutte le parti, mangiano quintali di pianticelle di mais, le più tenere, e scompaiono...». Pochi mesi fa branchi di cinghiali hanno invaso la Val di Vara. A Pian di Barca, quindici chilometri da La Spezia, s’avvicinano all’abitato anche di giorno. «Il presidente della provincia di Pistoia, sei mesi fa, emise una ordinanza con licenza di abbattere i cinghiali a Cutigliano, Maritano, Montale, Peseta, Pittoglio, San Marcello. Ma gli interventi, spesso, restano intenzioni perché le leggi non sono chiare, perché in molti casi ci sono conflitti tra Stato e enti locali, tra associazioni protezionistiche e associazioni venatorie, tra chi è incline alle soluzioni estreme e chi, invece, non va oltre ì piccoli passi. Poi c’è la burocrazia, ci sono gelosie e incomprensioni, campanilismi e interessi di bottega. Che cosa è cambiato rispetto a un recente passato? I cinghiali sono molto più prolifici perché la razza è bastarda. Al «brinato maremmano», per esempio, si è sostituito il cinghiale importato dall’Ungheria, che è molto più grosso (può pesare fino a un quintale e mezzo) e più aggressivo. Le femmine fanno due parti all’anno, sette-otto cinghialini per volta. Nel Parco del Ticino, il più giovane e il più grande d’Italia, volano di nuovo gli aironi e ricompaiono specie dimenticate. Ma aumenta anche il numero dei cinghiali. Nel 1978 sono stati liquidati danni per ottanta milioni. Dice il presidente del Parco, Achille Cutrera: «Il Parco è un insediamento di cinquecentomila persone e i cinghiali sono in mezzo alla gente... È come temere in leoni in piazza del duomo a Milano”. Ma i tentativi di catturarli e di abbatterli per limitarne la presenza finora sono falliti di fronte alle procedure» (Fabio Felicetti sul Corriere della Sera)
Sabato 19 gennaio 1980
Esplode ordigno in una caserma
ROMA — Un potente ordigno è stato fatto esplodere la scorsa notte nella caserma dormitorio Massaua della polizia: 19 agenti sono rimasti feriti nel sonno. I terroristi, che hanno gettato la bomba attraverso l’inferriata di una finestra, volevano causare una strage.
Lunedì 28 gennaio 1980
In Italia ancora 280 mila persone senza luce
Nel 1965 erano un milione e duecentomila le persone senza l’elettricità in casa; alla fine del 1981, quando saranno ultimati i lavori dell’Enel, questo numero sarà notevolmente diminuito. Rimarranno all’oscuro In Italia in 260 mila, più settantamila case rurali non abitate {n maniera continuativa. Per arrivare a tali percentuali, l’Enel ha speso circa 400 miliardi; ne dovrebbe spendere altrettanti se dovesse «elettrificare» chi è ancora al buio. Lo sforzo è stato notevole — affermano all’Enel —, dal 2,3 per cento si è passati allo 0,45. Se non abbiamo potuto fare di più è per via della ubicazione di certe case che sono lontane da qualsiasi borgo e isolate dal resto della comunità». Falco Accame, deputato socialista, ha presentato giorni fa un’interrogazione per sapere come mai, allora, la frazione di Pian dei Leggi, in provincia di Genova, fosse ancora senza corrente. Alla direzione centrale dell’Enel è stata subito compiuta un’indagine, conclusione: la frazione è abitata da due sole famiglie, D’Amico e Garibaldi. Spesso veniamo accusati ingiustamente — commenta un ingegnere —, questo è un caso emblematico, mi pare». Quello che sta peggio è il Sud: 100.000 persone al buio in Sicilia, 24.000 in Puglia, 17.000 in Calabria, 6.000 in Basilicata. Secondo l’Enel «non si arriverà mai ad allacciare tutti».
L’ospedale San Giovanni di Roma mette per protesta i letti in strada
ROMA — All’ospedale San Giovanni, uno del più grossi della capitale, i malati sono troppi. Non c’è più posto, ma nessuno provvede. Per protesta, un centinaio fra infermieri e portantini hanno bloccati ieri per alcune ore, la strada di fronte all’ingresso del nosocomio. Hanno trasportato anche alcuni letti, formando quasi una barricata. Il traffico in via Amba Aradam, sempre molto intenso, è rimasto fermo fino a quando sono intervenuti alcuni agenti di polizia, che hanno fatto sgomberare i manifestanti. Al San Giovanni, ci sono 900 posti letto. Attualmente, i ricoverati sono circa 1.500. Le brande invadono corridoi, uffici e perfino l’anticamera della direzione. Medici e infermieri sono costretti a turni stressanti. Da due giorni, il personale ha deciso di chiudere il reparto accettazione, salvo nei casi urgentissimi e di estrema gravità. Ma non si tratta d’un fatto isolato. Anche negli altri ospedali la situazione è «esplosiva». Si è appreso che gli Ospedali Riuniti hanno inviato un fonogramma all’autoparco della Croce rossa affinché gli ammalati vengano trasportati in ospedali che non dipendano dai «Riuniti»: alcuni casi gravi sono stati dirottati anche a Frascati.