Da stamane a mezzogiorno Faruk non è più re degli Egiziani. Il movimento rivoluzionario capeggiato dal generale Neguib ha travolto anche il sovrano, che, circondato nella propria reggia di Alessandria, ha dovuto piegarsi stamane al generale riformatore»: abdicazióne e abbandono immediato del Paese. Il panfilo reale Mahrussa, la bella imbarcazione che appena dodici mesi or sono portò il sovrano in luna di miele sulle più eleganti spiagge d’Europa, ha salpato le àncore alle 18 precise di oggi dal porto di Alessandria con a bordo l’ex-re. L’esilio negli Stati Uniti attende Faruk. Sono con lui l’ex-regina Narriman, il giovanissimo re, Ahmed Fuad, di appena sette mesi e le due figlie nate dal primo matrimonio con Farida. Il piccolo Ahmed tornerà in patria all’età di sette anni: cosi hanno voluto i capi della rivoluzione, i quali hanno provveduto a nominare un Consiglio di reggenza che eserciterà i poteri reali durante tutta la minore età del nuovo monarca il quale è stato proclamato re stasera dal Consiglio dei ministri col nome di Ahmed Fuad II. Poco prima che l’ex-sovrano salisse a bordo dello yacht la Guardia del corpo aveva ammainato lo stendardo reale per consegnarlo a Faruk. I volti dei pochi presenti erano rigati di lacrime. Neguib, che aveva minuziosamente preparato ogni particolare dell’abdicazione, ha voluto che una banda militare intonasse l’inno nazionale egiziano mentre Faruk, che indossava la bianca uniforme di ammiraglio, aiutava per l’ultima volta i suoi più intimi collaboratori. A fianco del sovrano deposto era pure Maher Pascià, primo ministro imposto da Neguib, che accompagnava per l’ultima volta l’uomo al quale sino a poche ore prima era legato da un giuramento di fedeltà. Pure Neguib, impettito sull’attenti, ha voluto esser presente alla partenza del re. Quando lo yacht, solcando lentamente le acque, è apparso nella baia di Alessandria, un commosso silenzio ha gelato la grande folla che quasi incredula aveva appreso la notizia dell’abdicazione e della partenza del re. In quello stesso istante, su ordine del generale Neguib, presso il quartier generale dell’esercito e in tutti gli uffici pubblici del Paese, i ritratti dell’ex-monarca venivano staccati dalle pareti e distrutti.
La diarchia egiziana, instaurata col colpo di Stato del 26 luglio scorso, ha finito d’esistere a mezzogiorno. A quell’ora, il Presidente del Consiglio, Ali Maher, si è presentato al palazzo reale di Abdin e ha rimesso nelle mani dei tre reggenti il mandato ricevuto dall’esercito due mesi or sono. Sono i dodici ufficiali del comitato dinamico del movimento dell’Esercito che si sono rifiutati di accettare la lentezza esasperante con cui Ali Maher procedeva nelle riforme. Essi stessi avrebbero chiesto a Neguib d’intervenire direttamente e con estrema energia presso Ali Maher. Fra le 11 e mezzo e le due di notte si è svolta la seconda parte del colpo di Stato iniziato il 26 luglio, con gli arresti di quasi tutte le personalità politiche del Paese, compiuti con la medesima perfetta tecnica che caratterizzò l’abdicazione forzata di Faruk. Alle tre non c’era più in tutto l’Egitto un uomo politico di una certa statura che non fosse stato preso dalle pattuglie dell’Esercito. Si crede che gli arresti notturni siano stati compiuti da elementi militari molto vicini al gran quartier generale. Pattuglie di ufficiali in civile, accompagnati da uno o due militari in uniforme, si sono presentate quasi contemporaneamente a diverse abitazioni di uomini di Stato, presidenti del Consiglio, o ex-ministri, ex-generali, leaders di partiti politici, ecc. Tutte queste personalità sono state sorprese nel sonno. L’arresto più sensazionale è certamente quello di Serag El Din, segretario generale del Wafd, che si era opposto al principio dell’autoepurazione dando il pretesto alla resistenza di tutti i partiti. Si tratta di una personalità decisa, coraggiosa, dura. Serag El Din è stato il nemico numero uno del movimento armato sin dall’inizio. Le conseguenze immediate di una siffatta epurazione-Blitz sono state due: le dimissioni di Ali Maher e del suo Gabinetto e l’afflusso di tutto il potere nelle mani dei militari. Dopo un breve colloquio con Mohamed Neguib alla Presidenza del Consiglio, Ali Maher si è recato alla reggenza per rassegnare le dimissioni. Ieri sera alle sette e mezzo, il nuovo Gabinetto era formato, ben inteso presieduto direttamente da Neguib, e ha prestato il giuramento costituzionale nelle mani dei reggenti. Le sedi dei partiti sono state occupate militarmente sin da ieri mattina.
