• Il re e la regina di Napoli, assediati a Gaeta, ricevono i tradizionali auguri di Capodanno dagli ufficiali in alta uniforme. Cerimonia ricca e fastosa, nonostante la guerra.
Muore in Trieste don Carlo Luigi Maria di Borbone, infante di Spagna, conte di Montemolin, ritornato otto giorni addietro con la consorte da Brunnsee dopo il decesso di suo fratello don Fernando. Ha soggiaciuto a rosalia, per la quale cinque ore dopo di lui muore anche la sua consorte principessa Maria Carolina, sorella del defunto Ferdinando II re delle due Sicilie. Don Carlo era nato il 31 gennaio 1818, si sposò il 10 luglio 1850 con la principessa Maria, nata il 29 febbraio 1820. (Comandini)
• Lettera di Francesco II a Napoleone III per ringraziarlo delle dategli assistenze e per spiegargli le ragioni della propria resistenza (Comandini)
«Il 16 gennaio fu festeggiato in Gaeta il compleanno di Francesco II e vi fu anche una parata militare. Presenziarono alla cerimonia i diplomatici stranieri accreditati, venuti per l’occasione a Gaeta. Le navi francesi e spagnole spararono una salva di 21 colpi. Nel duomo, tra le macerie, venne anche intonato il Te Deum. Alcuni diplomatici restarono nella Fortezza assediata per soddisfare il desiderio del Re, ma i restanti se ne tornarono a Roma. Il Cavour, intanto, sempre uniformandosi segretamente alle direttive inglesi, si accordò definitivamente con Napoleone III per far ritirare il giorno 19 la flotta francese da Gaeta, nonostante le pressioni contrarie di Austria, Prussia e Russia. Prezzo del ritiro fu la cessione alla Francia dei comuni di Mentone e Roccabruna [...]. La partenza della flotta francese, intanto, aveva lasciato Francesco II nello sconforto» (Antonio Pagano)
• A Gaeta il re Francesco II riceve i ministri di Austria, Baviera e Sassonia, l’incaricato di Toscana ed il nunzio pontifìcio, tornati da Roma (Comandini)
• Decreto di Francesco II da Gaeta nomina colonnello di fanteria il capitano don Giuseppe Govane della gendarmeria reale e «comandante attuale della piazza di Civitella del Tronto in ricompensa dell’eroica difesa che esso sostiene in questo forte con deboli mezzi.» (Comandini)
• A Berlino il Re riceve il generale co. Cutrofiano inviatogli da Gaeta dal re Francesco II (Comandini)
• Alle 1 ant. per porta San Giovanni arrivano a Roma il Re e la Regina di Napoli incontrati da monsignor Borromeo Arese, maggiordomo, e monsignor Pacca, maestro di camera, unitamente a due monsignori camerieri secreti del papa. Scendono al Quirinale, dove trovasi a riceverli a nome del papa il card. Antonelli. Al Quirinale aspettavanli anche la regina Maria Cristina di Spagna, il conte e la contessa di Trapani, ed i fratelli del re, conte di Trani e conte di Caserta (Comandini)
• Arriva a Roma da Collalto il conte De Cristen comandante di bande brigantesche, e subito conferisce con Francesco II (Comandini)
• Nota del ministro degli esteri di Francesco II da Roma alle potenze per far conoscere le ragioni della sua condotta (Comandini)
• A Roma il re e la regina di Napoli ricevono nel pomeriggio la visita del collegio dei Cardinali. Il cardinale Barberini augura al re di rimanere a lungo in Roma e Francesco II rispondegli: «Alla peggio, eminentissimo, partiremo insieme!..» (Comandini)
• Francesco II, Maria Sofia, i conti di Trani e di Caserta recansi sul mezzogiorno dal Quirinale al Vaticano a visitare Pio IX, poi il cardinale Antonelli (Comandini)
• Lord John Russell invia al cav. Di Fortunato, incaricato di Francesco II a Londra, nota per avvertirlo che, essendo Gaeta capitolata, egli non può più essere accreditato presso la Corte inglese come rappresentante del governo del re delle Due Sicilie (Comandini)
