Nella Central Hall, sita di fronte al Parlamento britannico, culla delle democrazia, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha tenuto oggi la seduta inaugurale della prima assemblea generale. Le delegazioni di 51 Nazioni si sono stipate sui cinque lunghi banchi ad emiciclo di fronte alla piattaforma della Presidenza e alla tribuna degli oratori. Non è stato facile definire da principio la questione protocollare di come sistemare sulle cinque file di banchi le delegazioni di 51 Stati. Duemila delegati hanno preso posto, secondo l’ordine alfabetico. In prima fila e al centro sono i Russi, capeggiati da Viscinski, mentre all’estrema destra, in un angolo verso la parete, sono affiancate le delegazioni della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. La delegazione francese, con alla testa il ministro degli Esteri Bidault, è addirittura in ultima fila all’estrema sinistra. Vi è in tutti il rammarico di non vedere presente il terzo del «vicegrandi», Molotov. La seduta di oggi ha avutoun carattere sostanzialmente formale. Verso le 16 il presidente provvisorio, il colombiano Zuleta, dopo un breve discorso, ha dichiarato aperta la seduta e ha dato la parola al primo ministro britannico, Clement Attlee, il quale, applaudltlssimo, ha messo sopra tutto in evidenza la necessità per tutte le Nazioni del mondo di avviarsi verso una fattiva e sincera collaborazione: non vi sono che due alternative: o procedere assieme verso l’ordine e il progresso, o perire tutti in una nuova guerra dove i colpi non verrebbero risparmiati e dove purtroppo avrebbe ruolo dominante la terribile arma atomica. Attlee non ha denunziato soltanto vaghi ideati, ma ha riaffermato la determinazione dell’Inghilterra di dotare l’Organizzazione delle Nazioni Unite di una forza di polizia internazionale che serva a sconsigliare qualsiasi futuro aggressore. I delegati hanno poi eletto presidente dell’Onu il belga Paul-Henri Spaak (Thomas Watson dell’Ins per il Corriere della Sera).
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