Un comunicato ufficiale rende noto che l’Egitto è passato dal regime monarchico al regime repubblicano. Il gen. Neguib è il primo Presidente della nuova Repubblica, conservando contemporaneamente la carica e le funzioni di Capo del Governo. Con la proclamazione della Repubblica — precisa il comunicato — i membri della famiglia reale egiziana vengono privati dei loro titoli per diventare privati cittadini. L’annuncio è stato diramato dopo tredici ore di riunione del Gabinetto. Alla riunione hanno pure preso parte tutti i dodici membri della Giunta militare che ha governato l’Egitto da quando ha avuto luogo il colpo di Stato. Prima della proclamazione il gen. Neguib aveva proceduto ad un rimpasto ministeriale includendo tre militari nel suo Gabinetto in precedenza formato da sole personalità civili. Il Ministero della Guerra, prima retto interinalmente dal gen. Neguib, è stato ora affidato al capo di squadrone Abdel Latif Boghdàdi, membro del «consiglio della rivoluzione». Il ten. col. Gamal Abdel Nasser è stato nominato vice-Primo ministro e ministro degli Interni con controllo sulle forze di polizia, in sostituzione di Suleiman Hafez. Il maggiore Salah Salem, il quale spesso ha agito come portavoce del regime del gen. Neguib è stato nominato ministro dell’Orientamento nazionale, in sostituzione di Mohamed Fuad Galal. Presso il Q. G. dell’esercito egiziano il nuovo ministro per l’Orientamento nazionale, maggiore Salah Salem, ha tenuto questa sera una conferenza stampa nel corso della quale ha dichiarato: «Proclamiamo l’abolizione della monarchia, la deposizione del piccolo re Ahmed Fuad II e la fine della dinastia di Mohammed Ali. Proclamiamo la Repubblica e il gen. Neguib Presidente della Repubblica. Durante il periodo di transizione in base alla Costituzione provvisoria, il gen. Neguib manterrà tutti i poteri conferitigli dalla Costituzione».
Il generale Mohamed Neguib ha riassunto tutti i poteri in Egitto: infatti egli è ora non soltanto Presidente della Repubblica, ma anche Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del Consiglio della Rivoluzione. Questo nuovo colpo di scena negli sviluppi della rivoluzione egiziana, già tanto ricca di avvenimenti sensazionali nella sua ancor brevissima vita, è avvenuto questa sera a tarda ora dopo una serie di febbrili consultazioni e discussioni tra i massimi esponenti del Governo e dell’oligarchia militare rivoluzionaria. Una riunione congiunta del Consiglio dei ministri e del Consiglio della Rivoluzione, iniziatasi a tarda sera e durata quattro ore, ha portato alla decisione — del tutto impreveduta — di riunire nuovamente tutto il potere nelle mani del generale Neguib. Il colonnello Abdel Nasser, il quale aveva assunto la carica di Primo ministro e di presidente del Consiglio della Rivoluzione dopo il clamoroso rovesciamento di Neguib avvenuto il 25 febbraio scorso, rientra ora nei ranghi con l’incarico di vice-Primo ministro. Il rimpasto ministeriale compiuto dopo il ritorno di Neguib alla carica formale di Presidente della Repubblica viene completamente annullato. Abdel Gelil El Emery che, la settimana scorsa, era stato nominato vice-Primo ministro in carica per gli Affari finanziari ritorna a essere ministro delle Finanze. Aly El Geritly, che era stato nominato ministro delle Finanze, diviene ministro di Stato. Il ministro Salem ha comunicato che tutte le decisioni prese per l’elezione di una Assemblea costituente entro il mese di luglio e per abolire la legge marziale e la censura rimarranno in vigore. Il dissidio fondamentale tra Neguib e Nasser verteva sulla definizione dei poteri di Neguib come Presidente della Repubblica e di Nasser come Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del Consiglio della Rivoluzione: dissidio che si esprimeva nelle dichiarazioni di Neguib sulla necessità di dare ai più presto all’Egitto una Costituzione schiettamente democratica e nelle controdichiarazioni di Nasser il quale affermava che Neguib non aveva « alcun effettivo potere di Governo » e non aveva nemmeno la veste per « parlare a nome e per conto del Governo ».
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