«Ma ecco che le quattro carrozze regali entrano in Roma attraverso porta San Giovanni. A incontrarli e omaggiarli si trovano il maggiordomo della Santa Sede monsignor Borromeo Arese e monsignor Pacca, maestro di Camera, insieme a due camerieri segreti del Papa. Al palazzo del Quirinale li aspetta il cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato di Sua Santità. Ci sono inoltre i fratelli di re Francesco, il conte di Trani e il conte di Caserta. Trasferiti negli appartamenti pontifici del palazzo Apostolico Vaticano, gli ospiti regali vengono annunciati al Pontefice Pio IX, al quale il re - vestito con un´uniforme da generale, mentre Maria Sofia indossa un abito nero - presenta i personaggi del suo seguito. Dato che agli ospiti è riservato il cerimoniale in uso per le autorità civili di più alta dignità, tutti i cortigiani presenti vengono ammessi, per espressa volontà di Sua Beatitudine, al bacio del piede. Le strade che il corteo regale percorre per tornare al Quirinale, verso le due e mezza del pomeriggio, sono affollate per la mitezza del clima e la giornata radiosa. In piazza San Pietro qualcuno grida «Viva il Re». A Sant´Andrea della Valle, tre sacerdoti, al passaggio delle carrozze, inneggiano anch´essi al sovrano. Una pattuglia di quei gendarmi francesi, che sono di stanza a Roma in virtù di un accordo fra Sua Santità e l´imperatore Napoleone III, s´avvicina ai preti chiedendogli i loro nomi e prendendone nota. In un angolo del palazzo del Quirinale, è stata trovata la scritta, subito cancellata con una mano di calce. Diceva così: “Camere mobiliate da affittarsi per poche ore”. Fin dall´inizio, si diffonde, al contrario, la sensazione che quella offerta dalle autorità vaticane al deposto sovrano borbonico non sia un rifugio di pura emergenza, o una sistemazione temporanea, che possa esimere i nuovi arrivati da obblighi di rappresentanza. Una delegazione del Collegio dei Cardinali è stata ricevuta infatti nel tardo pomeriggio dai sovrani napoletani. Il cardinale Barberini, uno dei più rappresentativi dell´intero collegio, apre il suo discorso di benvenuto augurando all´ex re di rimanere a lungo a Roma. Francesco gli risponde: “Alla peggio, Eminentissimo, partiremo insieme!” (Nello Ajello, la Repubblica 21/2/2011).
Il presidente degli Stati Uniti, Abramo Lincoln, scampa a un attentato a Baltimora. La notizia giunge a Cavour in una giornata delicata. A Parigi i giornali vicini all’Imperatore Napoleone III invitano il governo di Torino a intendersi con il Papa. Spiegano che i Francesi non hanno alcuna intenzione di ritirare le truppe da Roma. A questo si aggiunge un altro imbarazzo con la Francia. Cavour vuole recuperare due navi da guerra già della flotta del Regno di Napoli. Sono le fregate Saetta e Sannita, ricoverate per riparazioni nei porti di Tolone e Marsiglia. Ma il caso è spinoso. Perché, nei caotici giorni in cui i Piemontesi presero Napoli, un agente di Re Francesco II, giunto in Francia, aveva venduto le navi a privati. Cavour lo considera un colpo di mano. Ritiene le fregate preda bellica: «Il nostro diritto – scrive a Parigi – di chiederne la consegna, o almeno il prezzo ricavato, non va contestato. Sono unità da guerra non di spettanza privata dell’ex Re di Napoli, ma dello Stato. Quando approdarono in porti francesi, lo Stato di Napoli aveva già proclamato la sua unione al Piemonte». Ma la Francia respinge la richiesta: «Avviene – risponde il ministro Thouvenel – mentre le truppe borboniche a Messina e a Civitella del Tronto ancora contrastano l’armata sabauda. Pertanto Re Francesco II per Parigi è ancora un Re sovrano. Ha diritto di disporre delle due navi, di usarle o venderle» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 23/2/2011).
• Nota da Roma del ministro degli esteri di Francesco II, Canofari, al ministro degli esteri francese, Thouvenel, per far conoscere alla Francia e all’Europa le ragioni che indussero Francesco II a resistere in Gaeta (Comandini)
«Si racconta di un pontefice preoccupato per l´ormai radicata presenza in Roma di Francesco II, il quale vede la propria posizione vacillare al minimo accenno d’una trattativa della Santa Sede con il Piemonte, e inclina a privilegiare, tra i propri favoriti, personaggi non immuni da collusioni con il brigantaggio» (Nello Ajello, la Repubblica 7/3/2011).
Giunge a Pio IX, da un ignoto mittente, un misterioso plico, che viene recapitato anche all’imperatore Napoleone III, a Vittorio Emanuele II, alla corte di Vienna e a quella di Monaco di Baviera. Contiene dei fotomontaggi osceni: la testa è quella di Maria Sofia di Wittelsbach, ultima regina consorte del Regno delle Due Sicilie, sorella minore di Sissi, esule a Roma con il marito Franceschiello.
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